SEsSOLOFOSSE - Capitolo 15, Maledetto computer

  • Scritto da TicToc Heel il 07/05/2021 - 02:17
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Durante la settimana una chiamata urgente per una sostituzione di un collega, che non stava in piena forma a causa di un incidente. Oltretutto era il collega che l'aveva sostituito nelle discoteche durante la sua assenza, quindi era ben disposto a fare una trasferta fino a Rovereto. Il museo locale, il MART, avrebbe ospitato una mostra di un'artista del posto molto famoso.

 

L'evento di per sé l'occupò solo per una serata. A esporre era un'anziana signora che scolpiva il legno dandogli forme rappresentanti la natura, regalando al legno stesso una nuova vita. L'esposizione aveva attirato molte persone interessanti, molti amici dell'età della donna, interessanti per la loro giovialità e voglia di vivere. Mario non aveva mai riso tanto durante il lavoro e per giunta all'interno di un museo.

La scultrice e gli amici l'avevano anche coinvolto in alcune gag divertenti creando una sorta di confidenza tra loro e quel ragazzone, dolomitico, lo definirono. Sembrava la festa di un matrimonio piuttosto che un'inaugurazione di una mostra in un museo rinomato.

Furono loro poi a consigliare alcuni posti dove fermarsi lungo il viaggio di ritorno, spigandogli come evitare le strade più trafficate suggerendogli valichi e luoghi quasi incontaminati dove poter sostare la notte, senza contare locali dove poter mangiare bene, ma soprattutto locali dove poter bere del buon vino. Il dubbio era trovare tali valichi aperti. Aveva comunque le catene per il van, un po' di neve non lo spaventava.

Il giorno dopo, si trovava al museo per le ultime commissioni all'interno e si trovò in una situazione che aveva già vissuto nel suo passato e che non aveva mai dimenticato.

 

Sabrina, era la persona che lo coinvolse, forse involontariamente almeno all'inizio della vicenda. Si trovava in un'azienda di cosmetici, il compito della ragazza, come sempre, era la promozione di una nuova linea di prodotti per la cura della pelle, creme corpo, viso, mani, acque per ogni tipo di pelle eccetera.

La ragazza, da sola, si occupava di tutto, dalla grafica alla pubblicità, dalla confezione al banale banner su internet. Aveva già preparato progetti accattivanti per tutti i prodotti che ai vertici dell'azienda erano piaciuti molto. Aveva progettato una campagna per presentare la linea, il prodotto singolo o gruppo in base al loro utilizzo.

Aveva bisogno di un fotografo per catturare i prodotti nella giusta inquadratura per realizzare poi le brochure di presentazione e le varie pubblicità.

Mario era agli inizi della carriera, appena uscito dalla scuola, lesse un annuncio e subito mandò il suo scarno curriculum insieme al suo portfolio di lavori, per la maggior parte scolastici.

Perché finì di scegliere lui, dopo altri colloqui non fu mai chiaro a Mario, forse per il clima di collaborazione che si era creato tra i due proprio durante il primo colloquio, essendo un lavoro importante, era un valido banco di prova per lui.

Il dialogo di collaborazione rimbalzava tra gli 'avrei in mente' di Sabrina, seguito da una spiegazione piuttosto dettagliata di quanto era intenzionata a realizzare, conclusi da un 'tu cosa ne pensi?', al quale Mario cercava di mettere del suo con suggerimenti che la ragazza spesso apprezzava applicandoli.

Lei mostrava di quale immagine avesse bisogno con un disegno approssimativo, lui proponeva una soluzione sul come realizzarla. Dopo un'attenta pianificazione partirono subito con i lavori. Crearono un set fotografico in un magazzino sufficientemente ampio per ospitare il set stesso, una scrivania con il computer della ragazza oltre ad altri piani d'appoggio, necessari a ospitare i prodotti stessi.

Mario scattava e lei inseriva la foto nel progetto, uno sguardo di entrambi per capire se fosse possibile migliorare la foto e al tempo stesso il progetto. Se l'inquadratura vista sullo schermo della macchina fotografica era valida, era questione di scattare, altrimenti la modificavano in base alle necessità.

 

Paragonato a quello che succedeva altrove, dove gli sbattevano letteralmente il prodotto su un ripiano, dove era sufficiente mostrare la marca, quello fu un lavoro certosino, per preparare una singola linea di creme per il corpo ci vollero alcuni giorni, quando in altri casi nel giro di un paio di ore scattava foto a un numero imprecisato di prodotti.

Era chiaro che un buon prodotto sembrava migliore con una promozione dello stesso molto accurata, Sabrina l'aveva fatto in precedenza con altre linee presenti in azienda e ora le era stato richiesto di fare lo stesso con quelle nuove linee. Le avevano lasciato carta bianca su tutto, e vedendo i progetti realizzati, ai piani alti erano soddisfatti, si trattava solo di realizzarli e far partire la produzione, la promozione e la vendita.

 

Chiusi nel magazzino, spesso si dimenticavano di mangiare, così come spesso la sicurezza veniva ad avvisarli che stava per inserire l'allarme notturno quando ormai erano le nove di sera, dopo tale avviso, almeno i primi tempi dove sembravano essere lontanissimi dalle scadenze, chiudevano baracca rimandando tutto al giorno seguente, in seguito ringraziavano dell'avviso, ordinavano una cenetta frugale e continuavano avvisando che l'avrebbe inserito lei appena finivano. Con l'avvicinarsi della scadenza, non ci furono fine settimana o feste.

 

Un pomeriggio saltò la corrente nel magazzino lasciandoli al buio, le luci dei cellulari avevano consentito di far raggiungere il salvavita saltato per riattivarlo, scoprirono in quel momento che quel magazzino, ricavato nel sotterraneo degli uffici aveva un impianto elettrico a sé stante, un bene per il resto dell'azienda. Qualcosa l'aveva fatto scattare un paio di volte nel giro di un quarto d'ora. Alcune prove fecero risalire alla causa, una multi-presa alla quale era, tra le altre cose, attaccato il computer di Sabrina, il portatile di Mario, dischi rigidi, monitor e luci. Forse un po' troppo. Trovata la causa, la sostituirono prendendone un'altra e separando il carico degli oggetti attaccati alla nuova multi-presa. Tutto ripartì come di consueto.

La stessa sera accadde un'altra volta, sostituirono nuovamente la multi-presa utilizzata per il computer di Sabrina con quella delle luci del set che non davano problemi pensando di risolvere, al contrario, il problema si poneva nuovamente facendo saltare la corrente ancora una volta.

Sembrava strano a entrambi, Mario andò sotto la scrivania per infilare nuovamente le prese del computer e del monitor, il dubbio di non averle messe correttamente era venuto a entrambi. Niente da fare, qualcosa c'era ma non riguardava la presa.

Avevano provato ad accendere una delle utenze alla volta, quando tutto sembrava andare, come spuntava quella speranza, tutto saltava nuovamente, seguendo poi lo stesso rituale, accendi le luci dei cellulari stacca le prese, alza la levetta del salvavita, e via di nuovo cercando di capire cosa fosse.

Oltretutto se fosse andato anche soltanto il monitor, avrebbero dovuto capire, dove attaccare il computer e il disco rigido. Intanto dovevano cercare di far funzionare almeno uno di questi.

 

"Prova ancora una volta!" disse Mario sdraiato sotto la scrivania illuminato dalla torcia del cellulare che ormai si stava scaricando. Sabrina si sedette sulla sedia di legno, recuperata da chissà dove e come di consueto accese le tre periferiche.

Mario si trovava quasi a contatto con le gambe della ragazza, gli occhi e la sua luce erano puntate sulle spine, ma i piedi della ragazza a pochi centimetri da lui erano un'occasione ghiotta per non approfittare. Come d'abitudine per le donne, come Sabrina si sedette incrociò le gambe. Indossava degli stivali di pelle alti fino al ginocchio con il tacco a spillo nemmeno tanto alto, nove, dieci centimetri al massimo, terminava con un tacchetto un po' consumato, i suoi jeans stone washed erano infilati nel collo della calzatura. Belli lucidi alla luce della torcia del cellulare, la suola in cuoio consumata, confermava l'usura del tacchetto stesso, sembrava averli usati per anni. Da dove si trovava Mario, sentiva perfettamente il profumo della pelle. Respirò a pieni polmoni quell'aroma avvicinandosi con il viso per apprezzarlo meglio.

Appoggiò leggermente la lingua sotto la suola sfiorandola appena. Poi si ritrasse per un movimento della ragazza che andava ad accendere un altro elemento utile al lavoro facendo saltare la corrente nuovamente. Mario alle ultime luci del cellulare tolse le spine e reinserendole pensò che c'era qualcosa che non andava in una di esse.

"Riprova!" disse restando sotto il tavolo, dopo che Sabrina risollevò il salvavita. Lei si sedette nuovamente nella stessa posizione, l'aveva cambiata Mario nel risistemare le spine e forse inconsciamente, per qualche altra ragione più piacevole. Accavallando le gambe come aveva fatto, il piede si appoggiò sul volto di Mario, nessuno dei due disse niente eppure il contatto era palese, lei l'aveva mosso sul viso come per mettersi comoda e lui l'aveva lasciata fare leccando il tacchetto che si trovava proprio davanti alla bocca che in un movimento successivo gli si infilò dentro andando così a leccarlo in tutta la sua lunghezza.

"Funziona tutto!" disse contenta Sabrina, il computer si stava riavviando, dopo una serie di blocchi aveva bisogno di qualche minuto per riprendersi anche lui.

"Qualsiasi cosa stai facendo continua, lasciami finire, poi se vuoi, ti faccio andare a dormire" disse la ragazza. Sembrò una strana combinazione temporale, mentre diceva quella frase, lui stava leccando il suo tacco, si eccitò pensando che fosse riferito al suo gesto. Quando qualche istante dopo rinsavì pensando sorridente alla combinazione di eventi lei tolse il piede dal suo volto sistemando la sedia.

L'illusione a quel punto cadde, la ragazza aveva raccolto le gambe sotto la sedia terminando il suo lavoro.

"Sei stato grande, hai salvato il lavoro di oggi!" esultò quasi la ragazza quando riuscì a finire, spegnando tutto per andare a casa.

"Qualsiasi cosa tu abbia fatto!" aggiunse non capendo come aveva potuto far funzionare il tutto dopo infiniti tentativi. Nemmeno Mario ne era certo.

"Vorrà dire che passerò il tempo sotto il tavolo mentre tu lavori!" disse come battuta, ma veramente avrebbe voluto farlo davvero soprattutto con i suoi piedi in faccia.

 

L'accensione dei giorni seguenti non comportò problemi e il lavoro proseguì nel suo flusso naturale com'era sempre stato fino agli ultimi scatti che avrebbero finito la collaborazione.

"Devo preparare tutto per lo stampatore" spiegò dopo pranzo la ragazza, file di ogni tipo erano stati approvati dai capi in azienda e dovevano essere semplicemente preparati per essere inviati ai vari stampatori e a chiunque avesse contribuito a promuovere il prodotto.

Dai volantini agli stand all'interno di centri commerciali, dai dispenser alle scaffalature nei punti vendita, dalle scatole alle bustine di campioncini. Ogni cosa doveva andare a chi di dovere per far partire la produzione, la promozione e la vendita della linea di cosmesi.

Se durante la preparazione Sabrina sembrava agitata, ora all'agitazione contribuiva l'emozione a conclusione del lavoro.

Man mano che produceva i file stampa destinati a un fornitore li inviava, il pomeriggio passato in questo modo, un'ultima occhiata al file originale, stampa per l'archivio, preparazione dei pdf per gli stampatori, controllo del pdf, stampa di nuovo, file in bassa risoluzione da allegare al pacchetto del file per renderlo distinguibile, conferma del quantitativo in base agli accordi presi dal commerciale dell'azienda, invio mail con tutto il materiale preparato.

Quasi trecento file, cui fare la stessa operazione, significava impazzire se fosse stato per Mario, l'agitazione della ragazza era dovuta a controlli e ricontrolli così da mettere in condizioni i fornitori di fare il loro compito al meglio. Qualche telefonata dei destinatari delle mail arrivò a interrompere il processo contribuendo ad aumentare l'agitazione per rispettare le tempistiche.

Una volta ricevuto il via dalle alte sfere dell'azienda il compito di Mario era terminato, faceva compagnia a Sabrina perché si era offerto di imballare e ordinare il set creato in quel magazzino. Ovviamente il suo compito era più rilassante di quello della ragazza, era come una corsa, per lui era finita e stava facendo una sorta di stretching, mentre per quanto riguardava Sabrina era sul tratto finale in vista di un traguardo che ad ogni interruzione sembrava allontanarsi sempre più.

 

"Vado!" disse Mario una volta pulito anche il pavimento verso l'ora di cena.

"No ti prego!" reagì subito la ragazza al saluto.

"Resta a farmi compagnia, altrimenti sclero!" disse lei guardandolo negli occhi.

"Ok" accettò, non capendone il motivo, considerando che quella era la più lunga conversazione avuta con lui fino a quel momento durante tutto il pomeriggio.

"Ti porto qualcosa da mangiare" propose Mario, non capendo la sua utilità nel magazzino.

"Puoi ordinare una pizza?" domandò lei.

"Certo!" l'accontentò subito, almeno quello era in grado di farlo.

Quando dall'ingresso avvisarono che era arrivata Mario stesso andò a prenderla per portarla in quel magazzino. Quando tornò, solo la luce del cellulare di Sabrina illuminava la sua postazione di lavoro.

"Non ce la faccio più" disse la ragazza disperata, insieme a altre imprecazioni, non certo degne di una ragazza.

Accesa la luce del suo cellulare, appoggiando le pizze su un bancone rimasto ormai vuoto, alzò la solita levetta nera e luce fu.

"Tieni, prenditi una pausa e mangia qualcosa!" suggerì Mario portandole la scatola della pizza che aveva ordinato per lei. Una quindicina di minuti per mangiarne solo metà, Sabrina era agitata e vederla a luci accese sembrava essere in preda a una crisi di nervi, una pentola a pressione pronta a esplodere.

"Mi fai ripartire il computer per favore?" domandò lei cercando di controllarsi con un grande sospiro preso a pieni polmoni. La pizza aveva contribuito, forse, a calmarla almeno in parte.

"Ci provo" rispose Mario, pensando che il problema fosse ancora lo stesso che aveva interrotto il lavoro giorni prima.

Lei spostò la sua sedia, lasciandolo andare sotto il tavolo più agevolmente, al suo via, accese tutto nuovamente restando in piedi vicino a Mario sdraiato tenendo a portata di mano i tasti di accensione.

Qualche istante dopo tutto sembrò partire normalmente, Mario accennò a uscire pensando di aver risolto e nuovamente saltò tutto, anche i nervi a Sabrina saltarono proprio allo stesso tempo. Ancora una volta alla luce del suo cellulare tolse le prese reinserendole poco dopo, quando Sabrina abbassò per l'ennesima volta quella levetta.

"Porta pazienza" disse lui per calmarla quando lo raggiunse. Era chiaro che il nervoso, avrebbe assalito chiunque in una situazione del genere, senza contare che era già tesa per altre ragioni. Le tempistiche strette la costringevano a ingoiare tutto il nervoso e ascoltare Mario che cercava di tranquillizzarla.

 

"Prova!" disse Mario qualche minuto dopo. Tutto partì, anche se entrambi aspettarono a esultare mantenendo le posizioni che avevano al momento del funzionamento.

"Non ti muovere di un millimetro!" disse lei sorridendo forse più dal nervoso che dalla felicità che tutto avesse preso la consueta via. Prese la sedia, l'avvicinò al tavolo, vedendo che il corpo di Mario ancora fermo a terra ingombrava lo spazio di lavoro la sollevò e l'appoggiò in modo che il suo corpo si trovasse tra le gambe della stessa sedia impedendogli chiaramente di muoversi anche volendo. Con movimenti lenti, come se pensasse che qualsiasi gesto fosse collegato al blocco elettrico si accomodò alla sedia trovandosi Mario tra le gambe.

Indossava delle decolleté nere, aperte sul davanti a mostrare le dita dei piedi della ragazza, e aperte dietro con il cinturino che cingeva il tallone. La parte scoperta dei piedi evidenziate ancor meglio dalla calzatura l'aveva fatto impazzire in precedenza quando in altre occasioni le aveva indossate, ora la possibilità di vedere il piede da così vicino, lo stava tirando matto.

Incrociò le gambe, la suola, gli si posò piacevolmente sul volto ancora una volta. Anche in questo caso la suola sembrava molto usata come il tacco a spillo che mostrava dei chiari segni di usura fino per tutta la sua lunghezza, fino al tacchetto che non aveva fatto a tempo a vedere bene finendogli in bocca.

"Ti prego non ti bloccare!" la sentì dire mentre lui leccava il tacco cercando di far salire la lingua fino alla base del tacco.

"Sembra più veloce!" confessò lei tornata ottimista nel dire quella frase guardò sotto il tavolo e notò che il suo piede era appoggiato sul volto di Mario e il tacco gli era in bocca. Non disse niente, tantomeno spostò quel piede, continuò a guardare la situazione sotto il suo piede, notò le sue labbra cingere il tacco. Lo mosse leggermente come per farlo entrare maggiormente in bocca mentre scambiava sguardi con l'unico occhio di Mario libero di guardarla, mentre l'altro era nascosto sotto il suo piede.

Mosse il piede togliendogli prima il tacco di bocca strofinando poi la suola sul volto fino ad arrivare alle labbra, la mosse spingendo con delicatezza muovendogli le labbra fin quando Mario non appoggiò la sua lingua sotto la suola leccandogliela. Sorrise vedendola sbucare sotto la sua suola, sembrava gradisse. Cambiò momentaneamente idea quando tolse il piede dal suo volto.

"Se ti piace farlo, continua pure" disse la ragazza. Non accavallò più le gambe portando entrambi i piedi sul viso di Mario abbassandosi per vedere come avrebbe reagito alla sua iniziativa. Quando lo vide iniziare a leccare le suole delle sue scarpe, lo lasciò fare dedicandosi al lavoro.

 

Sarà stata una sorta di scaramanzia ma restò sotto il tavolo tutto il tempo necessario per inviare tutto il lavoro. Sabrina sembrava essere tranquilla, lui si occupava di leccare le suole senza sosta, sconfinando di tanto in tanto infilando la sua lingua tra le dita che facevano bella mostra nella scarpa e il tallone che spuntava da dietro subito sopra il tacco che aveva lucidato.

Sabrina accettò di buon grado l'ardire, staccò il tallone dalla soletta della scarpa facendogli infilare la lingua proprio sotto, allo stesso modo mosse per quanto possibile le dita per accogliere la sua lingua tra una e l'altra fin dove riusciva ad arrivare. Per farlo, Mario s'infilò il piede della ragazza in bocca così da riuscire a leccare bene le dita, non seppe mai se si fosse accorta di tale gesto, non dicendo niente sembrava gradire l'attenzione riservatale.

"Finito!" disse Sabrina una volta che l'ultima mail passò dall'essere nella cartella di mail in uscita a quella delle mai inviate. Si lasciò andare a un sospiro di sollievo, ora doveva attendere le risposte di ricezione, ma sarebbero arrivate in orario di lavoro non certo in piena notte. Si affacciò sotto il tavolo e vide la sua lingua sotto il tallone.

"Puoi toglierle, così sarai più comodo!" disse sorridendogli. Sembrava invitarlo a nozze. Senza spostare di un millimetro la lingua dove l'aveva infilata slacciò i cinturini di entrambe le scarpe e una alla volta gliele sfilò appoggiandosi le scarpe appena tolte accanto al linguine sotto la sedia sulla quale era seduta la ragazza.

Sabrina glieli strofinò subito in faccia appena liberi dalle calzature, sembrava volergli accarezzare il viso con i suoi piedini, Mario inspirò a pieni polmoni cercando di catturarne l'aroma che più che altro era quello della calzatura.

"Continua pure, devo fare ancora le copie!" disse la ragazza facendo partire la copia con un veloce movimento del mouse. Mario non riuscì a esprimere una parola da quando si era impegnato a leccare i suoi piedi.

"Mi piace, sei molto bravo e oltretutto mi rilassa" disse guardando la sua lingua passare sotto la pianta del piede finendole tra le dita. Si lasciò andare lungo lo schienale della sedia a godersi il trattamento mentre la barra della copia era giunta al termine.

Mario si infilò il piede in bocca spingendolo più a fondo possibile quasi come se volesse mangiarla partendo da quella parte del corpo. L'altro piede se l'appoggiò sul volto e lei iniziò a muoverlo spingendoglielo con un po' di forza.

Quando ebbe leccato e succhiato entrambi i piedini della ragazza glieli massaggiò, lei li appoggiò sulla pancia togliendoglieli di mano, sembrava intenta a voler far qualcosa di sua iniziativa. Si alzò in piedi su di lui, sembrava offrirgli il piede da leccare, ma il tavolo bloccava completamente il suo movimento arrivando fino al collo con le sue dita.

 

"Esci da lì sotto che non ci arrivo!" disse spazientita Sabrina scendendo dalla sua pancia spostando contemporaneamente la sedia che nascondeva le scarpe che Mario le aveva tolto e che aveva comodamente appoggiato sulle sue parti intime.

"No, non toglierle, lasciale pure se ti eccitano" disse la ragazza vedendo che Mario imbarazzato le aveva spostate accanto a lui togliendole da quel punto. Le riportò da quelle parti come aveva suggerito lei.

"Mettile dentro i pantaloni, sono sicura che ti piacciano di più se le appoggi direttamente da quelle parti" suggerì con fare malizioso. Non credeva alle sue orecchie, la ragazza gli aveva dato quel suggerimento.

"Fai pure, mi volto se t'imbarazza farlo mentre guardo" lo sfidò, continuando a guardare cosa stesse facendo.

"Ecco, così non ti accorgi se ti sto guardando o no!" disse sorridendo mentre gli saliva in faccia con entrambi i piedi impedendogli la vista.

"Sappi comunque che non è il primo che vedo!" disse per invogliarlo o forse per stuzzicarlo, Mario esitava. Sabrina sembrava volerlo vedere eccitato dalle sue scarpe.

Mario continuamente incitato dalla ragazza in piedi sulla sua faccia slacciò i pantaloni e lo tolse dai boxer appoggiando entrambe le scarpe sul suo membro già in erezione.

"Se non mi servissero per andare a casa te le lascerei!" disse sorridendo mentre vedeva l'erezione crescere soltanto con la presenza delle sue scarpe.

"Infilalo davanti, proprio dove prima hai infilato la tua linguetta impertinente" suggerì maliziosa, mentre allo stesso tempo spostava un piede dal viso fin sulle sue labbra così che potesse leccargli le dita che gli aveva appoggiato proprio in quel punto. Iniziò a leccare eccitato dall'idea della ragazza.

Obbedì senza tanto pensarci, i suoi incitamenti a infilarlo sempre più in fondo lo eccitavano rendendo più difficoltoso il passaggio del pene attraverso quel buco.

"È della tua misura, portiamo lo stesso numero di scarpe" disse ridendo quando l'ebbe infilata fino in fondo. Non poteva andare oltre la parte anteriore andava proprio aderente alla base del pene, mentre il glande arrivava al livello del tallone.

"Anche l'altra!" aggiunse subito dopo.

"Stanno meglio a te che a me!" lo derise quando vide che l'aveva infilato in entrambe le scarpe fin tanto che gli era possibile compatibilmente con la conformazione delle scarpe stesse.

"Forza ora datti da fare!" disse dopo un po' che stava ammirando quella che aveva definito opera d'arte contemporanea.

"Masturbati pure" aggiunse spostandosi dal viso fino agli addominali di Mario per godersi la scena comodamente. Lui ipnotizzato dalle richieste fattegli con quella voce sensuale e tranquilla, come se non gli interessasse nemmeno quello che stesse facendo, iniziò lentamente.

"Aspetta!" disse appoggiando il tallone proprio sul glande mentre lui continuava a masturbarsi.

"Così non va in giro, o sul tallone o nelle scarpe!" spiegò lei tranquilla mentre con il tallone spingeva leggermente.

 

Da quel momento, sarà stata l'eccitazione o l'adrenalina, o chissà cos'altro i suoi ricordi si oscurarono, era certo di essersi lasciato andare copiosamente, ma non ricordò cosa avvenne subito dopo. Sporcò il piede? Sporcò solo le scarpe? La sua memoria stava perdendo i colpi perché non ricordava come e quando si erano allontanati, come si erano salutati, niente. Il dopo era una nebbia oscura.

Il giorno dopo tornò in azienda a ritirare dei documenti da Sabrina.

"Tieni, è un pensierino per te per ringraziarti del tuo aiuto" disse consegnandogli un sacchetto con il brand che insieme avevano realizzato.

"Sono come le hai lasciate!" aggiunse facendogli l'occhiolino. Lì per lì non capì cosa intendesse, all'interno del sacchetto c'era una confezione di creme per donna, sulla quale c'era attaccata la busta. Si salutarono cordialmente, quando fu solo a casa, sul van, aprì la busta.

'È stata una fantastica esperienza, grazie mille!' lesse. Prese la scatola aspettandosi di trovare i cosmetici prettamente femminili, ma la scatola quando la prese in mano sembrava avere un altro contenuto quando la mosse. L'aprì e trovò le scarpe di Sabrina, notò che entrambe erano ancora sporche di qualcosa di appiccicoso sparso su tutta la soletta.

 

Nel vedere la ragazza del museo mandare accidenti vari al computer che si era bloccato aveva rivissuto quelle emozioni con Sabrina, avrebbe voluto stendersi sotto la scrivania e fare lo stesso.

"Roby!" urlò la segretaria.

"Si è bloccato ancora sto coso" aggiunse quando arrivò una collega a guardare dove fosse il problema.

"Scusa, questa è tua" disse spostandosi dalla scrivania la stessa ragazza che aveva appena imprecato contro il computer.

Mario allungò la mano, prese la busta e sorridendole se ne andò per la sua strada.

Notò che la ragazza indossava una calzatura molto simile a quelle che indossava Sabrina e che conservava gelosamente nel suo van.

Se solo quel lavoro non fosse finito…

 

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