Maria Elena era una ragazza molto bella: Bruna, alta, corpo slanciato, seno incantevole, natiche tonde e voluminose,
viso perfetto, salvo la lieve carnosità delle labbra, e le narici un po' più dilatate rispetto alla norma.
L'abbigliamento sexy, che prediligeva, esaltava ancor di più la sua bellezza.
Il suo linguaggio era sboccato, e passava per strana.
Eravamo diventati amici, ci vedevamo, non troppo spesso, lei spariva per lunghi periodi, a casa mia o a casa sua,
chiacchieravamo, scherzavamo, bevevamo qualcosa. Credo che Maria Elena bevesse un po' troppo, comunque restava
nei limiti.
I problemi cominciarono quando m'innamorai della mia bellissima amica.
Un paio di mesi fa, le chiesi di sposarmi.
Mi rispose, ironica, che io, in realtà, avevo bisogno di una madre e lei non era tagliata per quel ruolo.
Ci rimasi molto male, ma, per fortuna, continuammo a vederci come due amici.
Recentemente, la passione mi spinse a fare un altro tentativo.
La reazione fu abnorme, gridò, imprecò, m'insultò, disse che non le sembravo neppure un uomo e che non avevo
mai capito un cazzo di lei.
Improvvisamente si calmò, il suo bel viso fu attraversato da un ghigno crudele e disse:
"Va bene sarò tua moglie, però voglio da te un impegno scritto.
Mi diede un foglio e, sotto sua dettatura, mi impegnai perché il matrimonio si celebrasse appena possibile.
Prese lo scritto e disse:
"Ti sposo perché sei ricco, mi manterrai nel lusso e pagherai per i miei vizi"
Proseguì:
"Adesso, di dirò le condizioni:
Io sarò libera di farmi scopare da chi voglio, uomo o donna, meglio donna, tu no, sarò io a decidere se dovrai
fare sesso, con chi, quando e dove"
Aprì un cassetto, estrasse un DVD, lo mise nel lettore e disse:
"Spogliati!"
Rimasi nudo sulla poltrona, mentre il DVD prese ad avviarsi.
Apparve sullo schermo quella che sembrava essere la segreta di un castello, vi erano varie persone, uomini e donne,
per lo più, mascherati.
La mia futura sposa aveva ai piedi un paio di sandali neri, alti, con plateau e tacchi a spillo, e indossava solo un
body in cuoio, ornato da catenelle, chiaramente costrittivo.
Si rivolse a me e, passandosi le lingua sulle labbra, commentò:
"Come stringeva"
Due energumeni afferrarono Maria Elena, si presero con lei ogni sorta di libertà, le misero una
benda sugli occhi e le serrarono i polsi con due bracciali metallici che agganciarono al soffitto con una catena.
La vista di quello spettacolo mi provocò una subitanea erezione, al ché Maria Elena disse:
"Voglio che ti seghi!"
Aggiunse:
"Guarda attentamente quello che mi fanno, perché io lo farò a te"
Vidi una donna, dai tratti pittosto virili, con ai piedi stivali in vernice neri, con plateau e tacchi a spillo, e
abbigliata con un body nero, opaco, con luccicanti ornamenti matallici, avvicinarsi alla mia futura sposa.
Brandiva uno scudiscio, lungo e spesso.
Prese a colpire la mia amica, sulla schiena e sulle natiche.
Maria Elena mi disse:
"E' Marta, la conoscerai"
Con compiacimento, aggiunse:
"E' crudelissima: una vera belva"
Poi spiegò:
"Lei vuole che gridi quando mi colpisce, ma io resisto e lei colpisce più forte, sempre più forte"
Marta, cambiò posizione e prese a percuotere Maria Elena sul viso, sul seno, sul ventre e sulla vulva.
Fece un cenno ad una specie di gigante dai capelli rossi e l'uomo andò verso Maria Elena, masturbandosi: il membro
era veramente esorbitante e, parzialente, eretto.
Marta ordinò:
"Inculala, questa troia"
Vidi Maria Elena fare una smorfia ma, nonostante il dolore, rimase in silenzio: il cazzo del gigante
l'aveva penetrata.
L'uomo cominciò a menare colpi poderosi, ma dalla bocca della mia amica non uscì neppure un gemito
Finalmente, i movimenti dell'uomo si fecero più rapidi e dopo un paio di trasalimenti, si stacco da lei.
Maria Elena mi disse:
"Mi aveva riempito il culo di sborra"
Io intanto ero arrivato alla seconda eiaculazione e vidi che anche la mia futura sposa si masturbava.
Infine, sganciarono la catena e gettarono la mia amica sul gelido pavimento di pietra.
Erano visibili, sulla sua schiena, i segni delle scudisciate, Marta gettò qualcosa di liquido sull dorso della mia futura
sposa, che a quel contatto si irrigidì.
La mia amica, si rivolse a me, e commentò:
"Come bruciava"
Poi, Marta la rovesciò e, immersa la testa tra le cosce della sua vittima, prese a leccarla.
Maria Elena, ridendo sguaiatamente, mi disse:
"Basta! Avrai capito che razza di troia stai per sposare... "
Spense l'apparecchio e aggiunse:
"Quante te ne sei fatte: tre, quattro e ce l'hai ancora duro, almeno su questo non mi farai fare brutta figura... "
Mi invitò a tornare sul divano, si sedette anche lei, sollevò le gambe e disse:
"Leccami i piedi!"
Io avvicinai la lingua a uno delle sue incantevoli estremità e cominciai a percorrere con la lingua le deliziose pieghe
della sua carne.
Quando lo ritenne apportuno, mi disse di passare all'altro.
Poi allargò le cosce, mostrando il sesso nudo e rosso tra il velame dei peli neri, disse:
"Leccami la fica!"
La mia lingua si mosse sulle sue labbra gonfie, dolcemente, a lungo.
Poi mi fissai sulla clitoride eretta, inebriato dall'odore di femmina eccitata.
Quando stava per venire, ordinò che mi fermassi, e disse:
"La cosa che mi piace di più è essere arrapata, se vengo finisce subito tutto... "
Si voltò e comandò:
"Porco, leccami il buco del culo"
La accontentai e mentre percorrevo con la lingua il delizioso, piccolo, cratere rugoso, lei prese a masturbarsi di nuovo
e precipitò in una lunga serie di orgasmi.
Si rammaricò:
"Non ho saputo resistere!"
Poi:
"Sei bravo, lecchi che sembri una donna"
Aggiunse
"Forse non sei, del tutto, lo stronzo che pensavo, a te ci penserà Maria Elena: ti farà diventare il più lurido porco di
tutti i luridi porci... Ti sei trovato una grande maestra!"
"Oltre ad essere arrapata, mi piace essere sbronza, beviamo!"
Andai a prendere lo spumante che era in frigo e lo porsi alla mia futura sposa.
Bevemmo direttamente alla bottiglia, e Maria Elena ne mandò giù una buona metà.
Poi disse:
"Devo pisciare"
Prese un vaso di cristallo vuoto, che era nelle vicinanze e lo riempì coi suoi getti dorati.
Quando fu pieno, me lo offrì e disse:
"Bevi la mia piscia!"
Mandai giù a piccoli sorsi il suo liquido amarissimo.
Vedendo come avevo svuotato il recipiente, disse:
"Lo sai che non mi dispiaci!"
Si era fatto tardi, eravamo stanchi e inavvertitamente scivolammo nel sonno, l'uno accanto
all'altra, sul divano.
Quando la luce dell'alba invase la stanza, vidi, ancora seduta accanto a me, Maria Elena,
nuda, che mi fece un gesto di invito e disse:
"Vieni, bambino mio tra le braccia della tua mamma... "
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