Questo racconto è un racconto di pura fantasia adatto ad un solo pubblico adulto. E’ sottointeso che tutti i protagonisti sono maggiorenni e consenzienti.
Quando la professoressa Serena Rossi aprì la porta di casa sua, e si trovò di fronte quei suoi cinque studenti dell’ultimo anno, rimase basita, anche perché non erano tra i suoi studenti più affezionati, di quelli giudiziosi e volenterosi che seguivano con passione le sue lezioni. Anzi, tutt’altro! A dirla tutta, quei quattro ragazzi e quelle tre ragazze facevano parte di quel gruppetto che sei mesi prima aveva fatto sospendere, poiché beccati a passarsi video porno amatoriali sui cellulari, girati nei bagni del liceo.
-Che volete?- chiese al gruppetto, rimanendo ferma e rigida sull’uscio della porta.
-Ci fa entrare prof?- le domandò Alex, un tipetto rockettaro che se ne stava di fronte a tutti come una specie di capobanda.
-Ehm … okay!- rispose lei un po’ titubante. E li fece accomodare tutti quanti in soggiorno.
-Suo marito, il signor preside, e il vostro figlio secchione non ci sono?- le chiese Katia, una delle ragazze del gruppo.
-No … sono andati fino a Milano, alla presentazione dell’ultimo libro di John Mixer …
L’intero gruppetto rise, poiché questo lo sapeva già.
-E comunque non dovete chiamare Giacomo secchione. Lui, è solo un’eccellente studente, all’incontrario di voi!- borbottò lei stizzita.
-Infatti, non lo chiamiamo mica il secchione!- ribatté Alex. –Ma lo sfigato!- aggiunse, e tutti scoppiarono a ridere.
-Ora basta!- esplose la professoressa Rossi. –Volete dirmi perché siete qui!?
Ci misero poco quei sette ragazzi a spiegarle il motivo della loro inaspettata visita, e di fronte a quel video, che scorreva sul cellulare passatole da una delle ragazze, Serena Rossi sentì il mondo caderle addosso. Lei che era la professoressa, la moglie, e la madre super diligente, ammirata e rispettata da tutti, qualche mese prima si era lasciata andare con un suo collega, dentro uno dei sgabuzzini del liceo. E loro, quel gruppetto che sei mesi prima aveva fatto sospendere per un caso analogo, ne avevano le prove, registrate su quel maledetto video girato a sua insaputa.
-Cosa volete per tenere la bocca chiusa?- chiese con voce tremante all’intera gang. Voto massimo a tutti, era stata la prima richiesta. Mille euro a testa, era stata invece la seconda richiesta. Ma era stata la terza richiesta a sconvolgerla totalmente.
-Un orgia con voi??? Ma voi siete pazzi!!! Il porno vi ha fuso il cervello!!!- rispose con le lacrime agli occhi.
-Quante storie prof,- mormorò uno dei ragazzi. –Ho letto i diari giovanili di mia madre, sua ex compagna di corso, e so delle orge che facevate tra studenti.
Sì, anche questo era vero, ma il contesto era diverso. Quelle erano ammucchiate tra studenti universitari. Loro invece con la loro pretesa l’avrebbero umiliata come madre, come moglie e come professoressa, per non parlare poi come donna, signora di quarant’anni. Cercò di spiegare questo a loro, ma loro non volevano capire.
-Ma voi vorreste vostra madre in una situazione del genere?
-Mia madre non è mai stata beccata a far pompini a un collega!
-E voi ragazze non vi sentite umiliate nel fare una cosa così?
-La sua sospensione ci ha umiliato prof!
Ogni volta che si spingeva a fargli ragionare, facendo appello al buon senso, loro controbattevano, e come in un incontro sul ring, si ritrovava sbattuta a terra. In un certo senso li capiva, loro non erano altro che un gruppo di adolescenti con gli ormoni a mille, deviati dalla filosofia del porno che in più covavano un desiderio di vendetta per quella sospensione subita. Ma lei non poteva assolutamente abbassarsi alla loro richiesta. Con quale coraggio avrebbe guardato poi in faccia suo marito, suo figlio, i suoi colleghi, gli altri suoi studenti, per non parlare poi dei genitori di quei ragazzi? Per questo continuò a prodigarsi a farli ragionare.
Ma poi arrivò quell’ultimatum, da parte di Alex, il capo gang.
-Okay prof ! O ci sta, oppure sul giro di dieci minuti questo video verrà postato in tutti i social e gruppi whatsapp legati alla scuola!
A quelle parole il mondo le cadde definitivamente addosso. Il suo immediato futuro le riservava o l’essere umiliata da sette ragazzini appena maggiorenni, o l’essere sputtanata di fronte a tutti.
Ci sono momenti nella nostra vita, in cui solo il nostro senso di sopravivenza può venirci in soccorso. Ci sono momenti nella nostra vita, dove pur di salvare la nostra pelle o quello che abbiamo di più caro, siamo disposti a tutto, proprio a tutto.
-Datemi un minuto …- sussurrò Serena Rossi, alzandosi dal divano. I ragazzi le sorrisero vittoriosi. Lei andò di là, si chiuse in bagno, tre volte si risciacquò la faccia. Si sforzò di rilassarsi, spingendo pure a giustificare alla propria coscienza ciò che stava per fare. Infondo non lo faceva solo per la propria dignità, ma anche per quella di suo marito, e di suo figlio. Poi si sedette sulla tazza, fece pipì, e mentre stava ad occhi chiusi, incominciò a fantasticare sulle sue orge giovanili. Due dita scivolarono fino al pube. Tentò di eccitarsi, se ci fosse riuscita tutto le sarebbe stato più facile … ma non ci riuscì più di tanto.
Quando ritornò in salotto, i ragazzi e le ragazze si erano completamente spogliati. Li raggiunse, piazzandosi in mezzo a loro.
-Okay, facciamo quello che dobbiamo fare …- mormorò, incominciando a sbottonarsi la camicetta. Aveva fretta, un gran desiderio di buttarsi quell’esperienza alle spalle.
I ragazzi sorridenti ed eccitati la circondarono, e, senza che lo avesse chiesto, ne lo volesse, iniziarono loro a spogliarla, e in un attimo la denudarono completamente, come un gruppo di bimbi scarterebbero un dolce, o un giocattolo con cui giocare tutti quanti assieme. Una ragazza si mise in ginocchio di fronte a lei, un ragazzo in ginocchio dietro di lei. Percepì la punta della lingua di lei, solleticare la sua clitoride, mentre la lingua di lui le penetrava i glutei. Un’altra bocca agguantò il suo capezzolo destro, una mano sull’altra tetta, un’altra sui glutei. Una delle ragazze tentò di baciarla. Lei chiuse gli occhi. Un senso di disgusto le prese allo stomaco. Le veniva quasi da vomitare … poi, piano, piano, quelle giovani bocche, lingue, mani … mmmh … sììì mmmmh.
A un certo punto aprì gli occhi, spalancò le sue labbra alla ragazza che stava tentando di baciarla, mentre appoggiò la sua mano destra sul capo della ragazza che era in ginocchio di fronte a lei, e quella sinistra sulla testa del ragazzo che se ne stava in ginocchio dietro di lei. Le loro lingue ora se le sentiva dentro, in fica e in culo.
-Prof si metta in ginocchio!- le sussurrò ad un certo punto uno dei ragazzi, e lei obbedì all’istante. Ormai, da madre, moglie e professoressa diligente, si era completamente trasformata in una cagna in calore.
Un cazzo nella mano destra. L’altro in quella sinistra. Il terzo dritto in bocca, mentre una ragazza dietro di lei, in ginocchio come lei, la baciava sul collo e le toccava le tette, strusciandole il rigoglioso pube sul sedere.
Poi, giù a pecorina, o meglio a smorza candela, con un cazzo in fica, uno in culo, e una fighetta in bocca, mentre un’altra ragazza la cavalcava come una vacca … e ancora. Girati! Piegati! Succhia! Lecca! PRENDILO TROIAAA!!! Sperma in bocca, in fica, in culo, persino tra i capelli. Ragazzi che volevano pompini, ragazze che le si sedevano in faccia, oppure le si infilavano tra le cosce, per strofinare le loro giovani fighette sulla sua passera matura. E poi ancora i pollici da ciucciare, lo sperma da leccare dalle fighette delle ragazze, lasciato dai ragazzi, La punta dell’albero di natale tolta e usata da una delle sue studentesse come un dildo anale. Il doversi masturbare sopra a una foto di suo figlio, le sculacciate, le parolacce, le umiliazioni, e altro, altro ancora. E lei, accettava tutto. Anzi di tutto godeva. Persino quando i ragazzi la portarono in bagno, la fecero distendere in vasca per poi annaffiarla a dovere. Erano tutte cose viste sui siti e le riviste porno che si passavano tra loro. Tutte pratiche erotiche che loro, giovani adolescenti in preda a tempeste ormonali desideravano sperimentare.
E intanto il professore e preside Giuseppe Rissi, si trovava a pochi chilometri da casa sua. Strada facendo un amico lo aveva avvisato che l’evento letterario a cui si stava recando assieme al figlio e alla sua ragazza, era stato rimandato, e per questo aveva fatto inversione di marcia.
-Okay ragazzi, una volta a casa e ci consoleremo con una buona cioccolata calda!- sussurrò ai due ragazzi imbronciati. Ma nessuno dei tre poteva immaginare che scena li sarebbe mai aspettata, una volta varcata la porta di casa.
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