La nostra scopata

La nostra scopata

E’ terribile svegliarsi la mattina, allungare la mano sul posto al mio fianco nel letto, e non trovare te ma solo il calore del tuo corpo che se n’è andato; mi fa paura e urlo il tuo nome.

Mi rispondi quasi scocciata dall’altro mondo, anzi solo dalla cucina dove stai preparando il caffè. Ti chiedo perdono per la paura avuta.

Poi vieni da me e ti spaventi quasi per la vela che si è formata nel lenzuolo all’altezza del mio cazzo; sono arrapato come non mai.

Ti lascio appoggiare le tazzine sulla testiera e ti faccio crollare addosso a me; ti afferro le labbra con la bocca e ti succhio l’anima, passo la lingua su tutta la cavità orale e le mani vanno da sole a cercare il corpo sotto il baby doll rosa di velo che non copre niente ed esalta il tuo corpo e, soprattutto, per me, in questo momento, le tue tette di cui sono golosissimo; ne afferro una fra le mani e la mia bocca si sposta dalla tua per scivolare sul capezzolo duro, teso, prepotente, meraviglioso.

Mi ci attacco come per la prima poppata del giorno e sei costretta a picchiarmi sulla testa per allontanarmi un poco.

“Scopiamo!”

Non è un invito, il tuo, è un ordine perentorio; ti rovescio supina sul letto, abbasso il baby doll delicato fino a scoprire tutta la parte inferiore del tuo corpo e mi fiondo a succhiare la vulva, stavolta.

“Ti ho detto di scoparmi, non di giocare!”

M’imponi per la seconda volta ed io faccio orecchie da mercante ….

Continuo a cercare con la lingua il clitoride chiuso a difesa nella corolla delle piccole labbra; mi spingi indietro e cerchi di impedirmelo; ti chiedo perché e borbotti.

“Non mi sono lavata, non sono pulita.”

Mi fai incazzare davvero.

“Prima di prendere un cazzo in bocca t’informi da quanto non si lava? Non può valere anche per me che il piacere di succhiarti l’anima dalla vulva possa superare il dubbio che non sei perfettamente igienizzata? Voglio leccarti, voglio mangiarti, voglio amarti. Posso?”.

Non hai da obiettare, ormai; e sento che ti abbandoni al piacere, completamente; ti rilassi e ti prendi tutto quanto il piacere che ti dà sentire la lingua che ti spazza a spatola tutta la fessura della vulva, per scendere poi fino al buchetto dell’ano e stuzzicarne tutte le pieghette.

Quasi non si direbbe che sei abituata da tempo a scopare in vagina e nel retto, tanto sono strette la fessura della vulva e le pieghe dell’ano; devo forzarti con amore, per permettere alla punta della lingua di assaporare il gusto degli umori vaginali catturati direttamente dal canale o l’amarognolo del canale rettale, che ti fa rabbrividire ancora per il rifiuto istintivo che superi.

Ti stai abbandonando alla mia goduria e la fai tua; io impazzisco a sentire la carne dolce e morbida dell’interno della vagina e mi perdo a ripassarci mille volte, quasi a cercare sempre nuove emozioni sulla lingua; tu fremi continuamente per il piacere e fibrilli come se avessi una febbre quartana, ti scuoti tutta sempre più frenetica e cominci a gridare, fuori di senno.

“Scopami, maledetto! Voglio sentirti dentro! Ho bisogno di sentirmi sfondare fino allo stomaco, devi sconvolgermi il ventre, il cuore la testa; se non mi fai urlare di piacere adesso, ti vado a mettere le corna dappertutto. Fammi godere alla morte; e smettila di giocare. Scopami sul serio!”

Mi fermo, mi stacco un poco da quel mondo di piacere che si stende davanti a me, ti sorrido e vengo a baciarti sulla bocca.

“Senti ragazza; tu hai l’età, il fisico e la voglia per fare l’amore anche per giorni interi; io devo centellinarmi le copule; ti voglio, mi sei nel sangue; non so fare a meno di te; ma ti prendo con la calma necessaria; pensa a godere; non è vero che ti fa tanta differenza se ti faccio venire con la bocca, con le mani, col cetriolo che ogni tanto mi chiedi o col mio povero cazzo che più di tanto non regge. Perché non ti lasci andare al piacere che posso darti in attesa di avere la mazza nel ventre come desideri? O vuoi che concludiamo in pochi minuti?”

“No, scusami; godo troppo, ho troppa voglia di te, forse sono anche innamorata; voglio sentirti nel ventre e divento frenetica; fammi l’amore che preferisci; da te mi piace tutto …”

Mi stendo al tuo fianco, quasi pacificato con te e col resto del mondo; mi lasci in pace pochi minuti, poi mi sali addosso e ti siedi sul mio stomaco, a cosce spalancate; so benissimo dove vuoi arrivare.

Mentre mi accarezzi tutto il tronco, dalla cima dei capelli all’ombelico, con la vulva ti strusci sull’inguine a cercare l’emozione del titillamento che porta all’orgasmo; ti afferro i glutei sodi e cedevoli che tanta voglia m’ispirano e faccio scivolare le dita fino ad incontrare il varco fra le natiche, la grande apertura che porta all’ano e, più avanti, alla vulva; il medio stuzzica lievemente le grinze dell’ano e sento che ti pieghi in avanti per rendere più accessibile il foro ed offrire al tocco delle dita anche la vulva che comincia a colare umori di piacere; incontro il cazzo che si è innalzato duro come un palo e lo piego leggermente finché la punta sfiora l’ano; fai forza sulle ginocchia e ti pieghi in avanti, come per baciarmi sulla bocca, in realtà per adattarti al meglio alla mazza; sento che spingi con tutto il corpo contro il ventre e ti lasci penetrare dolcemente, lentamente.

Mi piace sentirti godere per certi movimenti, soprattutto quando ti penetri fino alla cervice quasi dolorosamente; ma le smorfie che fa il tuo viso sopra il mio sono di piacere, le conosco bene; non è il dolore ad eccitarti ma la voglia, soprattutto quella di sentirti posseduta, di sentirti amata, di entrare in sintonia con me, di essere una sola cosa, due corpi fusi in uno.

“Fottimi”

Mi sussurri e so bene cosa significhi per te; vorresti che ti ribaltassi che ti spingessi sotto di me e ti cavalcassi come la puledra che sai di essere; ma sai anche che adoro sentire, vedere, gustarmi il moto delle tue membra sode, elastiche, allenate, forti al punto giusto, mentre mi cavalchi tu, da amazzone, e cerchi di farmi godere allo spasimo, mentre il tuo orgasmo sopraggiunge quasi inaspettato e devastante, tanti sono gli umori che mi esplodi addosso e che io adoro sentire, vedere, assaporare.

Ti abbraccio con tutto l’amore del mondo e ti tengo stretta a me, a costo di farti male, mentre ti sussurro il mio amore, il mio piacere, la voglia di te; ti accarezzo la schiena, lungo tutta la spina dorsale, fino ai lombi, fino alle natiche che si rilassano nell’orgasmo.

“Amore, sei venuta?”

Ti chiedo ansioso; fai gli occhi di fuoco di quando stai per incazzarti sul serio.

“E tu, stronzo, perché non ti decidi mai a montarmi e a sborrarmi dentro? E’ una vita che ti fai aspettare!”

“Bea, per favore non chiedermelo più; non fai altro che mortificarmi. Io so di essere fragile e debole nel rapporto, ma se tu me lo ribadisci ogni momento, allora non mi resta che andarmi a buttare in una discarica perché non sono neppure da rottamare; lo hai sempre saputo che le mie prestazioni sono limitatissime e che l’unica possibilità di rapporto possibile era quello platonico ed ideale; per la fisicità ho solo alcune possibilità, assai poche, ma proprio per questo ci vuole tanto buonsenso per utilizzarle al massimo; conosco donne che farebbero carte false per avere un rapporto che consentisse loro di fare l’amore senza molti problemi di difendersi da sborrate grosse e pericolose, ma permettesse invece lunghi e dolcissimi orgasmi specialmente se ottenuti con un lungo e sapiente lavoro di stimolazione con tutto il corpo; quindi, se non ti va di stare a letto con un mezzo uomo che ti può offrire solo pochi orgasmi, numerati e controllati per non crepare prima del tempo, ti prego di andartene e di cercarti un amante adatto alle tue naturali esigenze di donna calda ed appassionata. Se, invece, davvero quello che provi è amore al di là delle manifestazioni possibili, allora non tormentare un poveraccio che cerca di darti tutto quello che ha e si risparmia perché, esaurita la scorta, non sarà facile rinnovarla. Cosa vuoi fare?”

“Io voglio stare con te; l’ho deciso e lo mantengo; ma voglio anche che mi possieda quanto è possibile, vale a dire di tutto e di più secondo uno slogan corrente; ho bisogno di sentirmi posseduta, riempita dappertutto, violentata in tutto quello che è rimasto vergine, bistrattata come un’amante; ma voglio anche essere amata come la persona più cara al mondo, coccolata, vezzeggiata, accudita curata come una figlia, come una moglie, come la cosa più preziosa della casa. Riesci a capire che voglio da te di tutto e di più, perché voglio amore, innanzitutto, ma anche sesso e passione, tanta, infinitamente.”

“Io stamane devo andare in ufficio; mi lasci libero di uscire?”

“Dopo che mi avrai scopato alla grande e mi avrai fatto urlare almeno tre volte per un orgasmo pieno; e dopo che mi avrai promesso che, dopo il lavoro, quando torni a casa, ti limiti a mangiare e poi torniamo a letto a fare l’amore!”

“Amore, cominci a pretendere troppo; questo è un ritmo da robot o da superman.”

“Non protestare e datti da fare; hai poco tempo, se devi andare in ufficio!”

Ti rovescio sul letto e mi stendo su di te, il cazzo durissimo piantato contro la figa; spingo e penetro con violenza finché l’utero mi regge, anche dolorosamente; gemi, stringi per un attimo i denti e mi giri le gambe intorno ai lombi; mi sento afferrato in una morsa terribile, quasi mortale; ma è vita, quella che mi dai facendo arrivare le tue grandi labbra fino al contatto più ravvicinato col mio pube; sono tutto dentro di te e mi sento succhiare l’anima dal corpo, avverto un calore che promana da te e s’irradia per tutto il corpo; registro i tuoi orgasmi che si scatenano sulla mazza con tale continuità da sembrare un torrente in piena; mi chino a baciarti gli occhi, che amo da morire; cerco di muovere una mano a carezzarti un seno; so che lo apprezzi molto; ti piace sentire che mi dedico ai tuoi seni che trovo meravigliosi, incantevoli; catturo un tuo capezzolo, grosso, duro e cedevole, da amare, da succhiare, da martirizzare; cerco di abbassare la testa per succhiarlo; non vuoi e mi prendi il viso per costringermi a baciarti ancora la bocca che è centro d’amore, in questo momento.

Sciogli il viluppo delle gambe intorno ai miei fianchi, con un colpo di reni rovesci la posizione e mi metti sotto; so che adesso diventerai pericolosa, perché l’amore sta prendendo il sopravvento, ma ti amo troppo anche per protestare minimamente, mi lascio cavalcare da te che non perdi tempo, assesti in vagina il cazzo che per fortuna regge, nonostante la mattinata ‘calda’ a cui lo stiamo sottoponendo, appoggi bene le ginocchia sul materasso e cominci a cavalcarmi quasi con ferocia; so bene che stai cercando la penetrazione massima e più violenta perché vuoi sentirti posseduta mentre mi possiedi, perché mi ami fino a volermi fare male, perché vorresti punire me e il mio sesso di tutte quelle volte che lo porto a pascolare altrove, per il gusto di assaggiare una nuova vagina o un culo fresco; so che stai riprendendoti il possesso pieno del nostro amore; e non riesco neanche a dirti che ce l’hai da sempre; che le mie ‘deviazioni’ sono solo l’espressione stupida, ma irrinunciabile, della mia mascolinità, della mia infinita capacità di dare e prendere l’amore; neppure riesco a rimproverarti, in cambio, tutte le scopate che ti fai alle mie spalle, con tutti quelli che ti stuzzicano, che ti piacciono, in parte per pareggiare i ruoli, in parte perché ti piace variare e confrontare.

Ho fretta, stamattina, e non posso concederti molto spazio; devo farti sborrare e scappare via al più presto; veramente, e te lo prometto, stasera al ritorno dal lavoro, non concederemo niente ad altre occupazioni; faremo solo l’amore, alla grande, da pazzi erotomani come siamo; ma adesso sono obbligato ad accelerare i tempi; mentre ti avvolgo nel bacio più sensuale che possa darti, infilo la mano tra i nostri corpi, ti artiglio la figa e vado a cercare il punto di massima sensibilità; sento che l’ho trovato quando la tua salivazione cresce fino ad allagarmi la bocca; insisto quasi con ferocia, ascoltando con tutti i sensi il montare del tuo orgasmo, dai gemiti che dalla gola si vanno a spegnere nella bocca al fremito del ventre che sembra tarantolato, alle vibrazioni delle cosce che cercano di farmi penetrare ancora di più, se fosse possibile, ai palpiti della figa che esplode in un movimento disarticolato di muscoli, di tessuti del ventre, di umori che si scatenano dall’utero; urli anche con la bocca tappata ed esplodi; sento il cazzo che mi scoppia, non ce la faccio più a trattenermi, a frenarmi; ed esplodo nel tuo ventre l’orgasmo più bello che possa immaginare; quando è esaurito, ci troviamo abbracciati, stesi sul letto come una sola persona, ad ansimare per cercare di recuperare il fiato che si è spezzato per molti lunghi secondi durante l’orgasmo; e alla fine un poco ci rilassiamo; con cautela, scendi dal mio corpo e ti stendi supina a fianco a me; respiri piano, adesso, e mi tieni la mano; mi viene spontaneo sussurrati.

“Sono felice; ti amo, davvero!”

Mi accarezzi il viso e appoggi la testa nell’incavo della mia spalla, con profonda tenerezza; i capelli sparsi a corona sul letto mi danno la tenerezza di un amore vero, puro, intoccabile; devo andare via, è veramente tardi; mi fiondo nella doccia e mi faccio scorrere sul corpo acqua fredda, per frenare i bollori che ancora mi agitano, per tirare via il sudore, la stanchezza e i residui di un amore meraviglioso, mi asciugo e mi vesto in fretta; sul punto di aprire la porta per uscire, ti ricordo che stasera avremo una serata pesante, di non stancarti inutilmente e, se ti riesce, di pensare a me almeno un poco.

“Stronzo, lo sai che purtroppo non posso fare a meno di pensare a te ogni momento della mia giornata Come vuoi che mi possa dimenticare anche per un attimo di un cazzo che mi manda in paradiso come il tuo ha fatto fino a pochi momenti fa? Tu piuttosto, se arrivi spompato, te lo stacco a morsi, sappilo!”

 

continua ancora … sempre forse!!!!

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