È il mese di giugno ed io e Mara , la mia compagna abbiamo deciso che è giunto il momento di prenderci una vacanza.
Siamo una coppia atipica in quanto ognuno vive per conto suo. Ci amiamo ma amiamo altrettanto avere uno spazio tutto nostro dove vivere quando non siamo insieme.
Non ci siamo dati vincoli e la gelosia non ci appartiene. Ognuno è libero di fare le sue esperienze senza che ciò mini il legame affettivo che resta inossidabile.
Io sono un sessantenne e nonostante l'età matura grazie a lei ho riacquistato l'esuberanza sessuale di un quarantenne.
Mara ha 48 anni , mora , altezza media , seni generosi e sodi , bellissime gambe ed un culo che te lo fa rizzare specialmente quando indossa gonne o pantaloni attillati.
Insomma è femmina in tutto e per tutto.
Abbiamo scelto i monti della Val d'Aosta per passare un paio di settimane di relax.
Partiamo in auto poco prima dell'alba e contiamo di arrivare a destinazione nel tardo pomeriggio.
Nonostante l'orario fa già caldo , io ho un paio di pantaloni corti ed una canottiera , Mara indossa una camicetta senza maniche ed una minigonna.
Il traffico è scarso , qualche vettura e più che altro lunghi autoarticolati.
Mi viene voglia di giocare un po. Appoggio la mano destra sulla coscia di Mara e la accarezzo. Le piace e me lo dimostra aprendo le gambe , un palese invito a proseguire. Salgo a raggiungere il suo sesso che sento caldo sorto le mutandine. Lo massaggio apprezzandone il rilievo.
Lei muove il bacino spingendosi in avanti contro la mia mano.
Le dico di togliersi le mutandine e di sollevare la gonna.
"Masturbati"
Lei appoggia i piedi sul cruscotto e spalancate le gambe inizia a toccarsi.
Ho il cazzo che spinge deciso dentro i pantaloni.
Mi viene un'idea perversa. La nostra auto è una di quelle col parabrezza panoramico e dall'alto i posti davanti risultano ben visibili.
A poche centinaia di metri davanti a noi viaggia un tir. Lo raggiungo ed inizio il sorpasso. Vado volutamente di poco più veloce del mezzo pesante e quando sono all'altezza della cabina rallento ulteriormente.
"Sei il solito porco tesoro" fa Mara che non ha mai smesso di trastullarsi.
Il camionista non può fare a meno di guardare in basso e dimostra di gradire parecchio lo spettacolo offertogli azionando il potente clacson e mettendosi a strombazzare insistentemente.
Completo il sorpasso e proseguo. Nello specchietto vedo riflesso il lampeggiare dei fari del tir. Mi immagino il camionista col cazzo duro che ha ancora negli occhi limmagine della mano di Mara che si masturba senza nessuna vergogna.
Dopo pochi chilometri vedo l'insegna di un'area di sosta attrezzata così ne approfitto per entrare e parcheggio in un punto in parte riparato dagli alberi.
Non ne posso più , mi slaccio i pantaloni e libero il cazzo che mi fa quasi male tanto è duro. Mara non si fa pregare e dopo avermelo preso in mano avvicina la bocca ed inizia a farmi un pompino.
Nel frattempo il camionista di prima che aveva notato la nostra deviazione verso l'area di sosta decise di seguirci e fermò il suo mezzo giusto dietro la nostra auto.
Pur essendo in alto non poteva vedere Marta all'opera ma era inequivocabile quello che stava succedendo.
Mi voltai verso di lui ed incrociai il suo sguardo. Lui mi rivolse un sorriso malizioso che ricambiai.
Lo vidi scendere dal camion ed avvicinarsi al lato passeggero. Si fermò ad osservare Mara intenta a succhiarmi il cazzo e che messa su un fianco mostrava le cosce completamente scoperte.
Notai che si era messo una mano nei pantaloni e con gli occhi cercava di vedere di più ma la portiera gli nascondeva alla vista il frutto del desiderio.
Premetti un pulsante e un clock testimoniò lo sblocco delle portiere.
Il tipo capì al volo e aprì quella di Mara.
Ora la sua passera gli si offriva in tutto il suo splendore.
Allungò una mano a palparle il culo e poi passò alla figa che penetrò con le dita.
Mara senza smettere di pompare iniziò a gemere.
Il tizio si chinò e prese a leccargliela.
Lei lasciò per un attimo il mio cazzo
"Uuuuui amore , che bello"
Avevo il cazzo che rischiava di esplodere dall'eccitazione.
Mi accorsi quando le giunse l'orgasmo dal modo di succhiare che divenne più intenso , quasi frenetico ed infine sollevò la testata e
"Siiiiii oooooh godoooo uuuuuu come godo"
Esaurito l'orgasmo si rimise a succhiarmelo.
Il tizio una volta rialzatosi si abbassò i pantaloni rivelando di avere tra le gambe una mazza di dimensioni ragguardevoli.
Prese Mara per i fianchi e la fece mettete in ginocchio sul sedile.
Le diede un paio di sculacciate e
"Lo vuoi il mio cazzone in quella tua figa da troia ?" e senza attendere una risposta la penetrò con un colpo secco.
Lei smise di pompare , per alcuni istanti rimase senza respiro.
Lui inizio a spingere il suo pistone con colpi decisi.
Mara godeva di quel cazzo che le scorreva dentro fin nel punto più profondo.
Gemeva , "guaiva" , godeva la svergognata ed io con lei.
Quando riprese un po il controllo e si mise di nuovo il mio cazzo in bocca. Non ci volle molto che venni per la forte eccitazione.
Prese tutto il mio sperma e lo ingoiò fino all'ultima goccia.
Venne il turno dello sconosciuto autista.
Sfilò il cazzo dalla figa di Marta e glielo offrì da succhiare.
Marta lo prese in pugno e si mise a segarlo.
Mentre lo faceva gli succhiava la cappella e quando dai grugniti di lui capì che stava per esplodere aprì la bocca e tirò fuori la lingua.
Potei così godermi la vista della sborrata.
Un primo abbondante getto di denso sperma le centrò la bocca seguito da altri che finirono in parte in bocca , in parte sulla lingua ed anche su di una guancia.
Marta non mandò giù lo sperma ma lo lasciò scivolare fuori e colare tra la scollatura ad inzupparle i seni che si mise a massaggiare spalmando così la sborra fino che fu assorbita completamente.
Il tizio palesemente soddisfatto del fuoriprogramma si rivestì e dopo averci ringraziaro fece un cenno di saluto e se ne andò. Io e Marta ci baciammo. Potevo sentire nella sua bocca il sapore dello sperma che aveva raccolto.
Lei non ancora appagata si sedette in braccio a me e scopammo fino a che raggiungemmo l'orgasmo insieme.
Le venni dentro nello stesso istante in cui lei liberò il suo miele a bagnarmi ventre e cosce.
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