Porca miseria. Non riesco a inserire bene questa lampadina del cazzo, ho le mani troppo grosse e il pertugio dove farla passare è stretto e nascosto dalle plastiche che avvolgono il faro. Queste automobili moderne! Una volta, quando dovevo sostituire la lampadina della mia vecchia Fiat 131, era un affare di 5 minuti, adesso ci vuole un elettrauto e 20 euro di lavoro. Ho la mano graffiata e mi fanno male le dita, ma continuo ad insistere, non ho né tempo né voglia di spendere quei soldi, devo farcela da solo.
Sono dentro il garage di casa mia e sto smadonnando da 20 minuti, sono già le 9:00, speravo di cavarmela in meno tempo. Non mi accorgo che ho una spettatrice, è la ragazzina strana che abita nell’appartamento a fianco del mio nello stesso condominio. Con la mano infilata nel groviglio di cavi elettrici, alzo la testa, dico una parolaccia a voce alta e la vedo.
È in piedi, gambe chiuse e mani incrociate sul grembo. Mi guarda, sembra disperata e non parla.
“Ciao, cosa succede Giulia, è successo qualcosa?”, chiedo.
Giulia è una ragazza di 19 anni, è strana perché è sempre chiusa in casa e le pochissime volte che esce lo fa sempre e solo accompagnata dalla mamma. Non so che problema abbia, ma nonostante la conosca da quando è nata, riesco a vederla solo 3 o 4 volte l’anno. Sarebbe anche piuttosto carina se non fosse per la sua perenne espressione spaventata. Pelle chiarissima, d’altronde non l’ho mai vista neppure in terrazzo e non credo abbia mai preso un’ora di sole in vita sua. È piuttosto alta, magra, capelli lisci molto lunghi castano chiaro, seno piccolo, non arriva ad una seconda, e gambe dritte come due grissini. Non so neppure se frequenti qualche scuola, vedo però spesso delle persone che vanno a casa sua e, dalla finestra aperta, sento argomenti di italiano, storia, matematica, ecc.
Finalmente si decide a parlare, mi fissa angosciata: “mi sono chiusa fuori di casa, ero convinta di avere le chiavi in tasca e non so cosa fare”.
“E quando torna tua mamma?”.
“Non prima di tre ore, è al lavoro”.
“Dai, non preoccuparti, la chiamo al cellulare e la avviso”.
“Ma non può rispondere, lavora in fabbrica e i cellulari non sono permessi, lo tiene spento. Io non posso restare qui fuori ad aspettarla, ho paura”.
La guardo, sembra davvero terrorizzata. Lo scorso mese l’ho incontrata sulle scale davanti casa con la mamma, l’ho guardata un po’ più attentamente perché ha messo su un culetto bello rotondo, gli ho chiesto quanti anni ha e lei, prima di parlare, si è stretta al braccio della mamma e mi ha risposto con un filo di voce: “ho 19 anni e mezzo, quasi 20”.
“Ok allora, facciamo così, andiamo a casa mia, ti metti sul divano davanti la TV e aspetti la mamma. Io devo continuare qui in garage, se non sistemo questa lampadina stasera non potrò guidare”.
“Grazie, ma io non posso restare da sola in una casa se non è la mia, mi vengono gli attacchi di panico”.
Ma quanti problemi ha questa ragazza? Mi fa pena, è spaventata e molto vicina ad una crisi di pianto.
“Va bene, ho un’altra soluzione, ti siedi in macchina, sul sedile dietro che stai più comoda e io continuo a lavorare sull’auto. Magari ti accendo l’autoradio, così sei in un ambiente chiuso e in mia compagnia. Può andare bene?”.
Il viso si distende in un timido sorriso: “si, così è ok, grazie, sai non sapevo cosa fare”.
Porto avanti i sedili anteriori al massimo, accendo l’autoradio e la faccio sedere sul divanetto posteriore. La sostengo per il gomito per entrare nell’auto e sento che trema come una foglia.
Continuo a imprecare con questo cazzo di lampadina che non vuole saperne di entrare, ogni tanto alzo gli occhi per controllare Giulia, vedo che continua a guardarmi e quando gli occhi si incontrano mi sorride. Mi sembra abbastanza tranquilla.
“Tutto ok Giulia? Stai comoda in auto?”.
“Si, grazie Sig. Eugenio, sei molto gentile, inizio a stare meglio”.
Finalmente riesco nella mia impresa, è stato quasi un parto. Quando capisco che la lampadina è entrata al suo posto, istintivamente emetto un sospiro e un forte gemito. Alzo gli occhi e vedo che Giulia mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Boh, chissà cosa gli prende adesso.
Devo fare lo stesso lavoro sulla lampadina del secondo faro, ma prima mi devo preparare psicologicamente e voglio riposare un attimo, a forza di stare piegato mi fa male la schiena. Entro in macchina e mi siedo al fianco di Giulia.
“Posso sedermi qui con te o potrebbe essere un problema?”, chiedo. Non so se il problema di cui soffre includa anche la vicinanza delle persone.
“No, è ok, siediti pure, sono più tranquilla con vicino qualcuno che conosco. Anzi, la mia psicologa dice che è una cosa che dovrei incoraggiare, il mio è un problema di carattere psicosomatico, dal quale un giorno potrei anche guarire, basta trovare la chiave di sblocco dentro la mia testa”.
“Capisco. Dimmi, cosa avevi prima? Ti ho visto con la bocca aperta e gli occhi spalancati”.
“No, scusa, niente. Ti ho sentito fare un verso strano e mi sono spaventata. Non l’avevo mai sentito dal vivo”.
Resto perplesso: “scusa, quale verso? Ho sospirato perché sono finalmente riuscito ad infilare la lampadina al suo posto”.
“Si, ma forse non te ne sei reso conto, non era un semplice sospiro, era diverso, era come quando un uomo è con una donna e fa quella cosa là. Era proprio uguale-uguale”.
Porca miseria, a ripensarci ha ragione, ho emesso un verso come quando ho un orgasmo. Ma lei che ne sa di queste cose? Non credo che, sempre chiusa in casa com’è e vivendo sola con la mamma, abbia avuto molte possibilità di conoscere i piaceri del sesso.
“Scusa, ma tu come fai a dire una cosa del genere? Cosa ne sai di queste cose?”
“Beh, non ne so molto, ma ho pur sempre quasi 20 anni e, a parte il mio problema di ansia e attacchi di panico, sono una normalissima e sana ragazza”.
“Certo, lo vedo, quando sei tranquilla come adesso sei anche piuttosto carina. Inutile chiederti se hai un ragazzo, lo credo impossibile se rimani sempre chiusa in casa. Ma allora come fai a conoscere certe cose?”.
Abbassa gli occhi e diventa un po’ rossa, poi quasi sottovoce: “lo smartphone, il computer ….. ci sono tanti modi per vedere certe cose. Oltre a studiare, quando sono a casa da sola mi sono abituata a navigare per certi siti, è l’unico modo che ho per dare sfogo ai miei desideri di natura sessuale e mi devo accontentare”.
Perbacco, non avevo pensato a questo aspetto, è arrivata a 19 anni e ancora non ha mai baciato un ragazzo, figuriamoci il sesso.
Cazzo, in questo momento mi girano per la testa certi pensieri! Sono un porco patologico, ma d’altra parte io sono un vedovo sessantenne, ancora in splendida forma fisica, abbronzato, snello e la libido non ancora assopita.
“Senti Giulia, ti sei mai confidata con tua mamma o qualcun altro, che so, magari la psicologa, relativamente i tuoi desideri sessuali o anche solo per conoscerne certi aspetti?”.
“Mia mamma mi è stata vicina quando mi è venuto il ciclo la prima volta. Mi ha detto che ero diventata signorina e mi ha insegnato come tenermi pulita, assorbenti, ecc. Stop. Di altre cose non parliamo, ho provato, ma mi sono resa conto che si sente molto in imbarazzo a rispondermi e allora ho lasciato perdere. Con la psicologa non parliamo di queste cose, io non lo chiedo a lei e neppure lei a me. La mia unica educazione sessuale sono le ricerche che faccio ogni tanto per conto mio su Google e i filmati sui siti porno. Mi piacciono, anche se molte cose non le capisco proprio e credo siano finte”.
“Ho capito, sei completamente all’oscuro di tutto. E non provi il desiderio di saperne di più? Magari anche provare sensazioni che non siano solo virtuali ……”. Mi interrompe: “ma io so già cosa si prova, quando l’ha scoperto mia mamma non ti dico il casino. Era talmente arrabbiata che non mi ha rivolto la parola per una settimana”.
Resto perplesso: “scusa, ma cosa avevi fatto?”
“È stato lo scorso anno, ero sola a casa e mi stavo toccando, mi piaceva da morire, a un certo punto ho sentito il desiderio di qualcosa di più, volevo capire cosa si prova ad avere il coso infilato dentro la vagina. Sono andata in bagno ed ho preso la spazzola per capelli di mamma, quella che ha il manico più grosso, ci ho spalmato sopra della crema Nivea e mi sono sverginata. Ho sentito un male terribile e ho perso un po’ di sangue, ma avevo letto che è quello che succede. Da allora ogni tanto lo rifaccio, mi piace”.
Porca miseria, questa ragazzina con questo suo modo naif di dirmi le cose, mi sta eccitando non poco.
“Perciò, non sei più vergine! Peccato, anche se non sei l’unica che l’ha fatto in questo modo. Ho sentito dire che alcune ragazze ritengono la verginità solo un inutile ostacolo, anche se io penso che la prima volta debba sempre essere con un ragazzo al quale si vuole bene”.
“Se avessi dovuto aspettare quello, chissà quanto tempo sarebbe passato prima di conoscere la masturbazione con un oggetto infilato dentro, no grazie. È stato meglio così, ho già abbastanza problemi”.
“Senti, mi hai detto che non capisci certe cose quando guardi i film porno. Quali sono queste cose? Magari sono in grado di spiegartele”. Cazzo se mi sto eccitando, mi tocco e sento il fratellino in costante risveglio, per fortuna ho i pantaloni larghi della tuta, altrimenti, come lo spiego a lei?
“Beh, non capisco quando l’uomo lo infila nel sedere della donna. Io ho provato con la spazzola, ma dopo solo un centimetro mi faceva così male che non l’ho più rifatto. Credo proprio che quelle scene siano finzione scenica o manipolate al computer, non credo sia possibile quel rapporto”.
“Si chiama sodomizzazione. E poi, qualcos’altro?”.
“Si, quando l’uomo viene e la fa mangiare alla donna. Ma non fa schifo? Quella cosa bianca vischiosa, il solo vederla mi fa venire i conati di vomito”.
“Quello si chiama ingoio, ingoio di sperma, anche se molti la chiamano più volgarmente sborra. Vedi Giulia, devi sapere che le cose che mi hai descritto sono tutte assolutamente vere. Non ci sono manipolazioni al computer, probabilmente un po’ di finzione scenica con gli attori professionisti, ma, credimi, tra normali persone che fanno sesso, direi che è ordinaria amministrazione”.
Mi guarda con occhi increduli, borbotta qualcosa come se volesse chiedermi altre cose, è sicuramente una ragazzina con tanta voglia di sapere e curiosa. Mi piacerebbe tanto farle delle proposte sconce, ma sarebbe troppo facile e poco opportuno, a meno che non sia lei a chiedermelo, cosa abbastanza improbabile visto il suo cronico stato di ansia e gli attacchi di panico.
I pensieri da vecchio porco tornano ad insinuarsi nella mia mente. Guardo l’orologio, mancano ancora più di due ore prima che ritorni la mamma.
“Ok, senti Giulia, io resterei qui a parlare con te per delle ore, ma devo sistemare l’altra lampadina. A meno che tu non voglia sapere qualcos’altro”.
Mi guarda e poi abbassa gli occhi, diventa rossa, capisco che vuole chiedermi qualcosa ma non ne ha il coraggio. Mi avvicino e gli alzo il mento delicatamente, la costringo a guardarmi negli occhi: “dimmi cosa vuoi sapere e non vergognarti, se non te le spiego io certe cose, ho già capito che non te le spiegherà nessuno. Quello che vedi sui siti porno è quasi sempre finzione o comunque una realtà distorta e volgare ….. forza, parla”.
Sembra farsi coraggio, balbetta, ma le sue parole sono chiare: “io non ho mai baciato nessuno come ho visto nei film, con la lingua, mi vuoi baciare tu?”.
Resto basito, Giulia è disposta a baciare un uomo 40 anni più vecchio pur di farlo per la prima volta in vita sua. Esco dall’auto e abbasso la porta basculante del garage, se passa qualcuno nel cortile interno non può più vederci. Rientro in auto e gli dico semplicemente: “chiudi gli occhi e socchiudi la bocca, rilassati, ti piacerà”.
Appoggio delicatamente le labbra sulle sue e con la lingua le accarezzo, infilo un po’ la punta e sento subito la sua che, timidamente, mi viene incontro. Mi avvicino di più e infilo la lingua a cercare la sua, è ferma, non la muove, lo faccio io e docilmente la segue, ha capito subito come fare. Mi incollo e il bacio diventa profondo, con le lingue che si impastano tra loro. Io ancora non ho avuto il coraggio di stringerla, sono rimasto con le mani appoggiate sulle sue spalle. Sento che mi mette le braccia intorno al collo e si avvicina col busto, una sua mano sulla nuca mi spinge ancora di più verso di lei, il suo seno si appoggia al mio petto ed inizia a strusciarlo, sento la punta dei capezzoli. Cazzo, non posso, non posso approfittare così di una ventenne, vorrei allungare le mani e invece mi stacco di colpo.
Mi guarda un po’ sorpresa: “cosa c’è? Non va bene come bacio? Sbaglio qualcosa?”
“No, credimi, non sei tu, sono io. Sono troppo vecchio per una ragazza della tua età, non posso approfittare di te. Mi piacerebbe rovesciarti qui sul sedile e farti di tutto, ma davvero non posso”.
“E se sono io a chiedertelo? Ho quasi 20 anni e ogni giorno che passa è sempre peggio, non posso continuare così, vado via di testa. Sento il desiderio, anzi no, sento il bisogno fisico di fare sesso e se non lo faccio con te rischio di fare qualche cazzata imperdonabile. E poi non devi screditarti così, sei ancora decisamente un bell’uomo, sembri molto più giovane rispetto la tua età e ti trovo affascinante nella tua maturità”.
Non finisce di parlare e mi si butta di nuovo tra le braccia a cercare la mia bocca. Ha già imparato e si attacca muovendo la lingua alla ricerca della mia, le sue labbra sono fresche e il sapore della saliva inebriante, giovane. Ritorna a strusciare il suo seno contro il mio petto, allungo una mano e ne stringo uno, è piccolo, mi sta sul palmo, il capezzolo dritto come un chiodo, lo tormento tra i polpastrelli e la sento emettere un lungo sospiro. Mi stacco, gli alzo la maglia e vedo che non indossa il reggiseno. Due piccole tette meravigliose, capezzoli dritti e aureole rosa, mi ci tuffo sopra a succhiarle come un neonato in cerca del latte materno.
Lei mi schiaccia la testa sul suo seno e geme sommessamente. Ritorno a baciarla e mi stacco di nuovo.
“Giulia – gli chiedo – fin dove vuoi spingerti? Cosa vuoi fare?”.
“Voglio fare tutto quello che si può, voglio provare tutte le cose che ho visto fare sui filmati porno, o, perlomeno, quasi tutte”.
Cazzo, fanculo la lampadina, la cambierò oggi pomeriggio. Mi allungo sul sedile anteriore, apro lo sportellino portaoggetti e tiro fuori la confezione dei profilattici. Ne ho sempre una di scorta in macchina, più di qualche volta mi è tornata utile. Tiro sù i finestrini e alzo il volume dell’autoradio, eventuali gemiti e sospiri dovrebbero essere coperti, meglio essere previdenti. Inizio a tirarmi giù i pantaloni della tuta e vedo che lei fa lo stesso con i suoi jeans, guardo le sue mutandine bianche a fiorellini e la folta peluria che esce dai lati, nessuno gli ha ancora mai spiegato come depilarsi un po’, guardo le sue gambe magre e lunghe e anch’io finisco di spogliarmi. Il cazzo svetta in alto, non come 20 anni fa, ma, anche senza bisogno di aiuti chimici, si sa difendere ancora bene.
Giulia lo guarda, non sa staccare gli occhi, sembra rapita, è la prima volta che ne vede uno vero e non sa cosa fare.
“Aspetta – gli dico –, per il momento lascia fare a me, prima di dedicarti al mio coso, come lo chiami tu, lascia che ti scaldi, altrimenti potrebbe non piacerti più di tanto”.
Gli tolgo le mutandine, lei si lascia fare, sento che trema tutta, è emozionatissima, sono certo che appena la tocco avrà un orgasmo. Non è più vergine, ma è la sua prima volta con un uomo ed è come se lo fosse. La stendo meglio sul sedile, per fortuna ho una macchina piuttosto grande e, tutto sommato, ci si sta abbastanza comodi. Mi avvicino ed inizio a baciarla sul ventre, ho la barba un po’ lunga e ci passo sopra la guancia, infilo la lingua nell’ombelico, trema sempre più forte e la sento gemere, vedo che gli viene la pelle d’oca. Scendo e arrivo sulla folta e riccia peluria, la annuso a fondo, deve essersi fatta la doccia prima di restare chiusa fuori casa, percepisco un lontano profumo di sapone, ma l’odore di vagina sta prendendo il sopravvento. Scendo, e con le dita apro il fiore rosa, prepotente l’odore del sesso mi invade le narici, è bagnatissima. Parto con la lingua, ci giro intorno, assaporo i suoi umori, lei ha come una scossa e geme sempre più rumorosamente. Arrivo a leccare e succhiare il clitoride, è dritto e turgido, pochi colpi di lingua e, come immaginavo, inarca la schiena, mi stringe la testa con le mani e i suoi umori sgorgano abbondanti. Non sento grida, il suo orgasmo è un gemito lungo accompagnato da un profondo sospiro.
Mi guarda con gli occhi spalancati, ha il fiato corto, l’espressione sorpresa: “Diooo, non credevo fosse così, non è come quando mi tocco io. Ma questa cosa la fanno tutti gli uomini?”.
“Tutti quelli sani di mente. Se in futuro, quando starai meglio e al tuo ragazzo non piace farlo, mollalo subito, perché non è una persona normale”.
“Beh, questo è sicuro, adesso che l’ho provato, non ci voglio certo rinunciare”.
“Ok, adesso tocca a te, immagino che sai come fare con tutti i film che hai visto, ricorda solo di tenere lontani i denti, usare labbra, lingua e succhiare col palato”.
Lo guarda, sembra intimorita, resta con le mani per aria senza trovare il coraggio di toccarlo. Gli prendo la mano destra e la aiuto a superare questa paura, la faccio stringere intorno l’asta dando il via ad un lento movimento su e giù. Si sblocca, si ricorda come fare e continua da sola, dopo un po’ si china, apre la bocca e cerca di infilarlo dentro.
“Aspetta, non avere fretta, prima passa la lingua sul glande, succhialo un po’, massaggia i testicoli. Dopo, prenderlo in bocca sarà più facile”.
Esegue diligente e quando arriva ad ingoiarlo lo fa quasi con consumata maestria. La bocca è calda, non sento i denti, la lingua dentro si muove e inizia a pompare, sembra gli piaccia.
Non ho più il controllo di una volta, non voglio rischiare di venire, la fermo con dolcezza, mi guarda e capisce.
“Adesso me lo metti dentro? Però è tanto più grande e grosso del manico della spazzola, non mi farai male, vero?”.
“Io non farò niente, sarai tu a decidere come e quanto vuoi che ti penetro, vieni sopra di me e scendi infilandotelo dentro. Vai piano, vedrai che ti piacerà. Dammi solo un attimo che metto il preservativo”.
Si posiziona sopra, ma prima che inizi ad abbassarsi la prendo per i fianchi e la sollevo, scendo e mi riempio la bocca con la sua figa e la folta peluria, lecco profondo, voglio gustare il suo nettare. Geme forte e sento che si bagna parecchio, continuerei per un’ora, ma adesso è pronta.
La spingo ad abbassarsi, muovo l’asta e trovo l’entrata.
“Ok, adesso il gioco è nelle tue mani, scendi piano, quando sarò tutto dentro inizierò a muovermi io, è allora che inizia il vero divertimento”.
Ci mette un po’, ma continuando a gemere e sospirare si impala fino in fondo, Dio come è stretta, le pareti vaginali stringono l’asta e mi fanno godere da matti.
Parla quasi sottovoce: “haaaaa, mi sento come se avessi la pancia piena, sento il tuo coso caldo, mi piace, non mi fa male”. Mi muovo piano, si sta abituando alla presenza estranea, inizio a pompare, via via sempre più veloce. Lei geme forte, ho paura che qualcuno fuori possa sentire qualcosa”.
“Grida dentro la mia bocca”, gli dico. Gli cingo la schiena con un braccio e con una mano la tengo per la nuca schiacciata sul mio viso, le labbra incollate.
Continuo a muovermi veloce, esco e rientro di colpo fino alla radice, ogni colpo è come una frustata e un suo grido smorzato dentro la mia bocca, soffoco tutti i suoi gemiti. Mi soffia dentro la bocca fino all’arrivo del grido dell’orgasmo, il corpo trema tutto, la costringo a restare attaccata, il suo urlo muore dentro la mia gola. Una sensazione bellissima.
Resta ferma per dei lunghissimi minuti con la testa appoggiata sulla mia spalla, gli piace sentirselo dentro, gli accarezzo la schiena e piano si rialza e lo fa uscire, non dice niente, si lascia scivolare sul sedile, mi guarda, sembra sconvolta, ma anche felice.
Sfilo il preservativo, lei vede che io non sono venuto e, sempre senza dire una parola, riprende a fare quello che aveva interrotto prima. Mi sega e se lo mette in bocca, ci metto poco, gli rialzo il viso e gli dico di continuare con la mano. Vengo e le sue dita si ricoprono di sperma, lei lo guarda quasi schifata, ma non interrompere l’azione, continua finché anche l’ultima goccia è uscita.
“È quello che ti avevo detto prima, tutta questa roba calda e appiccicosa fa un po’ schifo, non credi?”.
“Prova ad annusare, potresti anche cambiare idea”.
Non è molto convinta, ma lo fa, si china ed inspira a fondo. Si rialza e mi guarda: “ha un odore strano, potrei definirlo odore di sesso, lo trovo eccitante”.
“Ok, adesso prova ad assaggiarlo, poco, solo con la punta di un dito”.
Lo fa, è titubante, ma ne assaggia un po’ con la punta della lingua.
“In effetti ….. pensavo facesse più schifo, invece non sa quasi di nulla. Non lo so, magari un giorno mi piacerà, ma non oggi. Hai qualcosa per pulirmi?”.
Esco dall’auto e prendo la scatola delle salviette umidificate. Ci puliamo e l’aiuto a rivestirsi.
Sua mamma dovrebbe arrivare fra poco, faccio per aprire il basculante del garage, ma mi ferma, mi butta le braccia al collo e mi bacia, ormai ha imparato bene come si fa.
“Grazie Sig. Eugenio, non dimenticherò mai queste ore passate con te”.
Ho rivisto Giulia due mesi dopo, ero al solito bar per il mio solito aperitivo. Ormai sono abituato alla chiassosa allegria dei gruppi di ragazzi che si incontrano nel tardo pomeriggio davanti ad un Aperol Spritz, ma quando vedo che in un tavolo piuttosto numeroso c’è anche lei, mano nella mano con un bel ragazzo, rimango di sasso. Perbacco, penso, la ragazza non è più strana, è guarita.
Mi vede, alza la mano e mi saluta, mi fa l’occhiolino e sulle sue labbra leggo: grazie!
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