Prime esperienze adolescenziali parte 2

Mi aspettava affacciato alla finestra.

Come fui davanti al cancello, sparì nell’appartamento.

Uno scatto e l’entrata del suo condominio si aprì.

Salii al piano. La sua testa faceva capolino da dietro la porta. Entrai, chiedendo permesso. Lui sorrise, sempre con quel suo viso laido e chiuse l’uscio alle mie spalle.

Era in accappatoio e ciabatte.

Mi fece accomodare in salotto e dopo i convenevoli e una breve presentazione mi disse: “Ci avrei giurato che ci avresti preso gusto… Va’ in bagno; datti una lavata lì sotto e torna qui nudo.”

Già il mio cuore batteva fortissimo e alla parola “nudo” ebbi un sussulto.

“Che c’è? Non ti va? Ci dovevi pensare prima… Cosa credi di essere venuto a fare qui?”

Dopo qualche minuto ero in piedi davanti a lui, senza vestiti e con le mani a coprirmi il cazzetto già duro.

Mi squadrò con aria di compiacimento da capo a piedi per un po’. Allargando le gambe fece aprire l’accappatoio, mostrando le sue grosse palle pelose e il pene in semierezione.

Ridendo disse: “Togli le mani e fammelo vedere… Piccolino – rise - Guarda… Hai anche le tettine come una fighetta… Vieni a sederti qui sul divano vicino a me…”

Ubbidii. Mi mise un braccio attorno e alle spalle e con la mano cominciò a palparmi un seno.

“Mmmhmm… Bello sodo e morbido per essere un maschietto… Uh!, guarda… Hai i capezzoli introflessi…”

E, avvicinando il viso al mio petto, cominciò a leccarmi e succhiarmi i capezzoli, che diventarono duri e dritti in men che non si dica.

Mugolai e lui, senza smettere, sorrise soddisfatto.

Vedevo nel frattempo il suo cazzo inturgidirsi.

Dopo qualche minuto smise e passò la mano dal mio seno alla mia testa.

Mi prese per i capelli e mi spinse il capo tra le sue gambe.

Sapevo già cosa fare.

Senza neanche che me lo dicesse, avevo già afferrato il cazzo duro con una mano e avevo cominciato a lavorarlo con la lingua, alternando alle leccate delle belle ciucciate.

Mi piaceva sentirlo crescere e pulsare nella mia bocca. Lo succhiavo avidamente come se fosse stato un bel cannolo ripieno di crema calda ed io, quella crema, volevo berla fino all’ultima goccia.

Ad un tratto, bruscamente, tenendomi per i capelli, mi tolse la bocca dal suo pene.

“Sei proprio una troia! Ma non ti ho fatto venire qui per un pompino! Ciuccia e insaliva bene questo!” E mi cacciò il suo dito medio in gola.

Lo leccai e succhiai cospargendolo ben bene di saliva poi, dopo poco, me lo tolse di bocca e mi rispinse la testa verso il suo cazzone, che mi risparì in gola.

Mentre succhiavo il suo pene, cominciò a passarmi il dito bagnato sul mio buchetto, cercando di spingermelo dentro.

Il mio ano cedette senza troppa resistenza e lui iniziò a frugarmi dentro.

Con stupore mi chiese se fossi vergine. Io, smettendo per un attimo di lavorare di lingua, risposi che dopo quella volta nei cessi pubblici, avevo provato ogni tanto ad infilarmi un pennarello nel mio culetto.

Mentre mi rispingeva il suo pene in bocca, scoppiò a ridere alla mia risposta, dicendo: “E brava la mia puttanella!”

Continuai a succhiaglielo per un po’ poi, tirandomi per i capelli, mi staccò dal suo cazzo.

Mi portò in camera e mi fece mettere a quattro zampe sul bordo del letto, dandogli le spalle.

Si inginocchiò dietro di me e mentre mi segava mi lavorava l’ano con la lingua.

Avevo i brividi per il piacere.

Sentivo il mio buchino dilatarsi ad ogni suo tocco e pulsare di voglia.

Poi, improvvisamente, smise.

Prese dal comodino del lubrificante ed un preservativo, lo indossò e tornò dietro di me.

“Alza di più il culo e rilassati.”

Eseguii pieno di lussuria, eccitazione e paura. Mi unse per bene il culetto e il suo cazzo.

Appoggiò la cappella gonfia e paonazza al mio ano e spinse.

Una fitta di dolore mi pervase. Un lamento strozzato uscì dalla  mia bocca e istintivamente scattai in avanti ma lui, prendendomi per le spalle, mi bloccò e mi tirò verso di sé. 

“Beh? Cos’è? Non penserai mica di cavartela con una pompa, eh?”

Spinse di nuovo e il mio buchino cedette, facendomi male.

“La cappella è dentro. Ora abituati che poi arriva il resto.”

Rimanemmo fermi così per un po’ poi mi premette il cazzo più in profondità.

Un’altra fitta. Iniziai a  piangere in silenzio.

“Siamo appena all’inizio… Abituati.”

Ci rifermammo così per almeno un minuto.

Poi me lo cacciò tutto dentro con un gemito, ribloccandosi subito dopo.

Come fu passato qualche altro minuto mi chiese se era tutto ok.

Accennai un timido “sì” tra le lacrime e lui allora cominciò a muoversi avanti e indietro, tenendomi con la destra i fianchi e segandomi con la sinistra.

Il culo mi bruciava e ogni spinta mi faceva provare dolore. Continuavo a piangere mentre lui, il mio padrone, mi stantuffava a dovere.

Poco tempo dopo smise di segarmi e mi brancò i fianchi con entrambe le mani, aumentando il ritmo di inculata.

Ogni volta che osavo lamentarmi mi rispondeva con risate di scherno e insulti.

Poi, a mano a mano che continuava a fottermi, una strana sensazione si impadronì di me. Al dolore si sostituì l’eccitazione e il piacere. Il mio cazzetto era tornato durissimo senza neanche toccarlo.

Cominciai ad accompagnare i suoi movimenti con i fianchi ed il mio godimento aumentò.

“Bravo il mio XY!” Esclamò, chiamandomi per nome.

“Muoviti così! Ti piace, eh? Dillo che ti piace al tuo padrone!”

“Mi piace! Sì! Inculami!” Risposi senza ritegno.

Mi tirò una sberla su una natica poi mise le ginocchia sul letto e continuò ad inchiappettarmi coprendomi.

Con le mani cercò e strinse le mie tettine, strizzandomi i capezzoli.

Sborrai senza neanche rendermene conto e senza toccarmi sul suo copriletto.

Con una mano mi voltò verso il suo viso e mi leccò le labbra. Tirai allora fuori la mia lingua cercando la sua.

Dopo avermi chiavato per un tempo indefinito si staccò da me, mi fece voltare verso di lui e sedere per terra.

Si tolse il preservativo sporco della mia merda e mi disse di aprire la bocca.

Mi cacciò il cazzo in bocca e dopo poco mi sborrò in gola.

Bevvi tutto senza che lui me  lo dicesse.

“Bravo! Adesso lecca via dal letto anche la tua.”

Eseguii. Il mio sperma aveva un buon sapore in confronto al suo.

Quand’ebbi finito, mi accarezzò il viso e sparì in bagno.

Poi mi invitò a farmi una doccia.

Entrai nella vasca e iniziai a lavarmi.

Ad un certo punto entrò.

“Inginocchiati che ti aiuto.”

Ubbidii.

Si prese il cazzo in mano e cominciò a pisciarmi in faccia mentre mi ordinava di aprire la bocca.

Io la presi addosso tutta.

Poi mi fece alzare, si insaponò le mani e cominciò a passarmele dovunque, facendomi eccitare immediatamente di nuovo.

Con un dito insaponato  mi penetrò nuovamente e mentre lo cavalcavo mi segai davanti a lui fino a sborrare ancora una volta.

Mi lasciò poi lavarmi.

Alla fine, come fui rivestito e in ordine, mi diede il suo numero di telefono con l’accordo di rivederci il prima possibile e spesso.

Da quel giorno, almeno tre volte a settimana, ogni volta che i miei genitori sarebbero tornati tardi dal lavoro, andavo da lui a farmi scopare come una troietta ma, a detta sua, ero la “sua troietta”!

CONTINUA

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