La mia relazione con Chiara - Terza parte

  • Scritto da federika il 07/10/2020 - 17:48
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Terza parte

 

Passarono così i successivi mesi autunnali con la nostra relazione che continuava a gonfie vele; pur presa sempre di più dai corsi e dallo studio che diventava sempre più faticoso, soprattutto con Anatomia 1, trovai sempre i momenti per stare con lei anche se per poco tempo e per andare a casa sua come al solito dal venerdi alla domenica, studiando e divertendomi con Chiara, ormai circondata anche dall’affetto dei suoi genitori e dei suoi zii e cugini che vollero conoscermi.

Uno dei primi giorni di dicembre, mentre ero a casa loro e Chiara si stava facendo la doccia, i suoi genitori mi dissero:

-Federica, possiamo parlarti un momento?

-Certo.

-Vorremmo chiederti una cosa.

-Si ditemi.

-Vorremmo che tu fossi sincera, lo sappiamo che lo sei sempre stata, ma…

-Ma certo!

-Ecco vorremmo chiederti, tu ci tieni davvero tanto a Chiara?

Mi stupii di questa domanda.

-Certo che ci tengo, ovvio!

-Ma la ami davvero tanto?

-Io la amo più della mia stessa vita, Chiara è tutto per me!, risposi non seccata ma un po’ infastidita da questa domanda che mi pareva così inopportuna.

-Grazie Federica!, mi disse sua madre, abbracciandomi forte e dandomi un bacio sulla guancia, e lo stesso fece suo padre.

-Prego…

Fra me pensai che senso avevano avuto tutte quelle domande, mi pareva di aver loro dimostrato abbastanza che amo Chiara e che lei ama me. Non mi capacitavo perché avessero avuto bisogno di avere una conferma da parte mia; comunque non ci pensai più ed evitai anche di dirlo a Chiara, non volevo che si preoccupasse per qualcosa.

Il 24 dicembre, la sera, facemmo la cena di Natale tutti assieme, io con Chiara, i suoi genitori, gli zii e i cugini, una ragazza di 16 anni e un ragazzo di 14. Tutti molto gentili con me, ci scambiammo i regali e un po’ dopo l’una tornarono a casa. Io e Chiara stavamo per andare a letto, quando i suoi genitori ci fermarono.

-Aspettate…

-Cosa c’è, mamma, le chiese Chiara.

-Abbiamo un regalo per voi.

-Ma non ce li hai già dati?

-Si, ma questo è un altro, è per voi due, speriamo!

-Cos’è?

-Ecco…e ci diedero una busta.

Chiara guardò con molta curiosità la mamma e il papà non avendo la minima idea di cosa potesse esserci nella busta, e si voltò verso di me con aria sorridente e interrogativa, e io le feci il cenno di aprirla così avremmo scoperto il segreto. Chiara tolse il lembo alla busta e prese il contenuto, un foglio su cui era scritto qualcosa; io ero a suo lato ma per discrezione non guardai, mi sentivo intimidita dalla situazione; lesse il contenuto e a un certo punto rimase a bocca aperta, voltandosi prima verso di me e poi verso i genitori.

-Che cos’è?, le  chiesi, ora anche io molto incuriosita.

-Mi…mi hanno regalato…cioè per noi…

-Ma cosa?

-Un appartamento…un bilocale…

-Cosa?, dissi stupitissima…

-Si, disse suo papà, noi abbiamo un appartamento che stiamo ristrutturando, qui vicino a Righi (il quartiere più in alto della città, in cima alla collina) e abbiamo pensato di donarlo a Chiara cosi, se vorrete, potrete viverci assieme!

Chiara abbracciò di slancio i genitori e poi mi abbracciò strettissima, era sbalordita, quasi in lacrime, per quel regalo così inaspettato e così personale, che non potevano condividere con i parenti. Io ero felicissima per lei, ma mi sentivo, vi assicuro, un po’ a disagio; certo il regalo era bellissimo, del tutto incredibile, ma mi sentivo dentro di me esclusa da quella euforia che regnava in casa. Non avrei mai potuto pretendere che avessero voluto intestare l’appartamento a tutte e due, ma proprio per questo mi sentivo in quel momento quasi come un’estranea alla felicità della famiglia.

Chiara mi portò in camera sua e mi abbracciò ancora strettissima a se.

-Ti rendi conto, amore, questa casa?

-Si…, riuscii a dire soltanto sorridendo.

-Ti rendi conto come sarà bello arredarla?

-Si, immagino.

-E poi viverci..

-Eh già..

Chiara mi guardò fissa negli occhi, un po’ preoccupata.

-Ma cos’hai amore? Non sei contenta?

-Si certo che lo sono.

-E allora perché questo musetto?

-Ma no niente.

-Come niente? Cos’hai?

-Ma nulla.

-Ti conosco ormai troppo bene, quando hai questo sguardo c’è sempre qualcosa che non va, allora me lo dici?

-Sono contenta per te! Per il magnifico regalo.

-E’ un regalo per noi, non solo per me.

-Sei sicura?

-Amore cosa dici? Io in quella casa ci intendo andare a vivere solamente con te! Altrimenti non ci andrò mai.

-Davvero? Vuoi viverci con me?

-Amore, me lo domandi ancora?

-Scusami…

-E’ questo che ti tormentava prima, per questo eri cosi giù?

-Si scusa…

-Amore, ma hai sentito cosa hanno detto prima i miei? E’ un regalo per voi!

-Si lo ricordo…

-E allora? Che dubbi hai?

-Non ho dubbi..è che mi pare tutto cosi strano!

-Anche a me pare strano…ma mica dobbiamo andarci a vivere domani! È da mettere a posto e da arredare!

-Allora davvero vuoi viverci con me?

-E me lo domandi ancora? Solo con te intendo viverci!

La abbracciai stretta, strettissima a me, e la baciai e ribaciai, felice di essermi tolta quel peso che mi sentivo dentro. E capii proprio in quel momento il significato delle domande che mi avevano rivolte i genitori di Chiara; ecco perché, volevano essere davvero sicuri che io la amassi in modo che fossero convinti del tutto a fare quel regalo così importante! Regalo per lei ma anche per me, come infatti ci avevano detto prima di consegnare la busta.

Chiara mi guardò ancora una volta fissa negli occhi e sorridendo ma anche nello stesso tempo seriamente mi disse:

-Non permetterti mai più di avere dubbi del genere, va bene?

-Promesso! Le dissi sorridendo.

-Vieni qua, scioccherella...

Mi prese per mano, ci sedemmo sul letto e ci baciammo appassionatamente tenendomi stretta la testa e mettendomi le mani fra i capelli strofinandoli per poi abbracciarmi dietro la nuca.  I suoi baci divennero solitari quando scese sul collo per darmene prima una miriade con la punta delle labbra e per poi leccarmelo su e giù arrivando fino alle orecchie e ridiscendere su tutta la sua superficie senza tralasciare il benchè minimo centimetro. Scosse e brividi di piacere mi pervasero la schiena mentre sentivo la sua lingua disegnarmi tutto il collo; io le tenevo stretta la testa accarezzandole i capelli quasi a volerla tenere appiccicata a me per impedirle di smettere quel sensuale gesto d’amore. Senza mai smettere di lambire e sfiorare la mia pelle con la bocca, mi fece coricare, spingendomi lentamente per le spalle, si mise sopra di me togliendomi la maglia e sbottonandomi la camicetta mentre era ancora intenta a baciarmi il collo, per scendere poi sul seno una volta aperti tutti i bottoni; la sua lingua era ora completamente desiderosa di assaporare ancora una volta il mio seno, passando prima nel solco tra un seno e l’altro, che teneva ben stretti tra le mani, per poi giungere al primo capezzolo e succhiarlo, morderlo, tirarlo dentro la sua bocca quasi come se volesse farlo prigioniero, facendomi inarcare la schiena ed emettere un gemito, ricordo un po’ forte temendo che si fosse potuto sentire in casa, mentre ormai mi accorgevo che un erotico flusso di piacere stava invadendo la mia vagina. Lo stesso piacere che Chiara mi diede all’altro capezzolo che nel frattempo aveva massaggiato con le dita e preparato all’arrivo della sua bocca e mentre me lo tormentava in modo così dolce e sensuale, prese a slacciarmi i pantaloni e a farmeli scivolare lungo le gambe ed abbassarmi le mutandine ormai già madide di voluttuoso piacere.

Le sue labbra scesero deliziose e amabili lungo la mia pelle dello stomaco e della pancia facendomela leggermente e piacevolmente sobbalzare al contatto della sua lingua mentre le sue mani, che prima lambivano i lati delle mie gambe, ora una accarezzava il mio stomaco e l’altra si insinuava abilmente fra le mie labbra e sul mio clitoride facendomi irrigidire per il piacere che mi procurava e che assaporavo in ogni suo minimo dettaglio stando a occhi chiusi e col respiro che mi si faceva sempre più ansimante.

Mi strappò via i pantaloni e le mutandine rimasti alle mie caviglie e con un repentino gesto mi fece sollevare le gambe, piegare le ginocchia verso il mio seno, e tenendole io ferme, riprese a leccarmi tutta la vagina che era in quella “oscena” posizione a suo completa mercè; allargando le labbra a suo piacimento vi affondò la bocca e la lingua, prima strizzandole con le labbra e con i denti, tirandole in modo provocante e passionale, mordicchiandole e succhiandole, per poi leccarle a suo piacimento per ogni centimetro alternandosi con baci e succhiotti al clitoride e con due dita almeno dentro la mia vagina che stava scoppiando di un caldissimo piacere libidinoso che avrebbe voluto solamente invadere le sue dita; ma quando mi trovai lì a scoppiare, se ne accorse e, tolte le dita, ne appoggiò uno sul mio ano, ormai anch’esso sudato di erotismo allo stato puro, e lo inserì piacevolmente e eroticamente dentro facendomi trasalire di un nuovo piacere, mentre con la bocca continuava a molestare in modo seducente ed affascinante tutta la mia intimità. Ricordo che stavo sudando, sebbene fosse inverno, per via di quel eroticissimo massaggio sensoriale su tutta la mia vagina e nell’ano. Rimase ancora a coccolarmi in quel modo così estremamente violento nella sua passione, quando poi, rimesse le mie gambe sul letto, si spogliò quasi strappandosi via i vestiti di dosso per la fretta, e una volta nuda, si avvinghiò nuovamente a me abbracciandoci strettissime; avevo una enorme voglia di lei, il mio orgasmo era sempre appeso quasi pronto ad arrivare, e lei tutta nuda sopra di me non face altro che aggiungere gocce al mio vaso quasi stracolmo di piacere per farmi esplodere;  ci rotolammo sul letto avviluppate e avvinghiate l’una all’altra, quando Chiara, alzandosi, mi fece aprire una gamba, e messasi di traverso rispetto a me, avvicinò e poi attaccò la sua vagina alla mia facendole baciare l’una con l’altra, muovendosi e strofinandosi fra loro. Una emozione, trepidazione, eccitazione violentissimi, sentire la sua vagina del tutto piena di bagnata passione fondersi con la mia altrettanto completamente avvolta da umori impregnati di amore, le labbra che si univano fra loro e si sbaciucchiavano a vicenda, le perle della nostra eccitazione che si mischiavano in un vortice di emozioni, i nostri clitoridi che pulsavano una esaltante carica di violento erotismo, mi portarono finalmente a scoppiare in un orgasmo travolgente che inondò la sua vagina che si stava ancora accoppiando con la mia; tutte le perle del mio liquido vaginale che andarono a trovare la sua vagina fecero un attimo dopo scoppiare Chiara nel suo orgasmo che la trattenne ancora un momento nella medesima posizione in modo che anche il suo liquido vaginale si mescolasse al mio. Esausta anche per la non comoda posizione, Chiara si buttò su di me, al contrario, in modo da poterci leccare a vicenda tutti i liquidi rimasti sulle nostre vagine senza sprecarne il benchè minimo millilitro.

Alla fine di questa entusiasmante performance, ci mettemmo sotto le coperte, sdraiate sul fianco una di fronte all’altra.

-Ti ho già detto, le dissi, che mi rendi la ragazza più felice sulla terra?

-Si…ma mi piace sentirtelo dire.

-Allora te lo dico, ripresi sorridendole, mi rendi la ragazza più felice sulla terra!

-E anche tu rendi me cosi felice!

Un bacio sulla bocca suggellò ancora una volta il nostro amore.

-Quando mi porti a vedere la casa?, le chiesi.

-Allora..domani è Natale, il 26 ti ricordo è il nostro anniversario, mi disse sorridendo, quindi potremmo il 27.

-Lo so che è il nostro anniversario…

Risvegliarmi il giorno di Natale nel suo letto, con lei accanto, fu un altro regalo meraviglioso che la vita mi ha donato; non potete immaginare la mia felicità, anche per una cosa così semplice, complice anche tutta la serata precedente con i colpi di scena di cui vi ho detto. Ero euforica, mi svegliai poco prima di Chiara, e per svegliarla le diedi leggeri baci sulla bocca.

-Dormigliona, sveglia – le sussurrai..

Chiara aprì leggermente gli occhi con un mezzo sorriso ancora intontita dal sonno.

-Buongiorno amore!

-Buon Natale eh..le dissi scherzando.

-Buon Natale..mi disse stiracchiandosi e abbracciandomi.

Ce ne restammo ancora un po’ a letto fra una coccola e l’altra per poi alzarci, farci la doccia e colazione e poi aiutare sua madre a preparare il pranzo, che poi sarebbero arrivati i miei genitori. Io però pregai i suoi genitori di non dire nulla del regalo della casa, che comunque era presto per parlarne e che non era il caso. E mi assicurarono che non ne avrebbero fatto parola.

Passammo tutti un bel giorno di Natale e il giorno dopo, il giorno del nostro primo anniversario - un anno prima esattamente ci baciammo per la prima volta sedute sulla panchina, vi ricordate - facemmo una gita in giornata in auto nella bellissima Portovenere. Quando ci siamo trovate vicine alla grotta di Byron, abbracciate sedute a prendere l’aria di mare in quell’ambiente cosi particolare, con poche persone in giro, presi dalla mia borsa il regalo per lei.

-Con tutto il mio amore, le dissi, consegnandole il pacchetto.

I suoi occhi brillarono e, prima di aprirlo, prese dalla sua borsa il pacchetto per me.

-Con tutto il mio amore, amore!

Se mi avessi visto i miei occhi, ci avrei visti sicuramente disegnati i cuoricini!

Prima aprì lei il suo regalo, era una collana con due ciondoli a forma di cuore di Swaroski, che sapevo le piaceva. Mi abbracciò stretta ringraziandomi tanto per il pensiero. Poi toccò a me aprire il mio regalo. Era un anello di Trova che avevamo visto nella vetrina di un negozio sul quale mi ero soffermata a lungo esaltandone la bellezza. E la abbracciai a mia volta e ci baciammo.

Non era importante il regalo in sé, che comunque ci erano piaciuti molto, ma era fondamentale il suo senso e la sua motivazione. Era un anno che stavamo assieme, sedici mesi che ci conoscevamo, ma nonostante molte di voi che mi leggono possano pensare, anche giustamente, che un anno per una coppia è poco, noi eravamo convinte che durante questo periodo avevamo fatti enormi passi avanti nella nostra relazione, che si era evoluta tantissimo, aveva preso uno spiccato volo verso l’alto, era partita a razzo insomma. E nonostante gli 8 anni di differenza che non sono pochi ma nemmeno moltissimi, avevamo moltissime affinità di pensiero, anche se io ero più timida e riservata di lei e spesso cercavo in Chiara un’ancora di salvataggio dalle mie paure, una protezione dai pericoli, e Chiara è sempre stata ben consapevole di questo suo ruolo della “più grande” che, per amore, doveva, anzi, voleva proteggermi e starmi accanto nei momenti più delicati e difficili. Lo ha sempre fatto con discrezione, con tatto e delicatezza, ma quanto è sempre bastato per farmi sentire al sicuro e consapevole che lei poteva essere il mio rifugio privato in cui ripararmi dai temporali che potevano cadermi sulla testa. E un’altra dimostrazione del fatto che io in quell’anno ero stata sempre la parte più timida della coppia era data dalle sue iniziative in materia di sesso; quasi sempre, infatti, era stata Chiara a prendere l’iniziativa in modo deciso, anche se io magari le avevo dato dei chiari input, ma la decisione di partire in quarta per fare l’amore è stata molto spesso a suo appannaggio, per la gioia di entrambe. A lei è sempre piaciuto il mio modo di essere un po’ più remissiva e sottomessa, se non dominata dalla sua iniziale irruenza, e a me ogni volta è piaciuto il suo fare aggressivo nei miei confronti, come buttarmi sul letto e spogliarmi con forza. La sua forza iniziale dominante e la mia apparente debolezza da ragazza più docile e mansueta hanno creato una miscela esplosiva di sensualità ed erotismo, elementi che, mescolandosi fra di loro in modo del tutto armonioso e melodioso, hanno comportato la creazione di amplessi dal contenuto sempre deflagrante.

Finalmente il giorno dopo, il 27, poco dopo pranzo Chiara mi portò a vedere il suo appartamento.

Con la sua auto andammo in Via Chiodo, una via sulla alta collina da cui si domina la città, e ci fermammo nel box di questo piccolo condominio moderno anni settanta. Salite con l’ascensore al terzo piano, io avevo batticuore misto ad eccitazione vi assicuro, Chiara aprì la porta, interno 8, dicendomi di aspettare un attimo sul pianerottolo che avrebbe aperto le tapparelle. Un attimo dopo venne a prendermi, mi diede la mano, ed entrammo assieme; ebbi subito l’impressione di una casa luminosa, il sole la inondava e le pareti bianche riflettevano tutta questa luminosità. Entrammo direttamente in una sala, abbastanza ampia e rettangolare in fondo alla quale c’è una finestra col balcone da cui si ha una bellissima vista su parte della città e del golfo, in direzione ovest. Ai lati della sala, subito entrando a destra c’è una stanza abbastanza grande, con la sua finestra e poi poco dopo, sempre a destra una seconda stanza più piccola ed infine in fondo alla sala, sempre a destra, si sviluppa un piccolo corridoio a destra del quale c’è la cucina e a sinistra il bagno, con le loro finestre.

La casa era impolverata per i lavori che gli operai avevano già iniziato a fare, i muri sporchi e le finestre imbrattate, ma mi sembrò bellissima fin da subito; il cuore mi palpitava di gioia e Chiara sprizzava felicità da ogni suo sguardo. Abbracciandoci girammo e rigirammo tutte le stanze, definendo quale sarebbe stata la nostra camera da letto, ovviamente la stanza più grande, e come avremmo potuto utilizzare ed arredare le altre stanze; era elettrizzante immaginare come avrebbe potuto diventare quella casa e mi sembrò davvero strano credere che avrei potuto abitare lì, con lei. Le dissi come a me sarebbe piaciuto molto arredare alcuni punti delle pareti con degli stencil floreali, avevo visto su internet vari esempi e mi erano piaciuti tantissimo e poi avrei voluto avere per casa molti vasi con fiori. Chiara non si mostrò molto entusiasta degli stencil, li considerava come una infrastruttura e che lei avrebbe preferito pareti di un colore unico. Comunque c’era tutto il tempo per decidere.

Ci affacciammo ad una finestra per guardare il panorama e ci baciammo con infinita passione. Chiusa la finestra, Chiara mi prese per i fianchi e mi fece appoggiare con una certa forza al muro, continuando a baciarmi e a tenermi stretti i capelli mentre io le cingevo i fianchi stringendoglieli con le mani. A poco a poco fece scivolare le sue mani sulla mia nuca, sul giubbotto, sui jeans che mi sbottonò dopo avermi tolta la cintura e me li abbassò sulle gambe. Dopo avermi messo le mani sul culetto dentro le mutandine, me le abbassò a ridosso dei jeans e iniziò a masturbarmi lentamente, mentre ci succhiavamo a vicenda la lingua. Ero già calda e appassionata e desiderosa di lei e mentre mi masturbava il clitoride con foga e passione mettendomi nello stesso tempo due dita dentro la vagina, le abbassai i pantaloni e le mutandine e feci lo stesso con lei, cercando di emulare la sua forza nel darmi enorme piacere. La posizione non troppo comoda appoggiata al muro con lei davanti a me non ci impedì di raggiungere ancora una volta un orgasmo che, anche se meno potente e coinvolgente delle precedenti volte, ci diede una soddisfazione e gratificazione che ci fecero abbracciare e fantasticare sui bellissimi momenti che avremmo potuto trascorrere in questa casa.

Passarono i mesi invernali di quel 2018 senza che io parlassi mai ai miei genitori del nostro progetto di andare a vivere assieme; io ormai mi ero concentrata al massimo sullo studio, riuscendo a passare il famigerato esame di Anatomia 1 e altri esami di non poco conto, pur continuando sia a seguire i corsi che a frequentare Chiara andando talvolta a prenderla all’uscita dallo studio e stando a casa sua nei fine settimana, sempre con la consueta modalità di studio e di relax, sia andando assieme in giro per farci idee di arredamento della casa.

Una domenica di metà maggio Chiara mi disse di non andarla a prendere quella settimana perché aveva molto lavoro arretrato e che sarebbe dovuta uscire più tardi e che sarebbe tornata a casa con suo padre. Mi dispiaceva non poterla vedere per quei giorni e anche lei era triste per questo ma mi suggerì di non pensarci, di dedicarmi allo studio e che dal venerdi alla domenica ci saremmo rifatte.

Il giorno dopo fra corsi e studio ero veramente cotta. Così verso le 18 decisi di uscire a fare due passi in centro; stavo passeggiando guardando un po’ di vetrine per distrarmi ed entrando in qualche negozio di abbigliamento quando, passando davanti ad un noto locale dove servono aperitivi, vidi seduta ad un tavolino Chiara che stava conversando con un’altra ragazza. Mi venne il cuore in gola. Doveva lavorare fino a tardi e invece stava li, a sorseggiare un aperitivo con una che non avevo mai vista! Non sapevo cosa pensare, non era certo un appuntamento di lavoro, che senso avrebbe avuto? Chi era quella, pensai fra me, perché è con Chiara? Evitai di farmi vedere e corsi a casa, nervosa e agitata, cercando di non farlo vedere ai miei. Mangiai a malapena, dicendo che avevo mal di testa, e mi chiusi in camera aspettando un suo messaggio che arrivò verso le 9 e mezza “Amore, sono tornata a casa, ci sentiamo tra un’ora. Ti amo”. Leggere il suo messaggio mi aveva un po’ tranquillizzata e quando ci facemmo la videochiamata Chiara era sempre del suo umore allegro mentre io, che mi ero un poco alleggerita vedendola e sentendola, non ero comunque del migliore degli umori e dissi a Chiara, che se ne era accorta, che ero molto stanca.

Il giorno dopo sempre alla stessa ora decisi di tornare nello stesso luogo per vedere se per caso fossero state ancora lì, e sì, le vidi di nuovo in quel locale. Vi assicuro che mi sentii la pressione salire e il cuore battere all’impazzata. Non riuscivo a capire perché Chiara mi avesse mentito e come poi poteva essere cosi amorevole la sera con me, come se nulla fosse! Ma evitai di entrare e me ne andai con le lacrime che sentivo che stavano per cadermi ma mi trattenni con tutta la mia forza.

Nella mia mentre scacciai qualsiasi pensiero che mi portasse a ipotizzare di un suo tradimento, non poteva essere vero, ma mi tormentavano i dubbi, perché era in compagnia di quella ragazza? Si stava stancando di me, ero troppo remissiva? Le avevo fatto o detto qualcosa? Perché mi aveva detto che doveva lavorare fino a tardi? Ripercorsi tra me tutti i giorni scorsi in cui ci eravamo sentite e viste ma non mi pareva di aver fatto nulla, del resto poi quando ci videochiamavamo era sempre affettuosa. Forse fingeva? No, non è da lei, pensavo, lei dice le cose in faccia.

I due giorni dopo sempre la stessa scena. Sentii tra me una sorta di rassegnazione mista a disperazione. Mi sentivo impotente di fronte a questi fatti, ero prigioniera dei miei sentimenti, sapevo ma non potevo dire nulla a nessuno anche se avrei voluto urlare per sfogarmi.

Quel venerdi andai a casa sua. Chiara mi abbracciò fortissima, disse che le ero mancata troppo e anche io la abbracciai, dentro di me ero divisa dai miei sentimenti, ma volevo apparirle serena come sempre. Si accorse che avevo qualcosa che non andava e io le mentii dicendo che ero molto stanca, che avevo dormito poco quella settimana, cosa peraltro vera, che avevo bisogno di riposo assolutamente. E lei mi coccolò prima di cena, dicendo che quella sera saremmo andate a letto presto così avrei potuto riposare.

Quando andammo a letto, poco dopo le 23, Chiara e io parlammo ancora un po’ ma ero talmente stanca, ma soprattutto per via di quei dubbi che mi tormentavano sempre, che riuscii a malapena a risponderle a tono. Non mi sentivo per niente leggera come tutte le altre volte in cui siamo state a letto, avrei voluto parlarle ma non ebbi il coraggio di confessarle che sapevo tutto, ma poi sapevo cosa, che le avevo viste, che avevo visto che Chiara le mostrava il cellulare, che però mi aveva mentita dicendo che doveva lavorare fino a tardi.

Appena esserci date il bacio della buonanotte e spenta la luce, mi misi sul fianco dal lato opposto al suo e non riuscii a trattenere le lacrime; cercai di piangere in silenzio ma evidentemente non troppo bene. Infatti improvvisamente Chiara accese la luce del comodino, mi prese per la spalla facendomi voltare un poco e vide che stavo piangendo.

-Amore ma cos’hai? Mi chiese allarmata.

-Niente, riuscii a malapena a dirle.

-Ma come niente, piangi!

Non ebbi la forza di risponderle.

-Allora cosa c’è, me lo vuoi dire?

-Sono stanca..

-Ma non si piange perchè si è stanche!

Scrollai appena un po’ le spalle.

-Mi vuoi dire allora? Non farmi stare cosi in ansia, ti prego!

Mi voltai verso di lei, guardandola negli occhi, e con i miei occhi pieni di lacrime finalmente le confessai tutto, con imbarazzo ma anche con ansia di conoscere la sua risposta.

Chiara mi guardò esterefatta.

-Aspetta, mi disse.

Si alzò da letto, aprì un’anta dell’armadio e prese una cartellina. Si sedette sul letto, la aprì e mi fece vedere un depliant su cui c’era la fotografia di quella ragazza.

-Ecco, mi disse, questa è Stefania, è una esperta di stencil; mi sono incontrata con lei perché volevo farti una sorpresa, mi sono accordata con lei perché disegni gli stencil a casa come piacciono a te!, capito stupida?

Ragazze, rimasi a bocca aperta, ma mi vergognai tantissimo di me, mi vergognai come una ladra. Mi ero fatta mille film in testa per un fatto inesistente. Mi misi una mano sulla faccia, mi misi a piangere ancora di più rendendomi conto della brutta figura che avevo fatta con Chiara.

-Scusami, dissi, scusami amore, ma come facevo ad immaginare?

-E cosa immaginavi?, mi chiese con tono severo.

-Non riuscivo a capire…capiscimi.

-Cosa credevi, che mi vedessi con un’altra?

-No! Non mi è mai passata per la testa un’idea del genere.

Chiara mi stava guardando con aria preoccupata e severa, non l’avevo mai vista così. Mi sentivo le lacrime scorrere, mi sentivo impotente, capivo che non riuscivo a trovare le parole giuste per chiederle scusa.

-Adesso dormiamo, mi disse, ne parliamo domani.

-Ma…

-Dormi!

Spenta la luce, mi rimisi di fianco con le lacrime che non riuscivano a smettere di cadermi copiosamente; pensai che avevo rovinato tutto, che Chiara avrebbe potuto sentirsi troppo delusa da me, e mi sentii morire dentro. Mille pensieri brutti mi passarono per la mente quella notte, non riuscii a chiudere occhio, mi voltai spesso a guardare se dormiva o se era sveglia e solamente la mattina presto all’alba mi addormentai.

Ad un certo punto mi svegliai improvvisamente e vidi di fronte a me, vicina, Chiara che mi stava solleticando col dito la punta del naso. La guardai in silenzio e lei in silenzio guardava me, ma non aveva più quell’aria severa della notte precedente. La abbracciai e le feci mettere la testa a fianco della mia.

-Perdonami, riuscii a dirle piangendo di nuovo, scusa, scusami ti prego.

Chiara avvicinò per un attimo ancora di più la guancia alla mia, poi si voltò verso di me mettendo il viso di fronte al mio, e appoggiò un dito sotto ai miei occhi come per asciugare le lacrime che mi stavano scendendo.

-Sai che sei una scema gelosa?, mi disse sorridendo.

Avevo capito che mi aveva perdonata e la gioia mi fece scivolare ancora di più le lacrime e la riabbracciai di nuovo forte.

-Mi hai perdonata?, riuscii a dire fra un singhiozzo e l’altro.

-Amore, la colpa è stata anche mia che non ti ho detto la verità, ma volevo farti una sorpresa.

-Scusami…

-Lo sai, vero, che di me ti puoi fidare sempre?

-Si lo so! Per questo ero cosi in confusione…

-Mi dispiace, amore, se hai sofferto cosi tanto, lo avessi mai immaginato non avrei fatto le cose di nascosto.

La abbracciai ancora di più non riuscendo a smettere di piangere, tanto che Chiara, staccatasi da me, mi disse:

-Però ora basta piangere, piagnona!, mettendo ancora il dito sulle mie guance per asciugarmi le lacrime.

-Mi vergogno così tanto!

-Ma smettila, ora basta, su.

-Mi ami sempre?

-Che domanda mi fai!, disse sorridendo, ti amo più della mia vita!

-Anche io ti amo più della mia vita!

Restammo abbracciate ancora per un bel po’, mi sentii ancora un po’ frastornata per tutte quelle emozioni, ma le sue coccole ben presto mi fecero dimenticare quella brutta notte e quella settimana di angoscia che avevo vissuta. E la sua rinnovata dichiarazione d’amore incondizionato mi diede un nuova carica e una nuova energia.

A giugno finirono i lavori in casa! Ormai era completamene ristrutturata, con i muri bianchi alternati a grigio chiari, le velette sul soffitto con i faretti che circondavano tutto il perimetro della casa, nuove porte, nuove finestre e nuove tapparelle, oltre a tutti gli impianti elettrici, idrici e al condizionatore già installato. Nel frattempo avevamo ancora parlato con Stefania e ci eravamo del tutto accordate sugli stencil da fare sopra le porte di ciascuna stanza, disegni di foglie e fiori dai colori tenui, che avrebbero percorso per tutta la sua lunghezza la parete posta sopra ogni infisso di ciascuna porta.

Nei tempi sottratti al lavoro e allo studio definimmo anche tutto l’arredamento: andammo anche con i suoi genitori a comprare tutto, dalla cucina alla sala alla camera da letto e al bagno. La nostra camera da letto divenne cosi composta da un bel letto matrimoniale nero e bianco, moderno, preso alla Maison du monde, un armadio bianco a quattro ante, due comodini abbinati al letto e una consolle da posizionare nella parete a fianco del letto. Faretti alle pareti e lampada messa su ogni comodino. Così come anche la sala che comprammo sempre alla Maison du monde mentre la cucina la comprammo della marca Lube.  Ad essere precisa dico “comprammo” ma dovrei dire ci comprarono. Io avevo messo via un po di risparmi ma mai avrei potuto permettermi spese del genere e i genitori di Chiara non vollero assolutamente che lei spendesse qualcosa del suo per l’arredamento. Con i nostri risparmi ci comprammo solamente la TV grande e quella più piccola da mettere in camera da letto e un impianto di diffusione musicale collegato a tutte le stanze e scollegabile allo stesso tempo in una o più stanze.

Visto che fra i tempi di consegna e gli allacci elettrici, gas, idrici e di telefonia sarebbero passati ancora circa due mesi, decidemmo che saremmo andate in vacanza ad agosto e che al ritorno avremmo fatto il trasloco da casa mia e sua per trasferirci definitivamente nella nostra casa. Ma a quel punto sia Chiara che i suoi genitori mi spinsero a parlare con i miei e a dire come stavano le cose. Ero riluttante, immaginando le reazioni, ma non potevo più rimandare.

Cosi ad inizio luglio, quando a casa mia c’erano tutti, compreso mio fratello, a fine cena dissi:

-Devo dire una cosa.

-Cosa c’è, disse mia madre.

-Ecco, ad agosto io e Chiara andiamo in vacanza…

-Come l’anno scorso, no?, continuò mia madre.

-Si ma quando torneremo…, feci un respiro profondo,…andremo a vivere assieme io e lei!

-Cosa?, dissero all’unisono mia madre e mio fratello forse non sicuri di aver capito bene.

-Avete capito benissimo! Andremo a vivere assieme, noi due sole.

-Cosa?, ripetè mia madre, e dove?

-I suoi genitori le hanno regalato un appartamento perché potessimo andarci a convivere!

-E come ti manterrai da sola?

-Non preoccuparti di questo! I suoi genitori ci pagheranno le bollette, noi dovremo solo occuparci del cibo e dei divertimenti e il suo stipendio basta e avanza e poi io ho i miei risparmi che userò!

-E tu vorresti macchiarti della convivenza, intreloquì mio fratello.

-Ma falla finita, lo zittii, ridicolo!

-No io parlo, continuò, nessuno di noi ti ha mai insegnato queste schifezze!

-Se tu vuoi vegetare e renderti ridicolo ogni giorno, fai pure, io preferisco vivere!

-Smettetela voi due!, ci disse mia madre. E quanto pensi potrà andare avanti questa vita?

-Andrà avanti per sempre, mamma! Conosci il significato della parola amore? Credo dovresti conoscerlo visto che tu e papà siete sposati da più di 30 anni!

-Certo che lo conosco, e allora?

-E allora la stessa cosa vale per me!, gridai, l’amore non fa distinzioni di sesso! L’amore è amore! Punto.

-E quando lei, magari fra 5 anni ti lascerà, cosa farai?

-Noi non ci lasceremo mai! Mi dispiace per voi, mi dispiace deludere le vostre aspettative, ma non ci lasceremo mai! E quando lavorerò tutto sarà ancora migliore.

-È la sua vita, lasciamogliela fare, non possiamo decidere per lei, esordì mio padre.

Io corsi ad abbracciarlo e a sbaciucchiarlo, mio papà è sempre stato il mio eroe! Il mio mito! E ogni giorno lo ha sempre dimostrato con me, difendendomi seppure con discrezione e con tatto, anche per non irritare troppo mia madre. Mio papà se non ci fosse ne morirei, è il mio uomo unico e insostituibile, è l’Uomo con la U maiuscola, ma non perché mi ha sempre difesa, anche rimproverata, certo, quando me lo meritavo da piccola, ma è sempre stato oggettivo…beh anche soggettivo difendendomi pure nei casi in cui non lo meritavo proprio… ed è una persona sempre ferma nei suoi principi e non si è mai lasciato abbindolare da nulla e nessuno. E’ stato il papà che da piccola mi ha fatta giocare, che mi ha insegnato ad andare in bici, che mi leggeva la sera le fiabe, che mi ha insegnato l’astronomia e che mi coccolava quando piangevo e che era felice per i miei risultati, senza tirare in ballo Dio. E’ sempre stata la figura più importante della mia vita senza la quale non sarei mai stata la ragazza che sono oggi.

E così mia madre si ammutolì, mio fratello se ne andò con la coda fra le gambe, e io corsi a videochiamare Chiara per raccontarle tutto e lei fu felice della conclusione di questa vicenda.

Ad agosto partimmo per due settimane a Parigi e dintorni, sempre grazie a suo papà, chissà che guadagni ha, pensavo, noi in vacanza a Parigi, loro in vacanza in Grecia..

Fu una vacanza entusiasmante. Visitare assieme a Chiara una delle città più belle del mondo, perderci tra le vie di Montmartre, passeggiare mano nella mano nei Champs Elysèè e sul lungo Senna, andare al Louvre e sulla Torre Eiffel, andare a Versailles e girare per negozi, locali… non vi annoio con la descrizione di ciò che abbiamo visto, racconto solo un fatto più interessante a dimostrazione della intraprendenza di Chiara di cui vi ho già accennato.

Un pomeriggio tardi tornammo in hotel abbastanza stanche giusto in tempo per riposarci un po’, farci la doccia e poi uscire per cenare in un locale di Montmartre molto carino e anche conosciuto.

Fatta la doccia e tornate nude sul letto per vestirci e prepararci, Chiara mi disse:-

-Aspetta amore, non vestirti ancora.

-Ok.

Chiara prese dalla sua borsa una scatolina e la poggiò sul letto. Ero incuriosita ma non capivo cosa volesse fare. Si avvicinò a me, mi baciò e iniziò a masturbarmi tanto che mi bagnai quasi subito.

-Non voglio farti venire, amore.

La guardai con sguardo interrogativo.

-Perché?

-Aspetta.

Prese quella scatolina, la aprì ed estrasse due palline color viola attaccate l’una all’altra, mi sembravano di silicone.

-Vieni, sdraiati un attimo.

Ubbidii, capivo certo che era in ballo un gioco erotico ma non riuscivo a capire ancora dove volesse arrivare. Mi aprì un po’ le labbra ancora eccitate e mi introdusse lentamente nella vagina le due palline con la sola estremità di una di esse che fuoriusciva dalla vagina. Una sensazione mista di piacere e di riempimento mi prese e mi fece aumentare il piacere.

-Ora vestiamoci, mi disse, e usciamo.

-E io resto così, le chiesi sorridendo, con queste dentro?

-Certo amore! Vedrai che ti piacerà. Però non indossare il pantalone, mettiti quel bel vestito blu corto che ti sei portata.

-Ok..mi misi a ridere pensando a tutta questa situazione.

Una mezzora circa dopo uscimmo per andare a Montmartre; camminare con quelle due palline dentro la vagina mi procurava un certo piacere anche se non era poi cosi esaltante e infatti pensai che era si un gioco carino ma che non mi dava quel godimento che forse Chiara sperava potesse darmi.

Arrivate nel locale, ci sedemmo al tavolo e in attesa che arrivasse il cameriere Chiara mi disse:

-Aspetta prendo il cellulare.

Vidi che frugò per un po’ nella borsa e in quel mentre sentii una scarica fortissima nella vagina che mi si bagnò improvvisamente nello stesso istante in cui percepii vibrare quelle palline. Misi un gemito soffocato per non farmi sentire piegandomi leggermente e Chiara, presa la mia mano che tenevo sul tavolo, mi disse di rilassarmi e di lasciarmi andare che era tutto ok. Sentivo quelle vibrazioni che mi stavano invadendo la vagina assieme al piacere che mi stava prendendo il sopravvento; Chiara se ne rese conto e spense la vibrazione.

Mi misi a ridere e a chiederle che cosa aveva fatto. Tirò fuori dalla borsa un piccolo telecomando collegato alle due palline.

-Ecco, mi disse, quando lo aziono le due palline vibrano e ti masturbano.

-Sei matta!

-Si sono matta di te!

Dopo aver fatto le ordinazioni, Chiara mi fece l’occhiolino e nonostante le dicessi sottovoce di non farlo, azionò di nuovo il telecomando. Una nuova serie di scosse pervasero la mia intimità, facendomi piegare un po’ lo stomaco come se avessi mal di pancia improvviso. Mi sentii tutta pervadere dei miei liquidi vaginali, misi una mano davanti alla bocca e poi le dissi sottovoce ridendo:

-Daiii smettila, chiudilo!

Chiara mi obbedì e mi lasciò respirare la patatina.

Tornate all’hotel verso mezzanotte, appena entrate in camera ci baciammo subito; Chiara mi tolse il vestito che indossavo e mi spinse sul letto avvinghiandosi a me e togliendomi le mutandine. Avevo ancora inserite le palline e lei, preso il telecomando, lo azionò mentre mi leccava il seno. Una nuova serie di scosse mi pervasero non solo la vagina ma tutto il corpo, inarcai un attimo la schiena lungo la quale sentii percorrermi una sorta di brividi di piacere mentre Chiara, intenta ancora a baciarmi e a succhiarmi i capezzoli, con una mano stimolava il mio clitoride che stava impazzendo di piacere e che si inturgidì fra le sue dita.

Scoppiai in un orgasmo che mi fece emettere un gemito soffocato ma così potente che ricordo sentii tutte le gambe e i piedi irrigidirsi per poi rilasciarmi in uno stato di esilarante spossatezza. Chiara mi estrasse lentamente dalla vagina le palline  che erano completamente avvolte dai miei liquidi orgasmici e, posate sul letto, mi allargò completamente le gambe e si avventò sul mio sesso per leccarlo e divorarlo più che poteva per non perdersi una goccia del piacere di cui era pervaso. La sua lingua mi penetrava furiosamente alla ricerca di ogni meandro vaginale da esplorare per assaporarne ogni contenuto quasi a volerla asciugare da ogni stilla di piacere e voler sostituire il precedente liquido con la sua saliva mentre con un dito continuava a palpare il mio clitoride che stava tornando in posizione eretta dopo il precedente orgasmo. Mi ritrovai ansimante quasi ad un nuovo orgasmo quando Chiara, smesso per un attimo quel massaggio cosi eroticamente sconvolgente, si spogliò di furia quasi a strapparsi il vestito e, una volta nuda, si catapultò nuovamente su di me, a 69, per riprendere quella  masturbazione tanto violenta quanto devastante per i miei ormoni, e lo stesso feci io con la sua vagina quasi appoggiata alla mia bocca. Le divaricai le labbra e affondai la mia lingua dentro la sua vagina che era già densa di un profumo erotico di piacere che si sprigionava dalla sua eccitazione e con il dito le torturai il clitoride che non chiedeva altro che essere massaggiato.

Io venni dopo qualche minuto di quella masturbazione inebriante ma restammo ancora in quella posizione perché io continuai a leccarla finchè anche lei venne in un esplosivo orgasmo direttamente sulla mia lingua. Assaporai dall’inizio alla fine ogni gocciolina dei suoi liquidi che la vagina aveva prodotto e mi lasciai trasportare da quel caldo brodo di umori di cui assaporai il gusto e gli odori.

Tutte e due felici e stanche ci mettemmo coricate una vicina all’altra,  di fianco una difronte all’altra, e Chiara mi disse sorridendo:

-Due orgasmi, amore, uno vicino all’altro…del resto hai 21 anni puoi permetterteli!

-Merito tuo! Mi fai eccitare troppo.

-E’ che ti desidero troppo, voglio averti mia, voglio farti godere e poi le palline hanno fatto il loro effetto, vero?

-Ahah fin troppo bene! E io voglio mettertele quando saremo sull’aereo al ritorno!

-Uhm che monella! Però mi piace l’idea!

Ci mettemmo a ridere tutte e due. Una irrefrenabile pipì dopo i due orgasmi mi fece correre in bagno  e tornando le dissi che avevo un po’ di bruciore alla vagina, forse perché troppo stimolata quella sera. Chiara me la guardò e tranne un leggero arrossamento non vide nulla, comunque mi mise sulla vagina una pomata ginecologica rinfrescante che si portava sempre in viaggio e il mattino dopo mi era già passato tutto.

Finita quella bellissima vacanza,  a fine agosto tornammo in città, ma non ero triste come l’anno scorso quando ci salutammo, perché sapevo che da lì a poco saremmo andate a vivere assieme e un sogno si sarebbe realizzato, anzi ero elettrizzata da quella visione futura e utilizzai quei giorni dopo il ritorno per studiare e dare un esame a fine settembre. A inizio settembre cominciarono ad arrivare i mobili, prima la cucina, poi il bagno e infine sala e camera da letto e gli allacci già fatti; il 10 settembre 2018, un lunedi, la casa era pronta! Io e Chiara, vista la casa completamente arredata, ci abbracciamo felicissime, io provai un mix di emozioni che non saprei descrivervi a parole, ma dentro di me regnava un miscuglio di sentimenti di felicità, di orgoglio, di amore e anche un po’ di ansia per essere consapevole di voltare pagina nella mia vita facendo un passo davvero importante lasciando la mia casa di origine.

Decidemmo quindi, sempre su “ordine” di Chiara di non distrarmi dallo studio, di fare i nostri traslochi, di tutte le nostre cose, quel venerdi in modo che ci saremmo potute trasferire definitivamente nella nostra nuova casa.

Il martedi lo comunicai ai miei genitori:

-Mamma, papà, la casa è pronta. Venerdi porto via tutte le mie cose e sabato ci trasferiamo!

-Tesoro, mi disse mia madre preoccupata, ma sei sicura di quello che stai facendo? Hai solo 21 anni..

-Mamma mai come nella mia vita sono stata così sicura di ciò che sto facendo come adesso!

-Ha tutto il diritto di vivere come vuole, ne abbiamo già parlato, disse mio padre.

-Ma io mi preoccupo per lei! È cosi giovane.

-È adulta e responsabile, sa quello che fa.

-Va bene, se questo è quello che vuoi e ti rende felice, allora mi va bene.

-Grazie mamma, grazie papà, vi voglio bene!

Quei giorni studiai in continuazione per recuperare il tempo che avrei perso nel fine settimana e la sera iniziai a  mettere via tutte le mie cose, tutti i miei abiti nei trolley e valigie, i libri e tutte le mie cose più personali.

Quel giovedi mio padre venne da me e mi disse:

-Stai tenendo d’occhio il tuo conto corrente?

-Papà, entrate ce ne sono ben poche, ci tengo i miei risparmi.

-È meglio che controlli.

-Si dai poi lo faccio.

-No fallo adesso, mi fai stare tranquillo.

-Ok va bene.

Aprii il conto e vidi… una cifra a tre zeri che non mi apparteneva!

Mi voltai verso mio padre e gli dissi:

-Ma papà, cosa?...

-Voglio stare tranquillo, lo sai, anche se Chiara ha il suo stipendio tu devi cercare di contribuire in casa e visto che stai studiando…

-Papà ! corsi ad abbracciarlo e a sbaciucchiarlo quasi con le lacrime agli occhi.

-Sono orgoglioso di come sei diventata e di quello che diventerai, ne sono sicuro.

-Vedrai papà che ti renderò ancora più orgoglioso! È grazie a te se sono ora così felice!

-Lo sai noi per te ci saremo sempre e comunque! E la mamma ti vuole un mondo di bene, se qualche volta si è comportata in un modo che ti ha fatta irritare è stato comunque per il troppo bene che ti vuole.

-Lo so papà, tranquillo!

Il venerdi pomeriggio finalmente arrivò Chiara a casa mia con suo padre che l’aveva accompagnata con l’auto grande; salutarono i miei genitori parlando un po’ della nostra decisione e iniziammo a prendere tutte le mie cose e a portarle in auto. Ci vollero due viaggi da casa mia a casa nostra dove in parte Chiara quella mattina aveva già portato alcune delle sue cose. Terminato il mio trasloco, andammo a casa dei suoi genitori per completare il suo trasloco. Salutati i suoi genitori e presa la sua auto, andammo a casa nostra!

Appena entrate e chiusa la porta, mi sentii presa da un’emozione indescrivibile. La chiusura della porta era come se avesse aperto una nuova pagina della mia vita, la nostra convivenza era iniziata ufficialmente e nonostante tutto il disordine dei pacchi, valigie, trolley, libri sparsi ovunque, quella casa mi parve bellissima, calda, accogliente. Girammo per la casa come se non l’avessimo mai vista prima, ma un conto era vederla prima di viverci, un altro era viverla direttamente.

-Ti rendi conto?, mi disse Chiara, ora abitiamo qui, assieme!

-Non ci credo ancora sia tutto vero!

-E’ tutto vero, amore, la nostra casa!

CI abbracciamo strette prima di renderci conto che il frigorifero era vuoto!

-Ops che sbadate, mi disse ridendo.

-Niente paura, ordiniamoci una pizza!

-Giusto!

Mentre stavamo aspettando che arrivasse decidemmo di organizzare una festa di inaugurazione della nostra casa e della nostra convivenza con i nostri amici per il fine settimana successivo. Nessun modo migliore per festeggiare l’avvio della nostra nuova avventura!

 

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