L'oggetto del desiderio 6 (il suo sapore)

  • Scritto da Vasco73 il 30/04/2020 - 12:00
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A seguito dell'episodio dell'abito blu, non ci fu più modo di contattare privatamente mia suocera. Non rispose più ai messaggi, ne al telefono, e regalava la sua presenza solo se ero accompagnato da sua figlia.
In effetti un pò di gelo era sceso sui rapporti. Ma mentre mia moglie sembrava non avvedersene, io diventavo sempre più nervoso. Un paio di volte, compatibilmente con i miei orari d'ufficio, cercai di passare nei dintorni di casa sua, posto il quale mi era diventato vietato, anche perchè lei aveva cambiato la serratura di casa con una scusa e temporeggiava per darcene una copia, adducendo una non stretta necessità immediata. Passò quasi un mese, quando mia moglie mi annunciò che c'erano novità, e che sua madre si sarebbe presentata per cena con un nuovo compagno. Mi caddero le braccia, fui preso dalla stizza che dovetti mascherare mi diedi del cretino per quanto avevo forzato in modo così innaturale. Era stata tutta colpa mia. Poi con calma elaborai e mi dissi che non era da lei un gesto avventato, e che era passato solo un mese, quindi il tizio al quale si era legata doveva esserci da prima. Certo, affari suoi, ma perchè fare sempre finta di nulla quando affrontavamo il discorso dove si ipotizzava una sua nuova vita? Balle, nella mia testa lei era diventata una troia e aveva mentito. Mi spaventai di come dei pensieri possano essere così violenti, e diedi una spiegazione a tanti fatti di cronaca attuali. Dovevo calmarmi,e abbandonare l'idea di potermela scopare.
Arrivò quel sabato sera, e li accogliemmo in ingresso, quasi in pompa magna. Lei era davvero elegante, ne notai il trucco un pò più accentuato, e una luce negli occhi diversa dal solito. Scopava, e lo faceva alla grande. La gonna quasi a  metà coscia le dava quel tono volgare che a me piaceva da morire. Non aveva imparato che all'accorciarsi della gonna, la calza deve diventare più opaca. O meglio, forse lo faceva apposta per farmi incazzare. Il fiume di pensieri che mi prese, fece scomparire tutta la buona intenzione di farmi da parte. A tavola ci alternammo, come da galateo, mia moglie di fianco a Mauro, il suo nuovo compagno e io di fianco a Cristina, mia suocera. cena piacevole, lui era di buona compagnia, e se sapeva qualcosa lo nascondeva molto bene. Mia suocera parlava a valanga, impossibile fermarla, vuoi che fosse per l'imbarazzo o l'entusiasmo per la sua nuova storia. Rotto il ghiaccio attesi ancora una mezz'ora e dopo aver aspettato tanto tempo, allungai la mano destra da sotto alla tovaglia e gliela misi sulle cosce, che rimasero scoperte per via della gonna a tubo aderente. Vidi, e credo non solo io, che ebbe l'impulso di alzarsi e prendermi a schiaffi. Calò un attimo di silenzio, e poi lei disse di avere avuto un piccolo capogiro. Dopo le frasi di rito, tornammo a mangiare, e io a godermi del caldo della sua pelle rivestita nella trama del collant color fumo. Mi girava la testa, non si spostò di un millimetro, la sentivo solo rigida e tremante. Mi limitai solo a toccarle le gambe, ma lo feci lentamente e con passione, senza violenza, accarezzandone quanto ne potevo. Il membro mi scoppiava nei calzoni, e non riuscivo a stare dietro ai discorsi dei miei commensali. Finito cena, andammo in salotto per il caffè. Noi uomini, precedemmo le donne, e ci sedemmo in modo da scambiare due parole meno banali. Gli chiesi se tutto procedeva per il meglio con Cristina, e lui mi rispose di si, che avevano molto feeling. Chiedergli da quanto tempo, mi parse poco educato, poi glissai anche perchè mi stavo torcendo di gelosia. Arrivarono dopo pochi minuti e si sedettero anche loro per bere il caffè, di fronte a noi. Io ero indeciso su quali cosce guardare, se quelle di mia moglie o quelle di sua madre, entrambe in bella vista. Anche Mauro si rifece gli occhi su entrambe, però prediligeva quelle più giovani di mia moglie, che da gatta morta, se ne accorse e lasciò fare. Le piaceva quando la guardavano con discrezione, ma intensamente.
Quando se ne andarono erano ormai le due del mattino, in ingresso io aiutai mia suocera a mettere il soprabito, muovendomi a rallentatore e cercandone il contatto in ogni gesto. Lei se ne accorse, infatti mi guardò seria per due lunghissimi secondi,nei quali ebbe solo il merito di far crescere la mia eccitazione. Scopai mia moglie alla grande quella notte, non le diedi nemmeno il tempo di svestirsi. A me piaceva così, e lei ne godette la passione, rimanendo a prona e addormentandosi soddisfatta, dopo il terzo orgasmo che le procurai, ora con il cazzo, poi mani e lingua. Non potevo aspettare oltre a parlare con Cristina, quindi il giorno dopo, presi mezza giornata di permesso e mi fiondai a casa sua all'ora di pranzo. Approfittando di qualcuno che usciva dal portone, mi infilai e una volta dietro la sua porta, suonai il campanello. Nemmeno chiese chi fosse e mi aprì la porta. Non parlai, entrai solamente, quasi spostandola lei mi seguì senza chiudere la porta, quando capì che non me ne sarei andato, tornò indietro e riapparve in sala emettendo un sospiro profondo. Le domandai da quanto tempo durava la cosa, provò a rispondermi che non era affare mio, ma quando le ricordai del bacio e della sega che mi fece nella rimessa condominiale, cambiò tono. Un anno. Era brava a nascondere le cose, e lo fece probabilmente anche perchè aveva una figlia ancora a casa. Gli chiesi ringhiando quante volte l'aveva chiavata. Spalancò gli occhi. Gli ripetei la domanda, prese ad urlare le sue ragioni, durò qualche secondo perchè mi alzai e le misi la mano sulla bocca e la spinsi contro il muro. Poi dolcemente le chiesi di dirmelo allentando la presa. Piagnucolò a modo suo. Insistetti. Prese a dirmi che non era una cosa frequente, la vidi sconcertata, mi stava dicendo cose che non mi spettava di sapere, però ormai la diga era aperta.
Voglio un numero, dissi. Dieci? Venti? Quante volte ti ha scopato? Mentre lo facevo sentivo gli occhi diventare rossi e cominciare a lacrimare. La follia si stava impadronendo di me. Stefano- disse- non fare così, lo abbiamo fatto qualche volta ecco... Mi abbandonai addosso a lei. Ora con le mani mi carezzava la schiena, parlando dolcemente, dicendo che era meglio così, che io dovevo farmene una ragione, che era una storia impossibile tra noi. La cercai con la bocca, prese a girare la testa nel senso opposto alla mia cercando di evitare il bacio che volevo, poi le presi il volto tra le mani delicatamente e la baciai sulle labbra. Una scossa. Tenne la bocca chiusa, le baciai le guance gli occhi e tutto il volto indugiando sul mento. Poi scesi sui seni, prima da sopra la stoffa della camicetta, poi liberandoli li presi tra le mani e li baciai a lungo. Ci volle un pò, ma alla fine mi mise le mani dietro la testa, e mi ci tenette sopra amorevolmente. Quando sentì che respirava normalmente tenendo chiusi gli occhi, mi lasciai andare sulle ginocchia, e sollevandole la gonna quanto bastava, andai con la bocca a cercarne il sesso. Niente calze in casa quel giorno, fu facile e immediato, la sentì sobbalzare, provò a fermarmi, ma era troppo tardi per entrambi. Spostai il bordo dello slip, e presi a lambirla con la lingua, più che potevo. Si piegò per la sensazione di piacere che le diedi. Continuai a baciarla dove la pensavo più sensibile, senza trascurare l'interno inguine, non meno efficace . Presi a premere con il pollice sul cotone dello slip, non volevo penetrarla con le mani. Come sempre un passo alla volta. La mandai su di giri, non le usciva la voce, ma la bocca era spalancata dal piacere, probabilmente non le riservavano questo trattamento da molto. Infine venne, o ci fu molto vicino, perchè serrò le gambe fino ad impedirmi l'accesso al suo sesso, mentre un suono le usciva dalla gola, ed era di piacere. La feci sedere li sul posto. La baciai sulle labbra, e le chiesi di essere mia almeno una volta. La pregai,- Solo una volta.

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