SEsSOLOFOSSE - Capitolo 16, Così, su due piedi

  • Scritto da TicToc Heel il 10/05/2021 - 04:22
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Si era fermato a Cles, sulle rive del lago di Santa Giustina, dopo aver scattato alcune foto per i book di due ragazze che l'avevano contattato per realizzarli.

Aveva parlato con le sue clienti prima in videoconferenza per capire i progetti legati a questo desiderio, utile per capire come e dove ambientare gli scatti richiesti.

Il lago e i suoi dintorni, erano stati scelti di comune accordo come possibili location, Mario conosceva abbastanza bene la zona, quando la propose alle clienti, accettarono subito essendo anche loro dei paraggi. Si era informato, dopo aver preso contatto con i proprietari, aveva avuto il permesso di fare alcuni scatti tra i meleti e le vigne che circondavano gran parte delle coste ripide del lago.

 

Abitando in zona, le due ragazze lo raggiunsero con la loro auto, usando il van di Mario per truccarsi e cambiarsi d'abito. Abiti sobri, quelli usati tutti i giorni, nulla di raffinato, la loro idea era di realizzare quelle foto nel modo più naturale possibile.

Passati i giorni degli shooting con le modelle, lungo le coste del lago, le ragazze terminata la loro parte, tornarono a casa, toccava a Mario completare il lavoro per consegnare a loro il book. Doveva svolgere lavori d'ufficio, una banale scusa per fermarsi da quelle parti con il suo van.

 

Aveva trovato un posto dove c'era un'area picnic che dava direttamente sul lago. Molto piccolo e attrezzato solo con qualche tavolo e relativa panca non offriva nient'altro quell'angolo di tranquillità.

Arrivato con il van fino a quel punto, non trovò molta scelta dove parcheggiare, lo spiazzo in piano dove non era poi tanto ampio, giusto un piccolo pianoro, al limitare del bosco vicino a una strada sterrata che percorreva a varie quote tutto il lago. La spiaggia erbosa, partiva proprio sotto il pianoro dove si trovava, proseguendo fino a raggiungere il lago.

Mario, era fermo in quel posto già da un giorno, appena arrivato, si era messo subito al lavoro sulle foto dei book, lavorando fino a tardi, terminato il lavoro, la mattina seguente si era dedicato al montaggio dei video per i siti hard, senza ovviamente dimenticare di contattare le sue amiche.

Era calato il buio presto, d'inverno erano troppo corte le giornate, e si sentiva un'aria piuttosto fresca arrivare dal lago. Decise di prepararsi una bella cioccolata calda prendendosi una pausa dal montaggio dei video stessi.

 

"Mamma come stai?" sentì una voce femminile arrivare dal sentiero poco distante da dove si era fermato.

"Mi fa un male!" udì chiaramente la risposta da un'altra donna.

"Forse c'è qualcuno in quel furgone, magari ci possono aiutare!" disse la prima voce. Nel van, Mario, aveva acceso le luci blu, a suo parere, affaticavano meno la vista quando lavorava al computer e non davano nell'occhio, ma la lucetta sopra i fornelli era comunque bianca e visibile anche dall'esterno.

Sentendo quelle parole, sapeva che qualcuno avrebbe provato a coinvolgerlo, lasciò tutto, chiuse il portatile che aveva in bella vista delle immagini compromettenti. Andò al portellone accendendo le luci bianche trovando una ragazza in abbigliamento sportivo con una giacca giallo fluo a qualche passo dal van.

"Posso esservi di aiuto?" domandò sorridente scendendo dal van chiudendo il portellone dietro di lui per non far uscire il caldo.

"La prego!" disse la ragazza facendo strada a Mario verso una donna appoggiata a una grande roccia vicino a una bicicletta malconcia anche lei abbigliata in modo sportivo con un giaccone.

"Ho chiesto aiuto a dei ragazzi in bicicletta, ma non si sono nemmeno fermati!" protestò la ragazza mentre raggiungevano la donna. Aveva detto quelle parole quasi per implorare l'aiuto del ragazzone che aveva trovato nel van.

"Come sta?" domandò Mario gentilmente sincerandosi delle condizioni della donna.

"Credo di essermi rotta una gamba!" rispose vedendo davanti a sé un gigante di due metri.

"Accidenti, come ha fatto ad arrivare fin qui se l'ha rotta?" domandò Mario, immaginando che la donna stesse esagerando, se avesse avuto una frattura da una qualsiasi parte delle gambe non sarebbe nemmeno arrivata a quella roccia. Aveva acceso la luce del cellulare per guardare la situazione in cui si trovava la donna. Illuminata guardò entrambe le due persone accanto a lui, la donna dolorante, una donna bionda aveva i capelli legati in una lunga coda, di corporatura longilinea, sembrava avere una cinquantina d'anni, mentre l'altra davvero uguale alla prima era sicuramente più giovane.

Si avvicinò ulteriormente notò subito uno strappo dei fuseaux azzurri della donna all'altezza del ginocchio, vide del sangue sull'altro ginocchio.

"Mi fa male!" disse la donna, sottolineando le sue parole con qualche lamento di dolore.

"Mamma, se stai qui con il signore, vado a prendere l'auto e ti porto al pronto soccorso!" propose la figlia guardando Mario sondando la sua disponibilità ad accudire la madre.

"Non credo sia il caso di lasciarla qui!" obiettò Mario alla figlia.

"Posso farla accomodare nel mio van, così non prende altro freddo!" aggiunse spiegando il suo rifiuto.

"Alla luce, magari, riusciamo a vedere meglio la ferita, chiamando anche i soccorsi" suggerì.

"Non vuole chiamare nessuno!" lo avvisò la ragazza guardando male la madre.

"Signora, se è rotta come dice meglio che non muova un altro passo!" spiegò ancora una volta Mario cercando di convincerla.

"Non voglio nessuno!" protestò la donna testarda alzando un po' la voce. Sembrava fare i capricci come se fosse lei la bambina.

"D'accordo signora, ma non può restare qui al freddo!" insistette ancora su quel punto Mario, che era uscito indossando solo una tuta e sentiva l'aria fastidiosa.

Mario tornò a grandi passi verso il van, considerando che la donna era irremovibile, accese i fari del veicolo che fortunatamente puntavano in quella direzione. Si coprì prendendo un giaccone, da un armadietto prese una coperta e tornò dalla donna.

"Posso?" domandò Mario avvolgendo la donna con la coperta senza attendere una sua risposta.

"Vediamo, con un po' di luce in più magari riusciamo a capire cosa è successo" disse mettendosi in ginocchio davanti alla signora controllando le sue ferite. La ferita visibile sotto lo strappo sembrava ancora sanguinare, mentre non era chiaro il danno dell'altro ginocchio nascosto dai fuseaux che, si accorse in quel momento, erano comunque bucati qua e là.

"Mi potrebbe indicare dove sente dolore, per favore?" domandò Mario. La donna iniziò a dire che sentiva male ovunque sulla gamba, spiegando che le ginocchia erano i punti dove sentiva più dolore.

"Signora cosa ne dice di darmi un forte abbraccio mettendomi entrambe le braccia al collo?" domandò Mario cortesemente accompagnando la richiesta con un sorriso.

"Mamma, vedi fai ancora colpo sui ragazzi giovani" commentò la ragazza strappando un sorriso alla madre. Mentre Mario spegneva la luce del cellulare mettendoselo in tasca.

"Ragazzo ci stai provando con me?" domandò la donna stando al gioco della figlia forzando un sorriso tra le smorfie di dolore.

"Se ci fosse mio marito ti farebbe vedere questo ardire!" lo minacciò simpaticamente la donna mentre lo cingeva al collo come richiesto.

"Si attacchi forte, che la porto al caldo!" le disse Mario sollevandola di peso.

"Guardi che sono pesante!" disse la donna prima di essere sollevata da quel ragazzone. Sorrise prendendo un sorriso in cambio da parte di Mario.

"Mi chiamo Mario, poiché la sto tenendo in braccio, credo che possiamo darci del tu!" propose Mario una volta che la donna fu salda tra le sue braccia.

"Io mi chiamo Daniela, lei è mia figlia Samantha" spiegò mentre si dirigevano verso il van.

"Mi puoi aprire per favore?" disse alla ragazza, una volta davanti al portellone. La ragazza aprì e Mario appoggiò delicatamente la madre sul sedile del passeggero.

"Com'è successo?" domandò Mario prendendo il kit di pronto soccorso da sotto il divanetto della dinette. La donna raccontò di aver colpito qualcosa che l'aveva fatta cadere. Mario aveva notato alcuni raggi saltati dal cerchione della ruota anteriore e sicuramente anche la forcella sembrava rotta, oltre ad esserci il manubrio storto.

"Non credo ci siano delle fratture!" disse dopo aver notato i movimenti minimi della donna con le gambe doloranti.

"Daniela, ti faccio un'altra proposta sconcia" disse Mario sorridendole liberando il tavolo accanto a lei per far spazio al kit di pronto scoccorso.

"Se ti do un asciugamano per coprirti, potresti togliere i fuseaux così controlliamo la gravità della situazione?" domandò sorridendole prima di andare sul retro del van. Mario le consegnò un asciugamano pulito preso dal mobile, lo consegnò alla donna allontanandosi e girandosi di spalle.

"Prima mi dici di spogliarmi e poi scappi" fece notare la donna mentre aiutata dalla figlia, toglieva fuseaux e scarpe.

"Hai proprio misurato il sentiero!" esclamò Mario vedendo graffi e abrasioni su tutta la gamba destra e sul ginocchio sinistro.

"Daniela, mi fai vedere le mani?" domandò Mario visualizzando la caduta nella sua mente. Cadendo dalla bicicletta avrebbe quasi sicuramente sbattuto la faccia se non si fosse protetta con le mani o comunque con le braccia.

"Mamma, non mi hai detto di esserti ferita alle mani!" la sgridò Samantha quando la madre mostrò le mani altrettanto ferite.

"Immaginavo, se non si fosse protetta, avrebbe sicuramente battuto la testa" disse Mario guardando i danni alle mani avvicinandosi.

"Per fortuna avevi il caschetto!" sottolineò la figlia.

"Non ho sbattuto la testa!" precisò Daniela rassicurando i presenti.

"Ci vorrà un po' a medicarti e non vorrei farti male, non preferite chiamare l'ambulanza?" domandò Mario prima di iniziare, non voleva causare dolore alla donna più di quanto già ne sentisse.

"No, ragazzone, ne ho partorite tre così" disse parlando delle figlie.

"Questa è stata la più difficile" spiegò facendo un cenno indicando Samantha.

"Non sarà certo lo stesso dolore!" concluse comunque decisa a farsi medicare da Mario e dalla figlia.

 

Mario si alzò andò in bagno e prese la sua spugna, e una seconda dall'armadietto togliendola dalla sua confezione. Uscì e da sotto il lettone, estrasse un catino con all'interno alcuni stracci. Tornò dalla donna e appoggiò gli stracci sul pavimento, riempì il catino di acqua tiepida e l'appoggiò sugli stracci.

"Tieni!" disse Mario porgendo una delle spugne a Samantha.

"Dobbiamo pulire le ferite dalla terra e dal sangue, poi una volta pulite vedremo di medicare le ferite" spiegò Mario. Samantha si occupò subito delle mani pulendole con cura bagnando di volta in volta la spugna e passandola con delicatezza sulle ferite.

"Bagnerò tutto il pavimento!" fece notare la ragazza vedendo una goccia arrivare sul pavimento quando tolse la spugna nonostante l'avesse strizzata.

"Pazienza, quello si asciuga" disse Mario spostando un po' gli stracci andando sotto le mani della donna.

"Cerco di far piano" disse Mario inginocchiandosi davanti alla donna. Le sollevò entrambe le gambe, appoggiando i suoi piedi sulle sue cosce facendo in modo che restassero tese per togliere le incrostazioni di sporco misto al sangue. Nel farlo notò delle gocce scendere verso i piedi, le asciugò velocemente con lo straccio, poi abbandonando per qualche istante la spugna le tolse le calzine mostrando i suoi piedi senza smalto.

Entrambi, nel pulirle, notarono dei sassolini nelle ferite. Alcuni passando con delicatezza erano riusciti a toglierli, mentre altri sembravano incastrati nella ferita stessa. Dovettero usare le pinzette della valigetta del pronto soccorso per toglierle, Mario illuminava la parte interessata con la pila del suo cellulare, Samantha usava le pinzette, in questo modo riuscirono a togliere molti dei restanti sassolini. Purtroppo per Daniela, l'operazione fu abbastanza dolorosa. Avevano iniziato dalle mani, che poteva muovere per metterle alla luce per facilitare l'operazione chirurgica. Samantha nell'usarle sembrava giocare all'Allegro Chirurgo, doveva togliere il sassolino senza far male alla madre toccandola nella ferita.

La parte più faticosa erano le gambe, Samantha dovette lavorare piegata, alzandosi di tanto in tanto per rilassare la schiena. La sua posizione non era certo la più comoda per operare. Così Mario alzò le gambe della madre appoggiandosi il piede sul petto così da far lavorare più comoda la ragazza con le pinzette.

"Hai paura che ti morda i piedi?" domandò Mario vedendo che la donna non se la sentiva di alzarli quasi vicino al suo volto.

"No, è che mi dispiacerebbe metterteli in faccia" disse la donna muovendo comunque le dita dei piedi toccandogli il collo e quasi il mento.

"Non è un problema, lo fanno in tante!" disse lui senza pensarci. Si accorse dopo che era meglio che non si bullasse di quelle cose davanti a degli sconosciuti che avrebbero potuto pensare male. Nessuna sembrò notare la sue parole. Dopo una quarantina di minuti a fatica, avevano tolto tutti i sassolini dalle ferite.

Mario le appoggiò i piedi a terra e iniziò a medicare le mani con disinfettante e garze andando a coprire tutta la parte con le escoriazioni e con i tagli.

 

"Il pavimento è gelato" commentò Daniela sollevando i piedi dal pavimento e appoggiandoli sulle cosce di Mario impegnato a medicarle il ginocchio con la maggior parte dei tagli. Con le dita del piede destro raggiunse involontariamente il bacino del ragazzone che era inginocchiato davanti a lei, muovendo le dita si accorse che stava toccando ben altro.

Lui cercò di far finta di niente, anche la donna facendo finta di niente continuava a giocarci toccandoglielo in continuazione, qualcos'altro stava reagendo a quei movimenti e per forza di cose, la donna, sentì la sua eccitazione crescere sotto le dita di quel piede.

"Ecco fatto!" disse Mario dopo aver legato l'ultimo bendaggio. In alcuni punti delle ginocchia aveva dei segni abbastanza profondi, ma per fortuna avevano smesso di sanguinare.

Spostò delicatamente i piedi della donna riappoggiandoli nuovamente a terra, tolse il catino e di acqua sporca buttandola al di fuori dal van, momento in cui entrò un venticello piuttosto fresco, asciugò il pavimento nella zona dove avevano medicato Daniela, sollevandole delicatamente i piedi che della donna per asciugare dove li aveva appoggiati. Aveva i piedi freddi, senza pensarci per un istante li tenne in mano per scaldarglieli.

"Dovresti sposare un ragazzo così" disse Daniela alla figlia. Facendo arrossire entrambi.

"Certo perché sono tutti qui che aspettano me" rispose a tono dopo qualche istante dopo leggendo l'imbarazzo nel volto di Mario.

"Mamma, vado a prendere l'auto e torno a prenderti, se Mario ti sopporta ancora ovviamente!" disse mettendosi il giaccone e il caschetto della bici pronta per uscire.

"Se quando torni, vedi il camper muoversi, aspetta fuori, stiamo facendo giochi da adulti" disse la donna ridendo mettendo ancora in imbarazzo la figlia.

"Mamma!" la rimproverò Samantha.

"Perché non mi dire che non l'hai mai fatto!" ribatté Daniela, sapendo benissimo che la prima volta della figlia era già passata parecchi anni prima.

"Mamma!" di nuovo la figlia uscendo dal van.

"Se ti stressa, buttala pure nel lago" disse sarcastica salendo sulla bici sul cavalletto davanti al van.

Mario sorrise al battibecco in famiglia chiudendo il portellone appena Samantha partì.

"Sono sicura che l'avresti fatta divertire!" commentò maliziosamente la donna quando restarono soli facendo sorridere Mario.

"A proposito, ho i piedi gelati!" disse la donna guardando Mario riporre tutte le bende e i cerotti avanzati nella cassetta del pronto soccorso.

"Non è che ti va di metterti qui davanti, com'eri prima, così me li scaldi?" domandò lei con un sorriso malizioso toccando delicatamente il braccio del ragazzone. Mario la guardò, aveva intuito qualcosa sulle sue reali intenzioni.

"Vuoi che ti metta le calze?" domandò una volta in ginocchio davanti a lei cercando di sviare il discorso mettendo alla prova le sue intenzioni.

"Non c'è bisogno grazie!" disse sorridendo, mentre era bene attenta ad appoggiare entrambi i piedi proprio dove ne aveva messo in precedenza solo uno giocando poi con le dita. Mario non disse niente lasciandola fare. Saggiato il terreno riconoscendo l'erezione di Mario, Daniela continuò a giocarci spingendo un po' con i piedi. Dai movimenti della donna aveva capito una certa voglia che lei stessa trasmise a Mario velocemente.

Decise di mettersi comodo, prese dolcemente le caviglie della donna tenendoli ben aderenti al pene eccitato e si sedette proprio ai suoi piedi così che fosse più comoda per continuare a fare quei piacevoli movimenti. Appena seduto, lui stesso sistemò i piedi di Daniela lungo la sua erezione spostandoli per farle capire dove fosse, non che ce ne fosse bisogno era sufficientemente duro per capirlo con il solo contatto delle sue estremità.

Lo stava massaggiando con entrambi i piedi, mettendo un po' di forza per saggiarne la durezza. Cercò di infilare un piede sotto i pantaloni della tuta alla ricerca di un contatto più diretto non riuscendoci, senza dire nulla, Mario si abbassò i pantaloni e i boxer lasciandole la possibilità di giocarci come più le piaceva.

La lasciò fare, senza perdere d'occhio un solo istante i suoi movimenti sul suo pene. Iniziò a calpestarglielo un po', poi schiacciò con forza il glande prima di prenderlo tra le dita di entrambi i piedi, tra l'alluce e l'illice. Iniziò a masturbarlo con una certa abilità, anche se non era più giovane, aveva i piedi molto curati e soprattutto molto abili. Non dava tregua a quell'erezione alternando i vari movimenti a una forte compressione. Ci giocò fino a farlo esplodere copiosamente sotto il suoi piedi.

"Mettimi le calzine" disse dolcemente dopo aver raccolto tutta la crema che oltre ai suoi piedi si era sparsa sulla pancia di Mario. Mario eseguì infilandole le calze senza dire una sola parola. Daniela, notò ancora qualche spruzzo che raccolse e asciugò con i suoi piedi coperti dalle calzine.

Subito dopo, Mario l'aiutò a indossare i pantaloni prima, e le scarpe poi in attesa del ritorno della figlia.

Mentre erano soli, dopo aver giocato con il pene di Mario, avevano iniziato a parlare del più e del meno scherzando sull'accaduto e conoscendosi con serenità, nessuno dei due accennò mai a quanto era successo in quel van qualche istante prima.

 

"Mamma ti aiuto a salire in macchina!" disse Samantha arrivata una quindicina di minuti dopo con la sua auto.

"Non sarò capace con i pedali, ma con i piedi sono ancora molto brava…" disse la donna sorridendo al ragazzone prima di alzarsi dal sedile con il suo aiuto.

"…vero Mario?" domandò conferma al complice.

"Bravissima!" rispose sorridendole stando al gioco della donna.

"Il mio numero te l'ho dato" disse Daniela facendo mente locale.

"Quando sei da queste parti, avvisami che ti invito a cena" disse ancora la donna una volta comoda nel veicolo.

"Mamma, lascialo in pace, avrà certo da fare piuttosto che venire da te!" le fece notare la figlia. Aveva recuperato la bici della madre.

"Se hai voglia, posso comunque farti qualcosa su due piedi!" disse nuovamente facendo giochetti di parole che solo lei e Mario capivano.

Mario aiutò a caricare sul portabici la bicicletta rotta della mamma, sentendo la conversazione tra le due, si accorse che Samantha si sentiva in imbarazzo per il modo di fare della madre. Daniela era arrivata al punto di voler dare a Mario il numero di telefono della figlia pur di creare qualcosa tra i due.

 

"Vieni a darmi un bacio!" disse la donna quando erano pronti a partire. Mario si avvicinò dandole un bacio tenero sulla guancia raggiungendola nell'auto pur di non farla muovere.

"Grazie, per le cure e le medicazioni, grazie per tutto insomma, anche per il resto!" disse la donna ricambiando il bacio al ragazzone.

"Andate dal vostro medico a far vedere le ferite, mi raccomando!" disse prima di chiudere la portiera dal lato del passeggero dove era seduta la madre.

 

Mario continuò con i suoi montaggi video, caricandone un paio sui siti. Durante la cena, messaggi, mail e blog gli tennero compagnia come spesso succedeva. Andò a farsi una doccia calda e riprese a montare video, la cosa lo eccitava parecchio, come sempre a rivedere quei momenti intensi.

 

Squillò il cellulare, il suono lo fece addirittura sobbalzare, non si aspettava una chiamata, senza contare che era concentrato a fare altro.

Era Daniela che chiamava al cellulare il suo infermiere improvvisato. Restarono al telefono per ore, sembrava avessero infinite cose da raccontarsi. Sembrava una rimpatriata telefonica tra due vecchi amici, ma ancora una volta era Mario a catalizzare le persone. Aveva una capacità di ascoltare, non sentire parole che avrebbero potuto comunicare qualcosa, sapeva ascoltare le persone con cui aveva a che fare.

Forse era quello che autorizzava ad aprirsi con uno che era poco meno di uno sconosciuto.

Parlava delle figlie, della famiglia e del povero marito morto per infarto qualche anno prima. Due figlie su tre sposate, la terza Samantha aveva passato una vita con un ragazzo che l'aveva piantata quasi sull'altare.

La diversità di età nessuno dei due la sentiva, parlavano apertamente ridendo e scherzando. Dopo una risata liberatoria scaturita da una battuta di Mario ci fu un attimo di silenzio per riprendere fiato.

"Mi sto toccando pensando a questo pomeriggio" confessò la donna mentre avevano ripreso a parlare, interrompendo il discorso che stavano facendo. Contemporaneamente a Mario arrivarono alcuni messaggi, era al telefono e per rispetto e non distogliere l'attenzione al suo interlocutore, li ignorò.

"Ti ho mandato una foto!" disse la donna con una voce un po' più eccitata. La foto confermava chiaramente che quello che aveva appena affermato, si riconoscevano le fasciature alla mano. Era riuscita a lasciare Mario senza parole. La sentiva ansimare, eccitata.

Gli inviò un paio di altre clip delle sue parti intime mentre si toccava. Mario sentendo l'avviso guardò chi fosse il mittente, guardando il contenuto di quelle clip.

"Mandami una foto del tuo bel pene mentre ti stai toccando" disse la donna provocandolo. Sperava di cuore che l'accontentasse. Mario senza dire una parola si filmò mentre si toccava come aveva chiesto la donna.

"Se vieni qui, posso continuare a giocarci con i piedi!" lo provocò la donna eccitandolo tantissimo.

"Non ti fanno male le ferite?" domandò Mario preoccupandosi.

"No, non ci penso, ora sto sognando chi me le ha medicate" rispose sorridendo.

"Quando te lo tenevo tra i piedi, non sentivo dolore!" confessò maliziosa la donna eccitandosi solo al pensiero.

"Sei come un antidolorifico" iniziarono a ridere entrambi.

 

Gli mandò l'indirizzo dandogli l'appuntamento appena riuscisse a raggiungerla, l'avrebbe aspettato anche per tutta la notte.

"Ciao, hai fatto in fretta!" disse la donna appena chiuse la porta dietro di lui. Abitava in una bella villetta al limitare di un prato che terminava probabilmente in un bosco, il buio non gli concedeva il lusso di ammirare il panorama.

Gli lasciò soltanto togliere il giaccone poi glielo prese in mano il pene toccandolo sopra ai pantaloni. Preso alla sprovvista Mario non seppe reagire, come non aveva saputo reagire ai suoi piedi.

"Vieni con me!" disse dopo averglielo tirato fuori dai pantaloni e usato come un guinzaglio, lo trascinò fino in camera da letto con solo la luce del comodino accesa. Solo a quel punto notò l'abbigliamento della donna. Era avvolta in un accappatoio rosa dal quale s'intravvedeva chiaramente un intimo nero.

Si sedette sul letto trascinando dietro di lei anche Mario che restò in piedi davanti al letto dove si era appena seduta. Glielo massaggiò un po' senza mai togliergli gli occhi di dosso. Si avvicinò con il viso e lo leccò in tutta la sua lunghezza, o meglio l'avrebbe fatto se Mario ligio alle sue idee non si fosse allontanato.

"Lasciami giocare!" ordinò secca senza diritto di replica, soprattutto perché lo aveva tirato verso di sé. Non aveva molte scelte, l'aveva in pugno nel vero senso della parola, se solo si fosse allontanato, lei l'avrebbe ripreso facendo comunque quello che voleva.

Ci giocò a lungo con la bocca e con la lingua, unendo ai due movimenti quello delle mani. Mario si immedesimò in lei pensando a quando lo aveva fatto con il giocattolino di Natasia. La parola 'succia' gli tornò alla mente, sembrava l'avesse appena udita.

 

Daniela, si lasciò andare sdraiata nel letto, si aprì l'accappatoio e alzando i piedi per raggiungere il pene di Mario, iniziò a toccarsi mentre contemporaneamente ci giocava tenendolo come aveva fatto in precedenza tra le dita dei piedi massaggiandoglielo e schiacciandoglielo. Si sfilò gli slip usando il pene di Mario come appoggio per i piedi per sollevarsi e farli scivolare dal sedere fino lungo le gambe per farseli togliere da quel ragazzone.

Poi tolse prima le braccia dall'accappatoio lasciandolo sul letto sotto di lei, poi il reggiseno lanciandolo di lato. Tornò a sedersi sul letto solo per prendere con una mano il pene tirandolo verso di lei costringendo Mario a spostarsi verso il letto.

"Mettiti qui!" disse a Mario inginocchiato sul letto guidandolo a sdraiarsi dove voleva Daniela come se il pene fosse un timone o un guinzaglio. Ancora una volta Daniela si accanì vogliosa con la bocca offrendogli in cambio prima i suoi piedi da leccare, poi le sue parti intime sdraiandosi su di lui.

 

Gemeva insaziabile, Mario stava bevendo tutto quanto lei gli offriva, ogni suo orgasmo lo ripuliva stuzzicandola per ottenere il seguente, subito dopo, lo incitava a continuare senza fermarsi. Usava il viso di Mario per masturbarsi aumentando il suo piacere.

Dopo un ultimo orgasmo si alzò in piedi sul letto guardando Mario sdraiato tra le sue gambe pronto a dargli ancora piacere. Si sedette proprio sul punto che aveva tenuto in bocca più volte.

Prendendolo in mano lo sentiva pulsare forte, iniziò a strofinarlo dove più le piaceva, con il glande rigonfio andava a massaggiarsi il clitoride quasi con violenza, credeva di avere in mano un oggetto di gomma, la lasciò fare, era stato sotto i piedi di più ragazze, quel trattamento non era certo peggiore.

 

Improvvisamente lo fece entrare prima lentamente poi con vigore, iniziò a cavalcarlo a fondo. Lo estrasse, sembrava aver capito che aveva portato Mario vicino al suo limite. Pausa essenziale e al momento giusto per lui.

Lo massaggiò un po' con le mani e strofinandogli sopra le sue grandi labbra. Si sedette cambiando completamente posizione, Mario pensò che ne avesse avuto abbastanza, si stava sbagliando.

Se lo fece entrare dietro sedendosi comoda su di lui. Si mosse appena, poi alzò le gambe prima piegate come se fosse su una sedia, appoggiò i piedi in faccia a Mario appoggiandosi in quel punto iniziò a muoversi su e giù con il bacino facendolo muovere dentro di sé. I movimenti lenti e brevi all'inizio divennero movimenti sempre profondi e veloci. Mario stava per scoppiare, cercò di fare qualcosa per impedirlo ma Daniela continuava vogliosa ed eccitata andando sempre fino in fondo. Lo costrinse ad avere un orgasmo dentro di lei. Daniela non aspettava altro, sentì il primo forte schizzo, si fermò dopo averlo fatto entrare completamente per apprezzarne l'uscita, restò ferma seduta attendendo che tutto finisse riprendendo poi un movimento lento ma sempre profondo. Mario la guardò e vide che anche lei si era lasciata andare all'ennesimo orgasmo.

 

Quella era la prima volta per Mario, fare e lasciarsi fare certe cose che riteneva degradanti per la sua partner femminile, non l'aveva mai accettato. Forse quella lezione imparata con Daniela, gli aveva fatto capire quello che le sue amiche continuavano a sostenere.

 

Si salutarono come se avessero preso un caffè insieme, avevano passato più di due ore giocando come piaceva a Daniela stessa. Quando salì sul van per tornare sul lago pensò a quello che aveva fatto, sentendosi anche in colpa per averlo permesso, era stata lei a volerlo intensamente.

"Se solo fossi stato più giovane, ti avrei fatto vedere io!" gli aveva detto Daniela poco dopo il loro rapporto.

 

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