Il ruggito del potente motore 8 cilindri a V di 4930 cm³ che equipaggiava la splendida Maserati Khamsin, da poco acquistata da Stefano, il mio uomo, giungeva solo parzialmente attutito nel lussuoso abitacolo completamente rivestito in pelle.
Comodamente sprofondata sul sedile del passeggero, quella posizione era ideale per mettere in mostra le mie gambe slanciate, avvolte da un setoso collant la cui morbidezza ed effetto al tatto facevano letteralmente impazzire il mio compagno. La sua mano destra correva in continuazione sulle mie cosce, ed interrompeva la sua azione solo quando era costretta a manovrare la leva del cambio.
Talvolta, quando era impegnato a pastrugnarmi la patatina, addirittura usava la sinistra per cambiare marcia. Ciò gli riusciva facile lungo i noiosi ed interminabili rettilinei dell’autostrada che, come quasi ogni fine settimana, ci portava da Milano a Torino. Ma, una volta terminata, durante l’attraversamento dell’ “Augusta Taurinorum”, sulla provinciale per Pinerolo e nel tratto verso il Sestriere, ciò diventava pressoché impossibile, se non si voleva rischiare un incidente.
Specialmente in autunno, verso l’ora di pranzo del venerdì, eravamo soliti fuggire dal capoluogo lombardo dove risiedevamo, per rifugiarci nella tranquillità e nell’atmosfera esclusiva della famosa località sciistica piemontese, dove Stefano possedeva un moderno appartamento, situato in uno dei condomini più recenti e lussuosi.
Insieme, costituivamo davvero una bellissima coppia: lui era un affascinante trentottenne, con un fisico atletico e imponente, sguardo ammaliante, mento e mascella da “duro” e capelli mossi con basette accentuate, come imponeva lo stile maschile dell’epoca.
Il suo aspetto, decisamente mascolino e un po’ da “malvagio”, contrastava con l’animo gentile e la sua innata classe. Fu proprio questo acceso contrasto che catturò il mio interesse, quando ebbi modo di conoscerlo, tre anni prima, presso l’agenzia fotografica per la quale lavoravo.
Già allora, era un fotografo di moda sulla cresta dell’onda, apprezzato sia in Italia, sia all’estero, dove, compatibilmente con i miei impegni, ci concedevamo frequenti vacanze.
Io, ventisettenne, ero la classica bellezza anni ’70: alta, snella, con capelli biondo-rossicci, lunghi, lisci e con la frangetta fino alle sopracciglia, labbra carnose e occhi azzurri con un trucco piuttosto marcato, secondo i dettami dell’ultima moda.
Sia per il benessere derivante dalla condizione agiata della mia famiglia, sia per i numerosi regali che mi faceva Stefano, avevo un abbigliamento sempre curatissimo. Al mio look, davo costantemente un’impronta sexy e provocante che tanto gli piaceva, facendo di me il suo orgoglio di uomo per niente geloso e dalla mentalità molto aperta.
Ognuno viveva a casa propria. Stefano, da solo, in un loft dove aveva ricavato sia l’abitazione, sia lo studio fotografico. Io, con i miei genitori, in un appartamento molto borghese, situato quasi in centro città.
Anche quel venerdì di metà novembre del 1972, in città il tempo era uggioso, con una nebbiolina che ci accompagnò fin quasi a Pinerolo, dove consumammo un veloce pranzo. Una volta ripartiti, spuntò un timido sole che, pur incapace di mitigare il freddo pungente, diede qualche pennellata di colore ai boschi e ai pendii della Val Chisone, non ancora imbiancati dalla neve.
Ad ogni curva del tortuoso tragitto, gli pneumatici della Maserati sembravano mordere l’asfalto.
Durante i nostri viaggi, ascoltavamo musica un po’ di tutti i generi, perciò non parlavamo molto, ma la sintonia delle nostre menti e i nostri sguardi comunicavano e condividevano le emozioni più di mille parole.
Spesso, distoglievo gli occhi dal paesaggio che scorreva veloce attraverso l’ampio parabrezza e mi voltavo verso Stefano. Osservare l’espressione del suo viso, soddisfatta per essere alla guida di quel magnifico bolide, mi rendeva estremamente felice.
Giunti a destinazione, parcheggiammo nel garage seminterrato del condominio e scaricammo i bagagli.
[…]
Assieme al resto della compagnia, cenammo all’esclusivo “Le candele”, quindi ci trasferimmo nel vicino night club “One stop”, meta obbligata per chi voleva trascorrere una serata elegante con un pizzico di trasgressione.
Le frequentatrici di quel locale sembravano aver aperto una tacita ma agguerritissima competizione tra chi sfoggiava l’abbigliamento più provocante.
Quella sera, Stefano volle che fossi io la vincitrice indiscussa, così mi propose di indossare un altro suo recente regalo: un completo in velo nero trasparente, con il pantalone aderentissimo fino al ginocchio e scampanato in basso, e la camicetta sciancrata con le maniche a pipistrello.
Sotto, per mitigare almeno parzialmente il mio nude-look, indossai un body in pizzo nero.
Ricordo ancora le espressioni estasiate di Stefano vedendomi così agghindata, sia quando mi ero appena preparata, ma soprattutto quando, al ristorante, molto teatralmente, mi aiutò a sfilarmi di fronte a tutti la pelliccia di visone nero che mi copriva fino alle caviglie.
Non ci fu persona tra i presenti che si astenne dal farmi un caloroso applauso per la mia audacissima bellezza.
Nel privè del “One Stop”, Stefano aveva un tavolo riservato per tutta la stagione. La saletta, leggermente rialzata rispetto alla prospicente pista da ballo, aveva luci calde ed avvolgenti, ed era arredata con soffici divani di design, ricoperti di velluto blu, e tavolini con il piano a specchio fumé: roba spaziale, a quei tempi!
Gli uomini concordarono di ordinare Champagne, poi proseguirono i discorsi che avevano iniziato al ristorante: auto, sci, lavoro, politica e soldi erano i loro argomenti preferiti, mentre le chiacchiere di noi ragazze, inevitabilmente, erano concentrate su moda, regali dei nostri fidanzati e, in particolar modo, sul sesso.
Eh, sì. Perché, in quegli anni, la maggior parte delle persone non parlava mai della propria vita intima o di argomenti considerati “indecenti”.
Per dare un’idea della diffusa mentalità bigotta di allora, quando al cinema “Fraiteve” avevano proiettato il discusso film decamerotico “Boccaccio”, la sala era talmente gremita che non restavano nemmeno posti in piedi. Praticamente, c’era tutta Sestriere ad assistervi. Ma, il giorno seguente, parlando con molti nostri conoscenti, quasi nessuno ebbe il coraggio di ammettere di averlo visto.
Invece, le mie amiche ed io ci facevamo grande vanto dell’avere messo da parte ogni riserbo o pudore nel parlare apertamente di quando, come e dove facevamo sesso con i nostri compagni, potendoci così confrontare e, alla bisogna, scambiarci consigli per migliorare i nostri rapporti.
Oppure, ascoltavamo “Je Taime – Moi Non Plus“, brano che provocò un enorme scandalo, e ci piaceva immaginare che Serge Gainsbourg e Jane Birkin stessero veramente facendo l’amore, mentre la stavano registrando.
La nostra “modernità” non si limitava però alle sole parole. Ad esempio, Carla, pur essendo sposata con Franco da oltre cinque anni, non aveva mai nascosto la sua attrazione per me, e capitò parecchie volte che, rimaste sole, mi avesse dato qualche bacio e qualche carezza inequivocabile che avevo ricambiato volentieri, forte della mia complicità con Stefano che si eccitava tantissimo quando gli raccontavo le avances della nostra amica.
Invece, con Alessia e Massimo, spesso eravamo andati ben oltre, concludendo la serata nel loro chalet, sdraiati davanti al caminetto acceso, con me ed Alessia che ci scambiavamo roventi baci ed altre effusioni saffiche, mentre i nostri rispettivi uomini ci scopavano.
Anche quella notte l’atmosfera si scaldò velocemente. Complici lo Champagne e la musica trascinante, rimasi seduta ben poco tempo, e trascorsi la maggior parte della serata in pista, a scatenarmi nel ballo, sottoposta ad un vero e proprio assedio da parte di numerosi uomini e anche di diverse donne, ad eccezione di alcune entraîneuse, dipendenti del locale, che non vedevano certo di buon occhio che attirassi su di me tutte le attenzioni dei loro potenziali clienti.
Durante una delle brevi pause che mi presi, mi si avvicinò Alessia: “Max ed io ci domandavamo se vi andrebbe di venire a casa nostra, più tardi…”
“Ma certo, cara. Lo hai già chiesto a Stefano?”
“Sì, e anche Carla vorrebbe unirsi, ma deve ancora convincere Franco. Sai che lui, a differenza di Stefano e Max, è un po’ più “all’antica”…”
Risi e guardai in direzione della coppia, seduta un po’ in disparte: Carla era in piena ed evidente opera di persuasione nei confronti di suo marito, che stava coprendo di baci e accarezzando su una coscia, con una mano che correva pericolosamente vicino al suo pacco. In quel modo, non impiegò molto a far sì che anche loro fossero dei nostri, davanti al camino, in casa di Alessia e Massimo.
Arrivate le 2.30, il locale iniziò a svuotarsi; anche Stefano, io, Alessia, Massimo, Carla e Franco non indugiammo oltre a congedarci dal resto della compagnia.
Salimmo tutti sulla Range Rover di Massimo e ci trasferimmo nel suo chalet, situato un po’ fuori dal principale nucleo abitato del Sestriere, nella caratteristica borgata di Champlas Seguin.
Alessia, Carla ed io ci accomodammo sul sedile posteriore e, già qualche minuto dopo la partenza, Alessia, seduta al centro, iniziò a stuzzicarmi, infilando disinvoltamente una mano nell’apertura della mia pelliccia.
Con assoluta nonchalance, mentre partecipava alla conversazione con gli uomini seduti davanti, tentava di arrivare a toccarmi le parti intime.
Io non la ostacolai, sia perché ciò che stava facendo non era molto diverso da quanto avrebbe fatto nuovamente quando saremmo stati a casa sua, sia perché la sua azione, così sfacciatamente porca, mi intrigò tantissimo, tanto che slacciai un paio di bottoni della pelliccia pur di favorirla.
Entrati in casa, di cui conoscevo bene l’ubicazione degli ambienti, aiutai la mia amica a raccogliere i soprabiti e a riporli in uno stanzino. Stefano e Franco si occuparono di accendere il camino e Massimo portò i liquori con alcuni stuzzichini.
Noi ragazze ci posizionammo sul divano, i ragazzi sulle poltrone a lato.
Data la presenza di Carla e di suo marito, che non avevano mai partecipato ai nostri incontri intimi, ci volle un po’ di tempo e qualche bicchierino di Genepy per scalfire il loro evidente imbarazzo.
Al solito fu Alessia, la più esuberante di tutti, che ruppe gli indugi, con la scusa di rimarcare come fosse sexy e sfrontato il mio “non vestito”, e la strage di ammiratori che avevo mietuto al ristorante e in discoteca.
Mi fece alzare in piedi e mi invitò a fare una piccola sfilata a favore dei presenti. Mentre passavo con atteggiamento seducente davanti a tutti, lei sottolineava quanto fosse invitante il mio culetto a mandolino e quanto ritte fossero le mie tette.
“E quelle cosce, signore e signori? Vi immaginate quanta potenza possono imprimere ad una scopata? Vero, Stefano?” domandò con tono solenne, suscitando l’approvazione di tutti, in special modo quella del mio Amore che, molto divertito, non poté far altro che confermare.
“Adesso, però, mi rivolgo solo a noi signore…” proseguì guardando Carla, “Non siamo curiose di saggiare la consistenza delle fattezze della splendida Barbara?”
Scoppiai a ridere e mi venne istintivo saettare Stefano con lo sguardo, alla ricerca di un suo cenno di consenso. Lui ricambiò annuendo e, con un gesto della mano, mi invitò a rispondere alla provocazione della padrona di casa dall’irrefrenabile malizia.
“Ok, chi vuole essere la prima?” domandai, piazzandomi di fronte alle mie amiche.
“Guarda, piacerebbe a me essere la prima, ma cedo volentieri a Carla il privilegio, visto ciò che già mi hai lasciato fare quando eravamo in macchina…” mi rispose, e scoppiò in una fragorosa risata, seguita all’istante dalla mia e da quella di tutti gli altri, esilarati dalla sua piccantissima rivelazione.
Carla, mal celando la sua contentezza di toccarmi, scattò in piedi. Però, poi finse di indugiare, ma i suoi occhi scintillavano e le sue dita stavano già assaporando le mie carni.
Lanciò un’occhiata complice al marito, quindi le sue mani si appoggiarono veloci sulle mie chiappe e presero a tastarle con forza ed insistenza.
“Allora, cosa ci dici?” intervenne Alessia alla volta dell’amica.
“Mmm… Direi… Molto consistenti, al tatto…”
Gli uomini risero nuovamente e applaudirono.
“…al tatto. Ok. Ma, se ti chiedessero un giudizio più approfondito? Ad esempio, se sono profumate?” la provocò nuovamente Alessia.
“E certo che sono profumate!” esclamai con tono fintamente indignato.
“Lascia fare, Barby, lascia fare…” replicò, invitando Carla con un cenno ad abbassarsi dietro di me e verificare.
Istintivamente, protesi il culetto all’indietro e attesi la mossa di Carla.
Lei non si accontentò di avvicinare il naso ad un mio gluteo, ma si aggrappò ai miei fianchi, tuffò letteralmente il viso tra le mie chiappe ed aspirò profondamente.
“Wow!” fu la reazione degli uomini che fece guadagnare a Carla tutta la loro entusiastica approvazione per l’intraprendenza dimostrata.
Raggiante, si alzò e ringraziò con un inchino. Intanto, io stavo già bagnandomi.
“Molto bene. Ora, saranno gli ometti a dover rispondere a qualche domanda su Barbara. Ovviamente, Stefano è esonerato, perché, in tre anni, Barby se la sarà fatta in tutti i modi immaginabili e sarebbe troppo facile.” proseguì Alessia.
Stefano rispose facendo “Ok!” con le dita e con il sorriso esteso da orecchio ad orecchio. Io gli strizzai l’occhio, pensando che quanto asserito da Alessia era totalmente vero: feci l’amore con Stefano dopo nemmeno un’ora che ci conoscevamo e, da quel giorno, abbiamo fatto sesso almeno cinquecento volte, in tutti i modi e in tutte le posizioni fisicamente concepibili, senza risparmiarci parecchie trasgressioni, come quelle con Alessia e Massimo.
“Iniziamo con Franco: c’è qualcosa che vuoi chiedere a Barbara circa la sua vita sessuale?” domandò Alessia, dandosi un’aria da intervistatrice professionale.
“Ehm… Qual è la tua posizione preferita?” esordì Franco, dopo essersi schiarito la voce e aver lanciato un’occhiata a Carla, quasi volesse chiederle perdono per la sua audacia.
“Banale, banale…” intervenne Alessia che si attendeva qualcosa di più hot.
“L’amazzone, direi.” risposi disinvoltamente.
Alessia sciolse le redini del gioco: “Max, amore, giochiamo un po’ più pesante. Avvicinati a Barbara e inginocchiati davanti a lei…”
Senza esitare, Massimo eseguì le istruzioni della sua fidanzata. Mise il viso a nemmeno venti centimetri dal mio pube ed io portai le mani sui fianchi, rimanendo ad osservarlo dall’alto.
“Ora dicci, sinceramente: cosa ti piace della passera di Barbara?”
“Tutto!” rispose prontamente, suscitando un’altra risata generale.
“Ma quanto sei prevedibile anche tu, Max! Cerca di trovare, che so, un dettaglio, un qualcosa che ti attira particolarmente e che a noi forse è sfuggito…” lo riprese Alessia con vigore.
“Beh… Se proprio devo essere sincero…” si voltò verso Stefano: “Perdonami Ste’… Ma una cosa che mi fa impazzire è questa distanza…” spiegò, aprendo il pollice e l’indice, avvicinandoli sotto il mio inguine e misurando la larghezza del mio cavallo, tra l’interno delle cosce.
“Quando gliela tocchi, ti ci riempi la mano, senza che debba aprire le gambe!” osservò con arguzia Carla.
“Ecco, brava. È proprio quello che volevo dire…” concluse Max rialzandosi.
“Grazie, caro.” gli dissi, dandogli un bacio sulla guancia.
“Dai, Barby. Sii generosa… Fai provare a Max ciò che Carla ha descritto così bene. Sempre che Stefano sia d’accordo, s’intende…”
Il mio Amore annuì divertito. Max era incredulo per l’invito rivoltogli proprio dalla sua donna, mentre io sentii corrermi un brivido lungo la schiena, per la prospettiva di essere toccata, dopo tanto tempo, da un altro uomo che non fosse il mio.
“Posso?” mi domandò quindi Max, che aveva già preparato la mano con il palmo rivolto all’insù e le dita unite. Gli sorrisi in modo rassicurante.
Calò un silenzio di tomba e gli occhi di tutti erano puntati sulla mano di Max che si spostava in direzione della mia carnosa patatina, impacchettata nel pantalone impalpabile e nel body in pizzo aderentissimo.
Mi fissava negli occhi, pregustandosi le sensazioni che avrebbe ricevuto quando si sarebbe ritrovato nel palmo la mia splendida ed invitante fica. Avvicinava la mano lentamente, perché sapeva che, dopo il primo contatto, avrebbe avuto a disposizione solo pochi istanti di piacere, prima di doverla togliere, per una questione di rispetto nei miei confronti e per non apparire “morto di figa” agli occhi degli altri e della sua fidanzata.
Appena ebbi la percezione del primo contatto, mi venne istintivo chiudere gli occhi e protendere impercettibilmente il pube in avanti, quasi a volerlo favorire nell’oscena manovra.
Provai un po’ di imbarazzo constatando che, quando la pressione delle sue dita si fece un po’ più intensa, colai una buona dose di miele. Max se ne accorse ma, molto signorilmente, non ne fece cenno e interruppe senza indugio la sua presa.
Tutti applaudirono e lui osservò: “Il paradiso, il paradiso… Questa mano non me la laverò più…”
Il gioco mi lasciò parecchio emozionata ed eccitata. Ebbi la necessità di bermi qualcosa, poi di andare da Stefano e fargli un po’ di coccole, sentendomi un po’ in colpa per l’assoluta disinvoltura con la quale mi ero prestata alle provocazioni di Alessia e ai suoi scherzi erotici.
Come se ognuno di noi avesse avuto dentro di sé una sorta di “timer“, sincronizzato con quelli di tutti gli altri, senza dovercelo comunicare a voce fummo concordi che il tempo dei giochi e degli scherzi era terminato.
Ora, per chi lo voleva, si sarebbe passati allo step successivo della nostra riunione.
Mi sedetti sulle gambe di Stefano, presi a baciarlo appassionatamente, gli slacciai alcuni bottoni della camicia e vi insinuai la mano, facendola correre sui sodi pettorali.
Lui ricambiava le mie attenzioni facendo giocare la lingua con la mia, abbracciandomi con forza e accarezzandomi le gambe e il culo.
Dando le spalle al centro dell’ambiente, potei solo immaginare che anche le altre due coppie stessero facendo, più o meno, come noi, dato che non sentivo più le loro voci, ma solo qualche sospiro e qualche schiocco di labbra.
Staccai per un attimo la bocca da quella di Stefano, mi alzai in piedi e sfilai l’abito che lasciai cadere a terra, restando solo con il body. Prima di tornare sopra al mio uomo, mi voltai velocemente ed ebbi conferma di non essermi sbagliata: Massimo e Franco erano entrambi seduti sul divano con le rispettive donne avvinghiate a loro, sebbene ancora parzialmente vestite.
Mi venne un’idea, così invitai Stefano a lasciare la poltrona. Quando fu in piedi di fronte a me, lo abbracciai forte e iniziai a strusciarmi contro il suo corpo. Sentivo il suo pacco prepotente contro il mio ventre. I nostri baci divennero voraci e il nostro desiderio si fece incontrollabile.
Chiusi nel palmo della mano il suo membro e lo maneggiai senza ritegno, fino ad aprirgli i pantaloni, inginocchiarmi di fronte a lui e, attraverso lo slip, prenderglielo in bocca e mordicchiarlo su tutta la sua lunghezza.
In breve, la stoffa si intrise della mia saliva e divenne pressoché trasparente. Gli abbassai lo slip e il suo pisellone, turgido e scappellato, scattò fuori e mi colpì una guancia. Senza nemmeno usare le mani, lo imboccai prontamente, iniziando una rapida sequenza di profonde pompate e sonori risucchi che, con il loro caratteristico rumore, attirarono subito l’attenzione degli altri ometti che si distrassero dalle effusioni con le loro compagne e si misero ad osservare lo spettacolo che stavo offrendo.
Fui presa da un irrefrenabile desiderio di esibizionismo e pensai: “Adesso, vi faccio vedere che non sono solamente una bellissima bambola, ma sono anche una donna, con la piena padronanza di tutte le tecniche atte a far felice il proprio uomo, come ben poche ne sono capaci.”
Così, diedi fondo a tutto il mio repertorio di “pompinueuse“, come si usava definire elegantemente una bocchinara esperta.
Aggrappata alle anche di Stefano, succhiavo, lappavo, aspiravo e frullavo la lingua attorno al suo glande, non disdegnando di ingoiare frequentemente il cazzo fino alla sua base e, mentalmente, lo esortavo: “Resisti, amore mio. Non sborrare, perché siamo solo all’inizio…”
Ogni tanto, dovevo usare una mano per raccogliere l’abbondante saliva che, in numerosi filamenti, mi colava dalla bocca e dal mento.
Anche le ragazze, dopo essermi sembrate gelose che i loro uomini avessero interrotto le loro effusioni per guardare cosa combinavo, iniziarono a studiare ogni mio movimento.
La mia mascella, ormai arrivata al limite della sua resistenza allo sforzo, mi diede l’impulso ad interrompere il fantastico pompino e a far sdraiare Stefano sul tappeto.
Totalmente estraniata da tutto il resto, mi tolsi disinvoltamente il body. Avanzai qualche passo sopra al mio uomo, lo fissai intensamente tenendo le mani appoggiate sui fianchi, quindi, senza distogliere lo sguardo dal suo, piegai lentamente le ginocchia, fin quando la mia passera sentì il membro puntarsi contro.
Ruotai un po’ il bacino, per assicurarmi una mira perfetta, quindi mi abbassai con decisione, arrivando ad appoggiare le mie chiappe sulla parte alta delle sue cosce.
Con la coda dell’occhio, colsi la mano di Carla che andò velocemente sulla sua bocca. Grazie a quell’istintivo gesto di stupore, intuii facilmente la sua sorpresa nel constatare la mia capacità di accogliere con tanta disinvoltura un pisellone di dimensioni assolutamente non comuni, come quello che aveva il mio uomo.
Restai immobile, impalata così per parecchi istanti, e non potei sottrarmi dal dimostrare la mia sfrontatezza, voltandomi verso i miei spettatori e penetrandoli con lo sguardo più fiero che mi riuscì.
Quindi, appoggiando le mani sul petto di Stefano, diedi inizio alla lunga sequenza di su e giù, alternata spesso da rotazioni del bacino, che anche inclinavo in varie direzioni, facendomi trivellare dal cazzo come fosse una manovella.
Sebbene avessi esortato mentalmente Stefano a non venire, fui io quella che capitolò per prima: l’essere osservata in atteggiamenti così osceni e tutta la situazione nel suo insieme mi avevano eccitata a dismisura, perciò accelerai la cavalcata e, nel giro di nemmeno un minuto, venni senza ritegno.
Accorgendosi del mio prolungato godimento, anche Stefano non riuscì a trattenersi. Percepii le abbondanti saettate di sperma che mi riempivano il ventre, chiusi gli occhi, spalancai la bocca e, sussultando parossisticamente senza riuscire a controllarmi, urlai tutto il piacere del mio secondo orgasmo: “Ahhh…, cazzoooo…!!!”
Fu l’applauso scrosciante dei nostri amici a farmi riavere e a costringere la mia mente a tornare dallo spazio. Tanta fu l’intensità con la quale venni rapita da quella fantastica scopata, che quasi stentai a tornare consapevole di dov’ero e con chi ero.
Ancora conficcata sul palo del mio uomo, regalavo sorrisi e mandavo baci ai miei amici, riconoscente per l’ammirazione che avevano sinceramente tributato alla mia performance erotica di prim’ordine.
Tornata finalmente in piedi, corsi velocemente in bagno, seguita a ruota da Stefano che, dopo aver chiuso dietro di sé la porta, mi tirò tra le sue braccia e mi baciò con foga. Non ci dicemmo nulla, ma i nostri occhi, i nostri cuori e le nostre menti, ancora tutt’uni nell’amplesso, condivisero il profondo amore e l’infinita complicità che ci univano.
Ci demmo una veloce sistemata, poi tornammo in sala dagli altri che, con mia sorpresa, erano seduti composti a discorrere.
Quando ci videro ricomparire, Massimo esordì: “Davvero complimenti, ragazzi. Di fronte a quanto ci avete mostrato, sinceramente non ce la sentiamo di fare lo stesso, almeno non stasera. Ci vergogneremmo troppo delle nostre modestissime attitudini, in confronto alla vostra.”
Stefano ed io ci guardammo divertiti e ridemmo.
“Seriamente, avete mai pensato di fare qualche film porno? Dicono che quel mercato sia in fortissima espansione, e che gli attori bravi facciano soldi a palate…” aggiunse Alessia.
“No, dai,” intervenne Stefano, “almeno, io, non so se riuscirei a farlo davanti ad una macchina da presa…”
“Mi sa che nemmeno io…” lo interruppi, “A noi il sesso viene bene perché ci amiamo tantissimo e ci lasciamo trascinare dalla passione, senza porvi freni. Se avessimo un regista che tutti i momenti ci interrompesse e ci suggerisse cosa fare e come metterci, addio incantesimo.”
“Eh sì. Dev’essere proprio così…” osservò Carla.
Ci rivestimmo e bevemmo ancora un paio di bicchierini discorrendo di tutt’altro, quindi Massimo ci riaccompagnò al Sestriere.
Lungo il tragitto, con la mente ancora per aria, osservavo in silenzio lo splendore delle prime cime imbiancate, illuminate dalla luna piena, e già sognavo di rotolarmi con Stefano nella neve e la magia delle nostre vacanze di Natale sugli sci.
Prima di scendere dall’auto, Carla chiese: “Cosa fate, domani, ragazzi?”
“A noi piacerebbe andare al cinema.” risposi.
“Non male come idea. Cosa danno?”
” ‘Cuori solitari’, con Tognazzi e la Senta Berger…” le spiegai.
“Mmh, dovrebbe essere carino. È quello dove loro sono un’annoiata coppia di coniugi e mettono annunci per fare lo scambio di coppia?”
“Sì.” confermai.
“Interessante! Che dici, Franco? Andiamo anche noi?”
Il marito rispose affermativamente, così concordammo di trovarci al primo spettacolo, alle 15.00.
Alessia e Massimo dissero che avrebbero preferito restare a casa nel primo pomeriggio. Perciò, rimanemmo che, con loro, ci saremmo visti dopo il film, al bar “Sestriere”.
Erano quasi le 5.00 quando entrammo in casa. Stefano mi domandò: “Hai sentito cos’ha detto Carla, quando le hai confermato che il film tratta dello scambio di coppia? – Interessante! – ha detto…”
Subito risi, poi però divenni seria: “Pensi che siano una coppia annoiata?”
“Mah, secondo me, un po’ sì. In discoteca, Carla ha fatto di tutto affinché Alessia la invitasse a casa loro per trascorrere un fine serata ‘diverso’.”
“Tu hai mai fantasticato di fare lo scambio di coppia?” gli domandai.
“No, amore. Da quando ti conosco, ho perso ogni interesse per qualsiasi altra donna, credimi.”
“Ti credo, amore. È così anche per me, anche se mi piace provocare un po’, ma lo faccio solo perché so che ti eccita e che non ne soffri. Ma se solo sospettassi che non gradisci, smetterei immediatamente.” conclusi.
Prima di addormentarci, tornai ancora sull’argomento: “Ma davvero non faresti un pensierino su Carla? Alessia è carina e spigliata, ma forse un po’ troppo sfacciata. Invece, Carla è molto bella, con quell’aria aristocratica, il volto dai tratti così particolari e il suo fare molto misurato che, secondo me, invece nasconde un’indole molto focosa e un forte desiderio di sperimentare…”
Stefano rise: “Stai facendo la pubblicità a Carla? Vorresti che finisse nel mio letto?”
“Beh, no, ma non ti nascondo che, quando mi fa qualche avance, mi viene da immaginarmela a rotolarsi tra noi due. Ma non ho ancora capito se ciò mi piacerebbe o se ne sarei gelosissima…”
Quando conclusi la frase, Stefano mi parve essere già caduto in catalessi. Gli diedi un bacio, spensi l’abat-jour e mi misi a dormire anch’io.
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