Sabato sera sembra non arrivare mai. Aspetto con ansia e curiosità di scoprire cosa si inventerà questa volta. Il senso di colpa per come mi sto comportando con Andrea è sempre presente e non mi fa dormire la notte, ma non posso fare a meno di volere incontrare ancora Ale. Lui è la calamita e io un pezzo di ferro che non può resistere alla sua attrazione.
Il sabato mattina prendo appuntamento dal parrucchiere per una sistematina ai capelli. Voglio farmi bella.
Ricevo un messaggio da Ale: “Stasera indossa gonna e camicetta!”. Una frase, un ordine. Non sono un’amante delle gonne e a casa non ne ho tante; vado a comprarne una in un negozio in centro Milano e acquisto anche una bellissima camicetta bianca con qualche svolazzo di pizzo.
Finalmente arriva la sera; a maggio il locale è pieno anche nei tavoli all’aperto. Chiedo di essere messa all’interno al mio solito tavolo, mi siedo e guardo con impazienza l’ingresso del ristorante; ho il telefono a portata di mano, nel caso arrivasse un messaggio di Ale.
Entra una bellissima donna. Capelli a caschetto biondi, viso delicato, naso e bocca fini e due splendidi occhi azzurri. Il corpo da modella con un bel paio di jeans che le fasciano il culo assolutamente perfetto. Nel vederla ammetto che metto in dubbio la mia eterosessualità. Il seno non sembra molto prorompente ma da dove sono non è facile distinguere con esattezza le sue forme.
Finalmente ecco anche Ale. È proprio bello. Sempre con il suo viso curato, il fisico atletico; vestito casual, ma con il suo stile sempre impeccabile. Nel vederlo mi viene un tuffo al cuore. Si siedono a un tavolo distante da me. Cenano normalmente fino a fine serata quando ricevo un messaggio: “Seguici!”.
Sono emozionata. Mi alzo pago ed esco poco dopo loro. Li seguo senza farmi vedere. Mi sento una scolaretta. Ho i brividi dall’emozione e inizio a sentire il mio solito calore nelle mutande, indice che mi sto eccitando. Vanno nel parcheggio del ristorante; il posto è pieno di macchine, ma senza persone. Un altro messaggio: “Sali in macchina e segui l’alfa rossa!”.
Recupero le chiavi in fretta perché vedo la loro macchina che si accende e inserisce la retro. Per fortuna va molto piano – mi sta aspettando.
Sono le 23 e nei comuni fuori Milano c’è parecchia gente in giro, soprattutto sulle strade principali. Il nostro è un comune con diversi parchi e a nord confina con un vasto bosco. Ale è diretto proprio lì. Prende una stradina sterrata. Qui non c’è anima viva. Resto a distanza. Vedo che si ferma in un pratone, una specie di radura in mezzo agli albero dove la luna illumina perfettamente l’abitacolo.
Io mi sono fermata a distanza, ma abbastanza vicino da vedere il finestrino dell’autista abbassarsi completamente e un braccio uscire e farmi segno di avvicinarmi.
Scendo dalla macchina; accosto la portiera senza sbatterla per non fare rumore. Mi avvicino furtiva. Ho il cuore a mille, le mutande che sono caldissime e la mia testa è un turbinio di pensieri. La serata è fresca ma non fredda. La luce chiara della luna rende il pratone nel bosco un luogo quasi magico. Mi avvicino sempre di più. Sbircio dal finestrino. Vedo Ale che ha le mani sul corpo della bionda che è bendata. Ha una bella figa rosa tutta depilata. Le dita di Ale si intrufolano tra le sue labbra e il pollice stuzzica il clitoride. Lei geme. I suoi succhi illuminati dalla bianca luce lunare rendono la sua figa quasi fatata. Senza nemmeno rendermene conto la mia mano scivola dentro le mie mutandine di cotone bianche e inizia a giocare con la mia fessurina pelosa.
- Toccati da sola ora!
Ordina alla bionda che esegue sostituendo subito le sua mani a quelle del ragazzo. La faccia di Ale si gira verso di me; mi fissa con uno sguardo carico di ammirazione e di arroganza, come chi sa che ha vinto. E lui lo sa, ed io non posso fare altro che ammettere la mia sconfitta, ho ceduto ai suoi ordini.
- Clara, tieni la benda e togliti tutto il resto!
La bionda, che è la stessa dell’ultima telefonata a quanto ho capito, si spoglia completamente mostrando un fisico snello e un bellissimo paio di tettine – una seconda piena ad occhio e croce – niente a che vedere con la mia quarta però.
Con una mano inizia a massaggiarle un capezzolo che diventa subito un bel bottoncino turgido e rosso, una ciliegina deliziosa.
Io continuo a masturbarmi; le mie dita entrano dentro la mia figa e fanno il giro della pareti. Le mie mutandine sono fradice. Ale tira fuori il cazzo dai pantaloni. Dritto e duro. Un bellissimo membro depilato, non tanto più lungo di quello di Andrea, ma decisamente più largo. Un bel bastone di carne. Lui prende la mano di Clara e la porta sul suo membro. La biondina inizia a fargli una sega in macchina. Lo umidifica sputandoci sopra e continua su e giù, con la cappella di Ale che gioca a nascondino con la sua pelle. Uno spettacolo incredibile che, unito al mio aumento di velocità con le dita, mi regala una intenso orgasmo. Tremo tutta, ma il meglio deve ancora arrivare.
Con la mano destra guida la testa di Clara sul suo cazzo e inizia un intenso pompino che la ragazza si gode decisamente – i rumori che fa mentre lo succhia non nascondono il suo piacere nell’avere in bocca quel bellissimo cazzo.
Le mani di Ale sono libere e con la sinistra mi afferra la gonna e mi tira vicino al finestrino abbassato. Mi abbassa le mutandine fradice e leva la mia mano dalla mia figa. Divento rossa in volto. Sono entrambi depilati, mentre io sono un bosco in mezzo alle gambe; spero non resti deluso. Mi fa segno di fare silenzio e con la mano inizia a farmi un bellissimo ditalino. Ci sa fare, si vede che sa come trattare una donna. Mi penetra con le sue dita lunghe e con il pollice gioca con il clitoride, come prima faceva con Clara. Mentre la biondina lo spompina, io mi godo in silenzio il piacere che lui mi concede. Il ritmo delle sue dita è dettato dagli affondi sul suo cazzo di Clara. Quando la ragazza aumenta il ritmo per farlo venire, lui aumenta il movimento nella mia figa. Sono vicina a venire. Mentre sento i gemiti di Ale che riversa il suo sperma nella bocca di Clara e i versi di gradimento di lei che ingoia tutto con gusto, anche io raggiungo l’orgasmo più bello delle ultime settimane. Ho umori che mi colano dai peli della figa. Sto per ringraziarlo, quando lui mi tira il pelo. Non urlo però, mi ha detto di non fare rumore. Mi fa segno di togliermi le mutande. Eseguo. Mi asciuga le cosce e se le tiene. Mi fa segno di andare e io me ne torno a casa senza mutandine e con la figa bollente per l’esperienza appena fatta. Mentre torno non penso a niente. Non penso ad Andrea e non penso a lui. Mi sto godendo il piacere provato e prego che non mi fermi nessuna pattuglia dei carabinieri. Sarebbe imbarazzante se dovessero notare che non ho più le mutandine.
Chissà cosa mi farà Ale la prossima volta?! Non vedo l’ora di scoprirlo e nell’attesa mi masturbo ripensando alle sue dita dentro di me.
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