Quanti cazzi per Sabrina!

Con l’approssimarsi delle vacanze estive, tra le mie amiche si inizia a parlare delle destinazioni dove, ciascuna di noi, trascorrerà il periodo di meritato riposo.

Tra loro, l’unica a non essere sposata o fidanzata è Sabrina, con la quale ho maggiore confidenza e alla quale voglio più bene.

Ha un carattere molto indipendente e ciò la porta a non avere problemi se si tratta di partire per qualche meta, anche poco usuale, in totale solitudine, a bordo della sua potente moto.

Sabrina è mia coetanea, è divorziata da almeno dieci anni, ha due figli universitari e, attualmente, non ha un compagno.

Non avendo legami sentimentali, quando va in vacanza si aspetta di avere qualche avventura intrigante e, perché no, magari trovare un uomo con il quale stabilire una relazione più solida, rispetto alla semplice scopata estiva.

Più facile a dirsi che a farsi: oltre all’innata indipendenza, Sabrina ha una serie di caratteristiche che non la rendono un ‘bocconcino troppo prelibato’ per gli ometti a caccia.

Anzitutto, non cura molto il suo aspetto fisico. Sarebbe anche una bella ragazza, dato che ha un bel viso, occhi azzurro chiaro, un seno molto prosperoso e un culetto altrettanto notabile. Però, è sempre molto restia a truccarsi, a curarsi i capelli e non indossa quasi mai abiti che attirino l’attenzione o che la valorizzino.

Per non parlare del carattere, oltre che indipendente, piuttosto mascolino negli atteggiamenti e con quell’aria di superiorità e sicurezza che scoraggia molti uomini.

Da ciò, è molto comprensibile il perché non abbia un uomo da almeno due anni, e spesso mi manifesta la sua frustrazione per l’astinenza da sesso.

Ogni tanto, si fa bella dicendo che, in fondo, non ha bisogno di qualche rompicoglioni per godere, che lei è bravissima a masturbarsi e che raggiunge orgasmi così potenti e intensi che mai nessun maschietto è stato capace di donarle.

Io la comprendo e mi dispiaccio per questa sua condizione, anche se credo che nutra un po’ di invidia nei miei confronti, dato che con il mio Manuel abbiamo un’intensa vita sessuale e lui fa di tutto per essere il più possibile in mia compagnia, in ogni tipo di occasione.

Quest’anno, Sabrina mi ha annunciato che avrebbe trascorso una quindicina di giorni sulla riviera adriatica.

“Monica, devi capire che ho bisogno di scopare. Non mi frega niente con chi, ma devo scopare!” mi dice con aria risoluta, quando le sollevo qualche mia perplessità, sapendo che a lei non piace la confusione e che predilige mete più particolari e insolite.

“Certo, in posti come Rimini o Riccione, nemmeno una suora potrebbe evitare di beccarsi qualche pisellone, però metti da parte l’intento di trovare anche un compagno per un rapporto più duraturo.” replico.

“Per il momento, cercherò di far fronte all’ ‘emergenza sesso’. Al resto ci penserò dopo.” taglia corto con il suo solito fare sbrigativo, augurandomi buone vacanze. Ricambio affettuosamente, facendole le solite raccomandazioni di essere prudente con la moto e di non ficcarsi in qualcuno dei suoi casini.

 

È un afoso pomeriggio di luglio e mi sto crogiolando nella piscina di casa nostra, tra un po’ di tintarella e parecchi bagni, in attesa che Manuel rientri dal lavoro e venga a farmi compagnia.

Ricevo un messaggio da Sabrina: “Ciao Monica, tutto bene? Posso chiamarti o ti disturbo?”

La richiamo io: “Ciao Sabri, come stai?”

“Ciao, Monica. Sì, abbastanza bene. Sono a Rimini.”

“Ah, sono contenta! Allora, come sta andando la vacanza?” le chiedo, sperando che mi risponda che è stremata dalle innumerevoli e ripetute scopate.

“Una merda! Oh, sono qui da sei giorni e non ho ancora battuto chiodo. Giuro che, questa sera, prendo la moto, vado nel parcheggio di un Autogrill e mi faccio almeno due camionisti, porca troia!”

“No, dai. Ma sei pazza? Non fare cazzate!” le rispondo, allarmata dall’annuncio di uno dei suoi soliti colpi di testa che poi la spediscono, matematicamente, in qualche pasticcio.

“Ma cosa dovrei fare? Possibile che non trovo un cane che sia interessato a me?”

“Dai, Sabri! Cerca di calmarti. Senti… Mi sta frullando un’idea in testa. Stai buona ancora per un paio d’ore. Parlo con mio marito poi ti richiamo. Ok?”

“Va bene, Monica. Aspetto la tua chiamata.” termina la conversazione con tono sconsolato.

Sabrina è riuscita a risvegliare il mio istinto di crocerossina. Mi fa così male sentirla in quello stato, specialmente perché è in vacanza.

Al rientro dal lavoro, Manuel mi trova, come di consueto, in piscina. Mi saluta, va in casa a spogliarsi, poi mi raggiunge. Ci baciamo, gli chiedo com’è andata la giornata, poi facciamo il bagno insieme.

“Sai, amore. poco fa mi ha chiamata Sabrina. Ti ho detto che andava in vacanza a Rimini, ricordi?”

“Certo, amore. Si sta divertendo?”

“Neanche un po’. Mi ha raccontato che non è ancora riuscita a fare sesso. L’ho sentita veramente abbattuta. Pensa che vorrebbe andare a scoparsi qualche camionista in autostrada…”

“Che scema! Così rischia di venire violentata.”

“Davvero. Però, mi sarebbe venuta un’idea, sempre se tu sei d’accordo…”

“Cioè?”

“Ti dispiacerebbe se andassi a Rimini e trascorressi con lei la settimana di vacanze che le resta? È possibile che, in mia compagnia, le sia più facile conoscere qualcuno. Poi, in ogni caso, la potrei tenere sott’occhio ed evitare che faccia qualche stronzata.”

“Per me non c’è nessun problema. Tanto io sono al lavoro tutto il giorno e tu potresti passare un po’ di tempo in compagnia, invece di rimanere qua, sola tutto il giorno.”

“Non sei geloso, amore? E se poi venissimo abbordate da qualche fustacchione?” chiedo maliziosa.

“Tu cerca di fare la brava e lasciali tutti a lei.” conclude sorridendo.

Lo so che lo eccita terribilmente sapermi al mare, in compagnia di un’amica, a caccia di piselli per lei.

Allungo una mano sul suo pacco e sento che ce l’ha durissimo. Lo guardo con aria birichina, facendogli capire che so perché è tutto eccitato e che immagino quali sono le sue fantasie, che vorrebbero che qualche cazzone nodoso me lo prendessi anche io e che, al mio ritorno, gli raccontassi tutte le porcellate che ho fatto.

Inizio a masturbarlo attraverso lo slip da bagno. Gli piace quando lo pastrugno attraverso il liscio tessuto elasticizzato.

“Senti come è duro questo pisellone…” gli dico con voce da grande porca, “Come mai tutta questa voglia improvvisa? Ti stai immaginando che faccia la stessa cosa a qualche maschietto? Magari, dentro ad una cabina della spiaggia, con Sabrina vicino a me che fa lo stesso ad un altro?”

Aumento la velocità e la potenza del segone. Manuel continua a sorridere, compiaciuto del fatto che ho letto perfettamente nei suoi pensieri. Come prevedevo, mi bastano meno di due minuti per farlo sborrare.

Chiude gli occhi, spalanca la bocca dal piacere e irrigidisce tutto il corpo. Il suo cazzo diventa durissimo e, dopo pochi istanti, erutta abbondanti fiotti di crema densa e appiccicosa che attraversano la stoffa del costume e mi impiastrano completamente la mano.

Proseguo a segarlo, assicurandomi di averlo svuotato per bene. Infine, esausto e totalmente soddisfatto, Manuel si immerge in acqua per rinfrescarsi.

Decido di partire subito dopo cena, così da non trovare traffico. Chiamo Sabrina e la informo del mio imminente arrivo. Il viaggio fila liscio e, dopo circa quattro ore, sono a Rimini.

Come prevedevo, la confusione sulle strade è totale. Pedoni e automobili brulicano ovunque, in questa folle confusione che tanti si ostinano ancora a chiamare “vacanze”. Mi dico: “Siete tutto l’anno in coda e in mezzo al casino in autostrada, sui mezzi, al cinema, al supermercato, in farmacia, etc., ma decidete di restare in coda anche in ferie: è proprio da coglioni.” Vabbè, mi rassegno e, con pazienza, seguo il percorso che mi indica il navigatore.

Trovo facilmente l’albergo dove alloggia la mia amica. Parcheggio nel garage interno e lei mi viene incontro.

Ha un’espressione incredula stampata sul viso: “Ciao, cara. Tu sei pazza. Venire fin qui…” mi dice con tono da cane bastonato.

“Ma figurati, Sabri! Se non si fa questo per un’amica…” le rispondo allegra e sorridente. Mi aiuta a scaricare la valigia e saliamo in camera.

“Ho preso una matrimoniale, nella speranza di avere compagnia spesso…”

Rido: “Ti prometto che, da domani, la tua vacanza sarà indimenticabile.”

Le stampo un bacio sulla guancia, beviamo qualcosa dal frigobar, poi ci prepariamo per la notte. Tra una chiacchiera e l’altra, si sono fatte quasi le tre.

Al nostro risveglio, Sabrina è travolta dall’ansia e dalla curiosità. Mi fa mille domande su cosa penso di fare, su dove andare, su chi incontreremo.

“Sabri, stai calma!” l’ammonisco, prima che il suo stato ansiogeno riesca a pervadere anche me.

“Non sono in grado di risponderti con precisione. Posso solo dirti che, quando vado al mare, ho mandrie di uomini che mi corteggiano e che vorrebbero scoparmi. Con questo, non voglio sminuirti, ma io farò da esca e tu, come fanno i gabbiani, pescherai nella rete tirata da me. Può andarti bene? Lo so che potrebbe non essere una cosa carina da dire ad una amica, ma se dobbiamo gestire la tua ‘emergenza cazzo’ in tempi brevi, devi lasciarmi fare. Piuttosto, hai qualche costume da bagno carino da sfoggiare?”

Sabrina apre un cassetto e recupera tre costumi: due interi, nemmeno sgambati, e un due pezzi di un’orribile verde oliva, in stile ‘come andava al mare mia nonna’.

“Sabri, non ci siamo! Se vuoi cuccare, in spiaggia la tua immagine deve spiccare come un faro nella notte. Perfino la Guardia Costiera ti deve vedere a tre miglia di distanza!”

Apro la mia valigia e le mostro alcuni dei miei bikini, che non sono nemmeno quelli più audaci che ho, dato che sono venuta sull’Adriatico, mica a Saint Tropez.

“Cazzo, Monica. Ma con roba come questa, sei sicura che non mi arrestano?” mi chiede seriamente preoccupata.

“Ma figurati! Facciamo colazione, poi dedichiamo la mattinata allo shopping. Adesso, mostrami i vestiti che ti sei portata.”

Nel guardaroba, vedo che ha i soliti pantaloncini e le medesime canottiere che mette quando andiamo a ballare alle sagre di paese. Roba da far ammosciare anche Rocco Siffredi.

“Qui ci vuole un restyling completo, mia cara. Andiamo a mangiare, poi penso io a rifarti il look.”

Dopo colazione, saliamo in camera a prepararci per uscire.

Indosso un miniabito giallo limone, abbastanza trasparente, tanghino bianco e sandaletti argento, senza reggiseno. Metto un filo di trucco e sono pronta.

Sabrina resta per tutto il tempo incantata, senza risparmiarmi espressioni disilluse, di quella che sa di aver perso prima ancora di essersi iscritta alla gara.

“Dai, Sabri! Non fare quella faccia! Ti voglio raggiante. Ricordati che non sei in competizione con me. Io sono il tuo specchio per le allodole. Sai cosa sono le allodole?”

“Uccelli?”

“Appunto: uccelli! E arriverai ad averne fino alla nausea.”

“Magari, Monica!”

Finalmente usciamo dall’albergo e iniziamo il nostro giro.

Vestita così, non passano nemmeno due minuti e gli apprezzamenti degli uomini fioccano come la neve durante l’inverno siberiano.

Vedo Sabrina che, piano piano, ritrova il sorriso e l’allegria: “Cazzo, Monica! Hai visto quei due come ci hanno guardate? Erano anche molto carini…”

“Cosa ti dicevo? Aspetta solo di indossare qualcosa di più sexy, poi vedrai!”

Mi fermo davanti ad un negozio che espone abbigliamento di vario genere, dai costumi agli abitini da sera. Individuo qualche capo carino. I prezzi sono abbordabilissimi, così decido di entrare.

“Buongiorno, cortesemente potrebbe mostrare alla mia amica il costume arancione che ha in vetrina? Anche quello blu elettrico.” chiedo alla commessa, una splendida morettona con gli occhi azzurri, un sorriso smagliante e un culo da paura.

Mentre la tipa va a recuperare quanto le ho chiesto, Sabrina mi chiede sottovoce: “Non saranno troppo ridotti? Io non ho mai portato il tanga.”

“C’è sempre una prima volta, mia cara.” le rispondo, mentre la commessa torna e indica a Sabrina il camerino.

Dopo un paio di minuti, sento Sabrina che, da dietro la tenda, dice: “No, nooo. Io mi vergogno.” Esce e mi guarda con gli occhi sgranati, senza dire niente.

Indossa il bikini arancione che, grazie alla mutandina sgambatissima, fa sembrare che abbia lo stacco di coscia di un metro.

“Ma è splendido!” esclamo, estasiata dal risultato, sebbene, per indossarlo in pubblico, dovrà farsi una ceretta radicale all’inguine.

“Questo lo prendiamo!” dico, rivolta alla commessa, poi, a Sabrina: “Sabri, prova quello blu.”

La mia amica ha perso la parola. Riesce solamente a dire un “Bah…” poco convinto, ma capisco che ha deciso di farsi guidare dai miei consigli.

Anche il secondo costume fa un effetto strepitoso e compriamo anche quello. Quindi, passiamo ad altro.

Scelgo un paio di parei copricostume, uno bianco e uno nero, velatissimi. Poi, due di abitini per la sera: un tubino nero, classico ma molto aperto, sia sul davanti che sul dietro, e uno rosso, più accollato e lungo, ma veramente elegante e di classe.

Con una spesa di nemmeno centocinquanta Euro, usciamo dal negozio con un armamento degno del ‘4° cavalleggeri troie d’assalto’.

“Adesso cerchiamo un centro estetico, dove ti farai la ceretta e daremo una sistemata alle unghie di mani e piedi.” le annuncio trionfante.

“Ma credi che sia proprio…” Non le lascio terminare la frase: “Sabri, sì! È indispensabile, fidati!”

“Va bene, se lo dici tu…”

Non aggiungo altro. Cerco sul cellulare l’indirizzo di un’estetista e ne trovo una non distante da noi. Le foto del negozio mi ispirano fiducia, così ci dirigiamo là.

Dopo un’ora, Sabrina riemerge dal camerino ed esclama: “Me l’hanno spelata come una pesca!”

“Molto bene!” rispondo, “Adesso torniamo in albergo, pranziamo, poi dritte filate in spiaggia!”

Sabrina decide di indossare, per primo, il bikini arancione. Devo ammettere che fa la sua porca figura. Lei ha ancora un po’ di remore per il fatto che sia molto audace, ma riesco a convincerla che non c’è niente di meglio per attirare l’attenzione su di sé.

Le faccio indossare il pareo nero, sotto il quale l’arancio fluorescente del costume spicca e fa un bellissimo effetto vedo-non vedo.

Io opto per il bikini bianco, non esageratamente aggressivo e molto elegante, con un anello dorato su ogni fianco e uno che unisce le coppe del reggiseno. Indosso anche io un pareo, sempre bianco, e il mio ampio cappello di paglia.

Usciamo dall’albergo e andiamo nella sua spiaggia privata. Sento subito addosso gli occhi di tutti.

Così agghindate, facciamo proprio una bella coppia di gnocche super-appetitose.

Sabrina, dopo le prime titubanze, sembra iniziare a trovarsi a suo agio nel ruolo della MILF.

Ci sistemiamo sui nostri lettini e, sotto l’ombrellone, inizio a guardarmi in giro, a caccia di qualche maschietto papabile per la mia amica.

Sabrina alterna la tintarella a frequenti bagni rinfrescanti. Ogni volta che la osservo tornare dal bagnasciuga, mi sembra sempre più sorridente e rilassata, grazie anche ai parecchi apprezzamenti che inizia a ricevere dai giovanotti di passaggio.

“Minchia, Monica. Ho sentito tre o quattro fischi mentre venivo qua…”

“Hai visto? Il look da caccia ha un suo perché!”

“Cavolo, hai ragione. Però, non pensavo…”

Rimaniamo ancora un’oretta a prendere il sole, poi, avendo sete, dico a Sabrina che vado al chiosco a bere.

“Ti aspetto qui.” mi risponde.

“Dai, vieni anche tu.” insisto, “Il chiosco è un ottimo luogo per attaccare discorso.”

“No, no. Vai tu. Poi mi dici…”

Penso che Sabrina sia irrecuperabile, in fatto di occasioni mancate. Raccatto qualche moneta dalla borsa e mi dirigo verso il piccolo bar. A metà pomeriggio, è abbastanza affollato, tra gente che prende il gelato, altri che mangiano l’anguria e alcuni che sono lì solo a cazzeggiare, facendo commenti sulle ragazze.

Mentre attendo il mio turno alla cassa, mi guardo intorno e valuto la fauna maschile presente. La mia attenzione cade su tre tipi piuttosto aitanti, appoggiati all’estremità opposta del bancone del bar. Sono i tipici “Mo’ va là, patacca!” romagnoli, alla “Gigi e Andrea” per intenderci: sciupafemmine, casinisti, disinvolti e simpaticoni, nonostante sia un genere di uomini che non mi piace, proprio per queste loro peculiarità.

Per ordinare la consumazione, inevitabilmente mi avvicino a loro. Mi accorgo che, d’un tratto, cessano la loro conversazione a voce alta e iniziano a bisbigliare, sempre con il loro marcato accento, guardandomi di sottecchi, attraverso i loro occhiali da sole.

Capisco che stanno parlando di me perché sento:

“Ohi, ma hai visto, ve’, che gnocca?”

“Mo’ di quale stai parlando?”

“Mo’ di quella sventolona bionda al banco, col cappello.”

“La madonna, che gran patafiocca!”

“Mo’ secondo te, è inglese o tedesca?”

“Mo’ non saprei proprio, ma deve averci sotto una sgnacchera che capisce tutte le lingue, boia d’un mond leder…”

Davanti alla genuinità di tali apprezzamenti, faccio fatica a trattenere il sorriso, così lascio che si manifesti, mostrando i miei denti bianchissimi che spiccano in mezzo al rosso delle mie labbra.

Uno di loro prende coraggio e mi si avvicina: “Guten Morgen, Fräulein, sprechen Sie Deutsch? Do you speak English, miss?”

Rido. Ho voglia di giocare un po’, così faccio cenno di “No” con la testa.

Un amico gli suggerisce: “Sarà francese o spagnola.” Il tipo insiste: “Parlez-vous français? ¿Habla español?”

Continuo a ridacchiare come un’oca e a fare “No”.

“Ho ben capito!” dice il terzo, “Sicuramente è svedese!”

“Mo’ come si dice ‘Parli svedese’, in svedese?” domanda il primo, guardando gli amici.

E un altro: “Sì, mo’ se poi ti dice che parla svedese, che cosa gli dici? Che lo svedese non lo sai!”

“Mo’ per me, è meglio lasciar ben perdere, prima di fare la figura dei patacca…”

“Eh, però, una gnolla del genere, mo’ quando mai ricapita? Hai visto che culo, che gambe, e che sorriso? Se si toglie gli occhiali da sole, ti immagini che occhi c’ha questa? Due fanali che manco una Ferrari…”

“Ohi, la Ferrari non si tocca, ve’!”

“Mo’ pensa invece a toccare ‘sta sorbolona, patacca!”

Al che, con un sorriso smagliante, mi tolgo gli occhiali e dico: “Parlavate di questi occhi?” facendoli fare scintille.

“Orco boia, ragazzi! Altro che la Ferrari!”

“Buongiorno, signorina. Scusi, ve’, ma i miei amici sono dei gran burloni. Avevamo capito che era italiana, ma volevamo fare esercizio con le lingue…”

“Sì, la lingua va tenuta sempre in esercizio, ve’!”

“Mo’ va là, parla lui. E tu, come la eserciti la lingua che finora, quest’estate, hai leccato solo gelati e nemmeno una sgnacchera…”

Sono sempre stata divertita da questi ‘tipi da spiaggia’, che riescono addirittura a perdere di vista la tanto amata figa, per addentrarsi nei loro intricati e fulminanti scambi di battute.

“Ragazzi, scusate, mi dispiace dover interrompere le vostre dotte disquisizioni linguistiche, ma mi piacerebbe che ci presentassimo. Io sono Monica, piacere.”

“Piacere mio, sono Beppe.”

“Berni, onoratissimo.”

“Lando, molto lieto.”

“Dicci un po’, Monica. Sei qui in vacanza? Quanto ti fermi?”

“In realtà, non sono proprio in vacanza. Sono venuta in soccorso di una mia amica che ha qualche problema a socializzare con voi maschietti.”

“Beh, mo’ com’è questa tua amica? Se è come te, ci pensiamo noi a socializzarla…”

“Beh, non è proprio come me, ma è comunque molto carina e procace, però ha un carattere un po’ particolare, cosicché, è… Diciamo… Un po’ in astinenza.”

“Ma ci pensiamo noi a togliervi tutte le astinenze, vero ragazzi?”

“Mo’ certo, ve’. Ci mancherebbe! Siam qua per questo…”

“Calma, ragazzi. Le astinenze le ha lei. Io, fortunatamente, di sesso ne faccio parecchio.”

“Ah, bene. Se non hai appetito, te lo facciamo venire e ti facciamo fare anche indigestione!”

“Grazie, ma ci pensa mio marito a darmi tutto quanto di cui ho bisogno. Però, ho in mente di fare una sorpresa alla mia amica. Se saprete essermi complici, non è detto che, su uno di voi, possa farci un pensierino anche io.”

A questa mia affermazione, i tre galletti si guardano esterrefatti e accennano ad entrare in competizione. Poi uno chiede: “Se posso permettermi: su chi faresti un pensierino?”

“Permesso accordato, ma non lo dico. Vediamo chi se lo meriterà. Adesso vi spiego cos’ho in mente…”

Dopo una buona mezz’ora, torno al nostro ombrellone e trovo Sabrina che sta parlando con un ragazzo biondo, seduti sulla stessa sdraio.

“Ciao, Monica. Ma dov’eri finita?”

“Eh, sapessi…”

Mi guarda con aria interrogativa, poi mi presenta “Lui è Günter.” Il tipo si alza e mi dà la mano.

“Sehr erfreut, ich bin Monika. Wie geht es Ihnen? (Molto piacere, sono Monica, come stai?)” gli dico nel poco tedesco che conosco. Si apre in un ampio sorriso e mi risponde, in italiano stentato: “Io, Günter. Io stare molto bene, krazie. Molto bella tua amica. Anche tu, molto bella. Tu piace me.”

“Bravo Günter. Ma tu non piace me. Tu piace a mia amica.”

“Ah, capito. Me, molto bene. Anche lei bella amica.”

Sabrina resta a fissarmi inebetita, mentre sostengo questa conversazione surreale. Le chiedo se ha già un appuntamento con il crucco e lei mi risponde che stava valutando la cosa.

“Ti suggerisco di dargli un appuntamento. Digli alle ventidue, al nostro albergo.”

“Ma non è tardi?”

“Hai fretta di scopartelo, Sabri?”

“No, no. Chiedevo…”

“Fai come ti dico e non rimarrai delusa. Io vado a fare il bagno.”

Lascio Sabrina con il tedesco e vado in mare. Nuoto una decina di minuti, poi, mentre sto uscendo dall’acqua, vedo che la mia amica è sola e sta trafficando nella sua borsa. Facendo questo, è chinata in avanti con il culo bene in vista.

Noto che un ragazzone, alto e robusto, mentre sta passando, si gira a guardarglielo con insistenza. Rimanendo voltato, inciampa in una sdraio e cade rovinosamente sulle carabattole di una famigliola che lo scaccia in malo modo.

Divertita dalla scena, raggiungo il ragazzo e mi presento. Gli chiedo un po’ di lui e gli dico che, se gli piace la ragazza che stava guardando, gliela posso far conoscere, essendo una mia amica. Lui mi sorride incredulo, così lo prendo per mano e lo porto da Sabrina, che si sta spalmando la crema.

“Sabri, guarda un po’: lui è John, è inglese e non vede l’ora di fare la tua conoscenza!” esclamo, fiera della preda che le ho messo tra le grinfie.

Sabrina, che è molto più bassa del gigante d’oltremanica, mi pare piuttosto ingolosita e non esita a farci conoscenza. Li lascio sulla sua sdraio a parlare, mentre io mi sistemo sulla mia e inizio a leggere. Non faccio caso a quanto si dicono, ma intuisco quando stanno per salutarsi, così li interrompo: “Sabri, dagli appuntamento per questa sera, alle ventidue, al nostro albergo.”

“Ma non ci siamo messe d’accordo già con l’altro per quell’ora?”

“Sabri, fai come ti dico.”

Così gli riferisce. Lui si dimostra molto entusiasta dell’appuntamento che ha raggranellato e se ne va contento.

“Scusa, Monica. Non avevo capito che magari uno interessa a te… Ma come fai con Manuel? Vuoi mettergli le corna?”

“Ma cos’hai capito, Sabri? Sono solo per te, e non sono nemmeno tutti…”

“In che senso?”

“Stasera capirai. Adesso rilassati perché abbiamo fatto buona pesca.”

“Boh!” conclude lei, mettendosi sdraiata al sole.

M’immagino cosa stia rimuginando e, tra me e me, rido come una pazza.

Rientriamo dalla spiaggia verso le diciotto. A turno, facciamo la doccia, poi ci prepariamo per la serata.

Consiglio a Sabrina di mettersi il tubino nero, anche se lei preferirebbe quello rosso ma, essendo io consapevole di quanto l’aspetta, insisto.

Indosso un body bianco in cotone elasticizzato, gli shorts in jeans molto attillati e un paio di sandaletti col tacco alto. Dopo la rifinitura di capelli, trucco e smalto alle unghie, scendiamo al ristorante per la cena.

Sono elettrizzata al pensiero di come volgerà la situazione. Mentre Sabrina era sotto la doccia, sono scesa alla reception dell’hotel e ho noleggiato una delle loro sale per le riunioni e gli eventi. È piuttosto raccolta, ma ha un piccolo palco, sopraelevato di una cinquantina di centimetri. Giusto quanto mi serve.

Durante il pasto, Sabrina mi martella di domande per sapere dove ho pensato di andare con i due tipi che abbiamo abbordato in spiaggia. Faccio di tutto per essere vaga e non rivelare alcun dettaglio del mio piano.

Terminiamo di mangiare poco dopo le ventuno e trenta. Le dico di salire in camera e di attendere la mia chiamata.

Appena prende l’ascensore, mi precipito nella saletta e verifico che sia tutto a posto. Al bar dell’hotel, ordino un paio di bottiglie di spumante e qualche stuzzichino. Li faccio mettere su un tavolo e mi assicuro che la porta si possa chiudere dall’interno. Quindi, faccio qualche prova con le luci.

Con mia estrema felicità, scopro che è possibile accendere le luci solo sul palco e regolarle di intensità, per dare più atmosfera all’ambiente.

È tutto perfetto. Mancano solo i maschietti, così vado nella hall ad attenderli. I primi ad arrivare, con un certo anticipo, sono i tre romagnoli che mi coprono di complimenti, anche piuttosto spinti, e mi danno un gran da fare per tenerli buoni, dato che sono eccitatissimi dalla situazione che ho prospettato loro.

Attendiamo Günter e John che non tardano.

Fatte le dovute presentazioni, li faccio accomodare nella saletta e spiego loro come si svolgerà la sorpresa per Sabrina: “Allora, ragazzi. Come vi ho detto, la mia amica è un bel pezzo che, di piselli, ne vede solo nei film porno. Quindi, desidero che questa sera ne faccia una bella indigestione, come ha detto oggi pomeriggio il buon Berni.”

“Grande, Monica! Sei eroticamente diabolica, oltre ad essere una gran gnocca!” esclama Berni.

“Wunderbar! Ich kann es kaum erwarten, eine wunderschöne Italienerin zu ficken! (Meraviglioso! Non vedo l’ora di scopare una bellissima italiana!)”

“John, are you ready to fuck with a wonderful Italian woman?” chiedo all’inglese.

“Oh, yeah! Yes, I am!” risponde, alzando il pollice.

“Perfetto! Se siete tutti pronti, chiamo Sabrina”

Recupero il telefono: “… Pronto, Sabri? Ciao. I ragazzi sono arrivati. Scendi alla reception, poi prendi il corridoio di destra. In fondo, c’è una porta doppia. Aprila ed entra. Troverai la sala completamente al buio. Non preoccuparti: chiudi la porta dietro di te con la chiave. Ci penso io ad accendere la luci. Il resto è una sorpresa!”

“Monica, tu sei matta, ma che cavolo…”

“Sabri, fai come ti dico!”

“Ok, speriamo bene…”

Appena chiudo la telefonata, raccomando ai ragazzi di rimanere concentrati e completamente in silenzio. Quando entrerà nella sala, Sabrina non deve accorgersi assolutamente di nulla, fino a quando non accenderò le luci del palco.

Passano interminabili minuti, poi, finalmente, sentiamo bussare alla porta. Ovviamente, non rispondo. La porta si apre lentamente, lasciando che una lama di luce filtri nella totale oscurità e illumini una parete laterale del locale. Riconosco in controluce la sagoma della mia amica.

Diligentemente, Sabrina entra e chiude la porta dietro di sé. Appena sento lo scatto della chiave, accendo le luci del palco.

A Sabrina appare una scena dirompente: i cinque ragazzi danno il benvenuto alla mia amica applaudendo, fischiando e mandandole numerosi apprezzamenti. Sono schierati in piedi, sul margine del palco, completamente nudi e con i cazzi dritti come pertiche.

Gli occhi di Sabrina sembrano sul punto di venire sparati fuori dalle orbite, mentre lei resta a bocca completamente spalancata e impietrita dalla sorpresa.

Io non ricordo di essermi mai divertita così tanto.

“Non essere timida, avvicinati.”

“Mo’ guarda che non ti mangiamo mica! Al massimo, ti trombiamo, col tuo permesso…”

“Accidenti, ragazzi, che gnocca anche lei!”

“Come in, Christina! Come to see our big dicks!”

 “Komm Christine, %&#@§ $^#£§*@€# &§@#!” incomprensibile l’esclamazione di Günter, ma immagino sia sul tenore delle altre.

“Ma che cazzo… Monica! Come cazzo…”

Sabrina si avvicina al palco e non riesce a proferire parole diverse da queste. È letteralmente estasiata e i suoi occhi sono incollati sui membri degli aitanti ragazzi. Sembra Alice nel paese delle meraviglie.

Mentre la osservo iniziare a passare in rassegna i cinque pistoloni, che sono proprio all’altezza del suo viso grazie al palco sopraelevato, noto che il cazzo di John si sta lentamente ammosciando.

Per fare in modo che la mia amica lo trovi bello dritto quando gli sarà davanti, lo impugno con disinvoltura e gli do qualche segata. John mi guarda sorpreso ma, ovviamente, mi lascia fare, recuperando subito l’erezione.

Sabrina mi arriva vicina e mi dice: “Monica, tu sei veramente fuori di testa. Ma come cazzo ti vengono queste idee? Adesso, cosa devo fare?”

Rido di gusto. Ero certa che l’avrei sbalordita oltre ogni misura: “Cosa devi fare? Devi farteli, cazzo! Non vorrai mica che abbia fatto tutta questa fatica inutilmente. Poi, i ragazzi rimarrebbero veramente delusi, non credi?”

Mi guarda persa, poi dice, guardando ancora i ragazzi: “Ma cinque sono tanti… Mi aiuti?”

A questa sua domanda, esplodo in una risata dirompente e mi piego in due. Rido così tanto che mi dolgono i muscoli addominali: “Aiutarti? Ma non eri in totale astinenza?”

“Eh, sì. Ma cinque…” dice con tono preoccupato, mentre impugna il membro di Günter, lo scappella e inizia una lenta sega.

“E va bene! Visto che avevo promesso ad uno degli italiani che ci avrei fatto un pensiero, te ne lascio quattro e uno me lo faccio io. Contenta? Adesso sbrighiamoci, altrimenti i ragazzi si raffreddano.”

Mi sposto davanti ai tre romagnoli, guardo i loro pistoloni e scelgo Berni, che ce l’ha più grosso ed è quello che mi è anche più simpatico.

Gli porgo la mano e lo faccio scendere dal palco.

“Allora, buon divertimento, Sabri!” le dico, mandandole un bacio con la mano. Sabrina sale sul palco e ha subito intorno i quattro fusti che iniziano a baciarla e ad accarezzarla ovunque.

Nel mentre, trascino Berni dietro di me, fino a quando non arriviamo a circa metà della sala, in una zona che è piuttosto in penombra, dove c’è anche una scrivania. Mi appoggio ad essa, rimanendo di spalle al palco, da dove sento provenire le risa di Sabrina e le battute dei ragazzi.

Berni, non sentendosi costretto a fare lo spavaldo e a lasciarsi trascinare dagli altri, come quando è in loro compagnia, si dimostra un uomo molto gentile e rispettoso. Non prende alcuna iniziativa prima che non sia io a dargliene agio.

Allungo un braccio e gli cingo la vita, accompagnandolo vicino a me. Lui mi si appoggia lateralmente, facendo in modo che il suo membro non mi tocchi. Apprezzo molto questa sua galante ed educata attenzione, così lo premio subito, impugnandoglielo saldamente, mentre avvicino il mio viso al suo a gli do qualche bacio sulle guance e uno sulle labbra.

Berni emana un buon profumo e ha una pelle molto liscia, nonostante abbia superato di gran lunga i quarantacinque anni. Accelero leggermente il movimento della mia mano sul suo cazzo.

Sento la marea della lussuria che mi sale irrefrenabile. Prima di lasciarmi andare completamente, mi concedo solo due ultime distrazioni: per primo, penso al mio amore, a casa da solo, che non vedo l’ora di riabbracciare e di farci l’amore, mentre gli racconto cos’ho combinato oggi. Da ultimo, non sentendo più le voci di Sabrina e degli altri, mi volto verso il palco e la vedo inginocchiata in mezzo ai ragazzi ai quali, a turno, sta somministrando energici pompini e segate.

Inizio a baciare appassionatamente Berni, riempiendogli la bocca con la mia lingua. Comprende che questo è il mio ‘via libera’, così mi slaccia i pantaloncini e ci infila dentro la mano, trovando la mia carnosa albicocca, inguainata nel sottile body, che non vedeva l’ora di venire pastrugnata vigorosamente.

Scosto un po’ le gambe per permettergli di frugare più agevolmente nella mia intimità. “Cazzo, ci sa fare con la figa, questo romagnolo!” penso.

Dopo pochi minuti di quel trattamento, sono completamente fradicia. Riesco perfino a percepire il profumo della mia fica che gronda miele.

“Apri i gancetti.” sussurro in un orecchio di Berni.

Lui esegue subito, non esitando a penetrarmi la vagina, prima con una, poi con due dita.

“Sei veramente un gran fica, Monica! Toccarti così mi fa uscire pazzo…”

“Se non hai paura di diventare pazzo, puoi tranquillamente continuare ancora un po’.” replico, riprendendo a dargli baci di fuoco, accompagnando la sditalinata con il movimento del mio bacino. Mi immagino quanto Berni mi consideri troia e ciò mi eccita ancora di più.

Ho un’incontenibile voglia di cazzo, così interrompo la sega che gli sto facendo, mi tolgo i pantaloncini, mi siedo sulla scrivania e mi offro a lui con le gambe spalancate e la fica completamente sbocciata.

Berni mi si avvicina, mira il mio fiore e inizia a penetrarmi dolcemente. Mi aggrappo ai suoi glutei e lo tiro dentro con una certa decisione, facendogli capire che voglio essere scopata vigorosamente.

Comprende al volo e prende a darmi pompate potentissime. Mi sdraio completamente e spalanco maggiormente le cosce. Le bordate che mi infligge sono così energiche che la scrivania inizia ad oscillare paurosamente.

Il ragazzo dimostra un’inusuale resistenza all’orgasmo, nonostante gli stringa il cazzo con tutta la forza dei miei muscoli vaginali. Dopo diversi minuti, si ferma, mi fa alzare e mettere alla pecorina.

Appoggio i miei avambracci e mi aggrappo al bordo del piano, per contrastare gli affondi che riprendono incessanti e con ritmo frenetico.

Da quella posizione, posso vedere il palco, dove Sabrina è ora sdraiata, con John che la sta scopando selvaggiamente, i cazzi di Lando e Beppe nelle mani e quello di Günter piantato in gola.

Sto godendo così tanto che fatico a tenere gli occhi aperti, ma non voglio perdermi nemmeno un altro istante delle porcate che Sabrina sta facendo con i suoi quattro amichetti.

D’un tratto, John estrae il suo cazzo e vedo distintamente la sua enorme sborrata che spara fuori e investe Sabrina. Lei si toglie il pisello di Günter dalla bocca per guardarsi lo spettacolo, ma il tedesco non riesce a trattenersi, schizzandole tutta la sua abbondante crema sul viso e sulle tette.

Sabrina lascia la presa dagli altri due, giusto per il tempo di cambiare posizione. Si mette carponi, invita Beppe a penetrarla da dietro e Lando a mettersi sotto per un bel sessantanove.

Distolgo lo sguardo perché sto per raggiungere anche io l’orgasmo. Serro le cosce, sento ancora di più il cazzo di Berni che mi scorre dentro come lo stantuffo di una locomotiva. Non mi trattengo più e vengo come una fontana.

Berni rallenta le pompate, lasciandomi qualche istante per riprendermi. Mi fa girare ancora e mi dice che deve sborrare.

Gli impugno il pistolone, gli do alcune segate brutali e lui esplode incontrollatamente, sparandomi contro enormi spruzzate di seme che vanno ad impiastrarmi il pube e tutta la parte anteriore del body, fin sulle tette.

Mentre eiacula, mi guarda con occhi colmi di passione. In quegli istanti non ho davanti lo sciupafemmine scanzonato e smargiasso di poche ore prima, ma sembra quasi essere innamorato di me. Ricambio con un’espressione porcella e finisco di segarlo fino all’ultima goccia.

In fondo alla sala, sento i gemiti e i mugolii di piacere di Sabrina e dei suoi amanti, in preda ai loro orgasmi.

Mi guardo addosso e trovo il mio body bianco che è diventato completamente trasparente nelle zone intrise di sperma. Rido, facendo giocosamente notare a Berni il disastro che ha provocato.

“Mo’ è colpa tua, che mi hai munto come un toro!” risponde allegro.

“Per fortuna non devo uscire dall’albergo.”

Quindi, Berni va a recuperare i suoi vestiti, mentre cerco di darmi una sistemata sommaria, asciugandomi come posso con alcuni tovagliolini di carta. Mi riallaccio il body, rimetto gli shorts e mi dirigo verso gli altri.

Trovo Sabrina che è letteralmente coperta di sperma e tenta disperatamente di pulirsi, ma le ci vorrebbe un telo da bagno per riuscirci. Berni si offre di andare a cercare un asciugamano o a prendere della carta dai bagni.

Mentre gli altri ragazzi, gasati dall’abbuffata di sesso che hanno piacevolmente offerto alla mia amica, si rivestono, lei  ripete: “Cazzo, guarda che roba…” riferendosi all’impiastramento che ha addosso, continuando a guardarsi.

“Allora, soddisfatta? Hai fatto l’indigestione di piselli che volevi?”

Sabrina mi guarda per la prima volta, da quando mi sono avvicinata a lei. Osserva il mio body inzuppato di sperma e mi dice: “Guardala lì. Sei conciata bene anche te! Allora, te lo sei fatto veramente… Chissà come sarà contento tuo marito…” conclude sogghignando.

“Sarà contento, eccome! Gode come un pazzo quando gli racconto che ho fatto qualche porcellata.” rispondo tutta raggiante.

“Poi mi dici…”

Intanto è tornato Berni che le porge un rotolo di carta igienica che viene presto esaurito.

Una volta rivestiti e riassettati, ci riuniamo attorno al tavolo con lo spuntino che avevo ordinato. Due ragazzi stappano le bottiglie e brindiamo al successo dell’orgetta imprevista che ho organizzato.

“Un particolare brindisi è doveroso rivolgerlo alla splendida Monica, artefice di questa bellissima serata e alla sua amica che ci ha fatti godere come porcelli, ve’.” proclama Lando, alzando il bicchiere.

“Alla salute! Grande Monica!” rispondono gli altri due.

“Prosit!”, “Cheers” si uniscono a loro Günter e John, che hanno ancora un’espressione incredula per quanto hanno appena vissuto.

Svuotati i bicchieri e consumati gli stuzzichini, Sabrina si affretta a chiedere i numeri di telefono ai ragazzi prima che se ne vadano.

Mi sa che i prossimi giorni sarà molto impegnata a soddisfare le sue voglie, così ritengo che la mia missione per salvare le sue vacanze sia positivamente conclusa.

Quando rimaniamo sole, Sabrina non fa cenno a nulla. Diamo una veloce riassettata al locale, raccogliendo gli avanzi di cibo, i bicchieri e le bottiglie. Vado a dare un’occhiata sul palco, dove la mia amica ha soddisfatto i suoi amanti. Trovo alcuni rimasugli di sperma che mi affretto ad asciugare con i tovagliolini di carta avanzati.

Uscite dalla sala, prendiamo l’ascensore per tornare in camera nostra.

“Monica, non senti ancora un incredibile odore di sperma?”

“Sfido, io! Ci siamo asciugate alla meno peggio, ma i nostri vestiti ne sono intrisi. Tu ne hai anche nei capelli…”

Si guarda allo specchio e dice: “Cazzo…”, constatando di averli ben incrostati.

Arrivate in camera, lascio che sia lei a fare la doccia per prima. Io mi spoglio e attendo che lei finisca.

La sento canticchiare molto allegra. Sono immensamente felice per lei e per l’ingorda abbuffata di cazzo che si è fatta. Certo che, se si trovasse un uomo che la scopasse regolarmente, sarei ancora più contenta, ma non mettiamo limiti alla provvidenza.

Mentre sono sotto il corroborante getto d’acqua, spero che, con questa esperienza, abbia compreso che sarebbe ora che curasse maggiormente il suo aspetto fisico.

Terminata la doccia, le annuncio che l’indomani mattina avrei fatto ritorno a casa, dato che ora non avrebbe più avuto necessità che rimanessi, avendo sottomano ben cinque maschietti.

Sabrina insiste affinché io rimanga, ma io resto della mia idea di rientrare. So già che andrebbe a finire con altre scopate alle quali non riuscirei a rinunciare.

Raccontarne una a mio marito ci sta e ne sarà molto contento ma, sapere che ho fatto la zoccola per una settimana, potrebbe essere troppo anche per lui.

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