Durante il sonno sono stata svegliata dai mille pensieri che mi turbano su di te. Questo che descriverò è soltanto uno dei tanti che mi hanno svegliata. Ero sdraiata a pancia in su, dal troppo caldo vestivo solo con le mutandine in pizzo; quelle bianche che mi hai regalato tu. Ero in dormiveglia e percepivo un brivido lungo la schiena che ricordava vagamente la tua mano che mi accarezzava, ne sentivo il calore e lo provavo realmente, così anche se non sono solita fare queste pratiche ho iniziato a toccarmi il seno, sì l'ammetto mi stavo proccurando piacere al pensiero di averti accanto a me. Il calore non smetteva di farsi sentire e neanche il mio eccitamento calava, ma, anzi era un proseguire del piacere che ho avuto nel giacere quella notte con te. Avevo appena finito di stuzzicare il seno quando all'improvviso sentì che la mia vagina si stava inumidendo, non me ne ero accorta subito, perciò presi una salvietta per pulirmi però lo strofinamento continuo mi aveva provocato un mini orgasmo, ero tutta fradicia e sporca con i pensieri. Pensai «ma si sono sola» e mi diedi da fare. La mia mano divenne la mia migliore amica e a tratti divenne anche il tuo pene.
Iniziai a massaggiarmi lentamente il clitoride e a ogni spasmo sentivo il calore che poc'anzi provavo sulla schiena, aumentare. Ne ero realmente soggiogata. Le grandi labbra sembravano parlarmi e come se dicessero «ci siamo anche noi» così per non lasciarle sole le presi tra due dita e mi muovevo dall'alto al basso, come per far suonare un arpa: la musica era la mia voce che con singhiozzi e imprecazioni di cui mi pento muoveva il mio essere. Lentamente scivolai verso l'interno della mia vagina: sentivo come si irrigidiva, ingorda mi chiedeva altre dita ma non la volevo viziare, così usai soltanto un dito per primo e lentamente ne infilai un altro, fino ad arrivare a 3 dita. Il mio corpo era come impazzito; si muoveva, urlava di piacere e lentamente perdevo liquidi sopra il materasso e sopra la coperta di seta cinese, che è tanto cara quanto bella. Tutto questo lo devo a te Davide, sono sdraiata su questo letto da circa trenta minuti e sento ancora la mia vagina che mi chiede altro piacere. Prima di scriverti questo messaggio ho utilizzato persino un cetriolo per simulare il tuo pene. Era duro e mi ha procurato molto piacere soprattutto quando mi sono penetrata per la prima volta, aprendomi come nessun'altro aveva mai fatto, anzi una persona c'è stata; parlo di te amore mio. La tua mancanza mi fa pensare a cose tremende e come se non bastasse, il pensiero che in questo momento tu stia penetrando un altra non mi lascia l'animo tranquillo. Cosa dovrei fare? Masturbarmi fino allo svenimento? No, non credo. Tu mi hai sempre detto che il corpo femminile è l'arte più riuscita a Dio, e, io prego lo stesso Dio di farti tornare da me. Mi manchi. Firmato Francesca.
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