La fine della quarantena era arrivata finalmente, acclamata come la liberazione da una guerra.
Roberta si era subito fiondata nel parco vicino casa, voleva respirare a pieni polmoni la primavera nel pieno della sua maturità.
Indossò mascherina per la bocca e i guanti, prese la bicicletta dalla cantina e cominciò a girare per il paese e per le campagne. Ogni tanto si fermava ad ammirare un fiore, scattava fotografie con lo smartphone e si rilassava guardando un mondo che pareva esserle sfuggito negli ultimi due mesi.
Tornando a casa, era appena mezzogiorno, aveva trovato un angolo tranquillo ed isolato poco fuori dal paese, un campo che si perdeva a vista d'occhio nell'orizzonte. Si tolse la mascherina e appoggiò la bicicletta ad un alberello.
Com'era bello respirare la libertà.
Faceva caldo, un caldo asfissiante e il giro in bicicletta l'aveva fatta sudare parecchio. Si tolse quindi la maglietta e rimase tette al vento a passeggiare nella natura.
Il telefono squilló. Era suo padre che le chiedeva dove fosse che era quasi pronto il pranzo.
Roberta gli disse dove si trovava, di mangiare tranquillamente senza di lei, sarebbe rimasta a fare un giro per i campi, in solitudine. Si levò pure pantaloncini e mutandine e rimase completamente nuda sul prato.
Nuda sotto al sole, si era messa a sgrillettarsi la figa per la felicità, quella libertà ritrovata l'aveva eccitata. Aveva bisogno di sfogarsi, di stare sola, di masturbarsi senza farsi vedere o sentire dai familiari. Si era anche un po' stufata delle attenzioni morbose del padre e del fratello, in casa non avevano fatto altro che metterle il cazzo in ogni buco. Aveva ingurgitato tanta di quella piscia e sborra da essere sazia per gli anni a venire.
Era lì quindi, sotto al sole, con la testa poggiata ai vestiti e le mani che carezzavano quelle belle cosce affusolate con tenerezza. Si infilò le dita nella figa con ardore aspettando di sentirle bagnate e piene di passione.
Roberta non si era accorta di essere osservata. Tre ragazzi erano sbucati nel campo e si erano trovati davanti questo spettacolo eccitantissimo. Roberta continuava a masturbarsi senza accorgersi del pubblico.
Uno dei ragazzi prese coraggio e chiamò Roberta.
"Ehi tu. Sei mica Roberta che abita in Via dei Fiori Gialli?"
La ragazza si spaventò, non immaginava di essere osservata. Istintivamente si coprì la figa e le tette con le mani.
"Mi state guardando da tanto?" chiese Roberta.
"Da un po'. Scusa ma era uno spettacolo vederti mentre ti masturbavi" rispose uno dei ragazzi.
Roberta non era per nulla infastidita dai tre ragazzi, si erano eccitati a guardarla nuda, aveva veramente un fascino.
"Comunque si, sono Roberta, mi hai riconosciuto. Come fai a sapere chi sono?"
"So che sei testimone di Geova, conosciamo tuo fratello salvatore, ogni tanto fuma di nascosto con noi"
"Ah, conoscete mio fratello? Bene, ora conoscete anche me"
"Ti conoscevamo di fama Roberta."
"Di fama?" chiese stupita la ragazza.
"Beh, tutti i ragazzi parlano di te. Ti considerano un pezzo di figa da paura. A vederti nuda così sai che invidia gli altri ora. Ti vorrebbero scopare tutti ma..."
"Ma cosa?" chiese Roberta insospettita da quella frase lasciata cadere nel vuoto.
I ragazzi si guardarono un po' imbarazzati, non sapevano come essere gentili e allo stesso modo sinceri.
"Su dai, rispondetemi, perché vi siete bloccati?"
"Vedi Roberta, tuo fratello ci ha detto che siete bacchettoni nei testimoni di geova, che non potete scopare e che tu hai trent'anni e non hai mai visto un cazzo in vita tua."
"Ah mio fratello vi ha detto questo?"
"Ha anche aggiunto che probabilmente sei frigida ed è come se tu avessi un palo nel culo da quanto sei casta"
Roberta ebbe un'idea. Se li sarebbe scopati per dimostrar loro chi era veramente.
"Quanti anni avete ragazzi?"
"Più di 18 tranquilla" risposero.
"Bene bene ragazzi, allora datemi i vostri cazzi che vi faccio vedere quanto sono frigia. Sapete cosa ho regalato a mio fratello per il compleanno? Un bel pompino con ingoio"
I tre non persero un secondo. Slacciarono la zip dei pantaloncini e si misero intorno a Roberta. Il sole illuminava le tettone rose della ragazza inginocchiata, era veramente uno spettacolo. Uno dei ragazzi aiutò Roberta a legarsi i capelli, poi a turno infilarono il cazzo nella bocca della ragazza. Come succhiava da dio Roberta. I tre erano sorpresi.
"Minchia" disse uno dei tre non trattenendo l'eccitazione. "Ma tu fai dei pompini da paura Roberta. Altro che testimone di Geova frigida, tu sei un puttanone"
Roberta annuì, continuando a ciucciare il cazzo del ragazzo.
Uno dei tre la prese in braccio e la mise in piedi.
"Ora te lo infilò nel culo" disse
"Si si ragazzi, fatemi quello che volete, sono la vostra puttana oggi"
Il ragazzo sputó per bene la punta dell'uccello e cercò il buco del culo di Roberta con le dita. Massaggió per bene quella bella zona carnosa e piena di libidine, poi prese con forza i fianchi della ragazza e iniziò a penetrarla con forza. Roberta fece cenno agli altri due di avvicinarsi.
"Voi due scopatemi la bocca dai, voglio ingoiare la vostra sborra".
Mentre il loro amico inculava Roberta con forza gli altri due, eccitati dalla richiesta di Roberta infilavano a turno il cazzo in bocca a Roberta, la ragazza godeva come una matta, voleva prendere più cazzo e più sborra possibile.
I due ragazzi non ce la facevano più, dovevano sborrare. Il primo sborró direttamente in bocca a Roberta mentre l'altro si avvicinò alla faccia e venne sui capelli biondi della ragazza. Anche il loro amico che continuava a scopare il culo di Roberta venne e inondó di sperma il didietro della ragazza. Roberta rimase bagnata di sborra, dai capelli al culo, sorridente, con lo sperma che le colava dal collo alle tettone.
"Ora siete contenti vero? Mi avete sborrata tutta. Parlerete ancora di me come una frigida ?"
"No Roberta, tu sei una puttana esagerata cazzo, che pompini che fai, e come ingoi. Ma siete tutte così tra le testimoni di geova?"
"Succhiamo bene vero? Io mi sento una pompinara nata. Ci vediamo ragazzi"
I tre amici se ne andarono contenti, si erano scopati Roberta e avevano scoperto quanto era maiala, non come le voci che la volevano santarellina.
Roberta rimase ancora un po' sdraiata sul prato. Puzzava di sborra e petali di fiore.
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