SEsSOLOFOSSE - Capitolo 17 (ULTIMO CAPITOLO), L'anziana e la stilista

  • Scritto da TicToc Heel il 13/05/2021 - 05:38
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"Certo Caterina, partirò domani, sarò da voi entro il fine settimana" disse parlando in videoconferenza con la stilista e lo staff.

"Come vedete dal calendario che ho aggiornato, le modelle sono già convocate, entro mercoledì saranno a Roma da giovedì saranno tutte a disposizione per le prove degli abiti" spiegò Mario controllando date e orari di arrivo delle modelle in base agli orari che loro stesse avevano comunicato.

"Da sabato, verranno pronti i set per i primi scatti" controllò le date comunicate dagli impresari incaricati per l'allestimento dei vari set.

"D'accordo, prima arrivi, meglio è, Ginevra è ansiosa di vederti!" disse sorridendo incolpando la segretaria quando era lei che aveva una voglia di vederlo, più precisamente sotto i suoi piedi e quelli dello staff femminile. La segretaria, tirata in causa dalla stilista la guardò in modo strano come per chiederle 'cosa c'entro io?'.

"Credo che siano tutti ansiosi di vederti!" cercò di correggere il tiro alle parole di Caterina.

"Non vedo l'ora anch'io" sorrise capendo lo scherzetto della stilista. Come anticipato il giorno dopo partì per la capitale.

 

Durante i mesi precedenti aveva incontrato le sue care ragazze e con molte passò le festività Natalizie. Aveva passato un giorno intero con Silvia prima e con Jovana poi, invitate a passare la notte con lui in camper. Entrambe le ragazze avevano ammesso che il van di Mario non era un hotel cinque stelle, ma che regalava quel romanticismo che era giusto che non mancasse mai. Soprattutto con Jovana con la quale passò il tempo passato con lei, sotto una romantica nevicata che li costrinse a restare sempre chiusi nel van. Una costrizione che non servì a Silvia, ben felice di sfogare tutte le sue voglie per un giorno intero, entrambe stavano con Mario per la stessa ragione, togliersi le voglie e lo stress accumulato nel tempo, ma soprattutto perché come per le altre avevano bisogno di stare con lui. Non solo una necessità fisica o sessuale, sentivano il bisogno di stare con qualcuno che reputavano un amico fedele, sempre disposto ad ascoltarle, per telefono, per messaggio o di persona, capace di suggerire e consigliare senza mai per alcuna ragione al mondo giudicare.

 

A gruppi di tre e in base ai loro impegni, anche Viviana e le sue amiche passarono del tempo con Mario, avevano anche fatto una sorta di estrazione per passare la sera di Natale e l'ultimo dell'anno con lui.

Mario aveva dato le date disponibili in base ai suoi impegni lavorativi, lasciando loro decidere chi fosse di turno per il tal giorno.

Anche loro, personalmente avevano le stesse necessità di Silvia e Jovana. Spesso condividevano lo stress con le amiche così come condividevano Mario. C'era chi si era innamorata persa di quel ragazzone e che se non lo sentiva ogni giorno, come minimo si sentiva persa senza sentirlo o vederlo, Dana e Manuela le più legate, la loro precedenza era stare con lui. Arianna, Marzia, Alessia, Matilde, Giorgia e Anna, alla loro stessa stregua, ma riuscivano a resistere per vederlo nei fine settimana e quando era nelle loro zone per lavoro anche qualche sera.

Qualcuna se lo trovò fuori dall'università, qualcuna fuori casa, qualcun'altra fuori dal lavoro, sempre a sorpresa, trovando tra un impegno e l'altro e con gli orari e il luogo combacianti alla perfezione per andare a trovare una delle sue ragazze.

Le aveva fatte piangere tante volte per queste sorprese del tutto inaspettate, sembravano momenti in cui si incontrano due persone che non si vedevano da anni, mentre al massimo si trattava di qualche giorno prima. L'abbraccio era quello che lo faceva sentire bene.

 

Uno dei suoi impegni che interrompeva il ritmo degli incontri, riguardava spesso il vip in discoteca durante il fine settimana, un'occasione in più per ritagliarsi con molte di loro qualche minuto in più. Soprattutto quando doveva lavorare nella discoteca al lago che divenne lo spazio gioco per molte ragazze.

Prima il dovere poi il piacere, svolto il suo lavoro, si era ritrovato con la maggior parte delle sue amiche al solito posto, la pista rialzata. Si era messo in quel punto per farselo schiacciare da Annarita, Annalisa le prime volte e Matilde e le altre sue amiche erano le prime ad approfittarne facendolo poi diventare un'esigenza pari al bisogno di drogarsi. L'adrenalina della trasgressione, la voglia intensa di farlo, soprattutto dopo averlo usato completamente in altre occasioni, scatenava in tutte le ragazze quella irrefrenabile voglia di schiacciarglielo in ogni occasione fosse possibile.

Quell'area, era diventata il parco divertimenti di chi passava da quelle parti, inconsapevole o meno di avere la possibilità di provare a calpestarglielo. Niente di più piacevole e adrenalinico per Mario, farselo calpestare da qualsiasi ragazza passasse da quelle parti, senza contare che qualche ragazza, nascosta dalle amiche, aveva approfittato della sua lingua per divertirsi, non solo facendosi leccare le scarpe, ma togliendosi più di uno sfizio.

Alla fine delle serate, scambiava il suo numero con almeno una decina di partecipanti interessate e determinate a continuare con più comodo altrove, subito o comunque in altre occasioni. Senza contare che c'era sempre qualcuno che filmava quei momenti di divertimento comunitario e condiviso.

Anche questi rapporti occasionali si erano trasformati in richieste di incontri da far combaciare in qualche modo. Si trasformò in fashion blogger e se ci fu un boom di vendita di stivali neri probabilmente fu a causa sua. Gli chiedevano se preferisse essere calpestato, con un paio di scarpe o con l'altro, inviandogli la foto dell'interessata li indossava davanti alla scarpiera di casa. Alla domanda che tipo di scarpe preferiva, lui citava prima gli stivali poi le decolleté aperte di colore nero e infine Adidas, Nike o similari bianche.

Da lì nelle foto si vedevano le ragazze nei negozi di calzature che provavano le tali scarpe stilando una sorta di preferenza. Anche queste cose più o meno banali lo facevano impazzire per quelle ragazze.

 

Era in viaggio da qualche ora pensando a quei bei momenti passati, avrebbe dovuto lavorare, ma anche far divertire la parte femminile dell'intero studio di moda, non vedeva l'ora di incontrare quella quindicina di donne e soddisfare anche loro.

Una donna l'aveva contattato da mesi, essendo fuori zona non era mai riuscito a passare da lei, ma con l'occasione, avrebbe fatto un piccola deviazione per andare a trovarla. Dalle foto che aveva mandato, era chiaro che non fosse lei e dalla voce sembrava al cellulare, non essere nemmeno una ragazza giovane. Ben poche persone in chat si descrivevano con precisione, un po' per sicurezza e un po' per quello che Mario chiamava una non accettazione di sé.

Si erano accordati per un incontro in un centro commerciale, Mario, arrivando prima, colse l'occasione per fare un po' di scorte per le prossime settimane, attendendo poi l'ora dell'aperitivo con la persona in questione.

"Ti prego non andartene quando mi vedrai!" gli aveva scritto in un messaggio poco prima dell'appuntamento.

"Non me ne andrei nemmeno tu fossi un uomo" rispose tranquillo al messaggio. Mario sapeva che la persona che aveva conosciuto tramite messaggi ed email non era quella delle immagini, se lo sentiva ed era preparato a questa evenienza.

"Mi prometti di non fare scenate?" fu il messaggio seguente. Anche l'avesse fatto cosa sarebbe cambiato, poi non era certo il tipo per fare quelle cose. La cosa che l'avrebbe fatto arrabbiare era un appuntamento mancato, o meglio, gli avrebbe dato fastidio considerando che aveva cambiato il suo percorso per fermarsi proprio da quelle parti.

 

Si trattava di una donna sulla sessantina, alta al massimo un metro e sessanta, altezza dei tacchi degli stivali neri di otto centimetri compresi. In forma per la sua età, sempre che non portasse male gli anni che aveva.

"Ti ho fatto venire per niente" disse la donna.

"Mariangela, è la terza volta che me lo dici!" fece notare Mario mentre finivano l'aperitivo.

"Se avessi saputo che ero una vecchia, non saresti venuto!" ribatté lei.

"Probabilmente no, ma mi sarei perso l'occasione di conoscere una splendida signora" le fece notare Mario.

"Ti ringrazio!" rispose lei.

"Intendevo la cassiera!" disse Mario sorprendendola. La lasciò di stucco qualche istante, mentre la donna cercava la cassiera del bar con lo sguardo.

"Sto scherzando!" scoppiò a ridere Mario. La stava prendendo in giro, una sorta di vendetta per il fatto che non era la persona che si era descritta nei messaggi e nelle mail.

"Dai!" l'aveva redarguito sorridendo.

 

Passarono la serata in compagnia godendosi una bella cenetta a base di pollo al Roadhouse, durante il periodo insieme, nessuno dei due parlò di quello che era lo scopo dell'incontro. La donna non osava andare oltre, soprattutto dopo che l'aveva preso in giro riguardo alla sua persona. A Mario in realtà non importava com'era la persona che incontrava, gli interessava solo che condividesse la sua passione.

A vederli sembravano nonna e nipote, non solo per l'età, anche per il comportamento premuroso di Mario nei confronti della donna, soprattutto dopo che si era aperta con lui e da quando si era sciolta dalla tensione dei primi momenti con Mario, momenti lunghi un paio di ore a dire il vero.

Avevano passato al centro commerciale l'intera serata, l'altoparlante del centro aveva avvisato per la seconda volta che era giunto il momento di chiudere, le serrande dei negozi attorno a loro si stavano abbassando dopo aver fatto uscire l'ultimo cliente.

"Dove hai lasciato l'auto?" domandò Mario.

"Parcheggio blu, quello nel sotterraneo!" rispose lei indicando le scale mobili poco distanti.

"Meglio che andiamo a spostare l'auto sempre che non vuoi lasciarla qui fono all'apertura di domani" le fece notare sorridendo, pensando di passare altri momenti con la donna.

"Hai ragione!" ricambiò il sorriso pensando che tutto si fosse concluso con la chiusura del centro commerciale.

"Ti saluto, è stato un piacere conoscerti, sei veramente un bravo ragazzo!" aggiunse subito dopo Mariangela.

"Devi andare?" domandò Mario.

"Altrimenti mi chiudono dentro!" rispose sorridente, come per fargli notare che era stato lui a suggerire di non farsi chiudere all'interno del parcheggio.

"Ti basta portare nel parcheggio esterno l'auto, ti consiglio quello giallo!" suggerì Mario facendole l'occhiolino.

"Tu non devi andare?" domandò lei sorridendo al suo gesto.

"No, mi fermerò da qualche parte per la notte, partirò domattina con calma!" rispose lui.

"Conosci un posto dove tranquillo dove poter andare?" domandò mentre si dirigevano verso il parcheggio blu.

"Alla riserva naturale del lago di Montepulciano, fantastica" disse senza esitare, amava quel posto.

"In questo periodo dell'anno sarà il posto più tranquillo al mondo" spiegò la donna pensando alla marea di persone che aveva trovato nei periodi più caldi dell'anno. Mariangela spiegò a Mario come raggiungere il posto, ci era stata tante volte, sapeva bene come e quando andarci, probabilmente anche paracadutata considerando le indicazioni e i riferimenti precisi. Caseggiato giallo a sinistra, poi rotonda terza uscita, strada sterrata trecento metro e sarai arrivato, era meglio di un navigatore.

"Capito, ci vediamo là?" domandò Mario.

"Ora?" rispose lei sorpresa della proposta.

"Sì, sempre che non devi tornare a casa!" spiegò Mario sorridendole. Il rumore dei suoi passi gli era entrato in testa da subito. Se fosse stato per lui si sarebbe steso sotto i suoi stivali da subito nel centro commerciale.

"Pensavo di tornare a casa!" disse lei.

"Ok, come vuoi" non insistette, la salutò gentilmente con un bacio sulla fronte. Mariangela lo abbracciò e continuò da sola verso il posto auto dove aveva parcheggiato.

 

Mario tornato al van si diresse dove Mariangela aveva suggerito, la descrizione del posto sembrava quello che cercava, pace, tranquillità e una sana e lunga dormita prima di riprendere la strada per la sua meta finale.

"Pronto!" squillò il cellulare mentre era diretto verso la riserva.

"Stai andando alla riserva?" domandò Mariangela parlando al cellulare con Mario.

"Certo, mi ha stuzzicato la curiosità quel posto" ammise Mario continuando a seguire le indicazioni impostate sul navigatore incrociandole con i riferimenti precisi citati dalla donna.

"Qualcuno dietro di te sta facendo gli abbaglianti?" domandò la donna.

"Sei tu?" domandò Mario, vedendo i fari dagli specchietti posteriori. Qualche minuto dopo svoltò nella strada sterrata che portava alla riserva con il veicolo della donna che lo seguiva.

 

Raggiunse un'ampia piazzola di parcheggio e si fermò, il veicolo di Mariangela si fermò accanto a lui.

"Posso farti compagnia per un po'?" domandò lei appena scesa dal veicolo andando verso il van del ragazzo.

"Certo, solo se mi fai provare quegli stivali" disse guardando i suoi piedi.

Durante i loro messaggi Mariangela, aveva espresso tante volte di poterli usare su di lui. Mario a sua volta le aveva garantito che sarebbe stato onorato di lasciarglielo fare, se la donna ne avesse avuto voglia lui avrebbe mantenuto la sua promessa.

"Anche se sono una vecchia?" domandò lei che era dispiaciuta per avergli mentito sul suo conto.

"Ti avevo già detto che te l'avrei lasciato fare prima di conoscerti" rispose Mario.

"A parte gli scherzi, non sei obbligato" fece notare Mariangela.

"Nemmeno tu, prego accomodati!" disse aprendole il portellone del van per farla entrare.

"Non posso perdere l'occasione di farmelo calpestare da una bella signora" sorrise seguendo Mariangela nel van.

"Non so nemmeno da che parte iniziare!" fece notare Mariangela imbarazzata una volta nel van.

"Innanzitutto, togliti il giaccone" disse aiutandola prendendo la sua borsa. Appoggiò tutto sul lettone.

"Pronti a divertirci?" domandò Mario rompendo l'attimo d'imbarazzo della donna. Si sedette a terra nel corridoio, la schiena appoggiata al lettone.

"Guarda che è una vita che voglio farlo!" lo mise in guardia lei.

"Ottimo, allora divertiti!" si abbassò i pantaloni e i boxer mettendo il suo pene a sua disposizione.

Salì sul pene subito, senza indecisioni. Si capiva aveva trattenuto la sua voglia da molto tempo. Sembrava aver pianificato ogni mossa nei minimi dettagli, la posizione dei suoi piedi e dei suoi tacchi era sempre ben pensata. Puntigliosa nei minimi dettagli. Piazzava uno dei suoi tacchi, poi il secondo correggendo man mano la loro posizione fin quando non raggiungeva il punto in cui le piaceva di più schiacciare. Piaceva a lei mentre faceva impazzire Mario.

"Godi per me!" disse schiacciando con il piede quell'erezione sempre più dura. Aveva quell'aria sadica, apprezzava quello che stava facendo e sembrava la missione della sua vita schiacciarglielo.

"Ancora!" ordinò dopo che Mario ebbe rilasciato la sua crema sotto i suoi piedi. Lei continuava a schiacciare senza sosta, non c'era quel momento di pausa, dove poter riprendersi e durare più a lungo. L'intento della donna era continuare all'infinito, fu l'impressione di Mario, si sentì fortunato nell'averla incontrata.

"Di nuovo, fino all'ultima goccia" insistette. Dopo tre volte che l'aveva fatto spruzzare, l'aveva svuotato. Continuava intenzionata a capire se riusciva a farne una quarta. Tutte le volte la crema finiva sotto le sue suole continuando l'opera di schiacciamento che non aveva sosta.

Dalla quarta volta, ebbe poca soddisfazione, sembrava aver spruzzato pochissimo, se di spruzzo si poteva parlare, già non lo era dopo la seconda, ma fin quando usciva una qualsiasi cosa, Mariangela avrebbe continuato, con la stessa voglia sadica di schiacciarglielo.

Dopo un'ora e mezza si fermò, non era chiaro se era stanca o se dovesse andarsene per qualche ragione.

"Devo andare!" disse Mariangela smettendo di schiacciarglielo con foga. Gli si era fermata semplicemente sopra in attesa di qualcosa. Finalmente lo guardava in faccia, fino a quel momento era concentrata sul quel pene duro sotto i suoi piedi da spremere fino all'ultima goccia di seme.

"Li posso leccare" disse Mario prendendo la parte posteriore di uno degli stivali sul suo pene. La donna acconsentì gustandosi a pieno il momento in cui la sua lingua partiva dal tacco e percorreva tutta la suola fino alla punta. Mario ripeteva quel passaggio più volte fino quando non avesse leccato completamente la suola e il tacco, prima di passare all'altro stivale.

"Grazie!" disse lei quasi di fretta. Gli ricordò il modo di fare di Lilly. Lo schiacciava fino all'ultimo istante prima di scappare di corsa a prendere il bus per tornare a casa.

"Se non ti dispiace, ci sentiamo domani!" disse prendendo il giaccone e la sua borsa dal lettone dietro il busto di Mario, restando ancora quegli ultimi istanti sul pene che aveva schiacciato con forza fin poco tempo prima.

"Certo, quando vuoi!" esclamò Mario alzandosi dopo che la donna si apprestava a scendere dal van.

"Ciao, è stato fantastico, ancora meglio dei miei sogni!" esclamò salendo in macchina sorridendogli.

Un ultimo cenno di saluto con la mano prima che l'auto partisse.

Un'avventura strana ma quale avventura di Mario non lo era, e non sapeva ancora cosa sarebbe successo una volta arrivato a Roma dalla stilista, lavoro escluso ovviamente.

 

"Dove sei?" domandò Ginevra chiamando al cellulare Mario per l'ennesima volta.

"Digli che lo aspetto per le 21 questa sera a casa mia!" sentì una voce in lontananza suggerire quelle parole alla segretaria.

"Sto arrivando" rispose Mario.

"Ha detto Caterina…" continuò Ginevra.

"Ho sentito che urlava fin da qui!" la interruppe Mario.

"Quindi, me ne devo andare?" domandò Mario irrompendo nell'ufficio seguito da parte dello staff al quale aveva fatto segno di non dire niente.

"Scemo di un fotografo!" disse Caterina andandogli incontro per abbracciarlo e dargli il ben tornato.

"Sei in anticipo!" gli fece notare lei, che tra le sue chiamate e quelle di Ginevra era arrivato di fretta.

"In anticipo?" domandò Mario sorridendo.

"Mi avete chiamato mille volte, sembrava andare a fuoco tutto!" aggiunse ridendo salutando anche Ginevra.

"No, sei arrivato in ritardo, perché sai che ti voglio sempre qui" commentò Caterina sorridendogli smorzando un po' la fretta.

"Avrei potuto risponderti che un fotografo non è mai in ritardo, arriva esattamente quando deve arrivare" disse citando una delle frasi di Gandalf nel film de 'Il Signore degli Anelli'.

"Innanzitutto non sono un hobbit peloso" fece notare Caterina ridendo, aveva colto e riconosciuto la sua citazione.

"Secondo, tu non sei Gandalf, al massimo potresti essere un bellissimo Aragorn" aggiunse continuando con le citazioni.

"Avete finito di fare casino voi tre" entrò Paolo in ufficio riconoscendo la voce di Mario.

"Ma tu sei sempre più figo!" commentò squadrandolo da capo a piedi, lo accolse con una sederata come usavano fare in ufficio.

"Aspetta, li ho portati" disse Mario toccandosi le tasche del giaccone e dei pantaloni.

"Cos'hai portato?" domandò Caterina curiosa, pensando che gli avesse portato un regalo o qualcosa di interessante.

"Gli occhiali di Paolo, ne dovrei avere anche un paio per Mark quando arriva!" rispose facendo ridere tutto lo staff.

"Scemo!" disse Caterina ridendo anche se un po' delusa dallo scherzetto di Mario.

 

Subito lo coinvolsero in un migliaio di idee venute in testa al trio di stilisti. Mario al termine dell'aggiornamento guardò Ginevra come per chiedergli spiegazioni di tante idee. Lei ricambiò con semplice gesto che sostituiva la frase, "cosa ci vuoi fare sono fatti così".

Dopo quel gesto si concentrò nuovamente cercando di riordinare la confusione di proposte che avevano accavallato una sull'altra.

"Fermi tutti!" li bloccò prima che ricominciassero a spiegare in modo caotico le cose.

"Faccio io, mi pare di capire che ci saranno dei lustrini in alcuni degli abiti" cercò di riordinare le idee Mario.

"Poi questa stoffa in particolare, la dobbiamo vedere con le luci del set" disse toccandola e osservando che con la luce del cellulare dava un effetto visivo strano.

"Poi, ci sono altri abiti in più, ma non le modelle per indossarli!" aggiunse memorizzando le loro risposte.

"Sì, altri otto di questa serie e sei di quest'altra" spiegò Mark con calma indicando i due gruppi di disegni sul tavolone delle conferenze.

"Ho delle proposte riguardo alla linea di gioielli e altre per gli accessori" disse Mario, anticipando Paolo che stava ricominciando a elencare quelle cose.

"D'accordo, ci vediamo stasera!" disse Mario uscendo e andando in quella che era la sua postazione di lavoro. Li lasciò di stucco a guardarsi con aria interrogativa.

Iniziò a pensare alle modelle, era la cosa più urgente, considerando che avrebbero dovuto essere presenti per indossare gli abiti e dovevano avere il tempo per raggiungere Roma.

 

"Problema modelle risolto, saranno qui tutte domani per le prove abiti" spiegò a Ginevra che l'aveva aiutato a selezionare quelle arrivate in precedenza.

"Perfetto!" rispose Ginevra sorridendogli.

"Senza coinvolgere le tre teste calde, possiamo vedere accessori e gioielli?" domandò Mario alla segretaria.

"Certo seguimi, sono nell'altro salone" rispose prendendo un mazzo di chiavi.

 

Il salone in questione, ospitava su degli scaffali ben ordinati, una linea di borse, calzature e oggetti femminili, dal fermacapelli al portafoglio, mentre su un altro mobile erano appoggiati tutti i gioielli.

"Sono di plastica o resina" notò subito Mario guardando un gioiello da vicino. Nonostante lo smalto che li ricopriva era chiaro che non erano d'oro o platino, e facendo due più due, aveva capito che quei vetri non erano certo dei diamanti.

"Sono in resina, stampati da quella!" indicò in un angolo una stampante 3D.

"Ok, abbiamo un problema!" disse Mario pensieroso.

"Posso prendere questo?" domandò raccogliendo un pezzo di resina da un bidone.

"Sì, puoi prenderli tutti, saranno da buttare" rispose Ginevra incuriosita da quello che stava facendo.

"Devo uscire, ci vediamo più tardi o questa sera" uscì dal salone portando con sé una decina dei pezzi buttati presi dal barile.

"D'accordo, se Caterina chiede di te?" domandò Ginevra pensierosa seguendolo.

"Dille che sono scappato con i gioielli della corona!" rispose ridendo, recuperò il giaccone e uscì guardando nel frattempo qualcosa sul cellulare.

 

"È appena arrivato e già se ne va?" domandò Caterina quando Ginevra la informò che era uscito.

"Ha detto che è scappato con i gioielli della corona" ripeté le parole del ragazzo.

"Cioè?" domandò ancora la stilista.

"Ha visto i gioielli, ha detto che ci sarebbe stato un problema, ha preso degli scarti dal bidone ed è uscito" spiegò nei dettagli quanto accaduto.

"Problema?" domandò spiegazioni non capendo.

"Non mi ha detto altro!" rispose la segretaria accompagnando le parole con un gesto eloquente delle braccia.

"Problemi risolti, domani farò le prove!" chiamò Ginevra poco prima di cena.

"Ok, riferisco!" rispose semplicemente la segretaria.

 

"Ciao, spero non essere l'ultimo arrivato!" disse Mario quando Caterina gli aprì la porta di casa.

"No, ragazzone, sei il primo, o meglio sei l'aperitivo, il primo, il secondo, il contorno e il dolce!" disse Caterina euforica accogliendolo in casa. L'abbracciò, sembrava essersi fatta una dose di qualcosa di eccitante da quanto era agitata.

"Spero di essere in grado di resistere tanto!" confessò Mario prendendosi l'abbraccio affettuoso dalla stilista.

Sentì subito i tacchi dei suoi stivali picchiare sul terreno provando a ogni suo passo dei continui brividi lungo la schiena. Senza contare che era come sempre affascinante nel suo modo di vestire mostrando il suo fisico senza mai essere volgare.

"Non devi resistere, il tuo compito è farci divertire e per un minimo di esperienza so che sarai bravissimo!" spiegò Caterina incoraggiandolo.

"Appunto, spero di riuscirci!" insistette lui poco convinto.

"Ti spiego la mia idea" disse lei prendendolo per mano gentilmente e accompagnandolo nell'atrio oltre la porta d'ingresso.

"Dovrai accogliere tutte le invitate qui, loro dovranno pulire le scarpe su di te e una volta fatto lasceranno cappotti e borse, in quest'altra stanza" spiegò aprendo una porta comunicante con l'atrio. Mario si affacciò per vedere cosa ci fosse al suo interno oltre a un evidente letto matrimoniale, che suggeriva la presenza di una stanza per gli ospiti, conteneva un grande armadio e una sfilza di appendiabiti.

"Poi quando saranno arrivate tutte, andremo nel salone, non so bene cosa accadrà qui dentro" spiegò sorridendo mentre lo portava nel salone che aveva citato in fondo all'atrio.

C'era già stato in quella casa e in quel salone si ricordava precisamente di non aver visto così tanti divani, poltrone e cuscini attorno a quel grande tappeto orientale al centro della stanza. Le luci, in corridoio erano accese, così nella stanza che faceva da guardaroba, mentre nel salone le luci erano soffuse e dalla filo diffusione, si sentiva una musica rilassante di sottofondo mentre sul gigantesco schermo piatto si vedevano delle forme muoversi seguendo quella stessa musica, era diventata una grande sala relax.

"Qui c'è qualcosa da sgranocchiare e da bere" disse aprendo una porta scorrevole collegata al salone, che portava nella sala da pranzo.

La stanza era leggermente più piccola della sala da dove arrivavano, la luce era abbassata, una via di mezzo tra la luce forte del corridoio e quella soft della sala.

Dire che c'era di tutto era poco, il catering che aveva chiamato aveva preparato ogni ben di Dio, per tutti i gusti, oltre la varietà era evidente anche la quantità. Il tavolo centrale capace di ospitare almeno dieci persone era pieno di cibarie, un mobile e dei carrelli, erano anch'essi pieni di alimenti, un altro ancora ospitava le bevande, vino, spumante, birra.

"Quanti ospiti ci saranno questa sera?" domandò Mario preoccupato nel vedere così tanto cibo. A occhio avrebbe mangiato un esercito con quella quantità di piatti.

"Confermate quarantotto!" rispose Caterina sorridendogli.

"Quarantotto?" domandò Mario.

"Appena?" cercò di sorridere spaventato da tale numero.

"Non era invitato soltanto lo staff?" domandò Mario subito dopo.

"Sì, ma sai come finiscono queste cose, una chiede se può portare un'amica, un'altra la sorella, si fa presto ad arrivare a quarantotto" spiegò Caterina, consapevole di aver esagerato con i numeri degli inviti.

"Infatti, come dire di no!" notò Mario sarcastico. Se avesse messo i manifesti, probabilmente si sarebbero organizzati pullman, treni, navi e aerei da tutto il mondo per venire alla festa, pensò.

"Non vorrei rovinare la festa" confessò pensando alla quantità di invitate mentre lui era da solo.

"Domani, ne faremo una tra intimi, una ventina di persone" aggiunse la stilista per tranquillizzare Mario.

"Poi vedremo come comportarci per il prossimo fine settimana" continuò già pensando al futuro quando Mario non era sicuro di sopravvivere alla serata.

"Poi volevo chiederti se in settimana ti andava di far qualcosa tra di noi!" lo spiazzò ancora una volta, non prevedendo tale richiesta.

"Tu ed io?" domandò Mario guardando la stilista, colto alla sprovvista, gli sembrava strano che la donna volesse incontrarlo da solo.

"Pensavo a un gruppo più ristretto, Ginevra, Laura, Helga, Chiara, Francesca, Debora, Valentina e Samuela" elencò le invitate contandole con le dita per non dimenticare nessuna, oltre a lei, ovviamente.

"Comunque, se vuoi fare qualche serata intima noi due soli, volentieri" propose sorridente abbracciandolo scambiando la domanda di Mario per una proposta. Mario la guardò sorridente abbracciando la donna teneramente.

 

Lo accompagnò nella sua camera da letto per togliersi i vestiti per accogliere le ospiti completamente nudo al loro cospetto. Togliendosi quelli riuscì a togliersi qualche paura dovuta dall'ansia da prestazione.

Suonarono i primi ospiti alla porta, Mario venne colto nuovamente da un panico irrefrenabile, gli sembrava di doversi mettere sulle rotaie con un treno merci in arrivo.

"Se senti freddo dimmelo, alzo il riscaldamento" disse Caterina preoccupatasi della temperatura, che in altri modi tra poco sarebbe diventata bollente all'interno di quella casa.

Si sdraiò al limitare del tappeto nell'atrio mentre a flusso continuo arrivavano le invitate, già ai primi tocchi il suo pene si sporcò ripulendo in parte le suole delle ospiti, ancor più velocemente gli diventò duro.

Qualche invitata si eccitò prima ancora di salire sull'erezione di Mario, vedendo soltanto il pene compresso e sporcato dalla collega che la precedeva. Una volta usato lo zerbino, il processo di pulizia delle suole continuava usando la lingua di quel ragazzone per completarne la pulizia. Qualcuna che gradiva il trattamento si soffermava in uno o su entrambi i punti fissi di passaggio obbligato, altre con la scusa di farsele ripulire ritornavano una seconda volta, ripartendo per il giro completo, solo per il gusto di schiacciarglielo e farsi leccare le scarpe da lui. Per ultima anche Caterina passò per il servizio pulizia, quando leccò le sue suole, si accorse che, anche lei, come altre non indossavano l'intimo sotto la gonna, l'eccitazione di Mario saliva alle stelle.

 

Come un gregge erano sciamate tutte nella sala, Mario le seguì mettendosi a loro disposizione, la cosa più gettonata era il calpestamento di quell'erezione che piaceva a tutte schiacciare, vederlo compresso sotto il loro piedi, sotto tutto il loro peso corporeo era una cosa che piaceva a lui, ma molto anche a loro, soprattutto dopo che Caterina suggerì di farlo lo stesso in due, memore della sua esperienza precedente con Caterina, che poi diventarono tre, quando si accorsero che se si sistemavano meglio, con un piede a testa ci stavano anche in tre persone.

Spirito di emulazione del gregge, quando una si lanciava in un'idea soddisfacendo una sua voglia o curiosità, il gregge segue quell'idea provando tutte la stessa esperienza. All'inizio, queste idee, erano limitate dal pudore, dal timore e forse dalla fantasia. Quando Caterina andò, con il permesso di Mario, a prendere il cellulare dove aveva visto le foto del blog, soprattutto vedendo le ultime foto e clip aggiunte, il timore e il pudore scomparvero al volo, dando spazio anche alla fantasia e alla voglia sadica di usare quel corpo per il loro piacere.

Poteva Mario rifiutarsi o negare qualcosa al folto gruppo? No, nemmeno se l'avesse voluto probabilmente.

La sala iniziò a illuminarsi di flash dei cellulari per immortalare quei momenti. Qualcuna, arrivò a maledire la scelta delle calzature per la serata, quando vollero che Mario si infilasse i loro tacchi nell'uretra. Ovviamente più era sottile più a fondo entrava facendo eccitare ulteriormente le ospiti e Mario stesso. Veniva incitato a farli entrare sempre più a fondo, provando a farne entrare più di uno, lavoro certosino e molto delicato perché tutti i presenti erano consapevoli che avrebbero potuto fargli del male.

Quando lo appoggiò su un tavolino, i tacchi con una forma più grande, erano utilissimi per schiacciare quel glande rigonfio che tutti volevano far esplodere di piacere. A questo punto, le ragazze con i tacchi sottili consapevoli del dolore che avrebbe provato con le loro punte, si erano accontentate di salirci sopra con la suola. A turno però, lasciarono il loro marchio di garanzia, immortalato per ricordo sui cellulari di tutte le presenti. Vide molte delle presenti toccarsi mentre giocavano in ogni modo con lui.

Molte arrivarono a toccare il limite, qualcuna forse anche a causa dell'alcol si stava togliendo anche gli indumenti, ma se Mario, avesse potuto vedere, si sarebbe accorto che nessuna si era finora allontanata per mangiare o bere qualcosa, catalizzando l'attenzione su quello che avveniva al ragazzone a loro disposizione.

Tale limite portò a osare di più e usare la lingua di Mario, ben disposto a soddisfare anche sotto questo punto di vista tutte le ospiti.

In quel modo portò troppo oltre una delle ospiti, che non si trattenne lasciandosi scappare qualche goccia di liquido dorato. Si scusò imbarazzata, prima che Mario le disse di continuare a liberarsi dei suoi orgasmi e del suo prezioso nettare dorato nella sua bocca. Non l'avesse mai fatto, scatenò lo spirito di gregge, emulazione allo stato puro.

Caterina capendo la situazione, per salvaguardare il tappeto e la stanza, fece trasferire in bagno la comitiva. Il bagno, una piazza d'armi, aveva una doccia molto grande, con tanto di cascata per l'acqua, senza contare a una grande vasca idromassaggio, due lavandini e un paio di mobiletti, nulla d'interessante alla presenza di Mario nudo e disteso sul piatto-doccia pronto a soddisfare le ospiti dentro la doccia con lui. Lo premiarono tutte con i loro liquidi, per quanto possibile li bevve tutti senza sosta, ma riuscire a star dietro a tali voglie era difficile per chiunque. Si trovò con un piede in bocca di una ospite che invitava le colleghe a farle pipì sul piede così da fare da imbuto per la bocca.

Una delle volte che si lasciò andare all'orgasmo fu quando tre delle ospiti gli stavano con un piede sull'erezione e quelle stesse tenevano in braccio o in spalla una collega mentre altre da terra schiacciavano i piedi delle ragazze per aumentare la pressione sul quel pene indistruttibile. Premiò quella pressione con immenso piacere schizzando sotto i piedi delle interessate che vollero farsi ripulire subito dopo.

Si inventarono anche una sorta di prova di forza, una invitata per lato, piede contro piede delle due gareggianti tra i due piedi il pene di Mario. Chi cedeva prima, muscolarmente perdeva, lui vinceva sempre sentendoselo schiacciare in modo imponente dalla forza delle ospiti che usufruivano delle pareti della doccia per far forza mentre lui si impegnava a soddisfare chi voleva usufruire in qualche modo della sua lingua e solo della sua bocca. Dopo la competizione singola, una volta trovata la vincitrice, fu indetta la gara a squadre, tre contro tre, sembrava ovvio a tutte pensando che erano tre il numero di piedi che potevano essere messi comodamente su quella erezione contemporaneamente, in quel modo avevano dall'altro lato i piedi delle rivali a fare forza dal lato opposto. La competizione non era bella se qualcuna facendo finta di niente lasciava qualche orgasmo per ricordo sul pene e sui piedi delle concorrenti.

 

Tutte si lasciarono andare alla passione di quei momenti, lo usarono e lo calpestarono senza sosta, festeggiavano quando, nonostante cercasse di trattenersi, spruzzava sotto i loro piedi. Non aveva mai smesso di leccarli, ripulendoli minuziosamente da quello che li aveva sporcati, sia fosse un suo prodotto o quello di una qualsiasi altra ospite presente ai giochi. Da vestite con le scarpe a senza abiti e senza pudori, un'orgia durante la quale usarono Mario liberamente e senza scrupoli se non quelli nella salvaguardia della salute di Mario e la loro.

Qualcuna si era portata anche i preservativi pensando si arrivasse anche a quello, ma li risparmiò per altre occasioni andando sotto la doccia finale con Mario a disposizione anche per farsi lavare decisamente esausta e soddisfatta.

A festa conclusa, prima di andarsene aspettarono che Mario uscisse dalla doccia avvolto da un asciugamano, era stato chiamato da Ginevra perché le ospiti di Caterina volevano gentilmente salutarlo, ringraziarlo, toccarlo un'ultima volta e omaggiarlo con un bacio e qualche banconota.

"Voglio dirvi una cosa prima di salutarvi!" disse quando una delle ospiti infilò la prima banconota nell'asciugamano cercando di non farsi notare. Aveva attirato l'attenzione di tutte con quell'annuncio, non aveva parlato molto quella sera, per ovvie ragioni la sua bocca e la sua lingua erano occupate altrimenti.

"Innanzitutto voglio ringraziarvi per questa serata e ringraziare Caterina che l'ha resa possibile" disse attirando le urla di gioia delle ospiti.

"Spero che vi siate divertite, come spero di avervi aiutato a passare una serata piacevole in compagnia" aggiunse sorridendo guardandosi attorno, essendo due metri di persona, non faticava certo a guardare ognuna negli occhi.

"Sono invitato a partecipare da Caterina, lei lo sa bene che amo queste cose e non so farne a meno!" confessò a beneficio di tutte.

"Da oggi, nemmeno noi!" urlarono alcune delle presenti scatenando cenni di assenso e risate da parte delle presenti.

"Se ci saranno altri momenti di questo tipo, sarò felice di parteciparvi, ma voglio dirvi un'altra cosa e spero di non offendervi" disse appena ci fu un attimo di silenzio.

"Io non voglio essere pagato, sono qui per essere usato per il vostro piacere e a soddisfazione delle vostre voglie, considerate la vostra eccitazione e tutto quello che ne consegue come il mio onorario per queste serate, più sono bravo, più mi pagherete in questo modo" spiegò in tono sereno e calmo.

"Prenderò i vostri sorrisi e i vostri abbracci, come quelli che mi state offrendo, come mancia come apprezzamento per aver passato una serata fantastica insieme a voi!" concluse sorridendole.

"Ma niente, non si discute!" fermò le proteste di Caterina, sapendo già dove volesse arrivare.

"Se volete qualcuno da pagare con moneta sonante, sono sicuro che ne troverete tanti e migliori di me, ve lo assicuro" guardò serio la stilista bloccando ogni suo intervento.

Continuarono gli abbracci, i baci, i ringraziamenti e infine i saluti e gli arrivederci. Una volta rimasto solo con Caterina e Ginevra, sapeva già di dover affrontare un'altra battaglia riguardo il suo onorario. Come Caterina aprì bocca a riguardo la interruppe.

"O così o vi trovate qualcun altro!" le minacciò ancora zittendole entrambi alleate con lo stesso intento.

"A me sta anche bene farli ogni sera questi festini" disse ancora avvolto dall'asciugamano.

"Io adoro queste cose e non ne ho mai abbastanza, ma non voglio essere pagato da nessuna di voi!" precisò, quando si accorse di essere poco credibile in asciugamano davanti a quelle splendide donne, ai piedi sotto i quali avrebbe passato ancora tutta la notte, non solo, tutta la vita, come con tutte le donne, giovani e meno giovani, con cui aveva avuto la possibilità di stare. Si rivestì sotto i loro occhi, l'avevano seguito fino in camera, le abbracciò con qualche dolce coccola, dandogli appuntamento al giorno dopo.

 

Passò i mesi a Roma a farsi calpestare quasi ogni sera, qualcuna, Caterina soprattutto approfittò di lui anche in ufficio con la presenza di qualche altra donna dello staff, altre trovarono modo di farlo in magazzino o in altri posti della struttura. Alcune facevano cadere qualcosa sotto la scrivania con la scusa di farsela raccogliere da Mario che senza farsi notare leccava le loro suole.

Il clima sereno, senza stress portò all'ennesimo successo della casa di moda, facendo felici gli stilisti e tutto il personale. Secondo Caterina, il successo era dovuto anche a un calo dello stress sfogato con Mario.

 

Terminato l'evento, la festa di chiusura, quella non ufficiale con Mario a disposizione del divertimento altrui lo lasciò un po' triste. Aveva paura che, concluso l'anno scolastico, finita l'estate, terminato il lavoro, terminate le feste o anche solo terminato un qualsiasi evento di quel tipo con una o più persone a condividere quella passione, quel fantastico sogno che aveva vissuto svanisse. Le sue esperienze passate gli insegnavano sempre la stessa cosa, le cose belle come i sogni scompaiono nel nulla.

 

Gli venne in mente una pubblicità mentre era da solo nel letto del suo van a ripensare agli eventi di quei mesi appena passati, l'aveva appena notata inconsciamente da qualche parte, l'immobiliare Immobildream nel suo slogan diceva: "Non vendiamo sogni, ma solide realtà". I sogni svaniscono o restano tali e spesso irrealizzabili e irrealizzati ragionò.

"Io, non vorrei sogni, ma solide realtà" pensò prima di addormentarsi.

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