La prima volta di mia cugina Serena

  • Scritto da federika il 28/04/2023 - 11:30
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 Mi chiamo Marika. Questa è una storia realmente accadutami alcuni anni fa.

Quando avevo 16 anni ero una adolescente irrequieta, irritata per tutto, con voglia di studiare ai minimi storici ma quanto bastava per essere promossa e non mi vedevo affatto bella. Ero “alta” sul 160, capelli lisci castano chiari che mi arrivavano sotto alle spalle con un po’ di frangetta sulla fronte, occhi scuri, tettine piccole piccole con un altrettanto piccolo capezzolo e patatina poco appariscente, con la classica fessurina e con le grandi labbra appena pronunciate e pube adornato da un piccolo ciuffetto di peli castani appena accennato. Oltre a questo ero anche insicura della mia sessualità. A 14 anni ero stata con un ragazzo col quale mi ero fermata ai preliminari ma ero stata anche, qualche mese dopo, con una mia compagna di scuola della mia stessa età con la quale, vuoi un po’ per curiosità, vuoi un po’ per sentirci più “grandi” della nostra età e vuoi anche un po’ per adeguarci alla moda del momento, avevamo sperimentato il sesso lesbico, baci ma anche masturbazione reciproca. Terminate queste relazioni, se così le vogliamo chiamare, sfogavo la mia insicurezza solamente con la masturbazione spesso notturna ma non solo.

Le mie estati rispecchiavano la mia irrequietezza. I miei genitori, non potendo portarmi in vacanza, mi spedivano ogni anno nella casa estiva di mia nonna, ma non in montagna o al mare, ma nella campagna viterbese, ben lontano da casa mia abitando in Veneto. Per carità, la campagna viterbese sarà anche bella, ma il caldo torrido dei due mesi di luglio e agosto la rendeva ben poco attraente. Inoltre la casa di mia nonna, un piccolo podere con una piccola piscina e un giardino, è bella sicuramente, ma passarci due mesi consecutivi mi portava alla fine a detestarla e a non vedere l’ora di ritornare a scuola! Inoltre a rendere le mie vacanze ancora più insopportabili era anche la presenza di mia cugina, di due anni più piccola di me, che veniva spedita pure lei dai suoi genitori da mia nonna. Era una bambina-ragazzina davvero petulante, noiosa, che cercava di imitare in tutto e per tutto ciò che facevo io e mi seguiva dappertutto, perfino in bagno.

Fu così che, a 16 anni, finita la scuola, i miei genitori mi comprarono i biglietti del treno per raggiungere Viterbo dove mi sarebbe venuta a prendere mia nonna. Nonostante le mie rimostranze, i miei desideri di stare a casa mia anche da sola, le mie motivazioni più che valide sul fatto di non voler avere a che fare con mia cugina che l’anno passato, quando aveva 13 anni, si era dimostrata più pesante del solito, i miei genitori furono irremovibili e ai primi di luglio dovetti partire.

Quando finalmente arrivai a Viterbo, dopo una serie di cambi treno che mi era parsa interminabile, uscita dalla stazione vidi mia nonna, accanto alla sua auto “Punto” nera, sventolare un fazzoletto come fosse la bandiera dell’Italia alla vittoria degli europei di calcio, per farsi notare. Non che ce ne fosse bisogno, perché a quell’ora del pomeriggio caldissimo, a parte me e due altre anime, non c’era nessun altro. Arrivata da lei ci abbracciammo con i consueti convenevoli e di sottocchio vidi che in auto era pure seduta mia cugina. Mi venne un senso di irritazione che cercai di scacciare via per non sembrare subito ostile. Entrai in auto, mi voltai per salutarla e lì per lì non la riconobbi. 

Ciao Marika! Che bello che si qui! Mi disse.

Ciao Serena…

L’anno scorso era ancora una ragazzina, senza arte né parte, non ancora sbocciata. Invece quando la vidi era del tutto trasformata! Dalla pettinatura, con i capelli biondi legati dietro alla nuca, al sorriso bellissimo grazie alla macchinetta messa dal dentista gli anni passati, al seno che le era cresciuto molto, e le gambe ben tornite e levigate, senza più quella peluria che fino all’anno passato lasciava crescere. 

Quel senso di irritazione che mi aveva pervasa fino ad un minuto prima era del tutto scomparso e al suo posto venne un senso di rilassatezza e consapevolezza che forse quest’anno sarebbe andata diversamente con mia cugina, ora 14 enne, e che saremmo potute andare anche d’accordo. 

La prima settimana andò in modo decisamente positivo e diverso rispetto all’anno passato. Mia cugina si era dimostrata maturata e ben diversa rispetto alla ragazzina noiosa che conoscevo, affrontava con me argomenti di vario genere, giocavamo assieme divertendoci e non più con la voglia irrefrenabile di vincere solamente lei, come aveva in passato, pur avendo sempre verso di me una sorta di ammirazione e di rispetto che, se gli anni passati mi irritavano non poco, quest’anno invece mi rendevano orgogliosa e mi avevano portata a vederla sotto una luce diversa. 

Facevamo ampi bagni nella piccola piscina nel giardino di casa del tutto nude, considerato che non c’era nessun vicino che potesse spiarci e così nude prendevamo il sole sdraiate sui lettini. Non potevo fare a meno di ammirare il suo corpo che si stava sviluppando in modo cosi armonioso ed elegante. Il seno, sebbene ancora piccolo, le stava su con una forza adolescenziale decisamente maggiore rispetto al mio, adornato da due deliziosi capezzoli rosa chiaro e da un’aureola ancora più rosa, le ascelle depilate con cura, la pancia piatta, un culetto sodo le cui natiche disegnavano una perfetta figura geometrica e la patatina, ancora acerba, ma le cui grande labbra si stavano già facendo spazio per crescere e svilupparsi. Un ciuffo di pelo castano piuttosto folto, dai riccioletti ribelli, copriva il suo pube.

Quelle notti, mentre cercavo di dormire nonostante il caldo, avevo nella mia mente sempre la sua immagine nella sua splendida nudità e mi masturbavo pensando a cosa avrei voluto fare con lei, fra baciarla e masturbarla ed aiutarla a conoscere il suo corpo, salvo poi, una volta raggiunto l’orgasmo, scacciare via quei pensieri che mi sembravano decisamente fuori luogo. Ma durante il giorno, mentre ci dedicavamo alle nostre attività preferite, la mia mente tornava sempre lì, al pensiero “peccaminoso” e, se da un lato, cercavo di convincermi che non avrei dovuto giammai indurmi nella tentazione, i miei sguardi rivolti verso di lei sbugiardavano le mie pur nobili intenzioni. Insomma, dentro di me c’era una sorta di guerra fra l’angioletto e il diavolo tentatore.

Il caldo torrido si faceva sentire. Un pomeriggio, terminato il leggero pranzo, mentre mia nonna faceva il suo quotidiano riposino, dissi a Serena se volevamo riposarci un po’ in camera mia, che era poi la stanza più fresca di tutta la casa. Salimmo dunque in camera e, chiusa la porta, le dissi:

Senti, io sto morendo di caldo, mi metto nuda.

Anche io mi spoglio dai.

Tolti i pochissimi indumenti che avevamo, mi coricai sul letto ad una piazza e mezza e le dissi di mettersi vicina a me. La sua vicinanza mi stava già facendo eccitare ed il batticuore mi stava prendendo. Non sapendo cosa fare, mi misi a pancia giù, con lo sguardo rivolto verso di lei, e le chiesi se le piaceva qualcuno, qualche suo compagno di scuola.

Macchè, mi rispose, non mi piace nessuno, sono tutti cosi infantili!

Ma possibile, tu sei cosi bella!

Ma dai, non è vero, e poi non mi interessa!

E non c’è nessuna ragazza che ti piace?

Una ragazza?

Si, voglio dire, può anche piacere una ragazza.

No, cioè ho un’amica del cuore, usciamo assieme, ci vediamo a casa. E tu?

Ah io ora sono single e un po’ mi pesa, sai…

Perché ti pesa, è così bello fare quello che si vuole…

Sì è vero però da un altro punto di vista non è cosi bello.

E qual è ?

Beh sai, quando stai con qualcuno non è che ti limiti solamente ai baci, fai altro..

Ah il sesso intendi?

Ero riuscita ad incanalare il discorso là dove volevo e aver sentito dalla sua bocca uscire la parola “sesso” mi aveva ancora più eccitata tanto che, stando a pancia giu, misi, facendo finta di niente, una mano sotto, iniziando a sfiorare con il dito il clitoride.

Si voglio dire quello e se non si ha qualcuno ci si deve arrangiare un po’ come si vuole. E tu cos’hai fatto finora ?

Ah beh niente…

Mai baciato ?

No…

E come fai quando hai voglia?

Mi arrangio come voglio ahah…

A sentire i suoi discorsi mi stavo masturbando, da una parte di nascosto, se si può dire cosi, ma dall’altra col desiderio che se ne accorgesse e infatti mi disse..

Ma cosa stai facendo ?

Diventai rossa in viso.

Scusa ma avevo proprio voglia di “arrangiarmi” un po’… perché non lo fai anche tu così mi sento meno a disagio?

Mi guardò un po’ sorpresa con un mezzo sorriso.

Dai , mettiti a pancia giù come me.

Ok, mi disse sorridendo.

Si mise anche lei, al mio fianco, a pancia giù e vidi la sua mano infilarsi sotto la sua pancia e iniziare a masturbarsi.

Ormai mi sentivo lanciata nella mia missione.

Come fai di solito, quando lo fai?

Mi tocco un po le labbra, mi disse, e tu?

Ma il clitoride non lo tocchi? Io tocco solo lui!

Si un po’ ma non so bene…

La situazione del momento, vedere lei che si stava masturbando, i miei movimenti mi portarono ad un tanto improvviso quanto potente orgasmo che si preannunciò con un mio gemito di piacere. Lei, rivolta verso di me, mi guardò fra il preoccupato e l’interrogativa, ed io le dissi:

Tutto bene, sono venuta un po’ improvvisamente…e tu a che punto sei?

Non lo so…

Ma ti senti bagnata?

Si un po’…

Presi il coraggio a quattro mani e le dissi:

Aspetta…

Mettendomi seduta misi la mia mano destra sul suo culetto e poi mi spinsi sotto a sostituirmi alla sua mano per toccare le sue labbra. Mi prese una vampata di calore, unita ad una eccitazione violenta, ma, facendo finta di niente, mi misi alla ricerca del clitoride che trovai facilmente…era già turgido ma desideroso di essere accarezzato.

Ecco, le dissi con un filo di voce, facciamo così…

Mi misi col polpastrello del dito indice a fare dei cerchietti sul suo clitoride mentre insinuai il medio fra le sue labbra che erano sì già umide ma che si impregnarono velocemente di umori grazie al mio massaggio. Il clitoride si indurì sempre molto repentinamente mentre il mio dito medio stava scivolando con estrema facilità nei meandri delle sue labbra. Un suo involontario movimento delle gambe che allargò unitamente ad un movimento del culetto furono il preludio al suo orgasmo unito ad un suo lamento di piacevole estasi. Rimasi ancora qualche momento con le dita sulla sua vagina, quasi a volerla “consolare” dell’orgasmo ottenuto, e poi mi rimisi coricata, il mio viso difronte al suo, un po’ timorosa della sua reazione alla mia masturbazione.

Lei ancora ad occhi chiusi, ma con un’espressione sicuramente soddisfatta.

Tutto bene?, le chiesi sorridendo.

Fece cenno di sì con la testa senza rispondermi, il che mi fece un po’ preoccupare.

Davvero, tutto bene?, le chiesi ancora mettendo la mia mano sulle sue spalle.

Sì..sì.., mi rispose sorridendo, è che non avevo mai provato nulla del genere.

Come? Quando fai da sola…?

Si ma non riuscivo mai a provare questo.

E’ perché io ti ho sollecitato il clitoride, cosa che magari tu non fai.

Sollevata di morale, la feci voltare a pancia su e guardandoci in viso ci mettemmo tutte e due a ridere per ciò che avevamo fatto e, in tutta sincerità, le dissi che mi piaceva molto come era diventata, sia fisicamente che mentalmente, e che se le andava avremmo potuto continuare a divertirci. Lei, di tutta risposta, mi disse che anche a lei io le piacevo, ma da sempre, e che certamente le sarebbe piaciuto imparare e sperimentare con me. Al che, d’impeto e d’istinto, la baciai sulla bocca. 

Era la prima volta che riceveva un vero bacio sulla bocca ma non sapeva bene come e cosa fare.

Quando senti la mia lingua nella tua bocca, unisci la tua lingua alla mia e le facciamo danzare assieme.

Ripresi a baciarla, con una mano sulla sua spalla e con l’altra a stringerle il seno sinistro. Prima un po’ goffamente, poi con un po’ più di abilità, anche Serena iniziò a baciarmi unendo la sua lingua alla mia. Il sapore della sua bocca, della sua saliva, la femminilità che stava sprigionando in quel momento, il sudore che ci univa, mi portarono ad un livello di eccitazione fortissimo. Ci mettemmo fianco a fianco, continuando ancora a baciarci. La mia mano destra scivolò repentinamente sul suo pube accarezzando i peli ricci per arrivare ben presto sulla sua patatina ad accarezzarne le labbra che erano già sudate di eccitazione. Ma me ne staccai per un momento. Presi la sua mano e la misi in mezzo alle mie gambe, sulla mia vagina. 

Fai come me, le sussurrai, staccandomi un momento dal baciarla.

Tornai con la mano sulla sua intimità e col polpastrello ripresi a masturbarle il clitoride. 

Lei cercò di fare lo stesso senza molti risultati. 

Un po’ più su toccami, le dissi.

Finalmente aveva centrato l’obiettivo, il mio clitoride era sotto il suo dito!

Ora muovi leggermente il dito con il polpastrello come faccio io, segui i mei movimenti.

Con una certa abilità iniziò a masturbarmi il clitoride che mi si inturgidì velocemente, nella consapevolezza che era proprio lei che lo stava facendo, e ciò mi eccitava moltissimo. Ugualmente il suo clitoride si stava inturgidendo nella sua massima possibilità tanto che mi venne anche da stringerlo fra le mie dita. Baciandoci sentivo il suo respiro sempre più affanosamente eccitato, con le nostre lingue che ormai si stavo intrecciando con avida sensualità succhiandoci a vicenda e con le nostre dita che ormai, quasi all’unisono, ci stavano portando ad un nuovo orgasmo che ci esplose pressochè nello stesso tempo lasciandoci poi quasi senza forze, abbracciate l’una all’altra. 

Una fragorosa risata ci unì nuovamente.

Sei matta! Mi disse, fra una risata e l’altra.

Sono matta sì, ma di felicità!

Anche io!

Dobbiamo solo stare attente a nonna che non si accorga di nulla! Già ci vede nude in piscina, che non abbia dubbi…

Facciamo attenzione certo!

Passarono così un paio di giorni in cui ogni momento era buono per baciarci di nascosto e per masturbarci anche per pochi minuti.

Una sera, dopo cena, quando la nonna disse che sarebbe andata a dormire per la stanchezza, tornammo in camera mia desiderose l’una dell’altra. 

Nude ci mettemmo a letto baciandoci e stringendoci in un abbraccio voluttuoso e sensuale. Sentire il mio seno unito al suo, con i capezzoli che si univano, mi caricava di una elettrica eccitazione che mi prendeva la spina dorsale per arrivare alla mia vagina che si inebriava di umori copiosi, così come ormai anche la sua che aveva imparato in fretta ad impregnarsi di una eccitazione così forte così come sconosciuta fino a pochi giorni prima. 

Aspetta, le dissi ad un certo momento, facciamo così ora.

Cosa?

Guarda.

Mi staccai un attimo da lei che rimase coricata e mi misi a baciarle il seno, i capezzoli, leccandoli e stringendoli fra le labbra, per scendere con la lingua lungo il suo corpo fino all’ombelico, attorno al quale feci roteare la mia lingua, per scendere al pube, odorare i suoi peli, ed arrivare finalmente alle sue labbra. Le allargai dolcemente con le dita ed iniziai a passare lentamente la lingua ora in mezzo, ora sulle labbra succhiandole e mordicchiandole, per arrivare al clitoride sul quale iniziai a roteare la lingua, a darvi colpetti e a succhiarlo con avidità mentre passavo un dito fra le sue labbra alternandolo ad una leggera penetrazione del dito stesso nella sua vagina vergine. Sentivo i suoi umori caldi sprigionarsi in mezzo alle sue labbra e le contrazioni della vagina, sempre più ravvicinate, furono il preludio ad un orgasmo tanto potente quanto liberatorio. Rimasi ancora con la lingua a raccogliere ogni goccia della sua esplosione orgasmica per poi mettermi sopra di lei, viso a viso, per baciarla. 

Serena mi abbracciò felice ridendo.

Per avere 14 anni, le dissi scherzando ma non del tutto, devo dire che hai un cl

itoride niente male! 

Ahah davvero?

Certo!

Ci mettemmo a ridere felici!

FINE PRIMA PARTE.

 

 

 

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