La verginità di Nennella ovvero L’altra verità

  • Scritto da Nice_cock il 25/06/2021 - 17:36
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La verginità di Nennella ovvero L’altra verità.

Quando dissi a zia Memè che il mio fidanzato mi aveva sverginata lei rimase sorpresa ma poi sorrise e disse che ero diventata donna alla età alla quale era successo pure a lei ma dovevo raccontarle tutto tutto ‘che mi avrebbe potuto dare qualche consiglio.

Zia Memè è una cugina di papà ma i miei non vogliono che la frequenti.

Mamma la disprezza ma io ho trovato in lei una amica fidata ed una consigliera che conosce molto bene le cose della vita e che mi capisce, cosa che i miei genitori non riusciranno mai a fare.

Così, senza dir niente a nessuno, quando posso, vado a farle visita.

Mamma dice che quando arrivarono gli Americani zia Memè si era messa a fare la “signorina” e che ha fatto la puttana per molti anni ancora dopo il 1945 ricavandone un bel gruzzolo, un bell’ appartamento e la sifilide dalla quale lei dice che è guarita grazie agli antibiotici che portarono proprio quelli che se la fottevano.

Mamma dice di lei che “ quella se ne è scesa di neri e di marocchini e che se è vero che aveva iniziato a fare la puttana per fame poi ci aveva preso gusto..quella troia impestata”.

Nella città dove “esercitava” i più anziani la ricordano bene, molti di loro sono stati suoi clienti affezionati e la sua fama non si è ancora spenta, ora vive nella nostra città dove nessuno sa di lei ed abita a solo qualche centinaio di metri da casa nostra.

Questa sarebbe zia Memè a detta di mamma ma, come ho detto, per me è una gran donna ed una vera amica profondamente amata.

Zia Memè per prima cosa mi chiese quante volte avevamo chiavato e se il mio ragazzo me lo aveva già messo in bocca e se mi faceva inghiottire la sborra, se mi faceva fare i bucchini con l’ingoio insomma, e ha voluto sapere se alla fine della chiavata, qualche volta, mi sborrava in faccia o in bocca.

Cosa fossero i bucchini lei me lo aveva spiegato da tempo e mi aveva detto cosa fosse la sborra, quella roba che usciva dal cazzo, che ti metteva incinta se la prendevi nella fessa e che mi riempiva la mano quando facevo le pugnette a mio fratello più grande e a qualche ragazzo a scuola prima di conoscere il mio fidanzato.

Avevo pure assaggiato la sborra di mio fratello leccandomi la mano e non l’avevo trovata tanto cattiva, un sapore quasi di candeggina ma i grumi si scioglievano bene sulla lingua e andava giù.

Io le risposi che no, con la bocca ci eravamo dati solo baci e fino a qualche giorno prima che me la rompesse gli avevo fatto solo pugnette mentre lui mi accarezzava le zizze, la fessa e il culo, lui è un bravo ragazzo e mi vuole bene, secondo me non è nemmeno capace di pensare di farmi fare un bucchino, mi ha detto che quelle cose, secondo lui, le fanno solo le puttane.

Le dissi che da quando mi aveva sverginata mi aveva chiavata solo altre quattro volte e mi aveva sempre sborrato sulla pancia, sui peli della fessa o sul culo ma non in faccia o in bocca ed era stato attento a non sborrarmi dentro.

Zia Memè saltò su dalla sedia : “Stronza e se rimani incinta o lo sei già!!!? Quello tuo padre ti ammazza... come è cretino lui!” urlò “ e quella zoccola insoddisfatta di tua madre finirà pure per dare la colpa a me! Ti ho detto tante volte che il giorno che lo avessi preso nella fessa a chi ti chiavava dovevi fargli mettere il preservativo! E te li ho fatti pure vedere come sono fatti e come si usano...e che cazzo!”

Le risposi a testa bassa che lui non voleva usarlo, che secondo lui i preservativi si usano solo con le puttane non con la ragazza che si vuole bene.

“Ho capito come è fatto ‘sto capolavoro che ti sei trovata! Un cocco di mamma rincoglionito dai preti!” mi rispose la zia.

Poi aggiunse : “Sta’ a sentire Nennè e capiscimi bene una volta e per sempre! Tu con la fessa ti ci devi divertire, a quello serve, sei una donna ormai, devi prenderti la tua soddisfazione e sta sicura che del cazzo, una volta che l’hai assaggiato non ne potrai più fare a meno, .... che poi la fessa serve pure a fare i figli è un altro discorso ma per te è presto per inguaiarti!”

Tirò un lungo respiro come se si stesse preparando ad un lungo discorso e dopo una breve pausa: “Ascolta Nennè, tu sei sicura di volergli davvero bene a ‘sto campione? Te lo chiedo perché se non sei sicura lascialo. Non fa niente se ti ha rotto la fessa, il giorno che un altro ti vuole gli facciamo credere che sei ancora vergine, non ti preoccupare, allora ti dirò io cosa fare.. Mo però io voglio vedere con i miei occhi che uomo è il tuo fidanzato. Facciamo così, tu gli dirai che una tua parente è partita per un viaggio e ti ha dato le chiavi della sua casa e che ogni tanto devi andare a vedere se tutto è a posto. Te lo porti qui e chiavate nel mio letto, io mi nascondo e vedo che combinate. Mica ti vergogni di me? Non ti preoccupare che a me non mi fa specie vedere un uomo nudo e due che fottono.”

Io si che mi sarei vergognata ma sapevo che di zia Memè mi potevo e mi dovevo fidare, mi preoccupava solo che sapendo che lei ci stesse spiando io mi tradissi con lui..

Sapevo che la zia sarebbe stata chiara, precisa e severa nel suo giudizio e mi avrebbe consigliata per il meglio, su mia madre non potevo contare per queste cose, se solo avesse immaginato che a sedici anni già fottevo.…mi avrebbe spezzato le gambe.

Prima di salutare zia Memè però volevo chiederle ancora una cosa..

Zia ma ogni volta che una donna fotte poi perde sempre un po' di sangue? No perché a me dopo me ne scorre sempre un po’ per qualche ora e ho paura che mamma se ne accorga e cominci a sospettare...”

La zia alzò un sopracciglio pensosa, “Vabbè Nennè, mo tengo che fare, ne parliamo dopo che abbiamo fatto quello che ti ho detto, cerca solo di non farti scoprire” e lasciò la mia domanda senza risposta.

Come concordato con la zia un paio di giorni dopo combinai la “trastola” per il mio fidanzato.

A lui non pareva vero di chiavarmi in un letto e non nel sottoscala o nelle cantine o su, all’ ultimo piano, nella lavanderia, dietro i serbatoi o dietro i lavatoi con la paura che qualche vecchia zoccola del palazzo ci scoprisse e mettesse i manifesti. Chi ce l’aveva la macchina allora per scopare in pace?!!

Quel pomeriggio salimmo in casa di zia Memè, giù al portone avevo bussato al campanello e atteso per finta una risposta che sapevo non sarebbe arrivata, per essere sicura che non fosse rientrata la parente dissi, aprii con le chiavi la porta che la zia aveva chiuso dall’interno e filammo in camera.

Io cercai di capire dove la zia si fosse nascosta ma non ci riuscii subito, solo quando passando vicino al grande armadio a muro in camera da letto sentii il suo profumo capii dove stava.

Lui non mi diede neppure il tempo di spogliarmi, aveva il cazzo duro già da quando eravamo entrati nel portone, mi prese a pecora, la posizione che amava di più e dopo qualche minuto me lo tolse dalla fica, si tolse il preservativo che lo avevo costretto ad usare e mi sborrò nelle fossette in fondo alla schiena.

Poi ci stendemmo sul letto ed io cominciai a menarglielo per farglielo tornare duro, avevamo un letto e una casa a disposizione e non potevamo certo sprecarli facendocene solo una.

Mi venne una voglia matta di prenderlo in bocca e succhiarlo, non lo avevo mai fatto ma la mia natura di femmina mi spingeva a farlo, sapevo che mi sarebbe piaciuto, dalla capocchia ancora gonfia usciva ancora qualche goccia di sperma, avrei voluto sentirne il sapore per vedere se aveva lo stesso gusto di quello di mio fratello, avrei voluto leccarlo tutto.

Ma la zia mi aveva ordinato di non farlo finché lui non mi avesse “costretta” a fargli un bucchino, se l’iniziativa fosse stata mia lui avrebbe potuto pensare che lo avessi già fatto a qualcun altro, dovevo controllarmi ed ubbidire .

Eravamo giovani ed a lui tornò duro quasi subito e subito tornò a prendermi ma questa volta, all’inizio, mi fece stare sopra, così mi gestii per bene il suo cazzo dentro per godere al massimo.

Dopo appena qualche minuto sborrò di nuovo schizzando sulla mia pancia, io mi alzai e andai a farmi un bidè, misi il solito assorbente per non macchiare le mutandine col sangue che era tornato ad uscire ed andammo via.

Il pomeriggio del giorno dopo tornai da zia per conoscere la sentenza.

“E’ un bel ragazzo” mi disse “ed ha un cazzo non grande ma ben formato, da come ti tratta credo che ti voglia bene davvero ma ha bisogno di fare esperienza. Ma tu arrivi Nennè? A me mi pare che non sborri..Fai oh oh ah ah , come è bello, ti muovi, ti agiti ma non vieni e questo è male. La femmina Nennè è come un violino, per suonare bene deve trovare chi lo sa suonare ed ha l’archetto giusto... Ho visto che hai macchiato le lenzuola di sangue, ti esce ancora ogni volta vero?”

E continuò:” Mi sa che tu sei ancora un poco vergine Nennè, non te l’ha rotta per bene, devi avere la verginità elastica, ci sarebbe voluto un cazzo di altra misura per fare il servizio come si deve. Mi fai vedere come sta la situazione?”

Oddio! Mettermi a cosce aperte e farmi guardare la fessa da zia non mi andava proprio ma tolsi le mutande e, ubbidiente, mi stesi sul letto e aprii le gambe..

Sentii le sue dita che mi allargavano e mi esploravano la fessa, provai un brivido, poi le dita salirono lungo la fessura e mi sfiorarono delicatamente il “centrillo” come noi ragazze chiamavamo la clitoride e il brivido divenne piacere, mi scappò un gemito e strinsi di scatto le gambe.

La zia dolcemente mi riaprì le gambe e continuò ad accarezzarmi il centrillo mentre con l’altra mano mi infilò due dita dentro.

Il piacere montò e, anche se mi vergognavo, non sarei riuscita a dirle di smettere.

La zia smise di accarezzarmi il centrillo con le dita e, sempre tenendo due dita nella fessa, cominciò a leccarlo e a succhiarlo.

Altro che chiavare, la zia mi stava facendo impazzire di piacere e le dita nella fessa, delicatamente, diventarono tre che sfregavano la parte interna superiore della vagina dandomi energici colpetti.

All’improvviso mi percorse un brivido, non riuscivo a controllare le gambe che tremavano, avevo il cuore in gola e sentivo la pancia spasimare mentre la fessa e il buco del culo pulsavano rimpiangendo di non aver dentro qualcosa da stringere, mi accorsi di liberarmi come se stessi pisciando, uno schizzo era fuoriuscito da me mentre spasimavo.

Il mio primo, meraviglioso, indimenticabile, devastante orgasmo!

La zia sorrise e disse “Adesso si che sai cosa significa sborrare!” e si tolse le mutande.

“Adesso non lasciare me in bianco, leccamela su, non avere vergogna, vedrai ti piacerà.” disse.

Non sapevo cosa fare ma lasciai che la natura mi guidasse e avvicinai la mia bocca alla sua grossa fessa.

Come era diversa dalla mia, aveva il buco largo ed aperto come se avesse appena smesso di fottere, era tanto aperta che si vedeva un pezzo della vagina di un bel rosa acceso, era ricoperta di peli neri fra i quali spiccavano molti peli bianchi, aveva un centrillo molto più grande del mio che si ergeva duro e lungo al culmine della spaccata delle piccole labbra che erano ruvide, callose e scure e sopravanzavano le grandi labbra di più un centimetro, una fessa animalesca come animalesco ne era l’odore, una fessa che aveva conosciuto moltissimi uomini che l’avevano amata e devastata ma pure soddisfatta.

L’odore di quella fessa mi disgustava un po’ ma pure mi attirava, come se quell’odore fosse come l’odore di quei cibi che puzzano ma quando poi li assaggi sono squisiti, io mi feci coraggio e infilai tutta la lingua in quella caverna.

Continuammo prendendo la posizione del sessantanove ed io riprovai ancora altre volte quell’orgasmo magnifico e, bagnandomi la faccia, assaggiai i getti di liquido salato che la zia, di tanto in tanto, schizzava dalla fessa.

La sera ci colse che ci amavamo ancora.

Soddisfatte e finalmente sazie dei nostri corpi andammo a lavarci e a rivestirci, prima che andassi via lei mi disse:” Nennè bisogna fare qualcosa per la tua fessa ancora mezza vergine, allora o faccio venire una mia amica levatrice, tanto brava e discreta e che ha aiutato spesso me e pure tua madre, che te la rompe per bene in un attimo o...io, veramente…, preferirei per te qualcosa di più... naturale, mo vediamo. Tu vieni dopodomani nel pomeriggio, non venire tardi se puoi che se riesco vorrei farti una sorpresa.”

Le conoscevo le sorprese di mia zia, o gioielli che non avrei mai potuto portare e che dovevo nascondere facendoli passare per bigiotteria con le amiche o denaro per farmi passare qualche sfizio, in ogni caso ero certa che sarebbe stata qualcosa che mi sarebbe piaciuta e di certo preziosa.

Andai all’appuntamento con zia speranzosa che anche questa volta la sorpresa sarebbe stata consistente e, a ben pensarci, lo fu davvero.

Non rimasi delusa, Memè mi fece trovare una regale e preziosa collana a pettorina d’oro rosso con castoni di acquamarina e orecchini ed anello abbinati che risaltavano magnificamente sul mio incarnato bianchissimo e si intonavano ai miei capelli biondi, mi disse di aspettare ad indossarli perché aveva un’altra sorpresa per me e mi portò in camera da letto.

“Nennè prima di provare come ti sta quello che ho preparato per te vai in bagno e lavati, stai sudata e puzzi un pochettino e non vorrei che si rovinasse la roba e poi dovrei farla lavare prima di conservartela..è roba tanto delicata!..E lavati bene la fessa ..e pure dentro... mi raccomando! E lavati il collo e sotto le ascelle!!! Porcellina! Impara che una donna deve sempre curare di essere a posto e pulita… specialmente in certi posti… Ah! E spazzolati i denti..c’e uno spazzolino nuovo sulla mensola“

Avrei voluto farle notare che qualche giorno prima la sua fessa non odorava proprio di rose..ma forse non era bastato il sapone di Marsiglia a far sparire il “bouquet” che gli anni e i tanti pali di pioppo e di ebano che aveva preso le avevano fatto acquistare…. andai in bagno a lavarmi.

Sul letto erano disposte “una combinazione” intima di pizzo bianco bellissima e preziosa e delle calze di seta pura con la riga, chiare e lucenti, mi spogliai e indossai il tutto.

Non avevo mai indossato un reggicalze e nemmeno le calze di seta pura e nemmeno un paio di mutandine che lasciavano trasparire dalla fine trama del merletto il biondo pelo della mia passera o un reggiseno “a balconcino” che quasi non riusciva a contenere il mio seno turgido con i capezzoli all’insù.

La zia quando faceva una cosa la faceva bene e completa, prese il suo prezioso profumo francese e me ne mise qualche goccia, come avrei fatto, tornando a casa, a sfuggire al naso fino di mamma?

Memè mi allacciò la collana e appuntò gli orecchini , il rosso dell’oro e l’azzurro della acquamarina davano splendore e slancio al mio collo sottile, gli orecchini accendevano l’ovale del viso.

Mi guardai allo specchio grande, ero meravigliosa, una regina!

Ma quando avrei mai potuto indossare quella roba bellissima? Forse solo per la prima notte di nozze, forse per un segreto incontro d’amore con un amante a lungo desiderato.

Mi fece indossare una elegante vestaglia di seta e mi portò in salotto a prendere qualche biscotto ed una tazza di the, s’era fatta l’ora giusta.

“Nennè, ti prego, non chiamarmi più zia, dopo quello che c’è stato fra noi siamo solo due amiche che si vogliono molto bene ma questo non significa che non ci piacciono gli uomini, anzi siamo forse più femmine delle altre femmine perché conosciamo a fondo ogni centimetro del nostro corpo” esordì fra un sorso di the e l’altro.

E continuò :” Tu stai scoprendo il sesso ora, tu sai che invece io…. insomma tua madre ti avrà informata bene sul mio passato... ora non la faccio più,…. sai cosa,... sono invecchiata ma….ma gli uomini mi piacciono ancora. Sono rimasta affezionata e lui a me ad un mio vecchio cliente, quello che quando mi sentivo depressa, che quando gli uomini mi venivano a schifo per come mi trattavano e per quello che mi facevano fare, mi riconciliava con la vita. Lui è sposato, ha dovuto sposare quella che è sua moglie, non gli avrebbero consentito di portare a casa sua una come me, ma so, ne sono certa, che lui mi ama come lo amo io. E’ il mio appassionato amante ed è un campione a letto, e, vedrai, ha un cazzo come purtroppo ne incontrerai pochi nella vita. Io so scegliermeli bene gli uomini, so riconoscere il cavallo di razza, ho molta esperienza.“

L’ultima sua frase mi aveva sconcertata, che significava che avrei visto che cazzo avesse?

“Memè che vuoi dire?” le chiesi con un po’ di trepidazione nella voce.

“Voglio dire che tu non sei ancora sverginata come si deve, allora o chiamo la levatrice che te la rompe col bisturi o ti regalo qualche ora di sesso con un uomo veramente capace di scassartela per bene. Non puoi continuare a perdere sangue ogni volta che chiavi, aggiungici quello che perdi con il marchese e finisce che ti viene l’anemia, allora i tuoi si allarmeranno, ti porteranno da un medico e finirà che scopriranno tutto. Con la testa di cazzo che si ritrovano cercheranno allora di farti maritare al più presto e rischi di rovinarti la vita se il melone esce bianco. Vuoi che succeda questo? Poi mi sembra giusto che, visto che ormai al cazzo non potrai rinunciare più, che almeno tu ne goda senza problemi. Non credere che mi faccia piacere che il mio uomo, l’uomo che amo, faccia il paragone tra un gioiello di ragazza come sei tu ed una vecchia puttana sfondata come sono io, ti faccio un gran regalo perché ti voglio bene. Sei d’accordo, ti pare?”

Rimasi senza parole, il discorso non faceva una piega… nel silenzio che seguì capii che lei mi aveva fatto preparare per un incontro d’amore, un incontro dal quale sarei uscita finalmente donna e femmina, quasi una prima notte… per questo mi aveva fatto lavare bene l’intimità, mi aveva profumata, mi aveva fatto indossare la biancheria bianca e con la sontuosa parure di acquamarina mi aveva fatto pure il regalo di nozze.

Memè mi voleva tanto bene davvero...

Alle 17,30 sentimmo bussare alla porta.

Memè già sapeva chi era, andò ad aprire, sentii che parlottava con qualcuno nell’ingresso e dopo poco entrò in salotto con un uomo.

Era davvero un bell’uomo, alto, col fisico atletico, mi sembrava molto abbronzato anche se eravamo d’inverno, circa della età di papà.

“Nennè questo è Fael, il mio amico, si tratterrà un po' con noi, sa già tutto..stai tranquilla e non aver paura”.

Fael sedette accanto a Memè che non perse tempo in convenevoli, gli tirò fuori il cazzo che si inturgidiva a vista d’occhio e tenendolo con una mano me lo mostrò con uno sguardo interrogativo come se volesse dire “ Beh..che te ne pare?”

Inghiottii a vuoto, era quanto il mio braccio, scuro e con la capocchia a fungo grossa e senza la pelle del prepuzio, le palle sporgevano dai pantaloni gonfie, scure e pelose.

“Memè vuoi venire un attimo di la’?Voglio parlarti” mi vergognavo a dire le cose che volevo dire di fronte a Fael.

Memè si alzò dal divano scambiando una occhiata divertita con Fael che, invece, mi sorrideva apertamente e mi raggiunse in cucina.

“Memè quello mi sfonda, io la fessa l’ho piccola e stretta mica come la tua!

Ma come puoi pensare che mi entri dentro? Quello mi sembra un asino! Ma come fai tu a fartelo entrare? E poi ti piace pure?”

“Nennè quello ti deve sfondare, te la deve rompere veramente! L’ho fatto venire apposta! E vedrai che ti entrerà dentro senza problemi, non ti farà male, basterà farti rilassare la fessa, vedrai, io e lui faremo di tutto perché vada tutto bene. E credimi Nennè, faremo in modo che questa chiavata te la ricorderai con nostalgia finché campi. Hai sempre fiducia in me? Su adesso, andiamo di la’ che il tempo passa e tu devi tornare a casa.”

Tornati in salotto Memè fece segno a Fael di alzarsi e tutti e tre ci avviammo verso la camera da letto.

Fael si spogliò e si mise a letto, nudo col suo fisico asciutto ed il cazzo che gli era tornato moscio e che, con le grosse vene che lo rendevano nodoso, si allungava fino a raggiungere mezza gamba, sembrava una statua di bronzo.

Non potei fare a meno di ammirarne la bellezza virile, pensai che sarebbe stato bello essere nelle sue sue forti braccia mentre spingeva il suo grosso uccello dentro di me, pensai che mi sarebbe piaciuto sentirlo nella pancia mentre la mia fessurina cedeva alla sua potenza, o, con la frase che spesso usava mia madre, mentre mi “sguarrava la fessa”.

Io e Memè eravamo rimaste ai piedi del letto e lei dietro di me cominciò col togliermi la vestaglia.

“Adesso spogliati lentamente, comincia dal reggipetto, fai vedere bene il tuo seno generoso, togli le calze senza fretta mostrandogli le tue belle gambe e solo per ultimo togli le mutande, girati e fagli vedere bene il tuo culetto, non togliere i gioielli. Mostra al tuo amante la tua prorompente giovanile bellezza, impazzirà di desiderio.”

Appena mi tolsi la vestaglia il cazzo di Fael ebbe un fremito e si gonfiò drizzandosi e salì fino a superare il suo ombelico, lui si bagnò la mano con la saliva per menarselo lentamente, i suoi occhi erano puntati su di me.

Memè lo raggiunse a letto, lei era già completamente nuda, e appoggiando la sua testa sull’ addome di Fael prese lei il cazzo nella mano, ma senza menarglielo.

Quando ebbi finito il mio spogliarello il cazzo di Fael era ormai diventato una clava di carne dura come il granito che si ergeva fra le sue gambe, lei mi fece segno di togliere i gioielli e di raggiungerla a letto, mi fece stendere accanto a Fael, dall’altro lato del letto.

Memè cominciò col leccargli la capocchia scendendo poi con la lingua verso le palle, io guardavo affascinata, lei mi fece segno di raggiungerla nel compito ed cominciai col prendere quella grossa cappella in bocca dopo averla aperta completamente.

Oh mamma! Stavo facendo il primo bucchino della mia vita e a che uomo poi!!

Mi piaceva sentire sulla lingua quella cappella dura e liscia come seta, sentivo il desiderio bagnarmi la fessa che si stava aprendo come i petali di una rosa.

Dopo qualche minuto Memè mi chiese di mettermi in ginocchio sul letto appoggiando la mia testa sul suo seno, mentre lei mi accarezzava Fael si mise a leccare la mia fessa, me la leccava energicamente mentre con le dita mi allargava con dolcezza l’ orifizio, gemevo di piacere, quando pensò che fossi finalmente pronta smise di leccarmi e sentii che appoggiava la sua cappella alla mia natura.

Una spinta energica e quel cazzo potente cominciò a penetrare in me, sentii uno strappo all’ingresso della vagina, sentii lacerarsi qualcosa e provai una fitta di dolore, ecco, era fatta, mi aveva sverginata del tutto!

Sentii quella cappella entrare in me, la sentivo tutta, ne sentivo la durezza, sentivo tutta la nodosità di quel cazzo d’oltremare, mi aveva riempita e stava stendendo la mia vagina per cercare di entrare tutto nel mio corpo... era quello che desideravo.

Cominciò allora a chiavarmi potentemente e provai un piacere che il mio fidanzato non mi dava, sentivo la pancia scoppiarmi e che l’orgasmo era vicino.

Quando l’orgasmo arrivò quasi mi sentii morire mentre la fessa che si stringeva attorno a lui schizzava getti e getti di liquido, gli bagnai tutte le gambe.

Si fermò per consentirmi di sborrare liberamente, se anche avesse voluto continuare non avrebbe potuto, io lo stringevo tanto dentro di me che ogni suo altro movimento mi sarebbe stato doloroso.

Riprese a chiavarmi a pecora e sentii che, contemporaneamente, mi stava infilando un dito che aveva bagnato con le mie secrezioni nel culo.

Memè però vigilava “Aspetta Amore, ci penso io, la ragazza è giovane, è la sua prima volta nel culo, lascia fare a me.”

Fael uscì dalla mia fessa e mi dispiacque , Memè dopo aver preso un vasetto dal comodino cominciò a spalmarne il contenuto sul mio buchetto, con un dito mi spingeva quella crema nel culo e man mano, aggiungendo un dito all’altro, mi faceva aprire l’orifizio lentamente.

Le dita di Memè si muovevano delicate ed esperte e cominciai ad apprezzare quel lavorio che lei faceva al mio buco, al fastidio iniziale seguì un nuovo e strano piacere.

Quando pensò che fossi pronta si fece da parte e lasciò che Fael appoggiasse la cappella al buco del culo e cominciasse a spingere.

Provai dolore, quello solito che una donna prova all’inizio della inculata, quello che poi, col tempo e l’esperienza, comincia a piacerti, quello che ti fa sentire la potenza e la grandezza del cazzo e che si trasforma tutto in piacere, quello tutto sommato piacevole che ti da la capocchia quando ti apre il culo.

Il lavorio di dita di Memè certo non era stato inutile, la capocchia a fungo di Fael era veramente grossa ma riuscì ad entrare tutta, lui si fermò per un po’ con la capocchia tutta dentro e aspettò che il mio buco si adattasse poi cominciò a scendermi nella pancia.

Quando mi arrivò in fondo al retto e cominciò a stendermi l’intestino provai dolore davvero, gli feci segno che doveva scendermi dentro più lentamente.

Poi cominciò la inculata vera con lui che mi dava potenti colpi, sentivo la pancia rimescolarsi e il piacere mi arrivava pure dalla fessa che col culo pieno di lui si era quasi totalmente chiusa.

Memè si era stesa sotto di me e mi leccava il centrillo, tutto durò qualche minuto perché Fael mi stava già chiavando da tempo, accelerò i colpi e spingendo sempre più a fondo il suo cazzo mi sborrò dentro.

Quattro cinque sborrate e sentii finalmente e per la prima volta la sborra di un uomo dentro di me senza l’impiccio del preservativo! Calda e tanta.

Lui fuoriuscì con un risucchio dal mio culo ed io mi stesi sul letto a pancia sotto per farla calmare..

La pancia era tutto un rimescolio, all’ improvviso sentii la necessità di liberare l’intestino, corsi in bagno e appena seduta sulla tazza mi liberai di colpo anche dell’aria che Fael mi aveva pompato dentro, provai dolore nel liberarmi, il buco del culo che aveva fatto entrare senza gran dolore quel grosso palo ora mi faceva male nel far passare quello che stava uscendo.

Mi girai a guardare nella tazza e vidi quello che mi aspettavo decorato con i ricami che facevano la sborra bianca e qualche filo di sangue di un rosso acceso.

Mi era piaciuto essere inculata ma non posso dire che questa prima volta mi avesse dato molto piacere ma avevo capito che lui desiderava il mio bel culetto e avevo accettato che ne godesse, se lo meritava.

Poi imparai a goderne davvero e quasi non ci fu più chiavata durante la quale non mi piacesse farmi aprire pure il culo.

Mi lavai ben bene, riuscivo ad infilare le dita nella fessa senza problemi, era ancora aperta, passando la mano sul buco del culo per lavarmi sentii che era gonfio ma si stava già chiudendo.

Quando tornai in camera da letto trovai Memè seduta sul cazzo di lui, non aveva perso tempo a prendersi anche lei un po’ di piacere, da dietro la vedevo scendere e salire con la fessa dilatata su quel palo che sembrava non finire mai quando usciva e quando poi rientrava in lei e pensai che quel coso così grosso e lungo era stato in me, nella mia fessa, nel mio culo, nella mia pancia, solo alcuni minuti prima, come avevo fatto? Come ci ero riuscita?

Quando salii sul letto Memè si staccò da Fael, “Sta per sborrare” mi disse, io capii subito quello che voleva dire e immediatamente lo presi in bocca.

Sentii sul suo cazzo l’odore e il sapore della fessa di Memè, quella “puzza” che avevo finito per amare e avevo imparato a riconoscere, succhiarglielo mi divenne ancora più gradito.

Lasciai il suo fungone fermo in bocca e con le due mani cominciai a menarglielo, era bagnato di Memè e la cosa fu facile.

Misi la mia lingua in verticale davanti alla sua capocchia, un segreto che mi aveva insegnato lei, per non far schizzare la sborra in gola e non tossire o vomitare e attesi la sborrata che dopo alcuni fremiti e dopo qualche secondo arrivò, quattro cinque getti di sborra mi riempirono la bocca.

Sollevai la testa ed aprii la bocca piena di sborra per mostrare a lui che l’avevo presa tutta, Memè mi guardava affascinata, l’allieva stava superando la maestra, poi inghiottii tutto.

Avevo scoperto che mi piaceva, mi piaceva davvero fare i bucchini e farmi sborrare in bocca, ora che l’avevo provato avrei continuato a farli per tutta la vita, succhiare il cazzo mi da piacere come l’esser fottuta, qualche volta anche di più.

Pulii la bocca e il mento col dorso della mano..poi dissi : ”Devo andare ora, si è fatto tardi, ciao Fael, grazie , spero che Memè mi consentirà di incontrarti ancora”

Lui mi lanciò un bacio con le dita della mano unite, sono sicura che avrebbe voluto baciarmi in bocca ma non volle far ingelosire la sua amante.

E’ strano ma un bacio appassionato può far ingelosire più di una chiavata.

Mi vestii e mi avviai alla porta, Memè aveva indossato la vestaglia, sotto era nuda, di certo dopo che fossi andata via sarebbe tornata a godere del suo amante.

Mi accompagnò alla porta: “Come ti senti?” mi chiese.

“Bene, solo che sento Fael ancora nella pancia, la fessa mi pulsa e batte al ritmo del cuore e mi pare di tenere ancora qualcosa nel culo, tutto sommato è piacevole.”

“Ti senti fottuta , quella bella sensazione che prova una donna soddisfatta dopo una chiavata come si deve, fra un po’ purtroppo, ti passerà” mi rispose

Prima di uscire le dissi “ E’ stato bello Memè, grazie, ma mi sento in colpa. Oggi ho fatto sesso come le mie amiche e coetanee nemmeno si immaginano sia possibile, sono diventata una perfetta amante ed una magnifica troietta, come farò a guardare in faccia papà e mamma che credono che io sia ancora una figlia innocente ed illibata? Sono così religiosi e moralisti! Addirittura , diciamolo chiaramente, mi son fatta “marocchinare” , mi son fatta sverginare, chiavare ed inculare con gioia da un cazzo così grosso, ho succhiato quel cazzo e ho inghiottito la sua sborra.

Come potrò più baciare il mio fidanzato con la coscienza a posto?”

Memè rimase pensosa per un attimo poi rispose:” Nennè sai chi comprò la biancheria di pizzo che hai indossato oggi e che io ti conserverò con cura con la collana ed il resto finché non avrai una casa tua?

Tuo padre la comprò per tua madre!

Dopo la nascita del tuo fratello maggiore tua madre andò in crisi, si sentiva depressa, diceva che tuo padre “nun era bbuono” , che non la sapeva chiavare e che lei non sborrava, che lui aveva il cazzo troppo piccolo per farla godere dopo che lei aveva partorito e le si era troppo allargata la fessa con i punti di sutura che le avevano dato a cazzo di cane.

Tuo padre venne da me disperato a chiedere consiglio, era stato già dai medici ma senza risultato. Io allora un po' per convinzione , un po' per divertirmi, gli dissi che forse avremmo risolto se tua madre si fosse potuta sfogare un po', più volte, con uomini diversi.

Era così disperato che accettò subito.

Vennero a trovarmi nella mia casa dove lavoravo una volta, tuo padre mi disse a quattr’ occhi che non se la sentiva di lasciare la moglie sola con un altro senza poter controllare che non le facesse del male.

Voleva semplicemente vedere la moglie fottere con un altro, lo capii subito, ma non aveva il coraggio di dirlo.

Nennè ti accorgerai che agli uomini piace avere la moglie troia, quelle veramente troie sono sempre le più amate dai loro mariti.

Gli dissi che in camera da letto tenevo un armadio con uno specchio trasparente, si poteva vedere da dentro a fuori e non il contrario, se lui mi prometteva di non farsi scoprire poteva vedere di la’ dentro ma la moglie non doveva saperlo se volevamo che la terapia facesse effetto, lei doveva sentirsi libera di fottere come voleva. In parte era vero ma io mi preoccupavo per i clienti che mi avrebbero fatto storie se se ne fossero accorti, potevano sempre pensare che volessi ricattarli.

Davo appuntamento ai tuoi sempre il giorno che sapevo sarebbero arrivati i marinai americani al porto.

Tuo padre si nascondeva nell’armadio e tua madre aspettava in camera con la biancheria di pizzo ( non la rovinò perché se la toglieva subito) ed io le mandavo sempre qualche negro della flotta che non vedeva una donna da sei mesi.

Una volta, per divertimento, le mandai in camera tre negri grossi come armadi.

Tua madre da giovane era una bella fica e a quelli non parve vero di infilarle i loro grossi cazzi dappertutto.

Ovviamente dagli americani mi facevo pagare e bene pure, a quei tre avevo detto che li aspettava una “signorina” che “she takes cock in her mouth, pussy and ass at the same time”.

I gemiti, i “mamma mia comme è gruosso”, i “sfunname sfunname” , i “miettamillo ‘n culo” e i “sborrame mmocca” di tua madre un altro po’ si sentivano fino sotto il portone, quei tre neri non capivano una parola, ma quando si fotte si ci capisce in tutte le lingue!

Quando andavo a recuperare tuo padre dall’armadio vedevo che si era fatto tante di quelle pugnette che aveva gli occhi sfondati e neri, sporcava di sborra dappertutto!

Ma sembrò che la terapia funzionasse, già la prima volta, quando tua madre vide tuo padre che veniva a riprenderla, come lei credeva, gli buttò le braccia al collo e lo baciò, la carne soddisfatta calma e rende felici.

In un mese tua madre prese quattro o cinque dosi di richiamo e tuo padre me la portava sempre più contento.

Il mese dopo tuo padre tornò da me dicendomi che a tua madre non era venuto il marchese, sotto qualche botta più forte ci era rimasta, era incinta!

Allora dovemmo ricorrere alla levatrice, quella che avrei dovuto chiamare anche per te, altrimenti ora avresti un fratello o una sorella nera.

E tu mi parli di religiosità e moralità dei tuoi genitori?

Nennè impara che qua, al mondo, il più pulito tiene la rogna!

E poi secondo te perché mi odiano? Perché facevo la puttana?

No no! Perché so di loro le cose che ti ho detto!”

Avevo saputo cose gravi dei miei ma mi scappò da ridere, povero papà cornuto e a farsi le pugnette chiuso in un armadio! Per amore di mamma poi! E mia madre che fotteva con tre negri allupati ed assatanati? Da non credere ma tutta da ridere. Però mi sarebbe piaciuto avere una sorella o un fratello negretto...pensai.

Ci salutammo con un bacio ed io corsi a casa che si era fatto veramente tardi.

Quando il mio fidanzato mi inculò nel ripostiglio di casa mia attaccata alla scala a pioli erano già alcuni mesi che Fael mi chiavava ed inculava.

Ormai io e Memè eravamo amanti fisse e ci dividevamo il poveretto che però riusciva tranquillamente a soddisfarci tutt’e due e non era cosa facile e da tutti.

Il mio fidanzato, inesperto, mi inculò brutalmente e anche se il mio culo ormai si lasciava aprire facilmente perché avevo imparato come gestire la penetrazione, mi fece male provocandomi una piccola lacerazione.

Il sangue che ne fuoriuscì gli fece credere di avermelo “rotto”, di avermi sverginato il culo…. come se il culo avesse l’ imene….

Fece finta di essere addolorato per avermi fatto male ma in realtà era orgoglioso di se’ per avermelo fatto ed ebbe la grande soddisfazione di poter credere di essere stato lui il primo e unico, io glielo lasciai credere…. ovviamente…..contento lui…

E questa è l’altra verità, la mia..lui conosce solo quella nella quale ha creduto quel giorno di quaranta anni fa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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