Mi chiamo Marco, e vorrei raccontarti come ho iniziato, o meglio, come sono stato iniziato alle gioie del sesso quando ero giusto un ragazzino. Ti premetto che ciò che leggerai non sarà nulla di estremamente spinto o incredibile, e se cerchi roba così, o ami i acconti brevi tutto figa/culo/cazzo, beh puoi tranquillamente interrompere la lettura. Se continui, però, ti prometto che leggerai il dettagliato racconto di quanto davvero ho vissuto alla fine degli anni settanta, anni particolari, durante i quali era ancora possibile trovare un’automobile rotta abbandonata al bordo di una strada, lasciata lì per diventare un fantastico oggetto di giochi per i ragazzini del quartiere. Racconterò un sacco di dettagli, in parte ben presenti ancora nella mia mente, in parte ricostruiti e miscelati grazie ai tanti ricordi di quei giorni. Ero giusto un adolescente e il mio gruppo di amici era formato dai compagni di scuola e soprattutto dai coetanei del quartiere di XXXX, in cui vivevo, con i quali passavo il tempo a giocare interminabili partite al pallone. In realtà in qual periodo vivevo praticamente in simbiosi con Fabio, oggi si direbbe l’amico preferito, per non dire del cuore, per non generare falsi retropensieri a proposito. Più che amici, potrei dire due fratelli. Eravamo cresciuti insieme perché figli di due mamme che erano grandi amiche fra loro. Facevamo tutto insieme, compreso crescere nelle nostre dinamiche adolescenziali. Nel corso degli ultimi tempi, però, Fabio era cresciuto di più, molto di più di me. Come dire, probabilmente era stato colpito dalle tempeste ormonali un po’ prima del sottoscritto. Fatto sta che mentre io, essendo per di più biondino, ero ancora praticamente imberbe, a parte un po’ di peluria sotto alle ascelle e giusto intorno al cazzo, Fabio nel giro di pochi mesi si era riempito di peli scuri sulle gambe, sul petto e soprattutto sul viso, con una bella barba folta che nemmeno mio padre aveva e che Fabio faticava infatti a tenere ben rasata. Il suo corpo, poi, era esploso a livello muscolare, superandomi come altezza e grandezza di tutte le sue forme. Sin da bambini, e senza alcuna malizia, io e lui facevamo il gioco dell’uccello, ovvero quando ci capitava di dormire insieme- e ciò avveniva spesso sia a casa sua che da me- prima di addormentarci ci sfidavamo a calarci le mutande e fare a gara a chi l’aveva più grosso e lungo. Fino a pochi mesi prima Fabio vinceva quanto a larghezza del cazzo e dimensioni delle palle, mentre io ero super orgoglioso della lunghezza del mio uccello, che superava quello di Fabio di almeno due dita. Ovviamente “giocavamo” a cazzo molle, perché non volevamo farlo col pene in erezione…ci vergognavamo troppo a mostrarci eccitati...fino a quel momento le ragazze erano solo delle rompiscatole piagnucolose e senza comuni interessi. Beh, dopo l’exploit di crescita di Fabio ci capitò di giocare ad un torneo di calcio e, durante la doccia comune, mi cadde lo sguardo sul suo sesso. Rimasi sbalordito nel vedere un cazzo raddoppiato rispetto al mio. Ovviamente se ne accorse anche Fabio, e così, senza dirci nulla (si è amici fraterni anche per quello) smettemmo di fare le nostre stupide gare. Quanto alle femmine, beh, improvvisamente iniziavano a piacerci tanto, e a tutti e due. In particolare avevamo preso a guardare con occhi diversi le nostre tre amiche d’infanzia: Antonella, sempre pallidissima e con i capelli neri, ricci e corti ancora da bambinetta intorno ad un viso che non si poteva certo dire grazioso Avevamo però notato che da un po’ aveva messo su due tette che manco le nostre madri avevano, e un culone che …insomma, attraeva come un magnete i nostri sguardi. Poi c’era Barbara, moretta con uno sguardo da civetta che sin da bambina poneva su noi maschietti; bella cicciottina, con un seno che già da bimbetta gonfiava le magliette ma che…prometteva ancora meglio. Barbara aveva da sempre una cotta per me, e non a caso è proprio lei che, poco più che bambini, avevo seguito in cantina per …giocare al dottore. In pratica, mi chiedeva di seguirla nella classica buia cantina condominiale dove lei abitava, si sedeva di fronte a me e mi chiedeva di infilarle delle strane pippette di plastica del gioco del dottore direttamente su per la fighetta, a quel tempo ancora completamente senza pelo. Io, rincoglionito dall’età e dal fatto di essere-come tutti i maschi- più acerbo e vergognoso, non le avevo mai reso la cortesia di tirare fuori il cazzetto, limitandomi a toccarla in mezzo alle gambe, e ad annusarle l’odore che poi mi guiderà per il resto della vita alla ricerca del sommo piacere. Vabbè, ma questa è un’altra storia, che ogni tanto, però, mi torna in mente perché da adulto mi viene da pensare che la madre di Barbara sapesse perfettamente cosa facevamo così giovani e per lunghi pomeriggi estivi chiusi in cantina (le chiavi gliele dava direttamente lei…)…eppure ci lasciava fare tranquilli…mah…misteri degli anni ’70...L’ultima delle tre era Katia, la più bella delle tre, la classica biondina con gli occhi azzurri, che non a caso qualche anno dopo, da ragazza, vinse un titolo di miss qualcosa delle mie parti, che la portò a partecipare anche al concorso di Miss Italia, ovviamente senza fortuna, ma insomma, solo per farti capire che il livello della figa prometteva benissimo. Le tre ragazze, che evidentemente erano maturate ben prima di me e Fabio, e che fino a poco prima amavano la nostra compagnia, negli ultimi tempi, soprattutto di sera, avevano preso ad uscire con dei ragazzi più grandi della nostra scuola. Io e Fabio iniziavamo a sentirci trascurati, quasi offesi del fatto che non volessero più unirsi a noi per trascorrere le nostre noiosissime giornate e serate fatte di partite al pallone e discorsi sul nulla fatti in gelateria. Finché durante un intervallo a scuola Antonella mi fece cenno di seguirla in bagno. “Senti, -mi disse- ne ho parlato anche con le altre, perché vediamo che ormai non ci frequentiamo più di tanto…Ti andrebbe di venire alla vecchia 500 questa sera? Tipo…verso le dieci, quando c’è già buio?” Ho anticipato che in fondo ad una via chiusa del quartiere, proprio di fronte ad un parco che oggi sarebbe di certo luogo di spacciatori, e a quei tempi invece solo un rifugio per fidanzati desiderosi di intimità, era stata di fatto abbandonata una vecchia Fiat 500. Mi ricordai in quel momento che i ragazzi più grandi avevano raccontato a scuola di serate passate dentro alla vecchia automobile, insieme ad amiche non meglio identificate, per limonare e togliersi qualche curiosità sul sesso. Quasi spaventato le dissi “Anto, ok, ma…cosa facciamo? Eppoi, io stasera… io me ne andavo in giro in bici con Fabio…dico anche a lui di venire?” Antonella mi guardò strano, poi quasi incavolata mi liquidò, dicendo “vabbé, lascia stare, ha ragione Barbara, sei ancora un bamboccio”. E mi piantò lì davanti alla porta del cesso.
Ne parlai subito a Fabio, che mi disse “Marco, sei proprio un cretino…ti stava invitando…non l’hai capito??..facciamo così...tu ci vai, e io ti seguo di nascosto…vediamo un po’che fanno le nostre tre amichette, e vediamo se hanno ragione i ragazzi grandi che forse ci sono già andati..” Un po’ per l’accordo e permesso di Fabio, un po’ perché forse per la prima volta in vita mia mi ero sentito piccolo di fronte alla proposta di Antonella, decisi di fermarla all’uscita di scuola. Le trovai tutte e tre insieme, che stavano parlando fra di loro sghignazzando, e rivolgendomi a tutte dissi “Hey…scusate…non avevo capito bene…ci sto! Vengo, e da solo, alla 500 all’ora che mi avete detto…devo portare qualcosa?” Le tre amiche scoppiarono a ridere, e Barbara mi rispose “Porta il cazzo…per il resto ci pensiamo noi tre a te!!!” E giù risate…”dai scherziamo-rincararono- ma cerca di essere puntuale che verso mezzanotte dobbiamo rientrare…”
Passai il pomeriggio con Fabio, ad ipotizzare che sarebbe successo in quella macchina, sentendo da una parte il timore di essere messo in mezzo a tre ragazze evidentemente più “avanti” nelle scoperte delle sesso, pudore per ciò che sarebbe capitato e che si sarebbe detto sul mio conto, ma ovviamente anche tanta eccitazione...in fin dei conti alla mia età iniziavo a sentire la voglia di sperimentare il sesso con una ragazza e non solo di massacrarmi con seghe quotidiane.
Arrivai con qualche minuto di anticipo e Barbara mi accolse con un sorriso che avrebbe dovuto farmi immaginare che quella serata non me la sarei più dimenticata per l’intera vita. Barbara mi disse “ Ciao Marco, finalmente ti sei deciso, dai entra dietro, che adesso arrivano anche le altre..” Mi fece sedere nel sedile posteriore, mentre lei si sedette al posto del guidatore, ma completamente rivolta verso di me. Solo in quel momento mi accorsi che Barbara era vestita con una gonnellina che a mala pena le copriva le mutande, se mai le avesse avute, e un top …che più che un top era una specie di reggiseno largo. D’altra parte, come detto, era più o meno la metà di luglio, e faceva un caldo micidiale. Io pure ero vestito con una t shirt bianca (negli anni ’70 una specie di divisa di ordinanza) e un pantaloncino da calcio, che appena seduto nell’angusto abitacolo posteriore della 500 mi salì fino agli inguini, lasciando completamente scoperte entrambe le mie cosce. Seppur al buio vedevo che Barbara mi fissava proprio lì, in mezzo alle gambe, e iniziai a eccitarmi. Barbara infatti e per la prima volta da un mucchio di tempo iniziò a fare riferimenti ai nostri pomeriggi in cantina “ Marco, ti ricordi quando mi infilavi quelle pippette nella fica? Non ho mai capito perché non dico col cazzo, che avevi lungo tre centimetri, ma almeno con le dita perché non mi sditalinassi…che non ne vedevo l’ora….ah ecco, arrivano le altre..-disse interrompendosi” E infatti improvvisamente vidi Katia e Antonella aprire la portiera del passeggero, alzare il sedile e venirsi a sedere dietro con me, una alla mia destra e una alla mia sinistra. Antonella mi baciò sulla guancia, dicendomi “…ciao…non sarai mica preoccupato eh?!..” “Ma che dici? Siamo amici da anni, mica ho paura di voi….”In realtà era chiaro che erano le tre amiche a condurre i giochi, tanto più che praticamente mi avevano immobilizzato dietro sul seggiolino, e seppur super eccitato e curioso, insomma, iniziavo a sentirmi in loro balìa. Barbara non perse tempo, e mi chiese “ Senti Marco, tanto per non girarci intorno, tu e Fabio ci piacete, e siamo curiose di …insomma hai capito no?” “Sì sì….-dissi- anche voi mi piacete ma non voglio mettermi con voi…” lo dissi per darmi un tono e giustificare la mia passività…almeno fino a quel momento. Le ragazze scoppiarono a ridere “Mica vogliamo sposarti, e nemmeno fidanzarci..” disse Katia, che mi sembrava la più tranquilla. Antonella, alla mia sinistra, ruppe il ghiaccio, dicendo “facciamo così, tu chiedi a una di noi di togliere un vestito, e la ragazza che toglie qualcosa potrà decidere se chiederti la stessa cosa, o farti lei qualcosa…ci stai??!!” Barbara rincarò la dose, provocandomi “seeeeee, voi non lo sapete, ma Marco si vergogna, con me anche da bambino non l’ha mai tirato fuori…” e giù risate…” Sentite -dissi- a me sta cosa pare una cazzata…poi va a finire che smettiamo di essere amici...forse è meglio che vada a casa…” Barbara mi incalzò “ Te lo scordi! Tanto amici non lo siamo già più..” A quelle parole sentii Katia e Antonella stringermi in mezzo a loro, impedendomi di alzarmi e andarmene…e dalla cappelliera dell’auto srotolarono dei giornali, con i quali tappezzarono i finestrini della 500, impedendo qualsiasi vista dall’esterno. “Che fate? “ dissi. Barbara bloccando le serrature mi spiegò… “qualche cretino ha l’abitudine di scuriosare dentro…poveri sfigati…così non si vedrà nulla…” Evidentemente non ero il primo che facevano giocare così…ma mi chiesi che cosa non si dovesse vedere di così interessante. Non mi restava quindi che provare a metterle in difficoltà, giocando e sperando che non fossero coì determinate come sembravano. Mi sbagliavo però… “Inizio allora, l’avete voluta voi, -dissi- Barbara…levati la maglietta!!! Barbara abbassò un po’ lo schienale verso di me bloccandomi ancor più le gambe, poi si mise in ginocchio sul sedile e senza alcun problema si sfilò la maglietta e…vidi che non portava alcun reggiseno. Due seni tondi, bianchi grossi come due mele mi ipnotizzarono, provocandomi una immediata erezione che tese il mio pantaloncino, gonfiandolo proprio dove le tre amiche stavano dirigendo lo sguardo… “Ti piace ehhh-disse Barbara- ma adesso tocca a me….non devi togliere nulla per adesso, invece leccami le tette…” e si sporse verso di me mettendomi i capezzoli direttamente in bocca. Iniziai a leccarle dapprima timido, poi non capii più nulla, chiusi gli occhi e mi misi a succhiarle avidamente prendendo in bocca l’intera coppa dei seni…sbavando saliva su tutto il suo petto. Mi venne da pensare cosa mi fossi precluso nel passato in quella cantina. Mentre ero impegnato a ciucciare le zizze di Barbara, sentivo intorno a me Katia e Antonella muoversi scomposte…stavano anche loro togliendosi le magliette, restando nude dalla cintola in su, ed entrambe iniziavano a strusciare le mani sulle mie gambe…sulle mie cosce, iniziando dal ginocchio e salendo sempre di più verso gli inguini. Ormai avevo il cazzo duro come mai mi era capitato, ed era ormai ridicola la bugna che mi provocava lì davanti. Barbara si alzò improvvisamente sul sedile, allontanandosi da me “Dai, tocca ancora a te…cosa vuoi che togliamo?” Io avevo gli occhi stralunati dall’eccitazione, e guardavo sia a destra le enormi tettone bianche di Antonella, sia le tettine perfette di quella gran fica di Katia….Senza rispondere a tono chiesi “posso toccare anche queste???” Antonella non mi fece nemmeno rispondere e prendendomi la testa dalla nuca, mi affondò la faccia direttamente in mezzo ai suoi seni… e ripresi a succhiare ancora più forte le due grosse e sode mammelle. “ Che bravo che sei…sei proprio un cucciolo porcello…-mi diceva Antonella- e mi spingeva la mia faccia su di lei sempre più forte. Improvvisamente, mentre ero intento a ciucciare come fa un agnellino affamato di latte materno…sentii che due mani avevano abbandonato le mie cosce e mi stavano palpando il cazzo da sopra al pantaloncino. Katia mi stava palpando con decisa delicatezza il rigonfiamento del mio pantaloncino cui corrispondeva l’asta dell’uccello, mentre Barbara sembrava testare la consistenza e la forma delle mie palle. Le lasciavo fare, ancora illuso che mai avrebbero osato pretendere di privarmi di pantaloncino e soprattutto boxer. Sentivo le mie amiche ansimare e respirare forte, e l’odore della pelle sudata di tutti riempire l’intero abitacolo. Barbara infatti interruppe per un attimo l’azione, e disse…”ragazzi, un attimo, diamoci un contegno…-rise- e poi qui c’è troppo caldo...che ne dite se ci togliamo tutto?!? Marco, che ne dici? “ “si sì…-dissi- e provai a togliere la maglietta…ma inutilmente, tanto ero stretto fra Katia e Antonella. Ma non dovetti nemmeno chiedere, che le due vicine di posto mi sfilarono con un solo strattone la t shirt, lasciandomi a torso nudo. “ Marco, ma sei completamente depilato-mi disse Katia- e giù a ridere…. Io mi schermii, dicendo che ero biondo e che non avevo molto pelo…”E allora facci vedere bene anche lì sotto” disse Katia fissandomi in mezzo alle gambe“ noi non ci crediamo”. Ecco, a quel punto e, intuendo dove si stava andando a finire, cercai di svignarmela “ehm…adesso però devo andare a casa…devo andare…” A quel punto Barbara, ridendo disse..” ragazze…è ancora più divertente di quello che pensavo…dopo avere fatto il proprio comodo con le nostre tette, adesso Marco fa il timidone, dai…tenetelo fermo…” Sentii Antonella e Katia tenermi i polsi, senza fatica perché praticamente ero già bloccato dalla massa dei loro corpi che mi premevano addosso…e Barbara sporgendosi nuovamente sopra di me mi infilò le mani dal mio basso addome sin dentro alla parte superiore del pantaloncino, entrò sotto alle mie mutande e con la mano finalmente mi sfiorò la parte finale del mio cazzo…insomma mi sfiorò il glande con la punta delle dita, come si fa con un acino di uva. “Uuuuu, ma allora ce l’hai bello duro ehhh??!!..-disse, stringendomi con delicatezza la punta della cappella- adesso però te lo tiri fuori dai!!!”. “ok, ok-dissi- aspettate…” ma in realtà tergiversavo, finché Barbara improvvisamente mi prese il pantaloncino dai fianchi e li tirò giù, fino al ginocchio, lasciandomi in mutande. Per l’occasione avevo voluto indossare un paio di boxer blu, di quelli che arrivavano una spanna sotto l’inguine, insomma di fatto corti. Antonella e Katia incalzarono l’amica “Dai Barbara, tiraglielo fuori …tiragli via le mutande!!!” Mentre io ero bloccato dall’imbarazzo e dall’eccitazione, Barbara afferrò i boxer dall’elastico e con forza me li strappò giù, sino alle ginocchia insieme al pantaloncino appena calato, scoprendo il mio uccello agli occhi delle amiche. Poi mi prese per le gambe e aiutata dalle altre che mi sollevavano il bacino spingendomi da sotto la schiena, mi distese dal seggiolino posteriore sino a quello del passeggero davanti che era sin dall’inizio un po’ reclinato (probabilmente a causa di precedenti…divertimenti). Insomma ero disteso del tutto, con la testa scesa dietro fra le gambe di Antonella e Katia e le gambe allungate sino alla parte anteriore dell’abitacolo. Senza dire una parola e mentre le amiche mi tenevano fermo per le braccia, Barbara mi tolse le scarpe da ginnastica e le calze, eppoi mi liberò del tutto da pantaloncino e boxer. Ero del tutto nudo disteso e completamente alla mercé delle tre amiche. Unica consolazione è che nel buio dell’abitacolo si vedeva poco, tanto che Antonella disse “togliete qualche giornale dai finestrini, che voglio vederlo bene come è nudo!!!” Appena Barbara tolse il giornale attaccato al parabrezza, la luce dell’esterno mi mostrò completamente alle ragazze che senza dire altro iniziarono a toccarmi dappertutto. “Che bello che sei -disse Antonella-però ti puzzano un po’ i piedi…-e si mise a ridere. Katia toccandomi il petto mi disse “Sei morbidissimo e liscio…” Barbara mi prese in mano il cazzo, brandendolo da sotto le palle “finalmente ho il tuo cazzo fra le mani, lo aspettavo dai nostri giochi da bambini, adesso fammelo gustare per bene..” e senza aggiungere altro si tolse le mutandine e si chinò su di me…mi baciò sotto l’ombelico, eppoi scese di colpo sotto fino a leccare la punta della cappella, che sentivo già bagnata di liquido preiaculatorio. Si mise poi a leccare tutta l’asta del cazzo, dalla punta sino alla congiuzione con i testicoli, “mmmhhh, come l’hai duro…che bel cazzo che hai Marco…non mi sbagliavo...eppoi col poco pelo che hai è anche più comodo-disse-“ e lo ingoiò tutto sino alle palle. Mentre Barbara per la prima volta mi stava spompinando, Katia, che era la più controllata, scese sul mio volto e si mise a limonarmi sempre più intensamente. Antonella, invece, con una mano si palpava un seno, e con l’altra aveva iniziato a sditalinarsi, essendosi anche lei liberata di tutti i vestiti, mutandine comprese. Stavo godendo come un porcello, e si vedeva…mi muovevo in modo incontrollato…e con le mani cercavo di toccare il più possibile i corpi delle tre ragazze, che intanto si erano completamente denudate. Mentre le lasciavo divertire su di me, avevo intercettato con le mani la fica di Katia, che continuava a limonarmi, ma sempre più forte dal momento che la sditalinavo, e anche la vagina di Antonella, che a differenza delle altre due era sommersa da un bel cuscinetto di morbido pelo pubico. Sentivo intanto la lingua di Barbara percorrere il filetto del glande, facendomi impazzire, e poi scendere e prendere in bocca entrambi i miei testicoli, succhiandoli forte quasi fuori dallo scroto. Ora il problema era resistere dallo sborrare, visto che mi trovavo a cazzo duro già da una buona mezzoretta…e ormai non resistevo più. Grazie a Dio un imprevisto ci fece sobbalzare tutti e quattro …”Oddio, guarda chi c’é..-“urlò Antonella che era l’unica che aveva il viso libero dallo spompinarmi o limonarmi. Fuori dall’abitacolo, proprio di fronte a noi, stava guardando dentro Juri “lo slavo”. Juri -così mi pare si chiamasse, ma non sono sicuro di ricordare bene-era un vecchio venuto da qualche anno a vivere con la famiglia nel quartiere da quella che allora era la Jugoslavia. Magro e quasi scheletrico, dall’età indefinibile ma di certo oltre i sessant’anni e alto quasi due metri, era conosciuto e un po’ temuto dai ragazzi e soprattutto dalle ragazze perché inveiva sempre contro tutti e tutte. Ma soprattutto si diceva che quando ne aveva l’occasione, beh, sì, con la scusa di abbracciare le ragazzine…allungava un po’ troppo le mani. Un classico era che Juri, fingendo di giocare con la bimba di turno…ma a volte lo faceva anche con i maschietti… sollevasse in aria la malcapitata mettendole una mano in mezzo alle gambe, di fatto palpando per bene la figa e il culetto, in modo tale che la vittima non si potesse svincolare finché lui non avesse finito le sue perlustrazioni e palpamenti. Mia sorellina, cui una volta era capitato, si era poi lamentata con me dicendo che quel vecchio, in una occasione, facendola giocare, l’aveva sollevata di peso da terra, mettendole la mano sotto la gonnellina e riuscendo ad infilarle la mano ben dentro alle mutandine…con le dita che avevano potuto…seppur solo per pochi secondi… perlustrarle il culetto fra le natiche ed entrare fra le labbra della fighetta. Insomma, come avrai capito, un discreto porco. Inutile -a quei tempi- dirlo ai genitori…ci avevamo provato ma di rimando ci era stato risposto che forse ci era sembrato, e che, se era capitato, era stato per sbaglio, e che Juri era un gran lavoratore e una persona seria che manteneva la famiglia e che all’estero era normale trattare così -ma senza malizia- i ragazzini. A quei tempi funzionava così.
Vabbè, sta di fatto che eravamo quattro ragazzini nudi a far sesso dentro ad una vecchia 500, con Juri “lo slavo” che ci guardava a venti centimetri separati solo dai finestrini e dalle chiusure dell’automobile, grazie a Dio chiuse dal di dentro da Barbara. Mentre le ragazze si coprirono i seni e la figa con le mani, io rimasi nudo incapace di trovare nella confusione del momento qualche mio indumento utile. Juri si calò le brache di fronte a noi, estraendo il suo grosso pene già in erezione, che iniziò a segarsi mentre proferiva parole incomprensibili, anche per le urla e urletti che le tre ragazze emettevano per la paura e al contempo per l’eccitazione. Ma ancora più grave fu che Juri mentre con una mano si teneva il cazzo sempre più duro e grosso, con l’altra tentava con forza di aprire una portiera, con la chiara intenzione di entrare nella 500 e quindi soddisfare le più perverse voglie sessuali su uno di noi. Per fortuna le serrature resistettero agli assalti dell’uomo, che vistosi scoperto ed incapace di raggiungerci all’interno dell’abitacolo, ci invitò a mostrargli i nostri attributi sessuali, e quindi sborrò copiosamente di fronte a noi per poi dileguarsi nel buio circostante. Mi ripresi dalla paura solo dopo che finalmente lo vidi allontanarsi, ma capii che le tre ragazze, che dopo le prime urla non la smettevano di sghignazzare, non si erano turbate più di tanto. “Scusate-dissi- ma non avete avuto paura che riuscendo a entrare ci violentasse tutti e quattro??” “Noooo, Marco, -disse Antonella- per quel porco ormai è una abitudine, tanto sa bene che probabilmente siamo qui a divertirci con qualche ragazzo…e si eccita un po’…ieri sera ad esempio, con Fabio…” e si interruppe improvvisamente, guardando nervosamente le altre due amiche. “Scusa ma che hai detto?...Fabio..Fabio????” le dissi “Si, dai, il tuo amico del cuore Fabio ieri sera era qui al tuo posto e…be’, dobbiamo dirti che ha meno problemi di te a fare sesso con le amiche..vero Katia??!!” mi risposero Barbara e Antonella. Ormai fra l’intervento di Juri e la scoperta che Fabio non me l’aveva proprio raccontata giusta, si era rovinato il momento. Fra l’incazzato e il deluso strattonai le mie due compagne di seggiolino, e riuscii ad uscirmene dall’auto, recuperai le mutande e mandandole al diavolo mi avviai verso casa. “dai Marco, resta con noi ancora un po’…non sei nemmeno venuto…-mi disse Barbara mentre me ne andavo”. Non risposi nemmeno, facendo un gesto di stizza con la mano. In realtà mentre mi avvicinavo in bici a casa mi sentivo i coglioni gonfi e duri, e la cappella ancora umida per l’eccitazione, insomma…mi era rimasta la sborrata dentro. Proprio davanti a casa trovai Fabio che mi aspettava “Hey, allora??? Non mi racconti come è andata???” mi chiese..
Lo mandai affanculo e col cazzo ancora mezzo barzotto me ne entrai in casa. TO BE CONTINUED
Post New Comment