Prime esperienze adolescenziali parte 8

In sostanza l’accordo, apparentemente, non fu nulla di particolarmente preoccupante: sarei dovuto essere lo schiavo dei due fratelli almeno per una settimana.

Per fare in modo che le foto non venissero divulgate, al momento del ritorno in città, dovetti sudare sette camicie per riuscire a convincere i miei genitori a lasciarmi in montagna per una settimana ancora da solo.

Feci e dissi tanto che alla fine acconsentirono: fatte le provviste, mi lasciarono lì e se ne tornarono a casa.

Una mezz’ora dopo la loro partenza, Christian e Giovanni si erano già trasferiti a casa mia.

“Allora – Esordì il Riccio – Ecco le regole di questa settimana. Tu sarai il nostro schiavo e farai tutto ciò che vorremo senza protestare. A cominciare da adesso ti chiameremo “cagna”, dovrai stare sempre nudo e andare a quattro zampe.”

Mi misi a ridere, non sapendo ancora che da quel momento sarebbe cominciato un inferno, che mi avrebbe precipitato in un abisso di piacere e abiezione.

Poco tempo dopo mi ritrovai a mangiare il mio pranzo per terra da una ciotola.

“Cagna! – Mi chiamò Giovanni – Vieni qua! Sotto il tavolo!”

Smisi di mangiare e a quattro zampe mi infilai sotto alla tavola: i due fratelli erano seduti a gambe larghe sulle sedie, con i loro due bei cazzi di fuori. 

Allungai le mani e iniziai a masturbarli, facendoli venire in pochissimo tempo, ricoprendomi di sperma.

Uscii da sotto il tavolo per andare a pulirmi.

“Dove credi di andare?” Chiese il Riccio.

“A lavarmi…” Risposi

“Chi ti ha detto di farlo? Sei una cagna, ricordi? D’ora in avanti, se non siamo noi a darti il permesso, resti così.”

Accettai.

Subito dopo pranzo rimasi con Christian dato che Giovanni doveva andare al bar.

“Devo pisciare – Disse – Seguimi.”

Andammo in bagno, mi fece mettere dentro al box doccia e subito mi fu chiaro cosa avesse intenzione di fare. Non mi opposi neppure: mi inginocchiai davanti a lui, aprii la bocca, tirando fuori la lingua.

Ridendo per lo stupore “Non ci credo…” prese a pisciarmi addosso puntando alla mia bocca.

“Sei proprio una troia! Non pensavo!” Si spogliò, entrò nel box e mi ordinò di insaponarlo.

Le mie mani correvano sul suo corpo liscio e scivoloso, indugiando nel massaggiare il suo pene, che si indurì.

Mi fece alzare e mi passò il sapone dovunque, poi, fattomi voltare, si mise a sfregare il suo cazzo contro il mio culetto.

Avevo voglia di essere preso immediatamente. Mi piegai in avanti, puntellandomi sulle mani e “Ti prego, dammelo… - scongiurai – Inculami. Dài…”

Dimenavo il mio sederino su e giù.

Lui non se lo fece ripetere e mi penetrò con un colpo di fianchi profondo e forte, inculandomi furiosamente con tutta la forza di cui era capace.

La sua nerchia dura e lucida mi scivolava come un serpente dentro e fuori, facendomi godere da impazzire. Mi staccai dal muro e raddrizzandomi mossi i fianchi più velocemente per sentirlo ancora di più dentro di me.

Christian allora afferrò il mio pene mentre mi baciava e, poco tempo dopo, sborrammo in contemporanea.

Fatta la doccia, passammo il resto della giornata a letto fino alle 7 di sera.

Il Riccio era tornato “Ti ho fatto un regalo.” Affermò mentre mi allacciava un collare di pelle attorno al collo munito di guinzaglio.

“Che vuoi fare?” Chiese il fratello minore.

“E’ ora di portarlo fuori a fare il giretto…” Ghignò il maggiore.

Fortunatamente si trattò solo di uscire in giardino. Mentre Giovanni mi stava obbligando a fare la pipì come un cane, sussultai quando sentii alle mie spalle delle voci sconosciute.

“Ma allora è vero!” 

Mi voltai: quattro ragazzi sconosciuti con un cane grosso e nero mi stavano osservando, dandosi di gomito e facendo battute oscene su di me.

Non so neanche come mi ritrovai ad un certo punto in ginocchio, circondato da loro a segare e spompinare cazzi come se non ci fosse un domani mentre sentivo un continuo “Che troia! Ciuccia! Succhia! Prendilo in mano! Dacci dietro!” Un’esplosione di sperma mi investì, inondandomi da capo a piedi. Il Riccio mi ordinò di mettermi a 4 zampe. Eseguii. Lui mi si mise davanti e con i piedi mi immobilizzò le mani poi proseguì: “Una bella cagnetta così… Un peccato non farla accoppiare, no? Forza Rolf!”

Non volevo crederci. Non poteva essere vero.

Cominciai a urlare “No!” Ma, dov’ero, chi mai avrebbe potuto sentirmi?

Fecero avvicinare il cane al mio culo.

Sentivo il suo naso freddo e bagnato, esplorare il mio corpo.

Ad un certo punto la lingua grossa e avvolgente di Rolf prese a battere con gusto  tra le mie natiche, cercando e violando il mio ano.

Rabbrividivo di paura e di piacere ad ogni tocco.

Quando giudicò che fosse arrivato il momento giusto, quel cane grosso e nero mi coprì, salendo con le zampe anteriori sulla mia schiena.

Sentivo le sue unghie graffiarmi, la sua bava colarmi addosso, il suo cazzo duro e mostruoso cercare furiosamente il mio buchetto sfondato.

Siccome non riusciva, uno dei ragazzi lo prese e lo guidò dentro di me.

Non sentii dolore, solo la furia animalesca del cane che voleva scoparmi come una cagna.

Il suo membro turgido e gonfio mi stantuffava con violenza, incurante di come stessi.

Ero solo un buco da riempire. 

Ero solo una cagna da ingravidare.

I miei “no” erano sempre più deboli e meno convinti.

Giovanni smise anche di immobilizzarmi quando si accorse che avevo cominciato ad accompagnare con i miei fianchi gli affondi di Rolf.

Sentii solo qualche stupito “Non ci credo”, “Wow!”,”E’ proprio una troia!”

Qualcuno cominciò a segarsi, godendosi lo spettacolo. Il Riccio si inginocchiò davanti a me e mi sbattè il suo cazzo in bocca.

Ed eccomi lì: a quattro zampe con un cane che mi incula a sangue, un essere umano che mi scopa la bocca ed altre cinque persone che si segano su di me.

L’odore di sperma, del cane mi mandava in estasi. Il mio bacino e la mia bocca si muovevano da soli mentre con gli occhi vagavo sullo spettacolo di quei cazzi duri.

Volevo la loro sborra.

Cazzo se la volevo.

E non dovetti attendere più di tanto: i ragazzi mi vennero addosso.

Poco dopo Giovanni mi riempì la bocca.

Infine sentii il pene del cane gonfiarsi a dismisura, bloccandosi nel mio retto.

Al male immediato si sostituì un godimento estremo quando il suo sperma prese a inondarmi l’intestino.

Sborrai con un’espressione folle sul volto, sconvolto da continui orgasmi anali.

Mi lasciarono sdraiato per terra con Rolf che mi leccava qua e là tra gli spasmi e i brividi del piacere.

Passai il resto dei giorni a scopare come un matto con quei ragazzi e soprattutto col cane, sporco sempre di sperma e piscio, camminando a quattro zampe, facendomi usare come un giocattolo sessuale.

CONTINUA

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