Marinella

  • Scritto da donaldduck il 21/05/2020 - 19:44
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Marinella

 

Ad un tratto sento un cigolio, mi volto e dalla porta aperta vedo entrare una figura esile. Due cose mi colpiscono subito di questa donna che avanza: il ticchettio dei tacchi sul pavimento ed il colore dei suoi capelli , un castano diciamo ramato, e la loro forma come mille trucioli. Saluta tutti avanzando ed io incuriosito chiedo, al collega che è a fianco a me, lei chi fosse. La sua risposta è un voler dire e non dire “è una che sta sempre in malattia” poi aggiunge maliziosamente “e non se ne perde uno”.

La vedo scomparire nella stanza del capufficio e preso dal mio lavoro non la penso più.

Dopo qualche settimana eccola ricomparire ma questa volta ha ripreso servizio. In un momento di pausa ci incontriamo vicino al dispenser del caffè, cominciamo a chiacchierare, ci presentiamo e mi dice di chiamarsi Marinella, continuiamo a parlare e mi racconta che all’uscita dal lavoro deve andare in banca ed io “che combinazione anch’io devo andare lì, se vuoi posso accompagnarti” non se lo fa ripetere una seconda volta ed accetta con un sorriso.

All’orario di uscita la vedo già pronta sulle scale che mi aspetta “ciao andiamo?” le dico e lei “certo, ti stavo aspettando” ci incamminiamo e chiacchierando, chiacchierando arriviamo alla mia mitica Cinquecento.

La porto dal lato passeggero e apro la portiera “prego accomodati” e lei “che cavaliere, non se ne trovano più di così gentili” sorride maliziosamente, chiudo la portiera ed entro anch’io nell’auto.

Partiamo alla volta della banca e Marinella molto disinvolta parla a ruota libera del lavoro, dei colleghi, del suo matrimonio, poi mi chiede “posso accendere lo stereo adoro la musica” e con il sottofondo musicale continua a chiacchierare.

Parcheggio la Cinquecento nelle vicinanze della banca e l’aiuto a scendere aprendo la portiera, restiamo giusto il tempo necessario per poi andar via.

Uscendo dalla banca le chiedo “se non hai fretta possiamo fermarci a prendere qualcosa, vuoi?” mi  risponde “va bene, dove mi porti di bello?”.

“Conosco un posticino tranquillo proprio qui vicino” e ci incamminiamo verso un localino dove si può ascoltare musica, bere e mangiare qualcosa. Ci sediamo ad un tavolo un po’ più appartato quasi in penombra, nell’aria una musica blues rende l’atmosfera ancora più calda. Non so se per lo spazio ristretto sotto al tavolo o perché è lei che mi vuole provocare, sento le sue gambe insinuarsi tra le mie. Cerco allora di capire se posso approfittare della situazione chiedendole che idea ha sull’amore libero e la sua risposta mi invita ancor di più “meglio vivere di ricordi che di rimpianti, la vita è una sola non voglio sprecarla”.

Allungo la mano sotto al tavolino e comincio a carezzarle la gamba e la guardo negli occhi, lei mi sorride e dolcemente mi sussurra “perché sprechiamo tempo qui non hai di meglio da fare con me?”

Le bacio la mano e poi la tiro verso di me cercando le sue labbra che lei schiude subito è un turbinio di lingue, saette infuocate. “non restiamo più qui andiamo via” mi dice e subito ci alziamo e corriamo verso la Cinquecento, ci allontaniamo in fretta in cerca di un posto isolato e mentre guido la sua mano già s’impossessa del mio cazzo turgido, si china con la bocca e comincia a succhiare, leccare, carezzare e s’infila una mano sotto la gonna e comincia tormentarsi il clitoride.

La sento ansimare “fa presto amore ti voglio, non resisto più” fortunatamente intravedo una stradina non illuminata, non so neanche se sbuca da qualche parte. Anche io ormai sono eccitato al massimo e non appena trovo un piccolo spiazzo mi ci fermo. Lei già è quasi nuda, nella poca luce che entra da fuori la guardo e mi stupisco di quel corpo esile, bianco ma adesso in preda a spasmi è ancora più eccitante. Mi sfilo i pantaloni e passo dal lato suo, sposto il seggiolino quando più indietro è possibile poi l’afferro per quel bel culetto sodo e la tiro verso di me. Comincio a tormentare le grandi labbra poi il clitoride, lo mordicchio lo succhio e lo carezzo con la punta della lingua. Lei freme ha dei sussulti, geme e poi all’improvviso “adesso, dai adesso, non ce la faccio più! mettimelo dentro lo voglio tutto, si tutto anche le palle”. Subito l’accontento entro dentro di lei che già è tutta umida, bagnata. Senza freni la sento emettere delle piccole grida “continua così, si così, fottimi ancora siiii” e si lascia andare ad un primo orgasmo poi la sento rilasciarsi abbandonata alle sue sensazioni. Intanto anche io un po’ per aver assistito ed al tempo stesso sono artefice di questo nostro amplesso, ormai la mia resistenza è quasi al limite, così lo tiro fuori e cerco di riprendermi per continuare nuovamente. “Marinella girati” quasi glielo ordino, lei ubbidiente si gira, le ginocchia sul pavimento ed il culo ben in vista faccio cadere la saliva in mezzo alle sue natiche e comincio con un dito poi con due ad entrare nell’ano. Non mi dice niente, sembra apprezzare e anzi che non aspetti altro. Perché deluderla, punto il glande sul “buco” e piano piano mi faccio strada, poi le do un colpo con forza e sono tutto dentro. Un grido tra dolore e godimento le esce di bocca. Comincio la mia danza prima lentamente poi sempre più forte e lei che non aspettava altro “si! si! continua forte, più forte!! “ le faccio leccare le dita che prima le avevo infilato dietro, le succhia avidamente e si lascia andare ad una altro orgasmo, io nel sentirla gridare e godere non resisto più e le sborro nel culo.

Continua

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