( Questa è una delle mie avventure vissute con l’aiuto di mio cugino alle prime armi con il gentil sesso)
………………………non me la dimenticherò mai più, anche perché mi ha fatto scoprire le capacità di……..
All’epoca ero uscita da una storia non troppo bella di visite, esami personali per poi scoprire dopo sopportazioni varie di due minuscoli taglietti selle appendici del buco. Prima la visita dal gine poi dal proctologo con indagine strumentale, il tutto risolto con una semplice applicazione di pomata a base di Gentalin per una durata di dieci giorni da mettere alla sera, bontà sua mamma si era adoperata per l’applicazione. Avevo 24 anni, e nel mese di settembre, Gianni con cui uscivo mi propose di passare un weekend nella sua casetta in montagna vicino alle terme. Volentieri acconsento, partiamo il venerdì tardo pomeriggio per goderci tutto il sabato, ci fermammo in un locale per cenare. Alle 21,00 arrivammo accendemmo il camino, senza far sesso solo baci e limonate. Stanchi andammo a dormire nel letto dei suoi. Mattino, sveglia presto colazione e preparativi e via alle terme dopo dieci minuti di auto. Relax totale tutto il giorno. Al rientro piccola sosta in pizzeria e casa l’ambiente calduccio ha riscaldato gli animi, entrammo in doccia insieme, iniziò lui a lavarmi la schiena soffermandosi molto sul mio fondo schiena non disdegnando di trascurare la rosellina, seno e phica hanno avuto la cura adeguata, io ho fatto la mia parte con il suo gingillo portandolo alla massima erezione, e facendolo spruzzare in modo esagerato. Ci asciugammo e ci buttammo sul letto a 69, che fosse attirato dal mio lato”B” lo immaginavo non in quel modo, ha trascurato gli altri miei gioielli. Dopo una buona mezzora di carezze e leccate lui sotto ho cercato di impalarmi, il canale vaginale era stretto non posso dir di esser vergine “quasi” ma dopo vari tentativi è riuscito ad entrare facendomi anche sanguinare, lo avevo messo in conto avevo preparando dei fazzoletti. Non contento con la scusa di provare alla pecorina si è dato da fare con la lingua sulla rosetta portandomi in breve al godere, “ricordo quei momenti, anche quando si alzò a prendere la crema per lubrificarmi” feci però un patto prima di iniziare ”se provavo dolore doveva smettere subito” che solo dopo innumerevoli tentativi, e sfinito dalle mie suppliche smise. Ci addormentammo abbracciati. La mattina seguente un dolore nella zona anale insopportabile, io ero solita appena alzata correvo in bagno sono un orologio svizzero, diversamente dalla mamma che si impastiglia di erbe, e quant’altro per andare di corpo, non dico quando provai a sedermi “avevo sentito dire a qualche amica ed e colleghe che durante la gravidanza avevano problemi con le emorroidi” stavo provando forse la stessa cosa, chiesi se poteva darmi un po' di crema era Luan si presto senza batter ciglio “specifico per quella parte del corpo” me ne mise abbastanza per diminuire il dolore. Facemmo ancora l’amore sia al mattino che al pomeriggio e verso sera ritornammo a casa. Il lunedì mattina sveglia per andare a lavorare, avendo fatto festa il sabato e la domenica come di consuetudine dovevo dare il riposo alle mie due colleghe, aimè stare in piedi un dolore, per non parlare del fondo schiena. Non vedevo l’ora che arrivasse mezzogiorno e mezza per correre a casa e riposarmi, un messaggio sul gruppo di casa la mamma mi avvisa che zia è a Milano per un corso settimanale e aspettare mio cugino che arrivi da scuola a pranzare, rispondo ok. E il figlio di zia Teresa diciasettenne, frequenta il quarto anno di Tecnico Elettronico al mattino al pomeriggio frequenta il corso per infermieri della croce. Lo trovo dal portone che aspetta, saliamo in casa. Io vado in bagno e lui prepara ed accende i fornelli, ci sediamo per pranzare da parte mia una smorfia di dolore mi guarda e mi chiede cos’ho, un mal di schiena è stata la scusa, stessa il martedì e la sera mamma mi consiglia di prendere le sue miracolose pastiglie alle 12 erbe, “che secondo lei il mattino seguente avrei dovuto andar di corpo” non successe, parlando con Wilma la collega consiglia la cosa più veloce e sbrigativa fare il clistere, ***rivolgermi all’infermiere venuto per mamma non mi piaceva dava ordini e le massaggiava il sedere ***. mi attanagliava la paura dover ricorrere alla sua opera, di supposte non se ne parlava, anche la rosa faceva ancora male, mercoledì sera prima di farmi il bagno mi ero seduta sul bidè con il Chilly avevo provato ad infilarmi un dito non riuscendo per il dolore. Il giovedì dovevo decidere cosa fare, chiamare l’infermiere. Mentre ero nel retro ad aprir pacchi e sistemare gli articoli mi vibra il cellulare in tasca, la zia che chiede se tutto va bene, se il figlio va a scuola, dalla voce intuisce che qualcosa non va, confessandomi più con lei che con mamma spiegai cosa mi era successo, lei senza indugiare “chiedi a Piero”, la mia risposta: -Non mi oso-. adesso come fare, chiusi la telefonata ed entrò nel retro Wilma “pensavo parlavi con Cristina, ti sentivo parlare” ero al telefono con zia. Nel pomeriggio eravamo chiusi, avevo tutto il tempo senza dover correre. Nella mia testa stavo rivivendo la scena di mamma, in casa avevamo tutto l’occorrente allo scopo dall’asta per sorreggere le flebo “serviva per il povero babbo” alla sacca con sondini vari per il resto. Mando un WhatsApp a mio cugino se vuole che passo a prenderlo, mi risponde “Ok” strada facendo non sapevo come impostare il discorso, mentre saliva in auto non era ancora seduto squilla il cellulare lo avvisano “pomeriggio non c’è lezione”, era segno del destino era tutto per me. Arriviamo a casa, tavola apparecchiata solo da scaldare il pranzo, preparo la pentola con acqua e le bustine, nel sedermi dolore, guardandomi in viso non posso dirgli bugie, non mi osavo chiedere con tutta la mia forza “…….mi fai il clistere” gelo più profondo da parte sua, imbambolato “io………. non scherzare”. Mamma doveva ancora arrivare da lavorare, il lavoro lo avrei anche fatto subito l’acqua calda era pronta metto le bustine di camomilla e bicarbonato, posizionato l’asta in camera assembla la borsa la riempie, mi spoglio con un asciugamano mi metto sul lettone di mamma distesa a pancia in giù, armato di sapone liquido per le mani appende la borsa, tremando ed impaurita la mia preoccupazione era il dolore che sentivo quando la sonda entrava da 15 cm, spiega che essendo intasata era il più opportuno e meno possibilità di otturarsi. Fa gocciolare sulla rosa il sapone e spalmarlo con un dito anche dentro, allarga le culatte entra con difficoltà apre la valvola per aiutarsi e l’acqua calda entra. Parliamo mi tiene aggiornata della quantità manovrando l’ugello (procurandomi due orgasmi favolosi se ne accorge e mi massaggia il culo) fortuna volle che tutto sia successo prima del rincasare di mamma. Arriva mamma, le prime parole che sentiamo: “che profumo di camomilla”, vedendomi sul distesa sul letto, intuisce: “potevate aspettarmi” si sofferma senza chiedere spiegazioni, si spoglia passandoci in intimo, e infila uno scamiciato da stare in casa, ritorna sorridente, adesso sappiamo chi chiamare in caso di bisogno. L’acqua finisce la lascia ancora dentro per cinque minuti ed estrae la sonda. Una pacca sul sedere e via in bagno a scaricarmi, sembravano i fuochi d’artificio, il tutto si era risolto per il meglio. Grazie Piero
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