La prima volta conobbi Rocco quando ero direttore di banca, tramite Andrea, il mio vice. 45 anni, fisico tonico, non bello ma grande fascino. Lo odiai/amai subito. Diventato socio di mio marito Sandro, lo aveva finanziato, facendolo indebitare senza rimedio. Furiosa per tanta stupidità, dovevo rimediare al suo errore. Rocco ci convocò presso la sua azienda alla presenza di Andrea, e con fare arrogante ci comunicò che se non avessimo restituito il denaro ci avrebbe rovinato; in alternativa per un anno dovevo essere la sua schiava sessuale, disponendo di me come avrebbe voluto. Se accettavamo, entro due ore, avremmo dovuto ripresentarci ancora lì.
Tornammo a casa e sulla porta d’ingresso trovai un pacco con indumenti da indossare e delle istruzioni. Ero furibonda, tuttavia, due ore dopo, eravamo di nuovo da Rocco. Una donna dai tratti orientali ci accolse, introducendoci subito in una stanza con luci soffuse, comodi divani, un strano tavolino sul cui piano c’erano due profondi solchi paralleli imbottiti e due strane maniglie ai bordi. Dal tetto pendevano due cinghie con, alle estremità, due polsiere e fibbie di chiusura. in corrispondenza al pavimento una pedana in legno da cui uscivano delle cavigliere anch’esse con fibbie di chiusura. Specchi alle pareti e anche al tetto da cui vidi riflessa la mia immagine: Trucco pesante, abito fasciante per far risaltare le mie forme e con un decolleté che a stento copriva i capezzoli già turgidi e visibili sotto il sottile tessuto; avevo sciolto i lunghi capelli sulle spalle nude, a sfiorarmi le natiche; autoreggenti, assenza di intimo (secondo istruzioni) e tacco 12 completavano l’abbigliamento da “gran troia”, secondo la definizione di Sandro. l’Atmosfera era molto inquietante, angosciante a tratti; ma stranamente tutto mi sembrava molto, molto eccitante. Rocco entrò, seguito due suoi tirapiedi e dal mio vice. Prese posto sul divano di fronte a me; Sandro su una poltrona accanto a lui e gli altri due, un giovane e, quello che identificai come il suo consulente, in piedi al suo fianco.
- Lei è Atsuko, mia moglie, il tuo vice lo conosci già e loro sono il mio consulente e un mio aiutante. Farai tutto ciò che ti ordineranno senza opporti!
Dicendo ciò fece un cenno alla donna che mi spogliò, lasciandomi in autoreggenti e scarpe, facendomi allargare le gambe perché potessero vedere meglio le mie parti intime. Sembravo rassegnata e mi sentivo, veramente, la loro schiava, la loro cagna. Guardai mio marito, ma distolse subito lo sguardo. La donna, intanto, aiutata dal giovane e dal suo consulente, mi legò i polsi alle cinghie pendenti dal tetto e le caviglie a quelle della pedana. Il giovane, già dietro di me, senza preavviso, usando solo le mani, mi percosse, forte, le natiche, procurandomi un intenso bruciore e un urlo di dolore. Non ebbi tempo di sorprendermi e subito ricevetti altre due colpi fortissimi sui glutei. Urlai, chiedendo di fermarsi, ma lui continuò con più vigore e metodo, colpendomi ripetutamente sulle natiche. Sandro abbozzò una protesta ma fu subito dissuaso da Andrea. Il giovane, intanto, continuò a colpirmi ancora per un altro minuto circa. Ormai non urlavo più, subivo gemendo rassegnata; tutta la zona circostante le mie natiche, fino al ventre e sulle parti intime iniziarono a pulsare e, stranamente, il bruciore non mi provocava più dolore, come all’inizio, anzi. Atsuko ordinò di smettere e, prontamente, mi cosparse tutta la zona con un unguento lenitivo, dandomi immediatamente grande refrigerio. Chiusi gli occhi pieni di lacrime e godetti di quelle carezze; sentivo scivolare le sue dita delicate sulla pelle e uno strano languore iniziò a pervadermi. Le mani, adesso, indugiavano anche nel solco tra le natiche, spingendosi sempre più internamente, fino a sfiorarmi la fessura. Il languore che avvertivo si trasformò in sottile eccitazione e questo mi sorprese e mi gettò nel panico perché iniziavo già a bagnarmi copiosamente tra le cosce. Non volevo che gli altri lo intuissero; e in un sussurro la supplicai di smettere. (continua??)
La mia supplica non fu ascoltata. Anzi insinuò le dita più in profondità tra le mie natiche sempre più lascivamente, fino a raggiungere la mia fessura. Continue fitte di piacere mi assalivano nonostante cercassi di ostentare distacco e indifferenza. Il mio corpo, però, mentiva spudoratamente. I capezzoli turgidi e impercettibili osceni sussulti del bacino, ogni volta che le dita sfioravano le grandi labbra, fino al clitoride, testimoniavano sfacciatamente quanto stessi godendo anche contro la mia volontà.
Ancora un cenno di Rocco e la donna si smise. E con perfetto sincronismo disse a Marco, il suo consulente, di verifica l’effetto delle mani di Boris e delle carezze di Atsuko sul mio corpo della altezzosa direttrice, considerando le meravigliose gocce di rugiada tra le mie cosce e i miei capezzoli turgidi e dritti da sembrare chiodi.
Supplicai, invano di non farlo, ma l’uomo, era già al mio fianco, delicatamente mi passò le dita sulle labbra, forzandole e costringendomi a leccarle; quindi, giocò con i miei capezzoli e, subito dopo, afferrandoli e stringendoli sempre più forte. Un rantolo uscì dalla mia bocca, misto a dolore e piacere. Le dita scivolarono tra le cosce, fino alla fessura, già fradicia e l’uomo osservò:
- la dottoressa è molto eccitata, ma adesso mi accerterò meglio.
Mi penetrò con due dita, in modo lento ma profondo. Cercavo di rimanere impassibile, ma ogni volontà di resistere scemava, deliziandomi di piacere. La mano si muoveva esperta, sapeva come toccare e dove stimolare. Il suo pollice iniziò a massaggiarmi il clitoride, continuando ad affondare dentro di me, trapanandomi con regolarità la fica.
- Guardami!
Mi urlò Rocco. Marco mi afferrò per i capelli costringendomi a guardarlo. Quello sguardo mi fotteva la mente, mi sentivo meravigliosamente soggiogata da quell’uomo; lo odiavo e lo adoravo con tutta me stessa.
Le dita affondarono ancora di più nella mia fica e un forte gemito uscì dalla mia bocca. Finalmente Rocco gli ordinò di smettere. Ero quasi delusa; ancora pochi secondi e avrei goduto oscenamente, urlandogli il mio piacere in faccia.
Rocco, quindi, ordinò di sistemarmi sullo strano tavolino. Guardai mio marito, ma lui distolse lo sguardo. Rocco seguì la scena e, chiamandomi per nome, mi disse: - Antonia, non avrai aiuto da lui; ha goduto nel vederti trattare da cagna. Osserva la sua erezione. Vidi la sua patta vergognosamente gonfia; Atsuko aumentò la mia vergogna, libera dogli il cazzo, già fradicio di umori, e segandolo con grande lascivia. Ero furiosa, quel bastardo aveva goduto della mia umiliazione eccitandosi come un porco perverso. Dovetti ammettere, tuttavia, che anch’io avevo reagito a quella “punizione” in maniera inaspettata, mi ero eccitata a quelle lascive e lussuriose manipolazioni. Per non parlare della percosse sulle natiche che per un verso mi avevano ferito e umiliato, per un altro ne ero compiaciuta, eccitata sessualmente, avendo appena scoperto una natura sessuale del tutto ignorata, ma profondamente trasgressiva e perversa. Intanto ero già sopra lo strano tavolino con le ginocchia alloggiate negli incavi protetti da un’imbottitura e scavati nel piano del tavolo; mi sistemarono le mani a delle maniglie, montate su uno strano manubrio, posto più in basso del piano del tavolo all’altezza delle spalle, in posizione ancora più prona e con le natiche ben in alto. Atsuko prese due pinze con degli anelli alle estremità e me le attaccò ai capezzoli. Il dolore che mi provocarono era, tuttavia, sopportabile e dopo un paio di minuti era già sparito. All’interno di ogni anello la donna fece passare una catenella, congiungendone le estremità con un piccola chiusura. Dal cassetto sottostante tirò fuori un oggetto a forma di piccolo uovo in acciaio con una catenella come appendice. Capii che si trattava di un vibratore. Ansia ed eccitazione m’invasero. Sentii la donna, da dietro, che lo faceva scivolare più volte sulla mia fessura e, senza indugio me lo infilò dentro, in fondo alla vagina. La vidi, quindi, armeggiare col suo smartphone e immediatamente una vibrazione partì improvvisa dentro la fica.
Un profondo rantolo di piacere uscì dalla mia gola, senza poterlo trattenere.
Dopo un po’ l’intensità della vibrazione aumentò e adesso non volevo più reprimere i miei gemiti di piacere. Il mio corpo ora tremava e il mio bacino iniziò a sussultare convulsamente; ero totalmente fuori controllo. La mia eccitazione era ormai al limite. Ma proprio quando stavo per raggiungere l’orgasmo, senza poter più trattenere le urla di godimento, la donna arrestò la vibrazione, lasciandomi con un senso d’insoddisfazione e una meravigliosa voglia di godere in tutto il corpo. Marco, il tirapiedi di Rocco, mi si parò davanti, con il suo bacino all’altezza del suo viso. Liberò il suo cazzo già in tiro e lo segò lentamente davanti alla sua bocca senza sfiorarla. Ne potevo sentire l’odore di quella mazza maestosa, la vedevo pulsare davanti ai miei occhi e quella mano che scivolava su quella verga dura con la cappella lucida, mi stava facendo impazzire di desiderio. In un flash pensai di desiderarlo con tutta me stessa; quelle umiliazioni non mi mortificavano più anzi alimentavano la mia voglia e il mio desiderio di precipitare ancora di più in quel baratro di lussuria e piacere. La parte sottilmente perversa della mia mente era emersa e desideravo sentirmi così: una sottomessa, una schiava, una cagna che anelava il suo padrone. Qualcuno aveva riattivato il vibratore e la mia fica riprese a pulsare mentre miele colava vergognosamente lungo le cosce. Il mio corpo riprese a sussultare per l’eccitazione e sperai di poter esplodere in un orgasmo devastante. All’improvviso, come se provenisse da lontano, udì la voce di Rocco: - Antonia, stai proprio godendo e tuo marito lo apprezza. Volsi lo sguardo nella sua direzione e lo vidi segarsi, godendosi ogni momento di quella scena. Stranamente non ero amareggiata o delusa, vedere il mio maschio col cazzo duro e segarsi furiosamente mentre altri abusavano della sua femmina, mi mandò fuori di testa.
A quel punto avevo perso ogni controllo e il mio senso del pudore non esisteva più. Quel meraviglioso cazzo di Marco era ancora davanti a me e lo guardavo famelica, sperando di sentirlo in bocca. Desideravo quella carne dura e pulsante sulle mie labbra. Rocco dovette intuire le mie voglie e disse: - La nostra Antonia vuole proprio assaggiare il tuo cazzo.
Lui non attendeva altro, mi afferrò per i capelli e puntò la cappella sulle mie labbra e, appena sentii il contatto con la carne calda e lucida, tentai di catturarla. Lui me lo impedì e riprese a giocare con le mie labbra e con la punta della mia lingua che cercava di catturarlo. Finalmente, quel dolce ed eccitante supplizio ebbe termine. Aprii la bocca e a quel punto sentii entrare la cappella in bocca. Feci saettare la lingua sulla punta e lo ingoiai, facendolo scivolare tutto sulla lingua larga fuori dalle labbra fino a sentire le sue palle sulla punta. Era tutto nella mia bocca con un gran senso di pienezza.
L’uomo con un rantolo disse: - Questa tr..a aspettava proprio il mio cazzo; è veramente una cagna in calore.
Quelle parole mi eccitarono ancora di più perché mi sentivo proprio così, una cagna in calore. L’uomo nella mia bocca era già al limite, i movimenti della mia bocca e della mia lingua in pochi secondi, lo avrebbero fatto sborrare, inondandomi la bocca. E quel momento arrivò, un urlo lo accompagnò; lo sentii svuotare nella mia bocca, il gusto del suo seme caldo e abbondante mi riempì. Qualche rivolo uscì dagli angoli della mia bocca, ma ingoiai tutto il resto, leccai e succhiai ancora, fino a ripulirgli l’asta completamente; lui impugnò il suo cazzo e con la punta raccolse i rivoli fuoriusciti riportandoli dentro la mia bocca, in modo da leccarli e ingoiarli con grande gusto.
- È una brava cagna, capo. Disse, soddisfatto, il contabile a Rocco.
Ero ancora eccitatissima; guardai mio marito che aveva ancora il cazzo duro. L’orientale continuava a segarlo, senza fargli raggiungere l’orgasmo; mi lanciò un’occhiata e con aria compiaciuta, si abbassò a leccargli la cappella, ingoiandolo e iniziando un magnifico po....o. Dovevo essere arrabbiata, invece, guardai Sandro eccitato, ed ebbi una fitta di piacere direttamente in fica.
Rocco, adesso, era proprio davanti a me, ancora prona sopra il tavolino con le cosce spalancate e il sedere in bella mostra.
- Guardati!
Mi ordinò, accendendo con un telecomando due grandi monitor sistemati sulla parete di fronte a me; due o più telecamere rimandavano immagini del mio corpo. Lui mi girava intorno, sfiorandomi con le dita spalle, glutei, interno cosce, seni, i capezzoli, strizzandoli leggermente. Tremavo per i brividi che il suo tocco mi provocava. Fui distratta dal video sui monitor che riproponeva quanto accaduto precedentemente in quella stanza. Rividi le percosse sulle natiche, la donna che mi accarezzava lascivamente la fessura; l’uomo che mi penetrava con le dita portandomi quasi all’orgasmo, l’introduzione del vibratore che mi aveva devastato di piacere, osservando il mio copro tremare e sussultare in preda all’eccitazione e, infine, quel maestoso sesso pulsante che mi aveva invaso la bocca, inondandola di caldo seme.
Ero umiliata, ma vedermi così mi eccitai ancora di più; Godevo nel sentirmi sottomessa, dominata!
Mi accorsi che la donna aveva abbandonato il “mio uomo” dedicandosi, ora, a Rocco, già in piedi davanti a me. Gli tirò fuori il cazzo, iniziando una sega con entrambe le mani. Rimasi meravigliata da quella vista; Rocco aveva un membro non molto lungo, ma straordinariamente grosso, con una circonferenza delle dimensioni, quasi, di una lattina. Tozzo ma duro e con una cappella enorme. Ero impressionata ma anche affascinata. Immaginai il momento in cui quell’uomo mi avrebbe trapanato con quel piccolo mostro.
Atsuko gli leccava la cappella, dimostrandosi capace di prendere in bocca, nonostante la circonferenza, quel meraviglioso pezzo di carne, ingoiandone oltre la metà.
Rocco l’afferrò per capelli e iniziò a scoparla in bocca, come fosse la sua fica, ma non distolse lo sguardo dai miei occhi. Il desiderio di averlo tutto nella mia bocca mi sopraffece.
- Preparala! ordinò alla donna.
Ormai quell’uomo possedeva corpo e mente ed io mi sentivo sempre più la sua cagna. Ero terrorizzata ed esaltata nello stesso tempo. Non volevo più resistergli! Mi prese per i capelli senza foga, ma in modo possessivo; chiusi gli occhi e mi attirò verso il suo bacino, avvertendo la sua cappella sulle labbra, sul viso, sugli occhi e sul collo; quindi ordinò:
- apri la bocca!
Lo sentii scivolare dentro, fin quando poté entrare. Mi sentii quasi soffocare; poi, con un po’ di sforzo, riuscì a farlo scivolare più facilmente. Usando la lingua gli stimolavo la cappella; La tenevo larga quanto più possibile, in modo da potergli solleticare le palle.
- Brava, la mia succhia c…i, ma puoi migliorare.
Mi apostrofò Rocco in modo volgare. Sentire quelle oscenità mi eccitarono moltissimo. Dietro di me Atsuko mi penetrò, scopandomi, con qualcosa di lungo e duro che iniziò a vibrare.
Immediatamente il mio corpo s’incendiò, gemevo; i miei fianchi presero a sussultare. Il mio clitoride impazzì, già gonfio, portandomi, in breve, vicino all’orgasmo. Non avevo più il controllo; mi muovevo, cercando di anticipare i movimenti della donna, le andavo incontro con le natiche per sentirla più in profondità e mi godevo quella carne pulsante che mi stava trapanando la gola.
Su un cenno di Rocco, la donna lo tirò fuori, avvertii qualcosa di liquido sul mio sfintere e subito dopo il vibratore che prima mi aveva devastato la fica. Istintivamente mi ritrassi, ma una sonora manata su una natica mi fece desistere. Sentii violare ancora il mio ano e, questa volta, in una frazione di secondo, mi penetrò, fino in fondo. Urlai, rantolando per il dolore, ma due dita sul clitoride, mi resero più sopportabile il dolore.
Nel giro di un paio di minuti, tutte le mie terminazioni nervose anali e clitoridee erano in subbuglio, provocandomi uno stato di eccitazione straordinaria, quasi una sorta di coma erotico. Avrebbero potuto fare di me qualsiasi cosa!
Ero invasa sa un meraviglioso crescente desiderio di godere, urlando.
Rocco uscì dalla mia bocca, girò intorno a me sistemandosi dietro. Sapevo cosa stava per succedere e lo volevo dentro, tutto, fino in fondo. In quel momento avrei voluto implorarlo, umiliandomi ancora di più, glielo avrei urlato con tutto il fiato che avevo in gola di prendermi, scoparmi, fottermi, sfondarmi!
E, finalmente, avvertii la grossa cappella cercare di varcare il mio fiore di carne palpitante; lo sentii forzare appena e quando sentii la cappella varcare l’ingresso della mia fica, lo sentii entrare tutto in un sol colpo, fino in fondo.
Urlai con quanto fiato avevo in gola per il dolore, ma soprattutto per il piacere che mi provoco l’essere stata violata così; tremai e sussultai, quasi fossi prossima all’orgasmo. Mi sentivo piena e magnificamente stretta. Stavo impazzendo per la crescente eccitazione che mi stava procurando. Ero un lago di umori e superate le difficoltà iniziali, lui prese a scoparmi con regolarità, lento, profondo, deciso.
Mi prese per i capelli e inizio una meravigliosa monta come si fa tra cavalli. Ero al settimo cielo e quando il piacere divenne insopportabile da contenere, iniziai ad andargli incontro con i fianchi. Rocco dovette apprezzare la mia iniziativa perché per qualche istante si fermò, lasciando che fossi io a muoversi e a scoparmi quel magnifico ed enorme cazzo.
- La signora ci ha preso proprio gusto a scoparsi il mio cazzo; Proprio da gran troia, non pensate, amici?
Urlò Rocco all’indirizzo degli altri. Guardai mio marito senza smettere di muovere i fianchi avanti e indietro. Quel porco bastardo era eccitatissimo e la donna di Rocco lo stava spompinando, ingoiandolo tutto.
Quella scena mi mandò fuori di testa. Iniziai ad urlare la mia eccitazione. Rocco mi tirò con più forza i capelli, sussurrandomi all’orecchio ogni oscenità.
- Scopami, fottimi, spaccami in due, fammi godere, non ne posso più!
Lo implorai, quasi urlando.
Rocco prese a sbattermi ancora più forte e ad ogni affondo mi colpiva con fortissime manate sulle natiche e sulla cosce. Ogni pacca mi infiammava e lo percepivo con una meravigliosa fitta in fica, accompagnandolo con un “SI!”, quasi ululato.
Continuando a fottermi,mi insultava in tutti i modi possibili; non mancava molto per raggiungere il culmine del nostro piacere.
Tuttavia, volle umiliarmi ancora una volta, afferrandomi per il collo e obbligandomi a guardare mio marito che, desiderava tanto esplodere in un orgasmo proprio sul volto e sui seni della donna di rocco. Quella vista mi mandò in visibilio, iniziai a gemere ancora più forte e a muovermi sempre più convulsamente; sentivo quel magnifico palo di carne pulsante che trapanava la fica e mi apriva in due. Proprio in quel momento vidi il mio uomo godere con un rantolo, svuotandosi sul viso e in bocca ad Atsuko. La donna, immediatamente, non volle perdersi neppure una goccia del suo miele, leccando e succhiando il cazzo di Sandro, mentre con frenesia usava con Il vibratore dentro la sua fica. intanto Boris, il giovane slavo, accanto a lei si segava in modo forsennato e anche lui stava per raggiungere il suo apice. Tutto sembrava svolgersi come la scena di un film e fu proprio in quel momento che Atsuko urlò il suo piacere e, afferrando il cazzo di Boris, lo diresse sulla sua bocca, proprio quando il giovane le schizzo sulle labbra e i sui seni il suo bollente sperma. Mi sentii come travolta da uno tsunami, un orgasmo intenso e devastante mi esplose in corpo. Urlai per il piacere, avvertendo i fiotti caldi che Rocco aveva riversato dentro di me, continuando a gemere e a pomparmi in fica, mentre ancora sussultavo e tremavo per il piacere appena raggiunto. Finalmente la calma. Mi accasciai per qualche secondo, poi Rocco, recuperando il controllo, disse ad Atsuko di portarmi in bagno per darmi una sistemata.
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