MAMMA PATRIZIA
Racconto scritto in collaborazione con InchiostroEMente. Per commenti e richieste scrivete a [email protected]
Non so bene come sia cominciata questa storia, non so nemmeno il perché; quello che so è che da quel giorno non posso più fare a meno di provare certe emozioni e non posso più fare a meno di fare certe esperienze.
Mi chiamo Pietro e ho 20 anni. Sono un ragazzo normale: capelli castani, fisico snello anche se non proprio atletico, sono abbastanza alto e ho dei bei lineamenti. Il carattere è forse il mio lato migliore, sono abbastanza aperto e disinvolto a parlare con gli altri e questo in un certo senso mi aiuta parecchio con le ragazze. Mia madre ha un bar in centro al paese, mentre mio padre lavora la terra.
Con la fine delle scuole superiori ho iniziato a lavorare stabilmente nel bar di famiglia. Questo mi ha permesso di andare a vivere da solo nel piccolo appartamento sopra al bar, mi dà la mia indipendenza e lo stipendio che prendo nella gestione del bar mi rende indipendente anche economicamente.
Lavoro a stretto contatto con mia madre Patrizia con cui ho un forte rapporto e un legame molto profondo, molto più che con mio padre Walter.
Le cose tra i miei non vanno bene: litigano spesso e mio papà rinfaccia a mamma che lei non fa abbastanza, quando lui è spesso e volentieri nei campi e anche la sera torna tardi dopo aver bevuto con gli amici. Ultimamente torna spesso a casa ubriaco.
Le cose precipitano una sera in cui sono a cena da loro per il loro anniversario. Patrizia ha preparato una cena buonissima, ma lui come al solito torna ubriaco. Si siede, mangia, beve e si lamenta con lei. La situazione si fa pesante quando lui cerca di farsela lì sul tavolo imbandito davanti a me. Lei si rifiuta e lo spinge via. Lui reagisce in malo modo e le molla un ceffone. Sta per caricare ancora, ma mi metto in mezzo. È furioso anche con me ora. Mi riempie di botte. Con fatica lo allontano e porto via mia madre. Andiamo nel mio appartamento.
Sono un livido unico. Mia madre mi fa togliere la maglia e mi spalma la crema sui diversi lividi blu che ho sulla schiena e sull’addome.
Il tocco di mia madre sul mio corpo risveglia in me delle emozioni mai provate prima. Sento caldo, soprattutto nella zona del basso ventre. Possibile che sia eccitazione? Mia madre è una donna bellissima nonostante i 47 anni. Ama curarsi, ha i capelli castani come i miei ma lunghi e mossi, occhi castani e carnagione abbronzata. Ha delle belle gambe slanciate che mette in risalto indossando vestiti con un bello spacco e tacchi che slanciano la sua linea. Il culo è un po’ grande ma bello sodo e ha una sesta da urlo. Non ho mai pensato a lei in quel modo, non fino ad ora. La magia si ferma quando lei smette di spalmarmi la crema. Non parliamo e andiamo a dormire.
Il giorno dopo la giornata passa velocemente, mio padre continua a chiamarci, ma non rispondiamo al telefono. Verso sera prova a farsi vedere a casa mia, reclamando mia madre. Ma impugnando il manico di una scopa a mo’ di arma, lo allontano. Patrizia è più tranquilla questa sera, soprattutto ora che mio padre Walter è tornato a casa e ha smesso di picchiare furiosamente sulla porta d’ingresso. Lei prepara da mangiare e dopo io mi faccio una doccia. L’appartamento è piccolo e come la notte prima dormiamo insieme nel letto matrimoniale dell’unica camera che c’è. Prima di coricarci io faccio una doccia. Torno in camera con solo un asciugamano legato in vita a mo’ di gonnella e mia madre ammira il mio fisico pieno di lividi, sentendosi in colpa perché il suo unico figlio si è preso le percosse al posto suo. Si avvicina come una chioccia e come la sera prima mi spalma la crema sui lividi. Massaggiando il mio corpo. Riprovo la stessa strana sensazione di eccitazione mista a vergogna. Mia madre indossa solo una camicia da notte senza reggiseno che fa intravedere la sua sesta e le sue areole scure e il segno dei capezzoli che premono contro il tessuto della camicia da notte. Cerco di resistere ai miei istinti, ma quando lei è seduta sul letto e io in piedi davanti a lei che mi massaggia la parte bassa del ventre dove ci sono gli ultimi lividi perdo il controllo. Abbastanza celermente si vede l’asciugamano evidenziare un’importante erezione, proprio a pochi centimetri dalla faccia di mia madre. Lei la nota, ma fa finta di niente, questo fino a che il nodo in vita non cede e l’asciugamano cade a terra, liberando i miei 20 cm di cazzo, dominati da una cappella di notevole grandezza. Qualcosa cambia nello sguardo di Patrizia. Lo fissa con una strana luce negli occhi, come se lo bramasse.
P: Devo ammettere che mamma ti ha fatto davvero un bel pisellino, tesoro!
Io divento rosso per l’imbarazzo.
Io: Mamma, non chiamarlo così dai…
P: Hai ragione, tesoro. Non è più un pisellino, è diventato un bel cazzone grosso!
Dicendo questo mi sorride e non smette di fissarlo. Le mani sono vicine, quasi a toccarlo. Lei è rossa in volta, si vede che lo brama, ma il fatto che sono suo figlio la frena.
Io: Mamma, sai che è sbagliato vero? Siamo madre e figlio.
P: Lo so!
Io: Però in fondo non facciamo del male a nessuno. Giusto?
P: Giusto!
Lei lo odora senza avvicinarsi.
P: Profuma di pulito!
Io prendo la sua mano con la mia e la guido sulla mia asta. Lei mi guarda.
P: Non si torna più indietro se cediamo ora!
Io: Non voglio tornare indietro. L’hai visto, odorato e toccato. Ora ti manca una sola cosa da fare…
Patrizia sorride. Ha capito cosa intendo. Senza farmi dire altro apre la bocca e accoglie la mia cappellona sulla sua lingua. Non è la prima volta che ricevo un pompino, ma è la migliore. Sento un calore particolare che avvolge il mio membro. La mia mamma si è sempre presa cura di me e lo sta facendo anche ora. Con le altre donne è un rapporto particolare è sesso. Con lei è diverso, succhia il mio cazzo come se si stesse prendendo cura di me. Ed è bellissimo. Non credevo di dirlo, ma mia madre è una bocchinara nata.
Io: sei bravissima. La miglior pompinare del mondo!
Si stacca.
P: Anni di esperienza tesoro. Poi non è difficile quando desideri solo il bene di chi te lo sta mettendo in bocca.
Detto questo, riprende a succhiarmelo. Questa volta però se lo spinge dentro tutto, fino in gola. Sento la saliva che dalla sua bocca cola lungo l’asta e sui coglioni. Una sensazione bellissima. Sto per venire, ma sul più bello lei si ferma.
Si alza e si spoglia completamente. Resta in mutande e con la sua sesta al vento. Adoro le tette di mia mamma. Senza dire nulla mi avvicino e inizio a succhiarle. I capezzoli diventano due ciliegie dure. Lei gode parecchio.
P: insaliva bene il solco!
Così faccio. Inizio a leccarla e sputare tra le due tette. Immagino già cosa vuole fare.
Mi fa mettere in piedi davanti a lei che resta seduta sul letto. Mi prende il cazzo e se lo mette nel solco appena lubrificato con la mia saliva. Inizia a farmi una spagnola coi fiocchi. Vedo il mio cazzo sparire e comparire tra le sue enormi mammelle. Ogni tanto fa colare della saliva sulla mia cappella per renderlo ancora più gradevole. Non resisto molto.
Io: mamma…
Lei capisce e aumenta il ritmo, facendomi venire. Sparo 5/6 schizzi abbondanti che vanno a imbrattarle la faccia e le tette. Sorride felice. È bellissima così sorridente piena del mio seme. Con le dita lo raccoglie e se lo porta in bocca. Quello sulle tette invece se lo porta sui capezzoli e poi prende le sue tette e se le porta alla bocca. Succhiandosi i capezzoli pieni di sperma appena munto.
P: Buono! Ti voglio bene, figliolo.
Dice così e si sdraia sul letto. Mi fa segno di andare in fianco a lei.
P: ora dormiamo. Sono stanca. Però così nudi e abbracciati. Voglio sentire il tuo corpo contro il mio. Mi sento sicura e felice con te vicino, tesoro!
Come posso negarle questo? Ci stringiamo a uovo e ci addormentiamo vicini. Lei pacifica e felice, così come sono, ma con un’altra erezione che preme sul suo lato B.
Un’esperienza forte che cambia il nostro rapporto. Non arriveremo mai a fare sesso, quello è un limite che non vogliamo superare. Ma esperienze simili di piacere reciproco, quelle sì. In fondo è anche questo un modo per volersi bene.
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