Rossella

Mi chiamo Rossella ho 25 anni e convivo con Andrea con cui sto insieme da oramai quattro anni. E’ un promettente cuoco di 27 anni e ha appena aperto un suo locale in un paese appena fuori Milano. Io sono laureata in economia e da poco ho trovato lavoro in una giovane azienda locale in cui, nonostante la mia poca esperienza lavorativa, mi occupo dell’area marketing. La sera vado sempre nel ristorante di Andrea dove lui mi offre sempre la cena. È bravissimo e sarà per questo che con il tempo ho preso qualche chilo di troppo. Dicono che sia una bella ragazza. Sono castana, bei lineamenti del viso, abbastanza alta, una quarta di seno e un bel culo che con le cene del mio ragazzo è diventato un po’ grande come del resto i chiletti in più sulla pancia. Niente che un po’ di ginnastica non possa sistemare. 

Non ho mai capito se amo davvero Andrea, con lui sto bene e anche il sesso è piacevole. Sono un po’ chiusa da questo punto di vista, sesso classico, no anale e no pompini. E a lui va bene così. Siamo amanti del pelo, perciò ho una vera e propria foresta indomita in mezzo alle gambe. 

Era un vita perfetta, fino a che non incontro Ale (Alessio). Ci incontriamo per caso un sabato sera in discoteca. Lui è bello, fisico atletico e una barbetta ben curata che mi ha sempre attratto in un uomo. Non parliamo molto, c’è casino e balliamo. Lui con il suo gruppo di amici insieme al mio di amiche. Scambiamo quattro chiacchere fuori dal locale e prima di andare via mi bacia a tradimento. Sento la sua lingua in bocca. Calda e umida. Sento tutto il corpo bruciare. Probabilmente sono diventata rossa in volto, ma non mi importa. Mi godo quel bellissimo bacio. Lui mi spinge piano piano verso il muro del locale, mi appoggia alla parete e fa salire il ginocchio all’interno della mie gambe verso la mia figa. Quando sento spingere il suo ginocchio sulla mia patatina ho una scossa elettrica in tutto il corpo, una sensazione bellissima. Mi accorgo di essere bagnata. A quel punto lui si allontana e se ne va lasciandomi lì bagnata e accaldata. Torno a casa e faccio sesso con Andrea in un modo molto più intenso del solito, sono arrapata. Lui è sdraiato e io lo cavalca all’amazzone. Lo facciamo tre volte prima di andare a dormire. Faccio sogni inquieti, sogno di fare sesso, ma con Ale non con il mio ragazzo. 

Nelle settimane successive la mia vita è normale: casa, lavoro e ristornate. Cerco di dimenticare la serata in discoteca e quando penso di esserci riuscita. Eccolo che si presenta al ristorante di Andrea con i suoi amici. Sono imbarazzata ogni volta che sento il suo sguardo su di me, ma inconsciamente ripenso alla sera e al bacio e sento uno strano calore nella mia zona intima. Non ci parliamo, l’unico contatto è a fine serata quando passando vicino al mio tavolo mi lascia un pezzetto di carta con su scritto il suo numero di telefono. Arrogante pensare che lo chiamerò. Dovrei buttarlo, ma istintivamente lo metto nel portafoglio. Passano i giorni e il borsello con quel numero diventa sempre più pesante. Tanto che alla fine cedo e lo chiamo. 

- Sapevo che avresti chiamato!

Mi risponde spavaldo, senza nemmeno aspettare che dica chi sono.

- Ho chiamato solo per dirti di lasciarmi in pace, sono fidanzata.

Sento ridere.

- E al tuo ragazzo hai detto del fine serata in discoteca?

Non rispondo, che equivale a dire che non ho detto nulla ad Andrea.

- Sai cosa penso? … Penso che tu non abbia dimenticato il bacio e nemmeno il ginocchio e la sensazione che hai provato. Credo che dopo la discoteca tu sia andata a casa e abbia scopato con il tuo ragazzo, ignaro che la foga con cui facevate sesso era dovuta all’eccitazione provocata da un altro ragazzo. E penso anche che tu abbia desiderato che ci fossi io nel letto con te. Sbaglio?

Resto un’altra volta in silenzio, indice che ha ancora ragione lui. Mi accorgo che sentire la sua voce mi fa uno strano effetto. Lo stesso che provavo nel ristorante quando mi guardava. Penso a lui e mi sento eccitata. 

- Sei in ufficio da sola?

- Sì.

- Può vederti qualcuno?

- No 

Rispondo a monosillabi. 

- Blocca la porta!

Non so che mi prende. Mi alzo dalla scrivania. Chiudo a chiave e torno a sedermi. 

- Cosa indossi?

- Una camicetta bianca, e un completo da donna nero in tessuto. (Giacca e pantaloni lunghi).

- Bene. Slaccia i pantaloni, infila la mano dentro le tue mutandine e accarezzati. Sento da qui che sei eccitata al solo sentire la mia voce. 

Non so come o perché, ma obbedisco. La mia mano scivola lentamente dentro le mie mutandine di cotone bianche e morbide. Sento la sensazione del pelo che mi solletica la mano e prima che me ne renda conto sto accarezzando il mio clitoride. 

Sono già fradicia prima di iniziare con la mano, ma con il movimento e la pressione delle dita inizio ad avere il fiato corto. 

- Sento che stai obbedendo. Ora metti il viva voce e appoggia il telefono da qualche parte. Con l’altra mano sbottonati la camicetta e accarezzati il seno, presentando attenzione ai capezzoli. 

Ancora una volta faccio come mi dice. È piacevolissimo, soprattutto quando insisto sui mie capezzoli che sono diventati duri come due chiodi. Aumento anche la velocità del massaggio sul clitoride. 

- Penetrati con le dite e inizia farti un bel ditalino.

Eseguo. Mi sto masturbando seguendo i comandi di uno che ho visto due volte in vita mia. E incredibilmente sto godendo tantissimo. Inizio a fare dei gemiti che riesco a malapena a contenere. Lui sente tutto e si complimenta. Aumento il ritmo fino a che non resisto più e ho un orgasmo. Mi tappo la bocca con la mano mentre con l’altra mi do piacere fino a venire. 

- Sei venuta vero? 

- Sì, ho le mutandine fradice. 

Ride. 

- Sei stata brava! Ora ricomponiti e alla prossima!

Chiude la telefonata. Mi rivesto e ripenso a quel “Sei stata brava!”, sono contenta del complimento. Quella frasetta mi ha reso felice. Poi però penso all’accaduto e mi sento in colpa. Posso dire di aver tradito Andrea e la cosa peggiore è che mi è piaciuto tantissimo e vorrei proprio rifarlo. 

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