L'oggetto del desiderio 3 ( le mani di mia suocera)

  • Scritto da Vasco73 il 22/04/2020 - 11:33
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Torta, caffè e amaro. Lasciammo il ristorante. Chiesi a mia moglie dove fosse sua madre, che non vedevo nei pressi dell'auto, mi disse che sarebbe rientrata con suo fratello. Il che mi consegnò la sentenza del no definitivo, in quanto l'abitazione di mio cognato era ben lontana dalle nostre, la mia e quella di mia suocera erano invece nello stesso quartiere. Sulla via del ritorno, approfittai di un semaforo rosso per infilare una mano tra le cosce di mia moglie, che stava rimettendo un pò di rossetto guardandosi nello specchietto di cortesia del parasole. La mia mossa fu un pò rude, infilai la mano e andai deciso al suo inguine. La contromossa di mia moglie fu un semi urlo,lasciò il rossetto che cadde e mi afferrò l'avambraccio togliendomi il gusto di quanto stavo legalmente facendo, ovvero toccare mia moglie. -Smettila! Detto come se non avessi fatto altro in quel giorno. Mi smontò, ero depresso. Si mise a cercare il rossetto e fini col mettere le mani sotto al sedile, e di conseguenza anche lei trovò il collant nero, che non sapeva essere di sua madre. -E questo cos'è? Disse tirandolo fuori con due dita. Risposi di non saperlo, le ricordai che la macchina era di Gianni, un nostro amico, e che forse ci aveva portato fuori una ragazza. Essendo lui single il ragionamento ci stava. Stava per mettersi a ridere, quando si accorse che il collant non era per così dire intonso, il contatto con lo sperma freddo che conteneva, la fece cambiare espressione, assumendone una di disgusto. Mollò quanto aveva in mano che cadde sul pavimento della vettura, lei allargò i piedi per evitarne il contatto. Prese delle salviette dalla borsa e cominciò a pulirsi le mani con fare maniacale. Poi mi guardò e disse che io e i miei amici, avevamo qualcosa in comune. Lasciai cadere la conversazione, non avevo voglia di discutere, che si tenesse i suoi dubbi visto che non le piaceva essere toccata da suo marito. Questa sorta di egoismo, mi scaturiva ogni volta che avevamo discussioni riguardo al sesso, non mi sentivo appagato del tutto e mi davo ragione di questo, anche forse per autogiustificare i miei comportamenti. Poco dopo, mi chiese di accostare, e aiutandosi con una salvietta, prese il collant, sempre con due dita, e aprendo la portiera lo gettò a lato della strada. Si fece poi lasciare a casa e quando tornai dal restituire l'auto, la trovai gia addormentata profondamente. Così andai a dormire sul divano, in preda ai pensieri di quanto stava accadendo. Passò una settimana senza che null'altro accadesse, pensai così che la situazione sarebbe andata a scemare senza altre conseguenze. Avemmo occasione dopo qualche giorno ancora di passare da mia suocera, ero un pò nervoso, ma mi dissi che quella era la prova del nove e che andava fatta. La trovammo un pò sottotono, vestiva una tuta da ginnastica che mai pensammo avrebbe indossato, lei che era maniaca dell'essere in ordine anche a casa. Ricondussi questo al senso di colpa e alle domande che anche lei poteva essersi posta dopo che ci eravamo baciati al ristorante. Cenammo e solo dopo diversi minuti, la conversazione diventò normale. Io cercai di essere più educato possibile senza cadere in smancerie, e questo aiutò molto entrambi. Tornai alle mie attività di tutti i giorni, passò il tempo e un giorno di ritorno dall'ufficio, incontrai mia suocera al supermercato, dove ero entrato per prendere solo un paio di cose richieste da mia moglie con un messaggio sul telefono. La trovai meglio, vestita bene e truccata, mi fece un sorriso e parlammo un pò. Non era stracarica di borse, ma la convinsi lo stesso a farsi dare un passaggio in auto fino sotto casa. Per abitudine, quando succedeva in passato, scendevo accompagnandola, fino nei garage, da dove poteva mettere le borse nell'ascensore di servizio che arrivava fino al piano interrato. Spensi l'auto, e quando lei fece per aprire la portiera le chiesi un attimo ancora. Mi feci coraggio e le dissi delle cose che avevo pensato in tutti quei giorni. Mi disse che anche lei aveva pensato molto a quanto successo. La discussione fu civile e pacata. Il silenzio calò quando risposi alla domanda che mi pose, ovvero perchè mi comportai a quel modo. Quel -Mi sono innamorato di te, mi uscì spontaneo, lo giuro. Scosse la testa e disse che non sapeva cosa farci, che anzi era da fuori di testa continuare a parlarne. Non so se fu la tensione, o la mia mente malata per strategia inconscia, ma mi venne da piangere. Cercai di nasconderlo ma lei lo vide, e cambiò atteggiamento. Si girò verso di me con tutto il corpo, sporgendosi dal sedile, e mi chiese cosa mi prendeva, pur sapendo benissimo che fu una reazione al suo commento. Quindi prese a parlarmi con dolcezza, il qui presente bastardo aveva fatto centro. Lei si stava proponendo in modo diverso, e io la leggevo come un'altra chance. La desideravo tantissimo, quel bacio mi aveva acceso una passione che non pensavo di conoscere. Prese ad accarezzarmi la guancia. Io mi guardai bene dal baciarla di nuovo, però ne cercai il contatto del corpo. Ci calmammo entrambi nel silenzio e nel buio della rimessa, ne sentivo il respiro calmo ma profondo e averla così vicina mi eccitava da morire. - Cosa possiamo fare? Mi chiese dolcissima. Risposi che non sapevo e che forse la cosa migliore era lasciare andare le cose in modo naturale, il che non aggiunse e non tolse nulla al discorso. Fece appello alle nostre posizioni, lei era la mamma di mia moglie io ne ero il marito, e tutto il resto era un errore. Il bastardo che è in me, venne a galla. Le dissi che nulla era sbagliato se c'è amore e così facendo la abbracciai stretto. Lei tenne le braccia inerti per qualche secondo, poi mi abbracciò anche lei, sospirò forte. Un auto entrò nel garage condominiale, e il fatto che lei non si staccò malgrado ci passasse a fianco, mi diede coraggio. Ne cercai la bocca con la mia, e presi a baciarla, prima leggero poi con passione. Questa volta rispose subito al bacio, e lo fece con voluttà, cercandomi la lingua e muovendo la testa per meglio farlo, spingendo verso di me, mentre mi teneva le mani intrecciando le dita con le mie. Ne ritrovai il sapore di quel bacio rubato la domenica delle nozze di mia cognata. Presi  ad accarezzarle il collo dietro per tenerla più a lungo possibile a me. Ci allontanavamo per prendere fiato e poi ci rituffavamo nel proibito assoluto di quel bacio lunghissimo e appassionato. Alla fine eravamo ansanti entrambi, come avessimo scopato fino a quel momento, e forse non c'è grande differenza, è sesso anche baciarsi, forse di più. Nel silenzio le presi la mano, e la guidai sopra al mio sesso che spingeva il tessuto dei calzoni. Un pò lei si irrigidì, poi non credo fosse del tutto indifferente alle mia avances e prese ad accarezzarlo con le dita. Avevo il suo mento sulla spalla e mi sussurrò pregandomi di lasciarla andare. Di rimando le chiesi supplicandola di non farmi andare via così. Riprese a massagiarmi il membro, prima sulla lunghezza, infine si concentrò sul glande, e con le dita prese a percorrerne la circonferenza, poi lo circondò come poteva con la punta delle dita, e prese a masturbarmi da sopra la stoffa. Non ci volle molto, venni copiosamente imbevendo la trama del tessuto e raggiungendo le sue dita impegnate negli ultimi dolci movimenti, le morsi piano il collo e le dissi di amarla da morire. Scese dall'auto, senza guardarmi in faccia e mi lasciò allontanandosi veloce verso l'ascensore, senza prendere le borse della spesa. Io guadagnai fiato, pulii quanto potevo dei calzoni, e dopo scesi. Presi le borse, chiamai l'ascensore di servizio e le portai al suo piano lasciandole dietro la porta. Tornai sotto, e presa l'auto andai verso casa. (segue)

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