Sardegna, il voyeur

 

Un anno fa, sul nostro sito, ha esordito una coppia di scrittori fantastica che, in brevissimo tempo, grazie all'originalità, alla qualità e al fascino della loro collaborazione artistica (e certamente anche scopereccia) ha iniziato una scalata inarrestabile verso il successo. Tra noi, miseri mortali erotomani, stranamente il successo, più che in soldoni, peculati, simonie e miserabili complicità e sotterfugi, si misura in letture, apprezzamenti, piacere e gioia...

 

Siamo peggio degli altri? Siamo peggio dei politici e dei giornalisti che, al solo vederli in foto ti danno tristezza e, in molti casi, il voltastomaco? Siamo peggio dei potenti censori delle religioni che, appena nel mirino di un'inchiesta si mostrano spesso per i mostri e degli ipocriti che sono?

 

Credo proprio di no... ecco, per questo voglio celebrare e riproporre la prima storia di Manuel & Monica su raccontierotici.eu. Giovanna Esse. =============================

“Ci sei amore?” mi chiese Monica ormai prossima all’orgasmo.

“Non ancora amore...”

“Non resisto più. Ti dispiace se vengo?”

“Vai amore, vieni quando vuoi.”

Lei si abbassò fino a quando il suo busto non fu aderente al mio, fummo guancia contro guancia, il suo respiro si fece sempre più affannoso, avvicinò la bocca al mio orecchio e mi sussurrò: “Vengo amore...”

Il suo corpo fu attraversato da violente contrazioni, fino a quando, senza più forze, si adagiò completamente sopra di me e rimase così per un paio di minuti. Intanto le accarezzavo la schiena, i fianchi e il suo magnifico culo, che in quella posizione non vedevo, la cui immagine però era indelebilmente impressa nella mia mente.

Eravamo arrivati in Sardegna per le nostre vacanze da una settimana e quella fu l’undicesima scopata dal nostro arrivo.

Monica quell’estate era sessualmente indemoniata. Probabilmente iniziava ad avere le scalmane che precedono la menopausa; anche se il suo aspetto e la sua sensualità la facevano sembrare una 35enne, aveva quasi 50 anni.

Io, sebbene più giovane di qualche anno, in quella settimana faticai un po’ a stare dietro al susseguirsi frenetico delle sue voglie di sesso.

Dopo essersi ripresa dall’orgasmo, Monica si mise al mio fianco e mi disse: “Adesso tocca a te!  Come vuoi che ti faccia venire? Mano, bocca...”

“Ti andrebbe ti metterti in spaccata?”

Mi sorrise. Sapeva che era la mia posizione preferita ed era certa che la mia resistenza avrebbe abdicato molto velocemente.

Si sdraiò sul suo asciugamano, raccolse sul suo busto, unendo le sue splendide e lunghissime gambe le distese a candela verso il cielo e, lentamente, iniziò a spalancarle sempre di più, tenendole perfettamente distese, fino a quando i suoi piedi non arrivarono a toccare la sabbia.

Sapeva che mi piaceva molto assistere a quella manovra che la portava ad assumere quella posizione così dannatamente oscena, con la sua vulva che sembrava una rosa appena sbocciata, i suoi petali brillavano al sole coperti della sua densa rugiada e il suo clitoride che turgido svettava sul lato superiore.

Per raggiungere quella posizione, a Monica, forte del suo intenso e continuo allenamento, sarebbero bastati pochi istanti, invece lei lo faceva durare anche dieci secondi, per darmi modo di osservarla schiudersi il più a lungo possibile.

Poi mi guardava trionfante, come a dire: “Hai visto che strafiga ti sta davanti? Dove la trovi un’altra come me che fa queste cose?”

A quella visione ruppi gli indugi, mi inginocchiai davanti a lei, puntai il mio membro all’ingresso della sua corona ed entrai lentamente per gustarmi al massimo quel momento.

La sentii rilassare i suoi muscoli vaginali per favorirmi l’ingresso.

Quando fui completamente dentro di lei mi fermai.

Sapeva bene cosa volevo, così iniziò a contrarre e rilasciare, prima lentamente, poi sempre più velocemente, i suoi muscoli interni.

Eravamo immobili ma avevo le stesse sensazioni che dà una scopata furiosa.

Non avrei resistito ancora un minuto, quando Monica mi disse: “Devo venire ancora amore...”

Presi a muovermi e a darle lenti ma decisi affondi. Ne furono sufficienti meno di una decina ed entrambi venimmo in piena sincronia.

Rimanemmo abbracciati e ci baciammo appassionatamente.

Attendemmo che le nostre menti si separassero, quindi mi rialzai continuando a dare le spalle al mare; mentre anche lei si alzava a sedere, esclamò: “Ehi, ma che cosa ci fa quello messo lì?”

Mi voltai di scatto e vidi un tizio, sulla quarantina, fisico prestante, che se ne stava sdraiato a pancia in giù, distante 5 o 6 metri, a guardarci.

“Si è visto tutta la scopata, e in prima fila!” esclamò ancora. Ci guardammo allibiti.

Monica aveva bisogno di rinfrescarsi e di scaricare il pieno di sperma che le grondava dalla patatina, per cui si alzò in piedi e si diresse verso il mare, passando a fianco al tizio che le fece un cenno di saluto e si girò a guardarle il culo.

Raggiunsi mia moglie in acqua, ci voltammo verso riva e guardammo ancora il tizio.

“Che faccia tosta...” sottolineò nuovamente Monica.

“Beh, amore, capita spesso se si decide di scopare in spiaggia...”

Monica riprese a nuotare ma a me non sfuggi, riguardando il tipo, che ora si era sdraiato a prendere il sole, che aveva un pacco notevole, si notava anche in lontananza, stretto nel costume a slip di una taglia in meno del necessario. Sicuramente era anche esibizionista oltre che guardone.

Pochi minuti più tardi si alzò, prese le sue poche cose e se ne andò.

Noi tornammo a riva, ci asciugammo al sole, poi ci dirigemmo alla nostra Jeep, parcheggiata poco distante tra le dune di sabbia, dove consumammo uno spuntino.

Il programma del pomeriggio prevedeva un’escursione in fuoristrada nell’entroterra, così che fossi accontentato anche io.

Rientrati per cena all’agriturismo, cenammo e andammo subito a nanna.

Il mattino seguente ci alzammo di buon’ora dato che a Monica piaceva molto prendere la tintarella del primo sole.

Tornammo alla stessa spiaggia del giorno precedente. Dopo circa due ore e mezza dal nostro arrivo, vedemmo di nuovo il tizio che il giorno prima era apparso dal nulla mentre eravamo trasportati dal nostro amplesso.

Si posizionò a fianco a noi, a circa una quindicina di metri. Stava seduto a guardare verso il mare; ogni tanto si voltava distrattamente nella nostra direzione, forse nella speranza che iniziassimo le nostre effusioni.

Il mio e il suo sguardo si incrociarono e il tipo mi salutò sorridendo e alzando una mano, quindi si sdraiò a prendere il sole.

Sembrava comunque simpatico e la sua presenza non ci diede troppo fastidio.

Monica e io chiacchieravamo allegramente, un po’ ci baciavamo, cambiando spesso posizione per rosolarci uniformemente.

Arrivammo ad essere io sdraiato a pancia in su e mia moglie a pancia in giù. Lei allungò il braccio sul mio petto, si trascinò fino ad avere il viso sopra di me e prese a darmi baci a raffica, sulla bocca, sul collo, sul petto, facendo scendere la sua mano fino ad impugnarmi il pisello.

Aveva di nuovo voglia.

Io invece ero piuttosto provato dai numerosi e intensi amplessi avuti nei giorni precedenti e quel giorno il sesso non mi passò nemmeno per la mente, per cui non reagii alle avances di Monica.

“Non hai voglia amore?” mi chiese con voce sdolcinata e implorante.

“Avrei bisogno di una piccola tregua...” le risposi sorridendole.

“Non c’è niente che possa fare per farti venire la voglia?”

“Non saprei...” Mentre pronunciavo queste parole, girai lo sguardo verso il tipo e notai nuovamente il suo pacco svettante e mi balenò un’idea che mi avrebbe fatto tornare il desiderio all’istante.

“Hai visto che pacco enorme che ha quello lì?” le chiesi.

“Accidenti, si vede fin da qui!” mi rispose guardando in direzione del tipo.

“Visto che hai tanta voglia, vorresti fare una piccola trasgressione?”

“Che trasgressione?”

“Non ti stuzzicherebbe l’idea di andare dal tizio e, con una scusa, attaccare discorso e provocarlo un po’? Magari vedendoti là, vicina a lui, mi ringalluzzisco...”

“No!” rispose lei secca.

“Dai amore, è un gioco innocente ma intrigante...”

“No.” ripeté.

“Guarda che pisellone ha in quel costume. Non ti provoca nemmeno un pochino?”

“A me provoca solo il tuo di pisello...”

“Ma proprio, proprio niente, dai, sii sincera!”

“Beh, ad essere sincera... Non saprei...”

Bene, iniziava a cedere alle lusinghe...

“Dai amore, lo sai che sei liberissima di giocare fino al punto che vuoi tu, ti chiedo solo di stare al gioco. Limiti e regole li decidi completamente tu. Potresti anche solo andare da lui e fargli le tue rimostranze per essere stato invadente mentre ti guardava fare l’amore con tuo marito e poi tornare subito qui da me. Ed io sarei lo stesso contento. Puoi decidere e fare quello che vuoi, io sarò sempre il tuo incondizionato complice.”

“E va bene. Vado a dirgliene quattro per la sua invadenza! Però mi metto il costume.”

Recuperò dallo zaino il suo minuscolo tanga giallo e se lo infilò da seduta. Si alzò, prese la bottiglietta dell’acqua e si diresse verso il tizio.

La osservavo allontanarsi. Mamma mia quanto era figa!

Giunta da lui, mi parve di capire che il tizio fosse appisolato, infatti non si accorse che Monica gli stava davanti. Probabilmente lei disse qualcosa che lo fece destare e lo vidi alzare la testa di scatto.

Monica era in piedi con il sole alle sue spalle, per cui il tizio si mosse per avere il viso nell’ombra proiettata da mia moglie e poterla guardare in faccia.

Vedevo Monica che gli parlava e gesticolava. Mi sembrava di capire che il tipo non fosse italiano e Monica si aiutasse anche coi gesti per farsi comprendere.

Continuava a parlargli e lui le rispondeva.

Monica bevve un sorso d’acqua dalla sua bottiglietta e lo ascoltava mentre ora era lui che gesticolava con una mano mentre rimaneva parzialmente sdraiato appoggiato sui gomiti.

Vidi chiaramente quando Monica gli buttò lo sguardo sul pacco. Continuarono ancora per circa un minuto e ad un tratto lui la invitò a sedersi.

Monica si abbassò e si inginocchiò all’altezza della coscia del tizio appoggiando i suoi glutei sui talloni.

Il cuore iniziava a battermi a mille, anche perché mia moglie aveva dimostrato così tanta ritrosia ad iniziare il gioco ma ora stava interagendo parecchio con lo sconosciuto.

Che Monica volesse giocare lo capii presto, quando scostò la propria mano dalla sua coscia alla gamba del tizio. Gliela stava accarezzando, ma il tizio non ebbe reazioni.

Monica gli accarezzava l’interno coscia con movimenti lenti ma di ampiezza crescente, talvolta avvicinando pericolosamente la sua mano alle palle dell’uomo.

Colsi l’istante preciso nel quale la mano di mia moglie gli sfiorò molto velocemente le palle per la prima volta.

Le carezze sulla gamba del tizio proseguivano e Monica continuava a conversare e a gesticolare con la mano libera con nonchalance.

Secondo sfioramento, leggermente più prolungato del precedente, della mano di Monica alle palle del tizio.

La cosa si stava facendo interessante: Monica aveva deciso di impegnarsi nel gioco, ma il prosieguo non era scontato.

Arrivò il momento della terza toccata alle palle: questa volta durò decisamente più a lungo delle precedenti. Notai che il pacco del tizio era cresciuto e vidi che Monica portò per la seconda volta lo sguardo sul suo pacco, poi guardò nella mia direzione per vedere se la stessi guardando.

Con la sua irresistibile teatralità la vidi che, rivolta al tizio, fece una espressione di sorpresa e, facendo un cenno con la testa, gli fece notare le dimensioni raggiunte dal suo pacco; poi si voltò ancora verso di me sorridendo.

Eccola, ha deciso di farsi audace, se non accade qualcosa di negativo, proseguirà in crescendo.

Neanche il tempo di concludere questo pensiero e la mano di Monica era sul pacco del tizio. Gliela vedevo chiaramente aprirsi e chiudersi nell’atto di strizzarglielo e saggiarne la consistenza.

Il mio pisello ebbe un sussulto. Molto probabilmente stavo per assistere al secondo incontro di sesso di mia moglie con un altro uomo da quando la conoscevo.

Cercavo di immaginarmi cosa lui stesse pensando di mia moglie: “Ma guarda un po’ questa qui: ieri si è fatta scopare dal marito come neanche una troia da casino e oggi ė qui a fare la porcella con me...”

Non so se pensasse proprio questo, ma sicuramente arrivò alla certezza di essere un uomo molto fortunato, almeno quel giorno.

Lo sconosciuto ruppe gli indugi, spostò la sua mano sulla gamba di Monica e iniziò ad accarezzarle l’interno della coscia.

Continuavano a conversare, Monica staccò i suoi glutei dai talloni e, muovendosi sulle ginocchia, si spostò di un passo in avanti, quindi si rimise nella sua posizione precedente.

Approfittò del suo spostamento per allargare un po’ le gambe rispetto a prima, quando erano più unite.

L’essere ora più a portata della mano dello sconosciuto e la posizione più favorevole delle sue gambe furono colte dal tipo come un invito che non si lasciò sfuggire, allungando subito una mano verso la sua patatina, ancora fasciata nel perizomino.

Rivivevo in prima persona ciò che lo sconosciuto stava sentendo in quel momento: la forma carnosa ed arrotondata dell’albicocca di mia moglie sotto il liscio tessuto.

Monica, nel frattempo, si stava dando un gran da fare, pastrugnando in tutti i modi il pacco dello sconosciuto.

Osservavo che Monica aveva chiuso gli occhi e stava muovendo il bacino avanti e indietro per assecondare e rendere ancora più intensa la ravanata della sua patatina. Se la stava proprio godendo.

Arrivò il momento nel quale Monica, senza perdere il contatto della sua mano con il membro dell’uomo, allungò tre dita verso la parte superiore dello slip, ne agganciò l’elastico e glielo abbassò.

Ne usci un pisello di ragguardevoli dimensioni.

Lei si affrettò ad impugnarlo e iniziò a masturbarlo con una certa decisione. Probabilmente aveva intuito che la resistenza del tizio era ormai allo strenuo.

La mia ipotesi trovò conferma nel vedere che Monica aveva accelerato molto il movimento della sua mano.

Ad un tratto lui buttò indietro la testa velocemente, spalancando la bocca ed emettendo un profondo “Ahhhh”.

Quindi, un enorme spruzzata di sperma uscì dal suo cazzo. Monica non interruppe la sua masturbata attendendo che si fosse svuotato completamente.

Entrambi risero. Lui recuperò la sua maglietta, la passò a mia moglie che ci si pulì la mano dallo sperma che gliela aveva impiastrata. Poi lei gliela ritornò affinché anche lui si desse una ripulita al pisello e al petto.

L’uomo si voltò su un fianco, prese il suo zainetto e lo vidi frugarci dentro.

Nel frattempo Monica si era alzata in piedi e sfilata il costumino.

Compresi che aveva deciso di andare oltre. Il mio cuore accelerò ancora di più e la mia erezione mi faceva un male cane. Avevo assoluta necessità di essere svuotato anche io ma mi trattenni per conservare la mia eccitazione per mia moglie.

Tolto il costume, Monica attese che il tizio estraesse il preservativo che aveva recuperato nello zaino e che avesse completato di indossarlo.

Quindi lo scavalcò e si abbassò fino al suo pisello, spostò un braccio dietro di lei, raggiunse il cazzo dell’uomo e lo aiutò a mirare l’ingresso della sua patatina.

Si abbassò maggiormente fino ad impalarcisi completamente.

Iniziò subito a fare su e giù, alternando anche movimenti rotatori del bacino.

Riuscivo ad immaginare perfettamente quello che lui stesse provando in quel momento. Fui preso da un po’ di gelosia ma da tanta adrenalina.

Monica si inclinò verso di lui per controllare meglio gli affondi e le riemersioni del membro dalla sua vagina.

Ora se lo si era sfilata quasi completamente, rimanendo penetrata solo dalla cappella.

Roteava velocemente il suo bacino mentre lo sconosciuto rimaneva immobile, soggiogato dalle iniziative fantasiose di mia moglie.

Conoscevo bene le sensazioni che provoca il pisello inserito appena appena e le veloci rotazioni del bacino della mia donna.

Voleva farlo sborrare velocemente perché probabilmente anche lei doveva venire.

Intuii che era così come pensavo quando vidi Monica interrompere le rotazioni, fermarsi un istante e scorrere velocemente su e giù per tutta la lunghezza del pisello.

Ripeté il movimento assestandogli 4 o 5 affondi decisi.

Esplosero insieme.

Alla fine, Monica si rialzò in piedi. Io distinsi chiaramente che il serbatoio del preservativo del tipo era colmo di sperma e pendeva fino a toccargli la pancia.

Lei si chinò a recuperare il suo costume dalla sabbia, gli fece “ciao-ciao” con la mano, gli diede le spalle e corse a tuffarsi in mare.

Quando si fu rinfrescata, venne di corsa verso di me sorridendo, mi si buttò a fianco e disse solamente: “Amore, hai visto quanto l’ho fatto sborrare?” Si accoccolò a me, chiuse gli occhi e si addormentò.

Nel frattempo, lo sconosciuto si era alzato e messo in ginocchio, guardò in giro in direzione opposta alla nostra, bevve e iniziò a recuperare le sue cose.

Poi guardò verso di noi, mi fece un gesto di saluto sorridendomi e alzò il pollice verso il cielo per dimostrarmi che aveva gradito. Quindi si incamminò lungo il bagnasciuga.

Mi coricai vicino a Monica e presi ad accarezzarla amorevolmente sulla schiena, coccolandomela tutta; il mio amore cha sapeva donarmi tanto piacere e felicità.

Per oggi forse la sua voglia di sesso era stata placata, da domani sarei tornato ad essere solo io l’unica fonte del suo piacere e ciò per molto, molto a lungo...

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