Tornato nella mia stanza, dopo una bella doccia, indossai quello che mi avevano lasciato: degli stivali bianchi col tacco alto, il cerchietto con le orecchie da cane e un reggiseno composto soltanto da due triangolini microscopici blu lucido.
Quando tornai nel salone per la cena Alma mi disse che il mio cibo era nell’angolo assieme a quello di Andrea, che era completamente nudo, e di Lothar, l’alano.
Mentre i convitati mangiavano seduti al tavolo al centro della stanza io e Andrea, a quattro zampe, prendevamo da due ciotole direttamente con la bocca dei pezzettini di carne mentre Lothar ci gironzolava intorno.
“Non ti preoccupare. – Disse Andrea – E’ addestrato: non ti farà nulla di male.”
“Immagino a fare cosa…”
“Beh… Sai… Carlo non riesce a soddisfare la mamma… Per cui…”
Il ragazzo non fece in tempo a finire la frase, che mi trovai la lingua del cane che batteva sul mio ano sfinito, dandomi immediatamente dei brividi di piacere.
Con la mente tornai subito a Rolf e istintivamente protesi le mie natiche verso l’animale, appoggiando la testa sul pavimento.
La bestia capì e mostrò un cazzo guizzante viola, più grosso di tutti quelli che avevo preso fino a quel momento.
Lothar mi coprì e poste le zampe anteriori sul mio capo, per farmi capire chi dominava chi, mi sbattè la sua enorme nerchia contro lo sfintere.
Tuttavia non riusciva ad entrare, perciò chiesi ad Andrea di aiutarlo.
Il mio padrone mi guardava esterrefatto da tanta mia sfacciataggine mentre Alma e suo marito osservavano divertiti la scena.
Loro figlio sputò sul pene del cane e con una mano lo guidò dentro di me.
Un gemito di dolore uscì strozzato dalla mia gola quando il mio buchetto venne ulteriormente violato da quel cazzo esagerato.
Una volta entrato Lothar rimase immobile, quasi, forse, per farmi abituare alle sue dimensioni.
Fui io, allora, a rompere ogni indugio, cominciando a muovere i miei fianchi avidi di piacere e vogliosi di farmi riempire di sborra.
L’alano, dopo poco, quando si accorse di avere sotto di sé una cagna in calore, si mise a stantuffare con furia il mio culetto mandandomi ben presto al settimo cielo.
La grandezza, il ritmo, il peso, la consapevolezza di essere guardato, in particolare dal mio padrone, mi annebbiarono il cervello e mi trovai lì con gli occhi ribaltati, la bocca aperta, la lingua fuori mentre mi colava la saliva sul pavimento, rapito da orgasmi anali folli mentre il mio cazzetto sbatteva avanti e indietro per la foga di Lothar.
Fu allora che Andrea si sedette davanti a me e, presa la mia testa tra le mani, mi ficcò con forza il suo pene di cioccolata in bocca.
Io rimasi imbambolato e stordito dal piacere che mi dava l’essere montato come una cagnetta e mi lasciai scopare davanti e dietro come se non fossi neppure più padrone del mio corpo: ero a tutti gli effetti un buco da riempire di sperma.
Dopo pochi minuti Andrea mi sborrò in bocca e io bevvi ogni singola goccia di quel caldo nettare.
Lothar, intanto continuava a fottermi con sempre maggior forza finché, dopo l’ennesimo orgasmo anale, non si fermò.
Il nodo alla base del suo cazzo si gonfiò nel mio culo, bloccandolo e fu l’inizio della sua immane sborrata.
I fiotti di sperma si susseguivano copiosi nel mio intestino, procurandomi un piacere senza fine.
Ad un certo punto si voltò e ci trovammo culo contro culo ma sempre col suo pene bloccato dentro di me che continuava ad eiaculare.
Carlo mi fece alzare sulle braccia, a quattro zampe e, mettendomi in bocca la sua nerchia mi disse: “Intanto che sborra, ciuccia il mio… Ne avrai almeno per mezz’ora…”
Mentre sentivo e vedevo la mia pancia gonfiarsi per le litrate di seme canino, cominciai a succhiare avidamente anche il membro del padrone di casa finché non mi diede da bere il suo sperma.
Fu la volta, allora, del mio padrone.
“Sei davvero una bella troia: avevo ragione!” Disse mentre svuotava le sue palle nella mia gola.
Mi lasciarono, quindi, solo nella sala da pranzo col cane, bloccato ancora in quella grottesca posizione in cui restai per parecchio tempo.
Ad un certo punto Lothar cominciò a tirare. Il suo cazzo, ancora gonfio e bloccato nel mio culetto, mi faceva male, cercando di uscire. Dovetti, quindi, accompagnare i suoi movimenti camminando a quattro zampe all’indietro.
Fu così che in quella assurda posizione prima raggiungemmo gli altri e poi uscimmo in giardino, sempre attaccati e con il cane che continuava a spruzzare fiotti di sperma nel mio intestino.
La pancia era sempre più gonfia e dolorante.
Quando raggiungemmo il canile, Lothar si fermò. Il suo pene aveva finito di eiaculare e dopo poco uscì senza sforzo.
Mi accucciai a gambe larghe per favorire la fuoriuscita di tutto il suo seme, che, caldo e denso, mi colava dal sedere portando con sé anche le mie feci.
Premetti le mani sul mio ventre per velocizzare il tutto e caddi sfinito in quell’immensa, immonda e maleodorante pozza di sperma canino ed escrementi.
Lothar mi venne vicino, alzò la zampa posteriore destra e urinò su di me, marcando il suo dominio sulla sua cagna.
Facevo schifo.
Cercai di mettermi seduto e appoggiai la schiena ad un muretto basso, accanto alla cuccia.
Lothar mi venne davanti e, messe le zampe anteriori sulla struttura, mi schiaffò in faccia il suo grosso cazzo viola eretto.
Non feci neanche in tempo a pensare “Cazzo! Ha ancora voglia!” che il cane cominciò velocemente a muovere i fianchi, cercando di fottermi la bocca.
Ero talmente sfinito che non avevo neanche la forza di oppormi e spalancai le labbra per accogliere quel pene belluino ed enorme, che prese a scoparmi la testa violentemente.
I miei occhi lacrimavano per lo sforzo e per gli spasmi che mi dava, andando così in profondità.
Poco tempo dopo il nodo alla base del suo pene si ingrandì, bloccando quel cazzo immenso nella mia bocca quasi slogandomi la mandibola.
Fortunatamente, stavolta, sborrò in poco tempo e riuscii a liberarmi alla svelta, tossendo e sputando il suo seme che mi scorreva addosso in quantità.
Mi feci forza: mi rialzai e tornai alla villa sporco di merda, sperma e piscio.
Ero il ritratto della troia più putrida e schifosa in assoluto.
CONTINUA
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