Prime esperienze adolescenziali parte 14

Ero sfinito e con il culetto dolorante. Fatta la doccia, mi sdraiai nudo sul letto a pancia in giù e mi assopii.

Non so quanto tempo passò ma fui svegliato da Alma, che entrò nella mia stanza, accendendo la luce del comodino.

La guardai assonnato e stupito.

“Ho pensato che questa potrebbe farti comodo… Resta così, che te la metto.” Ed aprì un boccetto di crema. Ne prese un po’ con le dite e cominciò a spalmarmela sul mio buchetto sfondato.

Le sue dita percorrevano il solco tra le natiche, indugiando attorno e dentro il mio ano, per poi passare al perineo e al mio scroto, premendo per stimolare dall’esterno la prostata.

Nonostante la stanchezza, il mio pene si inturgidì per il lavoro delle mani della padrona di casa.

“Bene… Ora voltati.” Disse con tono fermo.

Mi misi supino e lei fissò il mio cazzetto.

“Hai proprio un bel cazzetto…” Disse, prendendolo con una mano, e cominciò a segarlo delicatamente su e giù.

Finalmente, quando raggiunsi l’erezione completa, si sedette accanto a me e, dopo aver avvicinato il suo viso al mio glande, prese a succhiarmelo vigorosamente e con gusto.

Sembrava una idrovora: il suo risucchio era davvero potente e violento e mi faceva quasi male.

Mi contorcevo tra il piacere e questa strana sensazione di fastidio finchè non smise.

Mi spinse a sdraiarmi e messasi a cavalcioni sul mio viso, mi schiaffò la sua figa flaccida in bocca.

Sapevo già cosa fare: tirai fuori la lingua e leccai la sua vagina già fracida, dalla quale ancora colava lo sperma di Andrea.

Lei afferrò con le mani i miei capelli e si mise a muovere freneticamente il bacino avanti e indietro per sentire ancora meglio le mie leccate.

“Bravo porcellino! Fa’ sentire alla mamma la lingua! Leccami stronzo!” Cominciò ad urlarmi.

Mi colava in bocca copioso il seme di suo figlio misto ai suoi umori e mi mancava il respiro, soffocato dalle grandi labbra molli e flosce.

Fortunatamente raggiunse presto l’orgasmo e scivolò col bacino sul mio corpo fino ad arrivare al mio cazzo.

“Vuoi entrare dentro di me, vero? Vuoi scopare la mamma, eh? Porco! Dimmi che mi vuoi scopare!”

“Sì… Voglio scoparti…” Dissi.

“E come vorresti fare?” Mi chiese mentre cominciava a strusciarsi sul mio pene sempre più duro.

“Voglio mettertelo dentro…”

“Pregami. Pregami di darti la mia figa.”

“Ti prego, padrona. Ti prego: dammi la tua figa.”

Ridendo, prese il mio cazzetto in mano e lo guidò dentro di sé.

Si erse su di me e si mise a cavalcarmi.

Io pieno della visione del suo corpo vecchio ma non brutto che si muoveva, stritolandomi il  cazzo con la sua figa, le afferrai le tette, che sballonzolavano su e giù.

“Bravo il mio piccolo porco! Chiavami! Mettici più forza, frocetto!” Più mi insultava e più mi eccitavo.

Raggiunse ben presto un altro orgasmo e in quel momento entrò Andrea in camera.

Era nudo col suo bel cazzo nero già eretto.

Alma si tolse da me. Mi ordinò di togliermi dal letto e fece mettere al mio posto il figlio.

Subito si mi se a cavalcarlo come una dannata mentre mi urlava: “Questo sì che è un cazzo! Non il tuo! Segati frocetto! Segati guardando questa nerchia che mi apre in due!”

Io non feci altro che ubbidire.

“Vieni Frocetto! Vieni dietro e laccami il culo mentre mi scopa!”

Io mi appoggiai con un braccio al letto, nel frattempo con l’altra mano continuavo a segarmi. Avvicinai il mio viso al bacino di Alma e, seguendo i suoi movimenti veloci e parossistici, iniziai a leccarle l’ano, scivolando, spesso, sull’asta durissima di Andrea e alle sue palle.

Dopo un po’, sborrai addosso al letto mentre Andrea la riempiva di sperma.

Alma si levò, si sedette a gambe larghe sul letto e mi ordinò: “Puliscimela con la lingua, porco!”

Io, inginocchiatomi, continuai a usare la sua lingua, ingoiando ogni goccia dei suoi umori misti al seme del figlio con gusto.

La donna si alzò e si mise a cavalcioni sul mio viso, rivolto verso l’alto.

Tenendomi per i capelli, mi ordinò di spalancare la bocca e di continuare a leccargliela.

Sentii i muscoli delle sue gambe cedere leggermente sulla mia faccia per poi sciogliersi mentre mi pisciava in bocca.

Ridendo esclamò: “Guarda Andrea! Guarda che bidet! Guarda che cesso!”

Quand’ebbe finito, muovendo il bacino, mi fece bere anche le ultime gocce di urina, che ingerii come un assetato.

Poi Alma si staccò da me e mi ordinò di pulire con la lingua la nerchia sporca di sperma del figlio.

Il ragazzo venne da me e mi spinse il suo grosso cazzo moscio in bocca.

Lo ripulii per bene e una volta ingoiato ogni grumo di seme, Andrea prese, ridendo a crepapelle, a schiaffeggiarmi il viso col  suo pene grande e flaccido. 

Ad un certo punto mi disse di aprire la bocca.

Dopo aver ubbidito, mi diede da bere il suo piscio, che bevvi riconoscente.

“Che bello schiavetto che ha Claudio… - Osservò Alma – Già… Proprio una troietta fatta e finita…”

E mi lasciarono solo.

Finalmente potei dormire e la mattina dopo io e il mio padrone ripartimmo per tornare a casa. 

CONTINUA

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.