La mia prima volta da GILF (Ingrid 19)

  • Scritto da Lizbeth il 28/12/2024 - 10:47
  • 149 Letture

In quel periodo, strano a dirsi, la webcam era diventata il mio rifugio. L'adrenalina delle performance, l'attenzione degli sconosciuti, tutto questo mi distoglieva dai crudeli ricordi dei miei amori falliti. Come un'attrice che recita una parte per sfuggire alla realtà, davanti allo schermo potevo reinventare me stessa. Sfruttavo le mie performance per avvicinare i clienti, spesso trasformando le interazioni virtuali in incontri reali. Gli appuntamenti in hotel e ristoranti erano diventati la mia routine, una fuga dalla solitudine che però mi lasciava sempre più vuota. Quando mi avvicinai alla pensione, decisi di affidare l'attività a mia figlia, mantenendo solo un controllo generale. Fu proprio in quel momento, nel pieno del mio successo online, che scoprii di diventare nonna. L'ironia della sorte volle che, proprio mentre raggiungevo l'apice della mia carriera come escort virtuale, la mia vita si arricchisse di un amore puro e incondizionato, un contrasto stridente con il vuoto che avevo cercato di colmare per così tanto tempo.

Prima di raccontarvi questa storia, credo sia il caso di presentarvi Giusy come si deve. Giusy era… beh, era un universo a sé. Capelli corvini che le incorniciavano un viso dai tratti delicati, occhi grandi e profondi come la notte, capaci di esprimere una gamma di emozioni che andava dall’innocenza disarmante a una sensualità quasi… solare. Il suo corpo, poi, era una sinfonia di curve, un invito costante alla gioia. Non era la bellezza canonica, quella da copertina, ma possedeva un fascino magnetico, un’aura che attirava gli sguardi come un raggio di sole in una giornata nuvolosa. E io, forse, ero il suo raggio di sole preferito.

Giusy è sempre stata un po’… affezionata a me, diciamo così. Fin da ragazzina, i suoi grandi occhi neri mi seguivano ovunque, e il suo sorriso timido mi faceva sentire speciale. Ma col tempo, quell’ammirazione ingenua si è trasformata in qualcosa di più… intenso, più presente. Ricordo ancora una delle prime estati in cui capii che qualcosa era cambiato tra noi. Era una giornata calda e luminosa, l’aria frizzante e il suono allegro delle cicale riempiva l’aria. Giusy era distesa sull’erba, con indosso un costume intero rosso fuoco che metteva in risalto le sue curve, e il suo sguardo… il suo sguardo era un invito aperto alla complicità.

Da quel momento in poi, non fece altro che provocarmi. Baci appassionati, sfioramenti casuali, sguardi che bruciavano. Mi regalava sorrisi ammiccanti e gesti maliziosi, come se volesse farmi impazzire. Era un gioco pericoloso, un vortice che mi trascinava sempre più in profondità.

La festa del battesimo di Kriss era un evento gioioso, ma un'ombra incombeva su di me. L'arrivo di Giusy, con quel vestito che metteva in risalto le sue curve, scatenò in me un turbinio di emozioni contrastanti. Da un lato, provavo una profonda attrazione per lei, un desiderio che mi sorprendeva e mi spaventava allo stesso tempo. Dall'altro, c'era il mio ruolo di madre, la preoccupazione per Lizzy e il rispetto per la famiglia di Giusy. In quel momento, mi sentivo divisa tra due mondi, combattuta tra passione e ragione.

La festa procedette in modo piacevole, e riuscii a distrarmi da Giusy che sembrava approcciare con un ragazzo carino. Arrivarono le 22 e tutti tornavano a casa. Esausta, mi rifugiai in camera. La stanchezza, però, lasciò presto il posto a un senso di inquietudine. Qualcosa mi diceva che qualcosa non andava. Accesi la luce e... non potei credere ai miei occhi. L'amica di mia figlia era distesa sul mio letto, nuda sotto le lenzuola. I suoi capelli sciolti incorniciavano un viso radioso, e un sorriso malizioso le curvava le labbra. Stava osservandomi con un'intensità che mi lasciò senza fiato.

Rimasi immobile, gli occhi incollati ai suoi. Giusy era sdraiata sul letto, mi fissava con un'intensità che mi faceva tremare. Sentivo il cuore battermi forte nel petto, un misto di eccitazione e paura. "Non mi dire che non ti piace," sussurrò, la sua voce, calda e suadente come il miele.

Un brivido mi percorse la schiena.

Aprii bocca per rispondere, ma le parole mi morirono in gola. Con un gesto lento e sensuale, allontanò le coperte. Sotto di esse si nascondeva un corpo che mi lasciò senza fiato. La pelle d’oliva, baciata dal sole, contrastava con le lenzuola bianche. Le curve morbide si delineavano sotto la luce soffusa, invitando a essere toccate. Ogni centimetro della sua pelle sembrava irradiare un calore che mi avvolgeva. Osservavo rapita il movimento delle sue dita mentre accarezzava la coscia, un gesto così intimo e sensuale da farmi sentire sopraffatta.

"Credo che ti piaccia quello che vedi," ripeté, abbassando la voce.

Cercai di distogliere lo sguardo, ma era come se fossi ipnotizzata. Ogni suo movimento, ogni suo respiro sembrava amplificato in quella stanza. Si alzò lentamente, avvicinandosi fino a sfiorarmi con un dito. Trattenni il respiro. "Non so cosa fare," balbettai. "Mi stai confondendo." Sorrise, un sorriso enigmatico. "È proprio questo che voglio," sussurrò, avvicinando le sue labbra alle mie. Fu in quel momento che cercai di ritrarmi. Ero in pieno panico. Mi guardò sorpresa. In quel momento capii. Ero attratta da lei e non potevo più controllarmi.

Fu in quel momento che ricambiai il bacio, la mia lingua intrecciandosi con la sua in un vortice di passione. Le mie mani, guidate da un desiderio incontrollabile, si posarono sui morbidi contorni del suo seno, stringendoli con una possessività che mi sorprendé.

Quando le nostre labbra si separarono, Giusy mi fissò con un'intensità che mi fece gelare il sangue. I suoi occhi, solitamente così dolci, brillavano di un'eccitazione perversa. 'Sapevo fin dal primo momento che c'era qualcosa di proibito tra noi,' sussurrò, la voce velata da un'emozione che mi sconvolse. 'Il tuo potere, la tua autorità... mi eccitano più di quanto tu possa immaginare.” mi bacio ancora e poi continuò “Il fatto che tu sia la madre della mia migliore amica aggiunge un tocco di perversione, di proibito, a tutto questo."

In quell'istante, capii il suo desiderio. Con un movimento deciso, la feci cadere sulla morbida moquette, ammirando la perfezione delle sue curve illuminate dalla luce soffusa. Le sue mani tremavano frenetiche sotto il velluto del mio vestito, rivelando un'impazienza innegabile. Con un sorriso malizioso, sollevai l'orlo del mio vestito, mostrando la seta nera delle mie mutande, un invito che non poteva ignorare. I suoi occhi si sgranarono, e in quel momento capii di averla completamente in mio potere.

Ricordo ancora la delicatezza con cui mi sfilò le mutandine, un gesto quasi timido che contrastava con l'intensità che si nascondeva nei suoi occhi. La sua lingua, umida e calda, tracciò un percorso lento sulla mia pelle, fino a raggiungere quel punto preciso che mi faceva tremare. La vedevo davanti a me, gli occhi lucidi, il respiro affannoso. Con un movimento deciso, la afferrai per i capelli e la avvicinai alla mia passera villosa e le dissi con una voce leggermente più alta “leccami”

Con gli occhi chiusi, strinse forte i miei fianchi e mi leccò con una passione travolgente. La sua lingua esplorò ogni angolo della mia passera bagnata, mentre io mi abbandonavo al piacere. Sudavo copiosamente e, con un gesto impulsivo, mi liberai della camicia, rivelando il delicato reggiseno di seta sottostante. Lei mi esplorava con una maestria che mi sorprendeva sempre di più, le serate passate con mia figlia in passato avevano affinato la sua abilità con la lingua. Sentivo ogni suo respiro sulla mia pelle bagnata.

Stringendo i suoi capelli con forza, la sollevai di peso. La mia bocca si posò sul suo seno, mordendolo con insistenza. Volevo sentire il suo dolore, la sua resa. Le mie dita penetrarono in lei, provocandole un sobbalzo. Le lacrime scorrevano sul suo viso, ma nei suoi occhi brillava un'eccitazione indiscussa. La fissavo intensamente mentre si abbandonava al piacere. Volevo vedere la mia immagine riflessa nei suoi occhi, testimone del mio dominio

Il piacere che provava era palpabile, un'energia che ci univa sempre di più. In quei momenti, non esisteva altro che noi due. Con un gesto imperioso, le indicai il letto. I suoi occhi, dilatati dal desiderio, obbedirono senza esitazione. Mentre si lasciava cadere sul materasso, sentii un brivido di soddisfazione percorrermi la schiena.

La afferrai per il mento, stringendo con forza, e la costrinsi a incrociare il mio sguardo. I miei baci erano avidi, lasciando un sentiero umido sulla sua pelle. Discesi lungo il suo corpo, le mie mani si muovevano con una sicurezza che la inebriava. Quando raggiunsi la sua intimità, le mie dita si posarono sulla sua pelle morbida, esplorando ogni curva. Piccoli colpetti ritmici, sempre più veloci, la facevano tremare di piacere. Ogni tocco era un invito, un comando, e lei obbediva senza esitare.

Discesi con la lingua lungo il suo corpo, un percorso di fuoco che la inebriava. Mi soffermai sulle labbra carnose, morbide e calde, assaporandone il gusto dolce. Poi, con movimenti lenti e decisi, penetrai la sua passera depilata, esplorando ogni centimetro con le dita. I suoi gemiti mi incitavano a continuare, sempre più profondo, sempre più veloce.

La cagnolina in calore, venuta da me in cerca di piacere, era così eccitata che il suo respiro affannoso invadeva il mio collo. La invitai a mettersi a quattro zampe, appoggiando le mani sulla testata di velluto, mentre io preparavo per lei una sorpresa speciale. Le sussurrai di farmi vedere quanto mi desiderava. E lei, con un sorriso malizioso, iniziò a muovere i fianchi, come in un invito silenzioso.

I miei occhi erano incollati a quel sedere di marmo mentre sfioravo il cassetto con le dita. Con un movimento deciso lo aprii, rivelando il mio tesoro nascosto: lo strap-on, il mio giocattolo preferito. Lo indossai con un sorriso malizioso e mi avvicinai alla mia nuova amica, pronta a farle provare un piacere indimenticabile.

Mi avvicinai a lei, il mio corpo caldo contro il suo. Le baciai la schiena, un bacio lento e profondo che la fece inarcare. Sussurrai al suo orecchio: "Sei pronta?". Sentì la mia voce lenta e decisa, carica di desiderio. Con un lieve cenno, mi diede il permesso. Senza preavviso, la penetrai, sentendo la sua resistenza trasformarsi in un gemito soffocato. La dominavo, la possedevo. "Così forte", sussurrò tra i denti, gli occhi serrati. Sorrisi, intensificando la penetrazione. "Solo per te.”

I miei colpi divennero più profondi, più decisi. Sentivo la sua pelle calda sotto le mie mani, umida di sudore. Ogni movimento era un invito, un invito a cui rispondeva con gemiti soffocati e spasmi involontari. "Più forte", sussurrava tra i denti, gli occhi serrati. Alternavo i miei baci sulla sua schiena, umida e salata, alle mie carezze sulle sue tette turgide, e alle sculacciate sul suo sedere perfetto, che si arrossava sotto le mie mani. "Così... così continua ti prego", gemeva, stringendosi a me.

Sentivo la sua carne tremare sotto la mia. Volevo distinguermi dagli altri suoi partner, volevo dimostrarle chi comandava. Mi avvicinai al suo orecchio e con voce decisa le domandai: "Cosa non hai mai provato in vita tua?". Con un sussurro, quasi una sfida, mi rispose: "Il sesso anale". Sorrisi, si era arresa completamente a me.

Ora tutte le donne sanno che il primo rapporto anale può essere delicato, quindi presi il tempo necessario per prepararla con cura. Cercai il mio lubrificante al sapore di fragola, nascosto in un cassetto segreto, e lo spalmai sulle mie dita e accarezzai lo strapon spargendo quella crema. Con delicatezza, esplorai il suo ano con la lingua, preparandola lentamente e accendendo il suo desiderio. Solo quando i suoi muscoli si erano completamente rilassati e il suo respiro era diventato profondo, presi il lubrificante e lo applicai su di lei, procedendo con estrema lentezza.

I nostri sguardi si incrociarono, intensi e carichi di desiderio. L'aria si elettrizzò tra noi, un'attesa palpabile. Con un gesto delicato, sfiorai il suo ano, stretto e vergine, con la punta dello strapon, lubrificato. Un brivido la percorse, un invito silenzioso. Con un movimento lento e sicuro, la penetrai, sentendo la sua muscolatura contrarsi e rilassarsi in un ritmo perfetto. I suoi muscoli si irrigidirono all'inizio, ma poi iniziarono a rilassarsi. Con un sorriso rassicurante, le sussurrai all'orecchio che poteva fermarsi in qualsiasi momento. Anche se sarebbe potuta sembrare una rinuncia alla mia autorità, era la sua prima volta e volevo procedere con delicatezza.

Le sue parole, "Signora, continui, mi fa impazzire", mi sciolsero ogni riserva. mi eccitarono al punto da farmi perdere il controllo. La penetrai con una brutalità controllata, sentendo la sua resistenza cedere sotto la mia forza. I suoi gemiti, un'invocazione selvaggia, mi spinsero sempre più in profondità. Avevo varcato la soglia. La cavalcavo con una ferocia che mi inebriava. Il suo corpo, caldo e tremante, era la mia preda. Ogni mio colpo era un marchio, un sigillo indelebile sulla sua carne. E lei, con occhi socchiusi, sembrava implorarne ancora.

In quel momento ero così presa che quasi non sentii la porta aprirsi dietro di noi. E scoprii solo dopo chi ci osservava. Fu proprio in quel momento che le labbra di Giusy formarono una supplica appassionata: 'Signora, mi faccia raggiungere l'orgasmo, la prego.' La girai, le sue gambe si avvolsero ai miei fianchi, stringendomi in un abbraccio intimo. Accostai il mio seno al suo viso, sentendo il suo respiro accelerare. La tornai a penetrarle con forza le sue parti intime. Le lacrime le bagnavano il viso, ma la passione nei suoi occhi era innegabile, un'eco del suo desiderio appena confessato. L'orgasmo la travolse, ma nel culmine del piacere, i suoi occhi si spalancarono, rivelando un'improvvisa paura. Aveva visto chi c'era dietro di noi e, arrossendo, si coprì il volto.

Stupita dalla sua reazione, mi girai e la vidi sulla soglia, pietrificata. Mia figlia. "Mamma... sei..." balbettò, prima di fuggire via, il viso inondato di rossore. Un misto di imbarazzo e rabbia la spinse lontano. Mi sentii improvvisamente sola, abbandonata. Sorrisi amara, un gesto quasi meccanico. Ero stanca delle sue reazioni, stanca di sentirmi giudicata. Mi strinsi a Giusy, cercando conforto nel suo corpo caldo. Il suo bacio fu un'isola in un mare di solitudine.

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.