Giro la chiave della macchina ad una cinquantina di metri dalla casa dove la Mini della troia si è fermata.
Siamo fuori dalla città, in campagna, o almeno così sembra, visto che non ci sono luci lungo la strada e quella minima delle stelle sembra non illuminare altro che prati per chilometri.
Esco dall’auto, chiudendo la portiera senza fare rumore.
«Chi è il pazzo che abita in un luogo simile?» Le mie parole spezzano il silenzio opprimente che si è formato dopo che ho spento il motore. Il bubolare di un gufo mi dà ragione.
La casa della troia è una villetta ad un piano bianca e arancione. Alcuni segnapasso indicano un paio di percorsi nel giardino, circondato da un recinto basso e più estetico che funzionale.
Mi avvicino. Non ci sono cani a fare la guardia. Meglio.
Prendo il telefono dalla tasca e richiamo un numero. Risponde dopo un paio di secondi.
«Veronica, vieni subito qui?»
«Monica, cosa…»
«Ti mando il posto su Whatsapp, vieni subito».
Un paio di luci compaiono lungo la strada in mezzo ai prati, s’ingrandiscono. È la Clio gialla di Veronica. Le faccio segno con un braccio e lei si ferma dietro la mia auto.
Veronica scende.
Metto un dito davanti alla mia bocca. «Fai silenzio…»
Veronica si sposta una ciocca di capelli biondi dal viso illuminato dalla luce di cortesia dell’abitacolo. Appoggia la portiera alla macchina e la luce si spegne. Mi si avvicina. Indossa un top nero che le lascia scoperta la pancia piatta e profuma di shampoo: probabilmente stava tornando dalla palestra quando l’ho chiamata.
Per quanto possa essere solo una silhouette, il suo corpo curato arraperebbe un uomo anche in questo momento. Sbatto gli occhi, cercando di scacciare il ricordo di quando ci eravamo baciate alle superiori e le nostre dita avevano stretto i seni e massaggiato i cavalli dei pantaloni l’una dell’altra… Inspiro ed espiro, l’aria fresca della notte mi corrobora, il prurito cala di qualche punto.
«Cosa succede?» bisbiglia Veronica.
Indico la casa. «Questa sera ho beccato una troia scoparsi Salvador».
Veronica mi mette una mano sulla schiena. «Mi spiace, Monica. Cosa vuoi fare?»
«Andare dentro e darle una lezione. Nessuno si scopa il mio ragazzo e la passa liscia».
La mia amica non risponde, non mi chiede che tipo di “lezione” abbia intenzione di farle. È un bene, perché non saprei nemmeno io cosa rispondere. Improvviserò.
Le faccio segno di seguirmi, mi abbasso e raggiungo la casa.
L’acqua calda scende lungo il mio corpo, stende i miei muscoli. Il vapore e il profumo di gelsomino del doccia schiuma riempiono il box, le casse acustiche del computer suonano musica ad alto volume. Mi passo le mani sul ventre, scendo sul mio inguine e con due dita discosto le grandi e le piccole labbra della mia figa. Infilo medio e indice nell’utero e faccio uscire la sborra che quel toro da monta mi ha pisciato dentro.
Chiudo gli occhi e sorrido, mentre il rilassamento dei muscoli che la doccia mi ha indotto scompare e riaffiora l’eccitazione per quel cazzone che mi ha fottuta… Ha lo stile di un cane randagio, romanticismo nemmeno a parlarne, ma… Fanculo, lo devo richiamare per davvero.
Lo scopo per bene, gli do il culo, che a quanto pare quella sfigata della sua ragazza non vuole darglielo, e me lo uso agli stream: quei pervertiti si sfasceranno l’uccello per le seghe, pagheranno fior fiore di denaro per vedermi scopare da un maschione simile e le troie che mi fanno concorrenza si ritroveranno a mangiarsi le dita con i loro dildo…
Chiudo l’acqua ed esco dalla doccia. Le gocce cadono sul tappeto. Prendo l’asciugamano dall’armadietto e me lo avvolgo attorno al corpo: un abbraccio morbido e caldo…
Non so nemmeno se vestirmi o restare nuda per lo spettacolo che inizierò tra una manciata di minuti… Sollevo le spalle. Chissenefrega, tanto quei segaioli mi pagano per vedermi godere, mica per scoprire cosa ho comprato oggi con i loro soldi. Sborrano letteralmente euro sulle mie tette, quei pervertiti.
Prendo il phon e mi asciugo i capelli, il suono della musica appena udibile. Muovo la testa al ritmo, conosco la canzone, anche se non so il titolo o la cantante.
Ok, sono pronta ad andare in onda… Rimetto il phon nel cassetto e prendo una spazzola. Mi metto davanti allo specchio, ancora appannato: lasciare aperta la porta che dà sul giardino non è bastato per far uscire l’umidità della doccia…
Mi tolgo di dosso l’asciugamano e lo passo sul vetro con una passata. Nel riflesso, compaiono due persone dietro di—
«Prendila, Veronica!»
Un braccio si stringe sotto le mie tette, una mano sulle mie labbra blocca il mio grido. Scalcio, ma vengo sollevata da terra e non riesco a colpire nulla dietro di me. Il mio cuore sta impazzendo, non voglio svenire.
Chi mi ha preso mi gira: mi trovo davanti una ragazza dai capelli neri e lo sguardo assassino. Scruta il mio corpo nudo si sofferma sul mio seno, poi fissa il mio volto.
Si passa la lingua sulle labbra, «Quindi è fatta così la troia che si sbatte il mio Salvador…»
Cazzo… è la fidanzata di quello stronzo…
Contemplo il corpo della troia… non è affatto male. Ha gli occhi chiari e dei lunghi capelli castani fino alla schiena: Salvador ha buon gusto nel tradirmi. Allungo le mani e le strizzo le grosse tette. Lei si dimena nella ferrea presa di Veronica (fare palestra, evidentemente, serve a qualcosa: dovrei farci un pensierino anch’io…), mugugnando qualcosa di incomprensibile sotto la mano che le tappa la bocca.
Veronica tiene il volto indietro, per non rischiare una testata. «Ok, e adesso che facciamo?»
La furia che mi era cresciuta mentre attraversavamo il giardino e trovavamo la porta aperta crolla: cosa facciamo? In effetti, speravo quasi di non trovare un modo di entrare e di andarcene dopo aver rotto qualche rosa o nano da giardino come vendetta…
Adesso la tipa è qui, davanti a me, nuda… Allungo di nuovo le mani e le palpo un’altra volta le tette… Lei si è scopata Salvador, e quasi quasi…
Watermelon Sugar di Harry Styles finisce e inizia Drivers license di Olivia Rodrigo urlato da qualche cassa acustica in una stanza accanto, probabilmente la camera da letto. Indico l’origine della musica con un cenno del capo. «So io cosa fare, Veronica, seguimi».
Veronica solleva la troia e la porta attraverso il corridoio. Quella si dimena ancora di più.
Attraverso la porta e resto basita: le pareti della camera da letto sono attraversate da strisce di led, un pannello luminoso simile ai neon dei bar dei vecchi film americani mostra il logo di Twitch e il nome “PrincessBitch” con una coroncina sopra la “B”. Sui mobili bianchi ci sono ovunque peluche di Super Mario e dei suoi amici, e c’è una Principessa Peach sul cui volto è attaccata una foto della troia – ho capito adesso la battuta con il nickname… imbarazzante… - e decine di statuine di personaggi di qualche altro videogioco. Il copriletto mostra un coso rosa rotondo vestito da guerriero verde, un treppiede accanto sorregge una videocamera puntata sul letto, una webcam ed un microfono professionale sono accoppiati ad un computer con doppio schermo curvo. Accanto c’è un’altra dannata console come quella del mio ragazzo.
«Ma che cazzo è…»
Veronica entra dietro di me. «Mi sa che è una streamer. Dove…» la troia si dibatte, Veronica discosta il volto per schivare una testata. «Dove la metto?»
Alcune bandane sono appese al muro, accanto alla targa al neon. Ne strappo una manciata e indico alla mia amica la sedia da gamer davanti al computer. «Falla sedere sul trono».
«Ok, dammi una mano».
PrincessBitch si dimena come un gatto e mi becco una gomitata su una tetta nel metterla seduta.
Lei si mette ad urlare. «Lasciatemi, bastarde! Cosa cazzo volete far—»
La bandana in bocca la fa tacere. Con le altre le lego ai braccioli le braccia tenute ferme da Veronica. Le toglie un ginocchio dallo stomaco quando blocco anche i piedi.
Faccio un passo indietro e contemplo il nostro lavoro. Ecco, abbiamo legato la troia… ma adesso che fare? L’idea di scoparmela come vendetta si sta dimostrando una stronzata completa, per quanto abbia un corpo meraviglioso.
Veronica la guarda e si lecca le labbra. Ha il seno più grosso del solito? Solleva lo sguardo verso di me. «E adesso cosa facciamo, Monica?»
La luce dei led cambia dal verde all’azzurro alle prime note di una canzone di Lizzo. «Potremmo sfasciare tutta questa merda».
La troia grida il suo dissenso attraverso la bandana sulla bocca. Non ho dubbi che rifarsi la collezione di pupazzetti e, soprattutto, l’imbarazzante targa luminosa verrà a costare una fortuna. «Ma iniziamo a spegnere questa musica del cazzo». Mi volto verso lo schermo del computer. Chiudo Spotify, la versione a pagamento, tra l’altro, perché la troia i soldi da buttare sembra averli, e compare una schermata che non ho mai visto. La indico a Veronica, «Cos’è?»
La mia amica mi si affianca. Appoggia una mano sulla mia schiena. «È un sito di streaming, stava per iniziare una trasmissione».
Sogghigno. «Ah, è una di quelle che finge di giocare a Minecraft per far vedere le tette…» Le lancio un’occhiata derisoria e gli angoli del sorriso calano un po’ alla vista della terza che porta al petto.
«Mi sa di no,» Veronica indica il logo del sito: “WetSally”. «È un sito di streaming erotico».
Mi sfugge una risata. «E la pagano per ditalinarsi?»
La troia ruggisce a basso volume la sua contrarietà.
«Ma hai vissuto sulla Luna, Monica?» Veronica mette un dito su un fazzoletto di carta accanto al monitor su cui sono appoggiati due oggetti di plastica rosa simili a grosse gocce. Quando li ho visti prima, li ho scambiati per degli strani auricolari, ma mi rendo conto adesso che non entrerebbero mai nelle orecchie. «Usa questi vibratori che funzionano quando qualcuno paga: più sgancia, più vibra forte e a lungo, e più lei gode, e più lo sfigato si diverte».
Il nome del profilo sul sito sconcio è lo stesso della targa con il logo di Twitch. Vuoi vedere che la tipa trascorre le giornate a fare streaming di giochi e poi la sera passa a spettacoli per adulti?
Veronica clicca sul link “price list”: compare una tabella con una sfilza di nomi, tempi in secondi, intensità da 1 a 8 e prezzi nella valuta del sito; parte da “good day”, due secondi e potenza minima, fino ad arrivare a “The Big One”, tre minuti al massimo livello, ed ha il costo più elevato. Il primo dev’essere una specie di carezza sulla passera, l’ultimo la stessa sensazione di essere scopate da un martello pneumatico…
Cazzo… bel lavoro, altroché passare mezza giornata a fare l’aiuto parrucchiera e non avere i soldi per pagarmi l’affitto…
Mi volto verso la troia, lei mi fissa con odio. Se non posso guadagnarli io, non deve nemmeno lei.
Prendo uno dei vibratori. È bagnato e odora di disinfettante. Mi sa che si preparava ad usarlo per davvero.
«Veronica, aprile le gambe».
La mia amica mi lancia un’occhiata ed esegue, le afferra le ginocchia e le divarica.
Mi accosto alla nostra prigioniera e le metto una mano sull’inguine depilato. Lei si dimena, ma non può fare più che qualche movimento minimo. Le apro le grandi labbra e la penetro con il vibratore. Deglutisco alla vista del pezzo di plastica venire inglobato dalla figa di PrincessBitch, la mia inizia a prudere.
Prendo anche l’altro e lo infilo nel buco del culo della ragazza. Scivola dentro senza la minima resistenza. Faccio una smorfia… vorrei fosse così anche il mio, di buco del culo, ma…
Faccio un passo indietro: i vibratori sono scomparsi all’interno del corpo della troia e solo un paio di bastoncini di plastica fuoriescono, le loro estremità illuminate da led rossi.
Prendo la faccia della ragazza con una mano, le stringo le guance. I suoi occhi celesti mi fulminano. «Adesso ci divertiamo. E non so se più te, noi o i tuoi spettatori».
Lei mugugna qualcosa, ma la ignoro e mi volto verso Veronica. Accenno al prezziario sullo schermo. «Puoi cambiare i costi delle… “prestazioni”?»
«Certo». Afferra il mouse e sposta il puntatore su un tasto a schermo. Al suono del click, cambia la schermata e le voci della tabella diventano modificabili. «Quanto?»
«Metti tutto a zero. Così i segaioli che la guardano potranno… Anzi!» Schiocco le dita e lancio un sorriso carico di odio alla troia. «Cancella tutta la lista tranne l’ultimo, e metti quello a zero».
La ragazza spalanca gli occhi, scuote la testa per implorarmi di non farlo. Questa notte sei in saldo, troia.
«E vedi se puoi mettere a dieci la potenza».
Le narici di PrincessBitch si spalancano quanto le sue pupille si dilatano.
Veronica completa la cancellazione e salva le impostazioni. «Fatto».
«E ora lancia la trasmissione».
Mi avvicino alla fronte della ragazza, la bacio, mi accosto al suo orecchio. «Non avresti dovuto fotterti il mio ragazzo».
Lei mugugna qualcosa, ma non ha importanza.
Veronica fa un click e lo schermo mostra ciò che riprende la webcam, su cui si è accesa una spia rossa. «Streaming attivato».
«Ottimo». Mi allontano dalla visuale della telecamera e mi siedo sul letto. Veronica mi si accomoda accanto. La sua spalla sfiora la mia.
Aspetto. La troia fa forza sulle bandane che la legano, si contorce, ma non riesce a liberarsi. La luce dei led sulle pareti passa da verde a gialla. Veronica si infila le mani tra le cosce e la sua gamba tocca la mia.
«Non succede nulla. Che cazzo!» Balzo in piedi e mi avvicino al monitor, studio l’interfaccia.
Ci sono una ventina di persone alla visione, qualcuno scrive nella chat in inglese o in qualche altra lingua.
Sembrano confusi, non capiscono cosa sta succedendo. Beh, immagino che nessuno si aspetti la loro principessa puttanella legata alla sedia con un paio di vibratori piantati in figa e in culo.
Giro dietro alla sedia e afferro le tette della tipa, lei grida. Gliele sollevo e strizzo. Stringo la mascella ad un nuovo prurito della passera… «N-non…» Deglutisco e mi schiarisco la voce. «Non volete scoparvela? Guardate che bocce che ha! Dai, fatela…»
Un rettangolo dell’interfaccia lampeggia di arancione con la scritta “The Big One” e il conto alla rovescia da tre minuti, una linea affine a delle scale inizia a colorarsi. Le mie mani lasciano le bocce quando un suono simile alla vibrazione del cellulare si alza dall’inguine della troia.
Abbassa lo sguardo sul suo stesso inguine, scuote la testa e ha gli occhi sgranati: mi ricorda il tipo in Alien quando il piccolo mostriciattolo sta per uscirgli dallo stomaco, ma qui sono due pezzi di plastica che vibrano, sempre più forte.
Faccio un paio di passi indietro, senza riuscire a staccare gli occhi dalla ragazza. Ansima e muove il bacino come se le fosse entrato qualcosa nel culo e volesse farlo uscire il prima possibile.
La linea fa un balzo e la potenza dei vibratori aumenta un po’. La troia sembra incapace di trattenere delle grida, ma non mi riesce di capire se di piacere o terrore. Veronica la fissa a sua volta, gli occhi sgranati, per qualche istante, li solleva verso di me.
Alzo le mani e scuoto appena la testa. È tutta qui la potenza di quei—
Il suono della vibrazione aumenta, così come le grida soffocate di PrincessBitch. Il suo respiro attraverso il naso è rumoroso, trema come se avesse freddo, ma è una serata estiva più che tiepida.
La mia amica si alza in piedi. «Diventeranno ancora più forti?»
«Non ne ho…»
Diventano più forti. La linea sullo schermo fa un altro balzo, la chat si sta animando, un messaggio prende il posto del precedente ad una velocità che impedirebbe di leggere. Livello 8, dice l’interfaccia, quello che aveva impostato prima la troia.
Ha gli occhi sbarrati, il suo grosso seno si scuote al suo respiro e ai suoi singulti. Sta godendo come non ho mai visto prima nessuno – io per prima. Se i vibratori raggiungono il livello 10, che cazzo le succede?
Veronica non sembra condividere i miei pensieri: è estasiata da quella vista, e si sta accarezzando l’inguine attraverso i pantaloni. Tra un attimo si masturberà davanti a me, tanto è eccitata…
La potenza di vibrazione fa un nuovo balzo, raggiunge il livello 9 e schizza al 10. La puttana sembra attraversata dalla corrente elettrica, le dita artigliano l’aria. Ha uno spasmo, arcua la schiena, solleva il culo dalla sedia e un getto di squirto esplode dalla sua fica: il liquido finisce sullo schermo del computer, sulla tastiera, sulle casse. La chat si riempie di emoji di pollici su, di cuori, di gocce di acqua, messaggi di complimenti e promesse di matrimonio.
PrincessBitch crolla sulla sedia da gamer, il petto che si riempie di aria, la testa ciondola da una parte. I capezzoli sono eretti, le tette sembrano ancora più sode. Non posso trattenermi dal metterci sopra una mano e palparla.
La mia figa sembra stridere dal desiderio di godere. Magari scoparmi quella zoccola, dopo che è venuta così bene, o…
Veronica ha infilato la mano nei pantaloni e si sta ditalinando per davvero. Ha gli occhi chiusi e sembra prossima a raggiungere anche lei l’orgasmo.
Sullo schermo, il conto alla rovescia dei tre minuti è stato sostituito da un altro, un cooldown di un minuto, forse un’interruzione della funzione dei vibratori per dare un attimo di respiro alla troia che li usa, o per raffreddarsi. Non riesco a staccare lo sguardo da quello che sbuca dalla passera della troia, che gronda liquido come se stesse piangendo…
Lo afferro e lo tiro fuori, fili di bava lo seguono ed un rigurgito di umori colano sulla sedia una volta estratto. «Voglio scoprire cosa si prova!»
Veronica, ad un passo dall’orgasmo, apre gli occhi e mi guarda. Estrae la mano, le punte delle dita bagnate. «Anch’io!»
Mi abbasso i pantaloni e li scalcio insieme alle scarpe e le mutandine. Il cuore aumenta il battito all’idea di essere nuda di nuovo davanti alla mia amica. Il suo sguardo cade sulla mia fica depilata. Chissà se pensa mai a quella volta…
Mi siedo sul letto e discosto le grandi e piccole labbra con le dita. Non mi importa se il vibratore è bagnato dall’orgasmo della troia. Lo appoggio all’imbocco dell’utero e spingo: non trova resistenza.
«Lo voglio fare anch’io». Veronica si è abbassata i pantaloni e le mutandine: lei ha una bella coda di volpe bionda che punta alla fica all’altezza del monte di Venere.
Mi da una sensazione strana avere un pezzo di plastica dentro di me, quando sono abituata al cazzone del mio amore… «Ce n’è ancora uno, lì,» e glielo indico con un cenno.
La mia amica fa una smorfia di disgusto guardandolo. «Vaffanculo, Monica, è nel suo buco del culo…»
Questo adesso è mio, senti come mi riempie bene la passera… «E allora puliscilo, la roba per farlo è sul tavolo».
Veronica fa una smorfia di rabbia, ma pulisce ugualmente il vibratore con l’amuchina e lo asciuga con il fazzoletto su cui erano appoggiati prima. Mi lancia un’occhiataccia. Sembra avvicinarlo al naso per annusarlo ma si trattiene.
Scuoto la testa. È la stessa che si vantava di succhiare il cazzo al fidanzato dopo che gliel’aveva messo nel culo: dubito glielo lavasse nell’alcool prima di spompinarlo…
Il vibratore rosa riprende a vibrare, fa uno strano effetto, è come un solletico nella figa.
Veronica ce l’ha ancora in mano. Con un gesto più sicuro del mio si apre le grandi labbra e lo fa scomparire nel suo utero. Viene a sedersi accanto a me. Le sfugge un lungo gemito. Appoggia una mano tra le mie cosce, io sussulto, lei mi guarda e mi sorride.
La sensazione delle sue dita che accarezzano le mie piccole labbra mi stringono il petto e mi eccitano ancora di più. «Cosa…»
Veronica mi appoggia un bacio sulle labbra. «Divertiamoci insieme, Momo…»
Era dalle superiori che non usava quel nomignolo, quando passavamo le giornate insieme. Nemmeno me lo ricordavo. Forse, l’ultima volta che l’ha pronunciato è stato quando ci siamo accarezzate i pantaloni l’un l’altra.
Il vibratore aumenta di intensità, stento a trattenere un sorriso per la sensazione che mi dona. Le tette si fanno più turgide, la trama del reggiseno è fastidiosa sulla punta dei capezzoli.
Una strana idea si forma nella mia mente: chiavarmi Veronica? Sarà l’effetto del vibratore, sarà che voglio vendicarmi per il tradimento di Salvador… La figa della bionda è bagnata sotto le mie dita, le sue piccole labbra sono calde e marroni per l’eccitazione. Lei espira quando l’accarezzo.
«Fammi godere, Momo…»
La spingo distesa sul letto, le vado sopra, mi metto nella posizione per cavalcarla. Ci baciamo, le nostre lingue duellano nella sua bocca. Voglio strusciare le mie tette contro le sue, mi sono sempre piaciute, sono grosse, ha un bel corpo, l’ho sempre vista come una troia da mon—
Un brivido caldo mi attraversa, il vibratore fa un balzo nel mio utero. Gocciolo sull’inguine e sulla pancia di Veronica.
«Diventa sempre più forte…» sussurra lei, in una smorfia di piacere. Le luccicano gli occhi.
Quanto cazzo è bella… Le stringo le tette, sono sode, la mia figa si bagna ancora di più. La struscio contro la sua: le due antennine dei vibratori ci intralciano, sono fastidiose.
Il cuore mi batte talmente forte che ho l’impressione di essere prossima a un infarto. La gola è secca e l’aria che mi passa per il naso fa vibrare qualcosa in una narice. Porca puttana, c’è un motivo se non ho mai impostato i vibratori altre il livello otto. L’ultima vota che mi sono sentita così distrutta è stata quando ho fatto una gang bang alle superiori.
Sollevo la testa dal petto, la sedia si inclina da una… no, è un capogiro… cazzo… L’appoggio alla testiera della sedia.
Quelle due stronze sono sul letto, sul copriletto di Kirby che ho fatto arrivare dal Giappone, e si stanno montando… La bionda è sotto, una palese lesbica da come mi palpava, con la cagna castana sopra, che si strofinano la figa una con l’altra, con i miei vibratori dentro di loro… Che scena imbarazzante… Voglio vedere quando arriveranno alla massima potenza, cose succederà a quelle due verginelle…
Sollevo il braccio, ma la bandana lo trattiene. Una delle mie bandane esclusive dell’evento Pokemon di due anni fa! Bastarde! MI fa più male al cuore che all’avambraccio dare uno strattone: il nodo si allenta un poco, la superficie liscia non fa abbastanza attrito e la stronza non dev’essere mai stata nelle girl scout.
La vibrazione aumenta ancora. Veronica boccheggia, ha una smorfia di piacere sul volto che mi fa impazzire. Chissà se ne ho una simile, così amabile, quando Salvador mi fotte… Non credo.
Una sensazione di calore irradia dal mio bacino, un gemito mi sfugge. Mi ribalto sulla schiena accanto alla mia amica, metto le mani sulla passera e mi strofino le piccole labbra: un senso di piacere mi avvolge. Il clitoride si è ingrossato: non è mai stato così sensibile, basta un soffio per farmi fremere.
Veronica è più avanti di me nel piacere, ansima, si contorce, la vibrazione aumenta e lancia un grido di piacere. «Sto… venendo!» Trema nell’orgasmo che la colpisce.
Sto godendo come mai avrei immaginato, ondate di piacere mi sommergono, la mia mente vacilla, la mia schiena si arcua. Tremo tutta, non controllo più il mio corpo, è in preda agli spasmi dell’orgasmo.
La troia si è ripresa, ci fissa dalla sua sedia. Muove il braccio e tende la bandana che lo blocca al bracciolo. Vuole ancora godere anche lei.
Una bastonata di puro piacere mi colpisce alla testa, tutto si fa quieto e sprofondo nell’incoscienza.
Continua...
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