Prima volta in tre

Ed eccoci nuovamente nel nostro locale preferito, in uno di quei venerdì sera dove andiamo a caccia di un maschietto che soddisfi le nostre trasgressioni di coppia.

Monica, appollaiata da più di mezz’ora su uno sgabello al bancone del bar, è intrattenuta da due baldi ed eleganti giovanotti che le hanno già offerto due flute di spumante e conversano brillantemente con lei, dando il meglio di loro stessi per piacerle.

Lei si mostra divertita e, a tratti, civettuola. Sorride in continuazione, risponde allegramente alle battute galanti che i due le rivolgono e, di tanto in tanto, sorseggia dal bicchiere.

Questa sera è veramente strepitosa e super sexy, con indosso quei pantaloni neri, attillatissimi nella parte superiore e scampanati sotto il ginocchio. La camicetta in seta, anch’essa nera ed aderente, tenuta slacciata in modo da lasciare ben visibile il solco centrale, evidenzia i suoi seni non grandi ma rigogliosi e sfacciati, sotto il tessuto quasi impalpabile.

Io me ne sto sprofondato in un divanetto, avvolto nella penombra, abbastanza lontano per non essere notato, ma sufficientemente vicino per non perdermi nemmeno un istante del corteggiamento serrato che le stanno facendo.

Talvolta, i due sembrano in competizione tra loro ma, in altri istanti, danno la parvenza di essere complici, pur non conoscendosi e non sapendo che, probabilmente, questa sera non dovranno contendersi Monica, ma dividersela da perfetti gentiluomini.

Non eravamo partiti con questo intento quando siamo arrivati al locale, ma la piega che sta prendendo l’incontro sembra non dispiacere a Monica, ma piace soprattutto a me, perché, se tutto va bene, sarà la prima volta che la vedrò interagire con due maschi contemporaneamente.

Questo tipo di esperienza mi mancava e anche lei mi ha sempre assicurato di non averlo mai fatto in tre.

Monica ha appena svuotato il secondo bicchiere, lo posa sul bancone e si alza dalla sua seduta per sgranchirsi le gambe.

I due la squadrano da capo a piedi e non possono fare a meno di ammirare la sua altezza e il suo splendido culo, in cima alle potenti e slanciate gambe di ballerina.

Uno dei due ordina al barman un altro flute di spumante per Monica, poi chiede all’altro se gradisce bere ancora. Le ruote dei due pavoni si fanno, se possibile, ancora più ampie.

Probabilmente a causa dell’alcool, o anche per l’abilità di Monica, i tizi ora sembrano essere grandi amici da sempre, tanto che scambiano battute anche tra loro.

Ogni tanto, Monica volge il suo sguardo scintillante nella mia direzione, rassicurandomi che si trova a pieno agio e che le piace proseguire il gioco. Lo fa di sottecchi, per non farsi notare dai due galletti, ignari che io sia lì ad osservarli e ad eccitarmi pensando all’evoluzione che avrà la situazione.

Monica rimane ancora in piedi, nella sua migliore postura, con la schiena inarcata che esalta le protuberanze dei seni e il suo spettacolare culetto a mandolino. Le occhiate e le squadrate dalla testa ai piedi da parte dei due giovanotti sono sempre più frequenti.

Tante attenzioni colme di desiderio suscitano in lei un innalzamento della temperatura corporea che la porta, istintivamente, a sventolarsi una mano vicino al viso per ricevere un po’ di aria fresca.

Uno dei due, premurosamente, le chiede se ha caldo e lei ripete il gesto. L’altro propone di trasferirsi sull’ampia terrazza prospicente il giardino.

Monica accetta e si avvia per prima verso l’ampia vetrata scorrevole. I ragazzi la seguono con gli occhi fissi sul suo culo.

Per non perdermi nulla, sono costretto a cambiare posto. Fortunatamente, il locale non è ancora molto affollato e trovo facilmente un’altra postazione appartata dalla quale osservare.

Sulla terrazza, Monica si appoggia alla balconata; i tipi le si piazzano di fronte e continuano la conversazione che ora mi pare essere più intima, dati i frequenti ammiccamenti, qualche frase sussurrata all’orecchio e le espressioni sul viso di mia moglie che non lasciano dubbi sul tenore piccante di quanto le viene detto.

Uno propone di bere nuovamente e chiede a Monica cosa gradisce, poi fa lo stesso con l’altro, quindi si allontana da loro per dirigersi al bar. Quello rimasto approfitta subito del fatto di essere solo con lei, così le mette una mano su un fianco e le stampa un bacio sulla guancia.

Appena si ritrae, lei gli sorride e gli accarezza una spalla. Nel frattempo, l’altro torna con le bevande: Monica continua bevendo spumante.

Trascorrono ancora dieci minuti tra frizzi e lazzi. Poi, i due si fanno più intraprendenti: le stanno più vicini e non perdono occasione per farle qualche carezza o darle qualche bacio fugace sulle guance.

La mia eccitazione cresce proporzionalmente con il livello di confidenza che via via si instaura tra mia moglie e i due pavoncelli. Il piano, su cui tutti e quattro stiamo scivolando verso una situazione molto trasgressiva, si sta inclinando sempre più velocemente.

Man mano che il locale si fa più affollato, sempre più persone vanno a prendere aria sulla terrazza. Così, il nostro terzetto non è più così isolato.

Infatti, poco dopo, Monica e i suoi due spasimanti decidono di spostarsi. Si muovono dalla loro posizione e scendono la breve scalinata che dalla terrazza porta nel giardino antistante.

Lo fanno con disinvoltura e senza atteggiamenti che possano far supporre che stanno andando ad appartarsi. Mi alzo dal divanetto, esco sulla terrazza e li seguo con lo sguardo. Attendo che siano un po’ lontani e scendo anch’io in giardino, con l’aria distratta di quello che sta solamente cercando refrigerio.

Ho un po’ di difficoltà a capire dove si siano diretti, dato che, allontanandosi dalla costruzione, le luci si affievoliscono e gli alberi ad alto fusto, con i quali è piantumato il giardino, proiettano ampi coni d’ombra, rendendo difficile distinguere tre individui vestiti di scuro.

Proseguo con cautela, fino a quando odo una risatina di Monica provenire da un angolo protetto da una folta siepe. Mi apposto dietro ad un albero, sento un’altra risata e faccio capolino.

“Bang!” esclamo nella mia mente. Il gioco ha preso la piega che speravo: Monica è nel mezzo dei due e li tiene entrambi vicino a sé, abbracciandoli nell’incavo delle loro schiene, e così fanno loro. I ragazzi, inizialmente, si alternano a darle fugaci baci sulle guance, che presto lei fa diventare baci sulle labbra, sempre più prolungati.

Lo sguardo di Monica si fa più concentrato e lussurioso. Ora non ride più e si lascia trasportare dal desiderio. Uno dei due prende coraggio e sposta la sua mano libera su un seno. Gli dà una veloce palpata, poi la toglie.

Monica gli prende la mano, invitandolo a continuare a toccarglielo. L’altro approfitta di questo “via libera”, concesso da Monica al socio, per mettere anche la sua sul seno lasciato libero dall’altro.

Vedo chiaramente che Monica lavora di lingua le bocche dei due che si alternano contro la sua e aumenta l’intensità dei baci, ruotando la testa e spalancando la bocca più che può.

Dal seno, una mano di uno degli amanti scende lentamente, ma senza indugi, verso il ventre, si ferma qualche istante, poi prosegue fino ad insinuarsi in mezzo alle sue gambe che ella scosta leggermente per favorirgli l’oscena toccata.

Al che, sento il mio cazzo che preme furiosamente dentro i miei jeans. Avrei l’impellente necessità di toccarmelo, ma sono certo che ciò comporterebbe la mia velocissima eiaculazione. Pertanto, desisto e mi concentro ancor di più sulla splendida visione di mia moglie che, da come ondeggia il culo, ora deve avere la mano dell’altro in mezzo ai glutei.

Nonostante i tipi tengano parecchio impegnate le sue parti intime con indecenti palpeggiamenti, lei continua imperterrita a slinguare l’uno e l’altro con calcolata imparzialità.

M’immagino il piacere che stanno traendo dal toccare la bellissima albicocca di Monica e il suo culo sodo, esaltato dall’aderenza del morbido e sottile tessuto dei suoi pantaloni, che non lascia nulla all’immaginazione. Lo so perché, prima di uscire di casa, come di consueto, ho accarezzato parecchio mia moglie come stanno facendo loro, e lei si è caricata eroticamente come una molla.

Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando sono qui, ma ora sembra che Monica voglia progredire nell’intimità con i due baldi giovani.

Si stacca dal loro abbraccio, li fa mettere di fronte a lei, si avvicina e piazza una mano sui loro pacchi, saggiandone la consistenza strizzandoli nei palmi.

I due, istintivamente, si guardano quasi increduli, poi guardano in basso, in direzione delle mani di Monica che sta tentando di slacciare i loro pantaloni.

Loro la aiutano, sganciando le fibbie delle cinture, ma l’abilità di mia moglie in queste cose li precede, avendo già in pugno i loro membri che mi sembrano piuttosto massicci, per quanto mi è dato di vedere dalla mia posizione.

Con la sua grande maestria, Monica sta somministrando loro lente ma profonde segate, che accompagna con movimenti rotatori del polso. Pur di dimostrare le sue capacità di grande smanettatrice, non si preoccupa che le sue tecniche rischiano di portare i maschi all’orgasmo molto velocemente.

Nel mentre, i due sono tornati a toccarla ovunque, e lei li lascia fare, spudorata e compiaciuta dell’attrazione che i due dimostrano nei suoi confronti.

Il solito più intraprendente, decide di insinuarle una mano sotto i pantaloni. Cerca inutilmente il bottone o la cerniera, ma è costretto a desistere perché non ne hanno: sono elasticizzati. Monica, però, non lo lascia scontento, così interrompe per un attimo le segate e se li abbassa a metà coscia, rivelando il tanga in pizzo nero che indossa.

Il minuscolo indumento lascia subito spazio alla mano del tizio che vi si insinua, alla ricerca della liscia patata di mia moglie.

Monica viene subito travolta dal piacere: la vedo che chiude gli occhi, inclina la testa all’indietro e spalanca leggermente la bocca, dalla quale, di tanto in tanto, vedo guizzare fuori la lingua che fa scorrere sulle labbra, per poi ritirarla e prendere fiato.

“Cazzo, ci sa fare il tipo…” penso, vedendo le reazioni di mia moglie.

Poco dopo, si rivolge a loro e chiede qualcosa. Non sento le sue parole, ma noto che ognuno dei due si fruga. Uno estrae un preservativo dalla tasca della giacca e, con la testa, fa cenno all’altro di non averne altri. Quest’ultimo si cerca indosso ancora un po’, ma deve arrendersi sconsolato, non avendone con sé.

Monica si fa dare il preservativo, lo estrae dalla bustina e lo calza sul pisello di quello che glielo ha passato, quindi si china in avanti, offrendosi alla penetrazione. Fa avvicinare l’altro, si aggrappa ai suoi fianchi e, con molta disinvoltura, prende in bocca il suo cazzo, iniziando a pomparlo con un certo vigore.

Il primo si aggrappa ai suoi fianchi e glielo punta delicatamente. Monica si piega ancora un po’, lasciando che il membro le scorra dentro, quindi il tipo prende a scoparla.

Dopo circa un minuto, Monica detta il sincronismo dei movimenti e i tre appaiono, ai miei occhi, come una perfetta macchina del sesso.

Ai movimenti longitudinali del suo bacino, Monica aggiunge quelli rotatori.

Mentre facciamo l’amore, spesso le dico che questi movimenti sono tipici delle grandi zoccole, di quelle che del cazzo non vogliono risparmiarsi nulla e desiderano sentirlo nella totalità della lussuria.

Lei ride a queste mie parole, aggiungendo sempre: “Sai quanti pistoloni ho fatto sborrare in questo modo?” “Me lo immagino, amore mio.” le rispondo, riempiendola come un bignè.

Assorto da queste mie considerazioni, non ho seguito con attenzione i progressi del loro amplesso. Evidentemente, il tizio che sta ricevendo il pompino è prossimo alla sborrata, perché noto Monica che ora, oltre ad usare bocca e lingua, si sta aiutando con profonde e veloci segate.

Infatti, la resistenza del tipo è giunta al capolinea. Monica si accorge dell’imminente sborrata, così si toglie il pistolone dalla bocca, gli dà ancora un paio di colpi e il copioso getto di sperma sgorga dal glande con inaudita potenza, disperdendosi in aria, visto che mia moglie è stata rapida a spostarsi per non venirne investita in pieno volto.

Monica gli somministra ancora qualche segata, poi lascia che il ragazzo prenda un po’ di fiato e ritorni presente. Si appoggia ancora a lui, si volge indietro, verso il tizio che la sta scopando e riprende a muoversi con foga. La conosco bene: vuole che anche lui sia ben soddisfatto.

Anche il suo toro è quasi arrivato. Non trascorrono più di trenta o quaranta secondi che il tizio emette un grugnito soffocato, poi spalanca la bocca e il suo profondo “Ahhh” liberatorio segna il momento del suo orgasmo, che precede di pochi istanti quello di Monica che, sentendosi riempire dal cazzone che ha piantato dentro di sé, non trattiene oltre il suo piacere. Spalanca la bocca e unisce il suo rantolo all’unisono dell’altro.

Infine, lei interrompe i suoi movimenti e gli sorride. Rimane ancora in posizione, evidentemente attendendo che lui si sia svuotato completamente. Finalmente, il suo amante estrae il membro e noto che il preservativo è strapieno.

Monica si stacca dal tipo a cui ha fatto il pompino, si mette eretta e si affretta a sistemarsi le mutandine e rialzarsi i pantaloni. I due tizi si ripuliscono i cazzi con il fazzoletto, se li rimettono nei boxer e si ricompongono.

Entrambi scambiano con Monica alcuni baci sulle guance. I volti di tutti e tre sono raggianti.

Io, terminato lo spettacolo impagabile, ancora con la mia erezione dolorosissima e insoddisfatta, mi affretto a lasciare la mia posizione e a tornare verso la terrazza del locale, prima che i due si accorgano di essere stati osservati per tutto il tempo.

Rientro all’interno e mi porto in prossimità dell’uscita. Ora, anche Monica e i due sono dentro. Si salutano e lei, come avevamo concordato, viene verso di me. Con aria indifferente, senza che si accorgano che ci conosciamo, usciamo dal locale a distanza di un minuto l’uno dall’altra.

Attendo Monica appoggiato alla nostra auto. Lei mi viene incontro sorridente e con gli occhi dolcissimi. Appena mi arriva vicino, la abbraccio e la bacio con tutta la passione di cui sono capace. Si accorge della mia erezione, così mi chiede: “Hai visto tutto? Ti è piaciuto?”

“Oh, sì, amore. È stato veramente fantastico!” le rispondo.

“Senti qui che pisellone duro…” dice, dandomi una strizzata al cazzo. Poi aggiunge: “Sali in macchina che adesso pensiamo a lui…”

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