La mia storia con Silvia - Capitolo 3

  • Scritto da Giangi64 il 22/04/2020 - 11:16
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Capitolo 3

Il giorno ero a casa in riposo. Mi alzai piuttosto tardi e girovagai a casa senza concludere niente. Sbirciavo il cellulare per vedere se Silvia mi mandava qualche messaggio, ma ahimè,  invece nulla. Pranzai poi inviai un messaggio a Silvia che non mi rispose. Mi misi al computer e iniziai a leggere; verso le ore 15:00 suonò il cellulare. Era Silvia.

“ Ciao GianLuca.”

“Ciao Silvia. Dimmi tutto.”

“Ahimè, oggi la casa non è libera in quanto ho mia figlia a casa però se vuoi ci possiamo vedere  lo stesso; ho un posticino alquanto isolato e molto romantico. Se vuoi ci vediamo lì.”

“ Ma certo che ti voglio vedere;  se poi il posto è isolato va ancora meglio!”

“A che ora possiamo vederci?”

“Verso le 16:00 ti va bene?!

“Direi benissimo. Tanto oggi non ho nulla da fare.”

Mi diede le indicazioni stradali per raggiungere il posto e terminammo la telefonata e iniziai a vestirmi con molta calma stando attento a ciò che indossavo e soprattutto ai dettagli e partii con calma in quanto ero piuttosto in anticipo. Feci un po’ di fatica a trovare il posto in quanto era una zona un po’ isolata a me sconosciuta. Parcheggiai l’auto e scesi:  la località era davvero molto bella, c’era un silenzio indescrivibile rotto solo dal cinguettio degli uccelli e dall’acqua del fiume che scorreva a lato della strada. Lei arrivò dopo alcuni minuti,  parcheggiò la macchina e scese dall’auto; indossava una gonna che arrivava fino al ginocchio di raso lilla con una maglietta a fiori che richiamava il colore della gonna e sandali in tessuto. Era davvero splendida! Mi venne incontro e ci baciammo sulla bocca e le dissi:

“Wow! Silvia , ma quanto sei bella!” 

“Grazie Gianluca.”

E mi accarezzò il viso. Ci prendemmo sotto braccio e iniziammo a camminare. La strada si fece ben presto sterrata e costeggiava il fiume Sile per diversi chilometri. Parlavamo e camminavamo a braccetto; Silvia era felice,  ogni tanto mi baciava sulle guance e poi mi abbracciava. Io mi guardavo attorno in quanto non ero mai stato lì e  baciavo anch’io Silvia facendole notare che cosa avevo osservato e cosa mi piaceva. Camminammo quasi per un’ora,  poi stanchi ci sedemmo su un panchina che portava i segni del tempo e dell’incuria umana. La gonna salì leggermente e io posai una mano sulle sue gambe:  notai che erano tutte sudate.

“Silvia,  hai caldo?”

“ Sì Gianluca sono tutta sudata.”

Incominciò a far svolazzare la gonna scoprendo le gambe e lasciando intravedere  il perizoma bianco che indossava. Rimasi esterrefatto e iniziai a guardarmi attorno se c’era qualcuno che sopraggiungeva. Fortunatamente non c’era anima viva!

Rimanemmo seduti 15 - 20 minuti poi il caldo stava diventando insopportabile e decidemmo di percorrere la strada in senso inverso. Silvia si alzò e si aggiustò la gonna sul retro che si era appiccicata al sedere molto sudato. Ma vedevo che Silvia aveva qualcosa che non andava sul sedere che le dava molto fastidio.

“ Gianluca prova a vedere che cosa ho sul sedere che mi sta facendo male”

Si mise davanti a me alzando la gonna fino alla vita. Aveva un culetto magnifico; indossava un succinto perizoma che praticamente lasciava scoperte le natiche. Iniziai a toccarle le natiche e sinceramente non trovai nulla che potesse dar fastidio.

“ Ma Silvia,  dove ti fa male?”

Mi  indicò il solco intergluteo. Quindi scostai il perizoma e misi la mano nel solco intergluteo andando su e giù più volte.

“ Ecco lì,   ma scendi un po’ di più!”

Avevo la mano che toccava il coccige e sentivo che era tutto bagnato e anche il perizoma era intriso. Mi guardai intorno e vidi che non c’era nessuno e la vegetazione piuttosto alta ci nascondeva parzialmente. Piano piano oltrepassai il coccige e l’ano e arrivai alla figa che era impregnata di umori e sudore.

“No Gianluca non fare così! Qualcuno ci può vedere. Dai togli la mano.”

Iniziai a masturbarla in modo molto lento.

“ Mmmmmh dai … continua ….  Sììììììììììììììììììììììì”

Tolsi la mano e la baciai la presi e la portai dietro a un grosso albero; le tolsi il perizoma e Silvia si tirò su la gonna fino alla vita. Avrei voluto leccarle la figa e farle avere un orgasmo ma ci voleva troppo tempo  e poi era decisamente rischioso,  quindi tirai fuori il cazzo,  lei si mise a 90 gradi e dolcemente glielo infilai da dietro. Iniziai un movimento su e giù. Silvia godeva come non mai. Sarà  l’eccitazione e forse il timore d‘essere scoperti da un estraneo ma venni quasi subito depositando in figa un’abbondante quantità di sperma. Silvia si accovacciò per terra:  aveva il volto stravolto ed eccitato per aver goduto; intanto dalla figa scendevano i suoi umori mischiati al mio sperma. Le passai dei fazzoletti di carta per asciugarsi e togliere la maggior parte degli umori e del mio sperma. Decise di non infilarsi il perizoma per non sporcarlo ulteriormente. C’incamminammo verso le rispettive auto. Silvia mi abbracciò e facemmo la strada a braccetto; mi baciava sulle guance e mi diceva:

“Sei stato furbo,  hai approfittato di un fastidio sul mio sedere per …”

“Eh guardando il tuo sedere non ho resistito. Ti chiedo scusa! Ma tu mi hai provocato però. Alzando la gonna davanti e dietro.”

Ci mettemmo a ridere e a scherzare su quanto accaduto poc’anzi.  Arrivammo alle rispettive auto e ci baciammo e poi tornammo a casa. Il giorno successivo andai a lavorare di mattina:  come le altre volte parcheggiai l’auto e stavolta c’era Silvia che mi stava aspettando. Scese dall’auto e mi venne incontro baciandomi:

“Buongiorno GianLuca.”

“Ciao Silvia! Vedo che il tuo abbigliamento attira sempre la mia attenzione!” risposi

“Ah ah ah ah ma tu sei speciale.”

“Veramente tu sei speciale per me.“ risposi

“ Mmmmh ma grazie.”

Mi baciò per la seconda volta. Timbrai il cartellino e andai a cambiarmi indossando la divisa; la stessa cosa fece Silvia. Ci ritrovammo in ascensore e arrivammo in reparto. Verso le ore 07:30 iniziammo a lavorare ma visto quanto era successo nei giorni precedenti mi era davvero molto difficile avere un giudizio obbiettivo e farle da insegnante. Mi sforzai d’essere il più distaccato possibile ma, per me, era davvero difficile. Lavorammo insieme e devo dire che fui contento dei risultati ottenuti. Silvia era davvero precisa e professionale e assai meticolosa. Pranzai mangiando quello che mi  ero portato da casa e stavolta Silvia si sedette accanto a me e iniziò a mangiare ciò che si era portata da casa. Mi preparò il caffè e mi lavò le posate.  finii il turno alle ore 14:15 e chiesi a Silvia se dovevo darle una mano per correggere la tesi:

“ No,  oggi a casa ci sono i miei due figli e quindi non è possibile!”

“ Peccato!” risposi

“ Ma se vuoi possiamo vederci verso le 16:00  in un altro posto sulle rive del fiume Sile!”

“ Molto volentieri.“

“ Allora a dopo.”

Ci baciammo davanti alle nostre rispettive auto e tornammo a casa. Arrivai a casa e dopo poco ripartii per andare all’appuntamento con Silvia. Le indicazioni stradali per trovare il posto, me le  inviò tramite Whatsapp e trovai il posto abbastanza facilmente. Parcheggiai e scesi dall’auto; il sito era  molto tranquillo,  il fiume formava un’ansa piuttosto ampia  dove l’acqua scorreva molto lentamente sulle sponde del fiume; c’era una folta vegetazione che nascondeva quasi del tutto la strada sterrata che era di lato. Il caldo non era poi così opprimente in quanto la brezza che arrivava dal fiume mitigava la calura. Sentii arrivare una macchina : era Silvia che stava parcheggiando l’auto. Scese dall’auto e mi venne incontro: ci baciammo. Notai subito che si era cambiata d’abito. Aveva indossato un paio di pantaloni bianchi in lino abbastanza trasparenti e molto aderenti  che lasciavano intravedere il suo bel culetto e una maglia sempre di lino di colore bianco che lasciava intravedere il reggiseno in pizzo anch’esso bianco.

“Peccato che ti sia cambiata. Ti preferivo con la gonna. Hai paura che succeda quello che è accaduto ieri pomeriggio?” dissi

Mi guardò e mi sorrise. Iniziammo a camminare lungo la strada sterrata a braccetto. Ogni tanto ci baciavamo; vedevo che Silvia era allegra e felice. Il tempo con lei scorreva senza neanche che me ne rendessi conto e  tra una risata e un bacio percorremmo parecchia strada. Ci fermammo e ci sedemmo su una  panchina fatta con uno dei tronchi di un vecchio albero posta proprio sul orlo dell’argine del fiume.       Silvia si sedette al mio fianco e ammirammo il lento scorrere dell’acqua. Poi improvvisamente Silvia iniziò a baciarmi; dapprima baci molto piccoli e romantici poi sempre più intensi e passionali. Le misi una mano sulle gambe e gliele accarezzai; mentre lei mi portò le mani sul viso. La voglia di possederla iniziava a farsi sentire e allora portai le mani sui fianchi. Lei invece, inaspettatamente, mi mise una mano sulle gambe accarezzandole. Continuammo per un bel po’ di tempo e in me la voglia di possederla saliva pericolosamente. Spostai quindi le mani dai fianchi al seno; lei sembrava apprezzare e iniziai a giocare con i seni. Le mani di Silvia salirono pericolosamente fino a sfiorare il mio cazzo che era ormai duro e pronto all’uso. Ci fermammo un attimo sempre guardandoci negli occhi e dissi:

“Silvia,  ti voglio ora!”

“Ma GianLuca non è possibile. E’ pericoloso in quanto qui ci passa chiunque; e poi indosso i pantaloni.”

Aprì leggermente le gambe quel tanto che basta per infilare la mia mano e toccarle la figa sopra i pantaloni. Silvia, invece, mi mise una mano sul cazzo e iniziò a segarmelo sopra i pantaloni. Mmmh ma che voglia che avevo di scopare Silvia! Decisi allora di slacciarle il reggiseno; la abbracciai  con le due braccia e glielo slacciai. Le tette scesero leggermente da sotto l’indumento; scesi lungo i fianchi e poi alzai la maglietta e intrufolai le mani fino a prenderlo in mano. Lo massaggiai a lungo con movimenti circolari poi decisi di concentrarmi sulle areole mammarie. Ben presto i capezzoli s’ingrossarono e divennero turgidi .Mmmmh avrei voluto posarci la bocca e leccarli. Intanto Silvia aveva tirato giù la cerniera dei pantaloni e mi stava segando il cazzo sopra i boxer. Un movimento lento ma continuo e costante. Spostai i boxer e Silvia poté, finalmente, prendermi in mano il cazzo. A questo punto non ci capii  più nulla; presi Silvia e la portai il più vicino possibile a me,  tirai su la maglietta e inizia a leccare i capezzoli. A Silvia piaceva da matti tanto che aumentò notevolmente il ritmo della masturbazione. Interruppi le leccate di capezzolo e dissi:

“ Silvia guarda che vengo!”

5 – 6 fiotti di sperma finirono per terra e sulla mano di Silvia. Mi ripresi piano piano  e la voglia di fare sesso con Silvia scemò molto lentamente. Ero soddisfatto ma non completamente. Le passai dei fazzoletti di carta  in modo tale da potersi togliere il mio sperma dalle mani ed io li usai per asciugarmi il cazzo e togliermi lo sperma. Guardai Silvia e le chiesi:

“Ma che cosa ti è successo?”

Mi guardò e abbassò lo sguardo; il viso divenne rosso e mi disse:

“Avevo voglia di …!”

Capii al volo.  l’abbracciai e la baciai. E le dissi:

“Speriamo che la tua casa  sia libera per noi molto presto!”

Mi guardò. Mi sorrise e annuii con la testa. Ci alzammo e tornammo indietro; camminavamo molto lentamente. Erano quasi le ore 18:30 quando arrivammo alle rispettive auto, ci baciammo a lungo e  dandoci appuntamento  all’indomani pomeriggio.

 

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