SEsSOLOFOSSE - Capitolo 3, Strani incontri

  • Scritto da TicToc Heel il 01/04/2021 - 17:44
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Vide un ombrello nero dirigersi verso di lui, era ancora dietro la siepe, guardò se ci fosse qualche auto in sosta nel parcheggio dalle sue parti. Notò invece che le pozze si erano unite a formare una sorta di laghetto proprio nei dintorni del van stesso, forse era fin troppo fortunato che non si fossero estese fin davanti al suo portellone.

Non vedendo alcun veicolo pensò fosse un pedone che suo malgrado, dovesse andare da qualche parte preventivando una sorta di doccia non prevista. Seguì l'ombrello distrattamente, quasi incurante del suo percorso mandando qualche messaggio a Silvia che si era premurata di chiedergli dove si trovasse durante quella sorta di bomba d'acqua.

 

"Scusa!" sentì in modo ovattato seguito a un bussare al finestrino accanto alla dinette. Una persona sotto lo stesso ombrello nero che aveva visto poco prima. Mario l'aprì appena la finestra per sentire meglio attento a non far piovere dentro considerando che il vento spingeva proprio da quel lato.

"Mi puoi ospitare fin quando smette di piovere?" domandò una donna con una voce molto strana, semi nascosta dall'ombrello. Quello che era più facilmente visibile era che indossava una minigonna nera, che terminava poco sotto i fianchi, con sopra una maglietta corta, appena sotto i seni, che metteva in mostra l'ombelico dal quale era evidente un piercing. L'ombrello copriva ancora parte del volto, fisicamente per quello che lasciava vedere sembrava una bella ragazza. Era sentirla parlare che suonava strano, aveva un accento straniero, orientale probabilmente, ma non era quella la stranezza, riguardava il timbro della voce.

La ragazza alzò l'ombrello leggermente per guardare il suo interlocutore nel van che cercava di capire chi fosse, notò i suoi capelli lunghi neri arrivare fino alle spalle forse fino a metà schiena.

"Gira dall'altro lato, ti apro" disse Mario accompagnando le parole con un gesto eloquente. Seguì il percorso della ragazza davanti al van dove sembrava dall'atteggiamento che camminasse sulle punte dei piedi facendo passi lunghi probabilmente cercando di saltare le pozze o molto più probabile andando dove dava l'impressione che l'acqua fosse più bassa.

Come la vide raggiungere il portellone, l'aprì per farla entrare. Salì sul veicolo voltandosi per chiudere l'ombrello.

"Grazie caro!" disse voltandosi avvolgendo l'ombrello con il nastrino per chiuderlo. Ora senza ombrello a coprirla si poteva vedere il suo volto dai tipici tratti orientali confermando il suo accento particolare. Il timbro della sua voce era come un accordo sbagliato di uno strumento, soprattutto guardandola, aveva un corpicino minuto e ben armonioso in ogni sua parte, lineamenti molto graziosi e degli occhi scuri in cui ci si poteva perdere. Difficile darle un'età, nonostante avesse avuto a che fare con modelle orientali, avrebbe dato delle ventenni a una quindicenne e viceversa, sotto quest'aspetto era completamente inaffidabile, nonostante questo stimò avesse diciotto o forse vent'anni. La squadrava con gli occhi, era completamente inzuppata, come se avesse attraversato le pozzanghere a nuoto, gli stessi capelli lisci lasciavano cadere qualche goccia. Di nuovo nel guardarla gli tornava alla mente quell'accordo stonato che era la sua voce, a guardarla probabilmente era l'unico difetto, se uno avesse voluto fare il puntiglioso.

"Sono bagnata" disse con un sorriso amaro guardando le gocce gocciolare sul suo corpo, effettivamente, avrebbe vinto anche miss maglietta bagnata, pensò Mario vedendo i capezzoli della ragazza sotto la maglietta.

Mario le prese gentilmente l'ombrello che aveva ancora in mano e l'appoggiò appena all'ingresso del portellone laterale così che si sarebbe ricordata di portarlo via una volta che fosse andata via.

"Accomodati" disse Mario indicando il sedile del passeggero sul quale aveva appena appoggiando un asciugamano così da non bagnarlo. Ne prese subito un altro da un armadietto sul retro consegnandolo alla ragazza per asciugarsi un po' ovunque.

"Il tuo ombrello l'ho appoggiato qui" indicò Mario facendolo notare anche alla ragazza. Considerando che lui aveva smesso di usarli dopo che aveva lasciato il suo ultimo ombrello da qualche parte non meglio precisata, quelle parole servivano come una sorta di promemoria per entrambi a non dimenticarlo sul van.

"Grazie tesoro" sorrise gentilmente la ragazza, facendo suonare ancora quell'accordo stonato, mentre si asciugava le braccia.

Lui non le toglieva gli occhi di dosso, sembrava quasi fotografandola con lo sguardo. Si passò l'asciugamano sulle esili gambe e lo sguardo di Mario seguiva i suoi movimenti fino a fermarsi ai piedi.

"Ti piacciono le mie scarpe?" domandò la ragazza notando che Mario seduto sul divanetto davanti a lei, fissava quella parte del corpo. Indossava dei bellissimi sandali neri, che risaltavano sulla sua carnagione chiara, con un tacco a spillo di una decina di centimetri. Il fatto che non aveva le unghie dei piedi con lo smalto gli fece tornare in mente i piedini di Silvia, candidi e ben armoniosi.

La spigliatezza della ragazza, unito al suo abbigliamento molto, ma molto provocante, soprattutto bagnato, gli aveva fatto capire che non era una banale ragazza di passaggio o che era stata sorpresa dal nubifragio mentre passeggiava tranquillamente, arrivò alla conclusione che quel parcheggio fosse una sorta di ufficio all'aperto per la ragazza.

"Sì, ti stanno bene!" confermò Mario alzando lo sguardo a fatica percorrendo tutto il corpicino della ragazza fino a raggiungere i suoi occhi.

"Se vuoi, possiamo giocare con i piedi!" esclamò la ragazza in modo malizioso. Mario sembrò scorgere un sorriso d'intesa sul volto della ragazza. Inutile girarci attorno, le ragazze che svolgevano quella professione, soprattutto se lo facevano da un po' capivano al volo quello che avrebbe voluto fare un uomo con loro. Forse più facilmente, ogni donna lo capiva e ne era consapevole. Gli occhi caddero nuovamente in quel punto sulle estremità della ragazza che ora distrattamente aveva iniziato a passarsi l'asciugamano sulla testa togliendo quelle gocce che percorrendogli i capelli finivano sulla maglietta ormai da strizzare.

Non lo faceva apposta, era la sua natura, fin da piccolo, che lo portava a guardare le estremità inferiori di una qualsiasi ragazza prima di guardarla negli occhi. Capitava spesso quando incontrava una ragazza con i piedi interessanti, forse meglio definirli eccitanti, non saliva nemmeno con lo sguardo per guardare il volto della proprietaria di quello spettacolo. Probabilmente se tutto il genere femminile girasse a piedi scalzi, riconoscerebbe ogni ragazza guardando solo quella parte del corpo.

Aveva accavallato le gambe iniziando a fare dondolare il piede di quella che aveva sovrapposto catturando l'attenzione su quella. Il movimento consentiva a Mario di notare la suola un po' consumata dall'utilizzo.

"Ti piace farti schiacciare?" domandò lei dopo un po' accorgendosi che il ragazzone che aveva di fronte aveva perso la parola, sembrando quasi ipnotizzato da quel movimento. Comunque, aveva fatto centro, probabilmente l'aveva scritto in faccia che la cosa l'avrebbe interessato parecchio. Come diavolo faceva a capirlo così facilmente? Non osò dire altro, non ce n'era bisogno considerando che per quella sua ospite sembrava un libro aperto.

"Se vuoi, te li faccio leccare!" lo provocò di nuovo confermando che lo leggeva nel pensiero mentre continuava il suo dondolio ipnotizzante.

"Se mi dai 70 facciamo i giochi che vuoi, sono molto brava con piedi" arrivò al dunque confermando l'idea che si era fatto Mario. Come la sua voce, quella proposta, lanciata in quel momento, stonava ancora una volta. L'aveva preso all'amo come un pesce, ma con quelle frasi era come se il pesce si fosse slamato mangiandosi l'esca. Nonostante la nota dolente, si sentiva eccitato da quelle scarpe e quei piedini candidi.

"Facciamo che me ne devi 100 per l'ospitalità!" ribatté Mario con un sorriso, mentre il suo sguardo era tornato sul volto della ragazza. Con quelle parole le voleva far capire che il pesce se n'era andato e che, tra le righe, sarebbe potuta stare fino a fine temporale.

"Non ho 100!" disse preoccupata sgranando gli occhi. Non aveva capito che Mario stava scherzando e l'avrebbe ospitata per gentilezza e non per soldi, ripensandoci poteva essere chiaro a qualsiasi ragazza italiana, probabilmente una straniera, che faticava con l'italiano, non avrebbe colto la sfumatura della frase. Magari, anche la professione che svolgeva contribuiva a non fargliela cogliere. Lui le sorrise come per rassicurarla.

 

Nel frattempo fuori si stava scatenando il temporale, i lampi sembravano cadere poco distante considerando che il tuono che seguiva arrivava qualche frazione di secondo dopo con un grande boato tale da far tremare il van. Per fortuna non cadeva grandine, anche se le grosse gocce facevano un rumore particolare colpendo il tetto del van.

 

"Mi chiamo Mario" si presentò Mario porgendo la mano sorridente. Aveva interrotto il silenzio tra di loro, già spezzato dai tuoni sopra di loro.

"Io Natasia!" rispose la ragazza allungando la mano. Le sue dita affusolate e perfettamente curate erano completamente fredde e umide, sembrava quasi avesse tenuto in mano fino a poco prima dei cubetti di ghiaccio.

"Hai le mani gelate" notò Mario tendendo anche l'altra per riscaldare la mano che stava ancora tenendo nell'altra. La ragazza sorrise distendendo il braccio porgendo anche l'altra mano che lui accolse gentilmente tra le sue per scaldargliela dolcemente.

"Sei caldo!" constatò lei apprezzando il calore delle mani che scaldavano le sue. Mario riprese a squadrarla completamente mentre scaldava le sue mani.

 

"Posso stare in questo parcheggio questa notte?" domandò Mario. Sapeva che chi lavorava per strada aveva una propria zona e che se ti fermavi da quelle parti, non andava bene. Gli era già successo di essere allontanato anche in malo modo da qualcuna di quelle ragazze.

"Io lavoro nell'altro parcheggio" spiegò la ragazza. Essendo così grande e piuttosto isolato come posto era immaginabile che lo condividesse con un'altra ragazza, un po' per sicurezza e un po' per farsi compagnia durante la giornata.

"Arriva una mia amica, devi chiedere a lei!" aggiunse poco dopo. Aveva ritratto le mani prendendo il cellulare dalla sua borsetta poco più grande del cellulare stesso. Scriveva un messaggio dietro l'altro, era chiaro che c'era un botta e risposta tra due persone. Le sue dita esili si spostavano rapidamente sullo schermo componendo le parole in chissà quale lingua orientale. La ragazza si guardò in giro all'esterno del van, nella stessa direzione da dove era arrivata lei. Dietro le siepi si scorse un ombrello rosso, era ancora nascosta la persona che lo portava. Pochi secondi dopo passò un bus che creò l'onda aumentando l'allagamento del parcheggio. L'ombrello era chiaro che si stava dirigendo verso il van.

"È lei, apri!" ordinò la ragazza seguendo l'amica con lo sguardo. Mario aveva capito che avrebbe dovuto chiedere il permesso alla ragazza quando fosse arrivata, non che era in arrivo in quell'istante per chiederglielo. La vide, come aveva fatto in precedenza a Natasia, saltellare cercando di evitare le pozze, gesto ormai inutile notando il lago nel parcheggio.

Appena fu in prossimità Mario, che si era alzato, le aprì il portellone accogliendo la nuova arrivata. Un'altra ragazza dai tratti orientali apparve in tutto il suo splendore, se Natasia era una bella ragazza, questa lo era di più. Anche lei con i capelli neri oltre le spalle, gli occhi scuri ancor più belli di quelli dell'amica che l'aveva preceduta. Indossava abiti succinti completamente bagnati, un po' come quelli di Natasia, aveva però una maglia blu che gli arrivava all'ombelico e una gonnellina similare. Al contrario, la nuova arrivata, indossava degli stivali sopra al ginocchio palesemente bagnati come tutto il resto del vestiario.

Le due ragazze si parlarono nella loro lingua, incomprensibile alle orecchie di Mario, mentre andava a procurare un altro paio di asciugamani, uno per farla sedere al posto di guida e uno per asciugarsi.

Abbassò il tavolino appoggiando il suo cellulare sul divanetto dove si era accomodato in precedenza, distese un asciugamano sul sedile e invitò la nuova ragazza ad accomodarsi consegnandole anche un secondo asciugamano per asciugarsi.

 

Dopo le dovute presentazioni, dove Mario si accorse delle mani gelate anche della nuova arrivata, si accomodò sul divanetto. Si propose di scaldare anche a lei le mani e accettò di buon grado. Anche Lilly, il nome della ragazza che li aveva raggiunti nel van, aveva le mani curate e affusolate come l'amica.

"Posso fermarmi in questo parcheggio questa notte?" domandò Mario anche a lei mentre teneva tra le sue le mani della ragazza. Nuovamente le due ragazze si scambiarono qualche parola tra di loro utilizzando la loro lingua. A Mario inevitabilmente caddero gli occhi sui piedi della ragazza, iniziando poi a rimbalzare dai piedi di una nei sandali e in quelli dell'altra fasciati dagli stivali neri.

 

"Ti piacciono i miei stivali?" domandò la ragazza accavallando le gambe facendo ondeggiare il piede come non aveva mai smesso di fare l'amica. L'accento orientale c'era, la voce era soave e adatta alla ragazza che aveva di fronte, perfetta si diceva Mario.

"Sì, molto!" come poteva negarlo. Ormai non si stupiva di essere beccato nei suoi interessi. Oltretutto Natasia avrebbe potuto suggerirgli la cosa durante i dialoghi nella loro lingua.

"Sono molto brava con i piedi!" il senso della frase era quello. Entrambe le ragazze quando formulavano frasi più complesse e lunghe, sbagliavano a utilizzare l'italiano, non che Mario fosse un genio in grammatica, ma qualcosa nelle sue parole suonava sbagliato a chiunque.

Allungò la gamba che stava facendo ondeggiare ipnotizzando Mario, sembrò volerla appoggiare tra le gambe di Mario. Lui la fermò prendendo la caviglia della ragazza tra le sue mani. I suoi stivali, al tatto, erano bagnati e freddi. Nel toccarli si eccitò, in verità lo era già da quando Natasia aveva iniziato a sventolare il suo piedino. Lo sguardo di Mario si posò prima sul piede della ragazza che aveva tra le mani e poi nei suoi occhioni scuri.

Sospinse delicatamente il piede portandolo a contatto delle parti intime del ragazzone che aveva di fronte. Al tocco la sua erezione era in crescendo.

"Ti piace se schiaccio?" domandò Lilly maliziosamente con un sorriso. Sentiva chiaramente tramite il piede che lo stava eccitando.

"Si!" confermò lui, non poteva nasconderlo. Negarlo era come voler nascondere un elefante dietro a un dito.

"Facciamo 100 tutte due!" propose Lilly cercando di convincerlo spingendo con il suo piedino sull'erezione.

A quel punto non fu chiaro se Natasia avesse chiamato in soccorso l'amica per aiutarla a pagare il suo debito per il riparo e gli asciugamani, o se parlando si erano messe d'accordo per stare in quel van al coperto dalla pioggia che non accennava a smettere.

"Che cosa fate per 100?" le provocò Mario cercando di capire le loro intenzioni. Le due elencarono una sfilza di prestazioni, quasi meccanicamente, probabilmente una filastrocca imparata a memoria da sfoderare agli eventuali clienti. Non disse nient'altro Mario, il tocco del piedino da quelle parti era molto invitante e la spinta che Lilly imprimeva sembrava fatta proprio per convincerlo ad accettare.

"Se volete stare qui, sono 150!" le provocò nuovamente guardandole negli occhi.

"Vi ho fatto lo sconto di 50!" sottolineò sorridendo loro.

Le due ragazze si consultarono per qualche minuto, forse cercando di capire come uscirne da questa situazione.

"Tutta la notte?" domandò Natasia chiedendo un chiarimento più che giustificato.

"Fin quando non smette di piovere, se volete!" spiegò Mario alle due ragazze che ripresero a ragionare sulla risposta guardando l'ora sul loro cellulare.

"Oppure se volete, vi porto a casa anche adesso" propose Mario tranquillamente. Sentendo quelle parole di nuovo guardarono l'ora e si consultarono.

"Noi molto brave" cercò di convincerlo Natasia alzando il piede e appoggiandolo accanto a quello dell'amica che non aveva smesso di comprimere l'erezione di Mario sopra i pantaloni. Lui appoggiò le mani anche sul piede dell'altra ragazza. Se lo stivale era umido e freddo, lo era anche il piedino di Natasia. Mentre lei aveva iniziato a spingere lui glielo scaldava appoggiandogli sopra le mani.

 

Avevano preso la contrattazione con serietà, era partito come uno scherzo da parte di Mario, che aveva accolto la prima ragazza, diventando proprio una sorta di baratto.

I loro piedi lo incalzavano spingendo tra le sue gambe, le ragazze stesse si accorsero che gli stavano sporcando i pantaloni con le loro scarpe bagnate e sporche e glielo fecero notare spostando i loro piedi per lo sconcerto di Mario. Parlarono ancora tra di loro qualche istante.

"Togli pantaloni!" ordinò Lilly proprio sull'esplosione di un tuono sopra di loro che li fece sobbalzare dallo spavento. Sembrava quasi a preannunciare una frase ad effetto.

"Facciamo tutto gratis" aggiunse subito attendendo una risposta dal ragazzone davanti a lei. Fuori il cielo si era fatto ancora più buio, proprio mentre cadevano goccioloni sempre più grossi da staccare le foglie degli alberi soprastanti il van colpite da tale forza della natura.

"Voi fate gratis ed io vi ospito gratis?" domandò lui cercando di capire la loro proposta. Si eccitò, non poteva perdere quest'occasione.

"Sì, togli i pantaloni!" insistette la ragazza quasi impaziente che lo facesse. Se li slacciò e alzandosi in piedi davanti a loro li fece scivolare lungo le gambe insieme ai boxer. Subito le due ragazze allungarono le gambe per raggiungere quell'erezione che avevano provato a schiacciare entrambi quando era ancora nascosta dai pantaloni.

Accolse i loro piedi tenendoli dietro il tallone con entrambe le mani e si appoggiò sotto le loro suole strofinando il suo pene in erezione.

 

"Siediti a terra" ordinò Lilly autoritaria. Lui obbedì consapevole che avrebbero iniziato a giocare con lui e il suo pene. I loro piedini seguirono ogni movimento continuando a toccarglielo fin quando non si sedette a terra. Si sistemò al posto del tavolino che aveva chiuso e sul quale aveva appoggiato la schiena.

"Piace?" domandò Natasia spingendo con il suo piede proprio sulla punta dell'erezione. Entrambe avevano trovato posto, dove schiacciare e iniziarono a muovere i loro piedi su di lui creando quel piacevole effetto zerbino che lui amava tanto, e lo sporco che gli si accumulava sopra ne era la prova.

"Sì!" confermò molto eccitato, la sua erezione era la prova tangibile di questa verità.

 

Lilly fu la prima ad alzarsi in piedi per schiacciarglielo con tutto il suo peso e mentre spingeva con forza sul pene, lo guardava al contrario Mario era concentrato a guardare i movimenti dei suoi stivali. Natasia l'aveva lasciata fare spostandosi e alzandosi in attesa di dare il suo contributo al gioco. Attese qualche minuto restando da parte. In un secondo momento salì insieme all'amica sfoggiando con lei il loro lato sadico schiacciandoglielo insieme.

Mentre Lilly infieriva con i tacchi sulla base dell'erezione, Natasia usava invece, le suole sul glande rigonfio di Mario. Era una fortuna perché se avesse fatto così forte come Lilly, che aveva tacchi di una superfice maggiore, lei con i suoi tacchi a spillo ne avrebbe fatto uno spiedino.

Restò sulla cappella con un solo piede facendo impazzire di piacere Mario, l'iniziò a muovere come se dovesse spegnere una sigaretta sotto la suola, premette con forza e iniziò a muovere la suola con un andamento semicircolare.

"Lecca!" ordinò Natasia sollevando un piede all'altezza della bocca di Mario mentre con l'altro era in equilibrio sul glande rigonfio. Per evitare di cadere si era appoggiata agli armadietti e alla parete che aveva davanti a lei. Anche Lilly fece lo stesso gesto, un piede schiacciava mentre offriva l'altro alla bocca di Mario.

"Lecca!" ripeté anche lei. Come non farlo, era un'occasione così ghiotta, che non ci pensò due volte. Passò accuratamente la lingua sotto le loro suole facendo una pulizia accurata arrivando fino alla base del tacco.

Faceva aderire la sua lingua completamente alla suola ripulendola da quello che era rimasto dopo il loro passaggio sullo zerbino.

"Apri bocca!" ordinò Lilly vedendolo così dedito a leccare le loro suole. Ancora una volta davanti a un ordine del genere, e in una situazione di quel tipo, non si sarebbe mai rifiutato di farlo. L'aprì subito ricevendo subito lo stivale della ragazza in bocca. Fu chiaro che non era sufficiente per lei quella piccola porzione entrata all'interno della bocca, spinse facendo indietreggiare la testa di Mario contro la parete dietro di lui. In quella posizione non poteva scappare oltre e il piede entrò più a fondo, subito la lingua si mise subito in moto leccando la suola. Non trovando più una lingua da utilizzare Natasia pensò bene di appoggiare il proprio piede sul volto di Mario accanto a quello dell'amica comodamente inserito nella bocca.

 

"Succia il tacco!" ordinò Lilly togliendo lo stivale dalla bocca e infilandoci il suo tacco. La parola che aveva usato lo faceva impazzire. Un mix tra le parole succhia e ciuccia. Parola che a Mario si fissò nella mente appena la sentì.

"Succia!" rincarò la dose anche Natasia infilando anche il suo tacco sottile insieme con quello più grosso dell'amica. Muovevano i loro tacchi avanti e indietro nella sua bocca come se fosse un rito strano per Mario. Non si preoccupava, la parola 'succia' e il loro peso sul suo membro sempre più duro lo stavano facendo impazzire.

"TI piace succiare?" domandò Natasia continuando a entrare e uscire dalla sua bocca con il tacco. Era evidente la sua dedizione nel farlo, incoraggiato dai loro bei piedi, senza dimenticare quella parola che gli pulsava nella testa.

"Si!" ammise Mario in un momento in cui i tacchi uscirono dalla bocca dandogli modo di parlare. Non lo poteva negare, l'eccitazione era aumentata e lo sentivano anche loro che gli stavano sopra con il loro peso, a due belle ragazze che glielo schiacciavano così piacevolmente, avrebbe concesso tutto. Tolsero entrambi i loro piedi dalla bocca di Mario cambiando di posizione anche sulla sua erezione, Lilly salì nuovamente sul membro schiacciandolo con entrambi i tacchi. Lui guardava i suoi stivali al lavoro, quei movimenti lo avevano ipnotizzato oltre a farlo impazzire più di quanto avessero fatto in precedenza. Portò la testa all'indietro eccitato come se stesse per scoppiare. Natasia passò davanti alla compagna salendo sul corpo di Mario mettendo un solo piede su quello che rimaneva libero dai tacchi dell'amica, la cappella. Alzò l'altro, la posizione assunta, la sbilanciava in avanti, avvicinando il bacino al volto di Mario, movimento che allo stesso tempo sembrava aver accentuato la pressione della sua suola proprio in quel punto, si accorse dopo che stava sollevando l'altra gamba rimanendo in appoggio solo su quella che lo schiacciava.

"Apri bocca" gli disse Natasia dopo aver appoggiato il piede sulla spalla. Lui la guardava negli occhi eccitato dal loro schiacciare come per implorarla di fargli succhiare il piede intero. Lei prese la testa di Mario con una mano spingendola contro la parete ancora una volta. Lo sguardo magnetico della ragazza l'aveva catturato, la sua attenzione era rivolta agli occhi scuri e a mandorla di Natasia.

"Succia!" ordinò, mettendogli in bocca qualcos'altro che non era il suo piede o la sua scarpa. Certo era duro, e gli entrava e usciva dalla bocca seguendo il movimento del bacino di quello che ormai era certo non fosse una ragazza nonostante l'aspetto non lo facesse sospettare. La lasciò fare, perché era scombussolato forse, o perché era eccitato a tal punto che avrebbe concesso di fare anche quello mentre glielo schiacciavano con i loro piedi. Non l'aveva mai fatto, nemmeno gli era mai passato per la mente di fare una cosa del genere.

"Succia bene!" insisteva con quella parola, così come insisteva con il movimento avanti e indietro nella sua bocca. Capì in quel momento la similitudine con il movimento dei tacchi nella sua bocca. Serrò le labbra attorno a quello che gli aveva infilato in bocca Natasia, come aveva fatto con i loro tacchi. Nella sua testa non osava ammettere cosa fosse quello che aveva in bocca, era certo soltanto che non era un tacco o un piede, in quel momento capiva soltanto che glielo stavano schiacciando eccitandolo sempre di più.

Ipnotizzato dal piacere stesso che le due ragazze gli procuravano iniziò a succhiare, come Natasia gli continuava a ordinare.

Ci giocò con la lingua massaggiando il glande che aveva in quel momento aveva in bocca, cercò di spingere la punta della lingua nel buchino dell'uretra come per tappargliela, nel frattempo continuava a succhiare come se fosse una grande cannuccia dalla quale aspirare una bibita. Lo sentì gonfiarsi proprio mentre lo aveva in bocca.

Natasia che si era fermata nel suo movimento per lasciarlo succhiare, riprese spingendoglielo in bocca riprendendo il movimento con più foga. Dopo un po' lo tirò fuori velocemente facendo fare alla bocca di Mario una sorta di schioppo come quando si apre una bottiglia di vino con il tappo in sughero.

Fu in quel momento che vide chiaramente quello che gli aveva messo in bocca. Sollevando la gonna per usare la sua bocca, poteva vedere che era completamente depilata tra le gambe, glielo sbatté più volte sulle labbra passando poi la cappella lungo tutto il viso. Passò il glande sulle sue labbra cose fosse un lucidalabbra.

Quasi certamente era una pausa per far calare l'eccitazione, così da evitare di terminare i giochi troppo presto per i gusti di Natasia. Le stesse pause che anche a Mario permettevano di prendere fiato quando Silvia glielo calpestava.

Si sfilò il sandalo dal piede che stava appoggiato sulla spalla di Mario lasciandolo cadere sul sedile accanto a loro. Senza preavviso infilò il suo piedino in bocca. Nudo e freddo lo sentì mentre gli entrava in bocca velocemente, se ne accorse subito.

"Succia!" ordinò nuovamente infilando il piede nella bocca più a fondo che poteva facendo andare la testa di Mario contro la parete dietro di lui. Vedeva Natasia masturbarsi mentre lui le succhiava il piede con passione. Anche Lilly aveva sollevato la sua mini gonna e faceva lo stesso, anche lei era depilata completamente, ma non aveva quel qualcosa in più che aveva l'amica accanto a lei. Mario passava la lingua sotto il piede che aveva in bocca, non avevano piedi molto grandi, il sandalo che aveva leccato indicava un 37 come numero sotto la suola, mentre un 36 era scritto tra il tacco e la suola dello stivale di Lilly, l'aveva notato subito saziando la sua curiosità riguardo i loro piedini.

 

Il trio al completo era in un'estasi di piacere, in un gioco del genere era bello se raggiungessero la massima eccitazione contemporaneamente.

Natasia tolse il piede dalla bocca e scese di lato solo per togliersi anche l'altra scarpa, allo stesso tempo entrambe le ragazze si erano sfilate la minigonna, facendola scendere lungo le loro gambe, allontanandola con un movimento rapido della caviglia.

Restandogli sempre sull'erezione, Lilly, si fece aiutare da Mario a sfilare gli stivali. Sembrava piacerle schiacciare proprio quella parte del corpo. Quando scoprì il piede nascosto dalla calzatura, era ancora avvolto da una calzina bianca certamente bagnata, e quando l'appoggiò sul membro di Mario l'impressione ottica era confermata dalla sensazione di umido che sentì al contatto. Tolse anche il secondo stivale e come appoggiò il suo piedino anche Natasia tornò sopra di lui con entrambi i piedini freddi.

Con le due ragazze impegnate a schiacciarglielo con i talloni e a masturbarsi contemporaneamente, lui prese gli stivali di Lilly e iniziò a leccarli avidamente come se fossero la cosa più buona del mondo assaporando l'umido che lasciava sulla sua lingua ogni passaggio. Passò la lingua su tutto il dorso dello stivale in tutta la sua estensione senza tralasciare alcun pezzo, era come se fossero appena usciti dalla scatola.

"Succia!" lo interruppe Natasia vogliosa di infilargli in bocca il suo giocattolino. Aveva già appoggiato come in precedenza un piede sulla sua spalla, il che poteva presagire che sarebbe arrivata ancora quella richiesta. Non si aspettava che Lilly prendesse la stessa posizione appoggiandosi sull'altra spalla con l'altro piede. Entrambe continuavano a schiacciarglielo con l'altro, sarà stata un'impressione, ma sembrava che il loro peso fosse aumentato eccitandolo maggiormente.

Entrambe sembravano avere bisogno della sua bocca, quando la sua lingua era impegnata tra le cosce di Lilly, Natasia si masturbava, quando accadeva il contrario, Lilly faceva lo stesso. Leccava da una parte e succhiava dall'altra, non voleva scontentare nessuna delle due. Entrambe usarono il suo volto strofinandogli sopra le loro parti intime con foga. Natasia gli stava violentando la bocca da un po', il suo giocattolino avvolto tra le labbra serrate di Mario, scivolando sulla sua lingua a ogni affondo che faceva nel suo movimento continuo.

 

Qualcuno potrebbe pensare che si sentì umiliato da quella situazione, per Mario si trattava di ben altra cosa era un piacere. A mente fredda avrebbe detto di essere stato usato. Usato per il piacere delle sue ospiti, ottenendo in cambio lo schiacciamento del suo pene con tutto il peso come piaceva a lui, uno scambio equo. Era convinto che il calpestamento del suo membro fosse la chiave per obbligarlo a fare ogni cosa.

Oltretutto vedendolo sporco, sporcato dalle loro suole, era un plus che lo eccitava maggiormente, come se sporcarglielo fosse per lui qualcosa di altamente erotico e umiliante, una umiliazione che gli piaceva subire.

 

Natasia fermò all'improvviso il suo movimento, si bloccò mentre era completamente nella bocca di Mario. Lui succhiò la sua cannuccia, lei lo estrasse velocemente allontanandosi e scendendo dal corpo del ragazzone continuando a toccarselo, anche Lilly lasciò la sua posizione continuando a toccarsi tra le gambe. Sembrava ne avessero avuto abbastanza entrambi, si accovacciarono entrambe una accanto all'altra restando con le gambe divaricate di Mario tra le loro. Uno spruzzo caldo lo raggiunse, Lilly toccandosi l'aveva diretto sul pene di Mario, gocciolò per qualche istante quando anche uno spruzzo molto corposo da parte di Natasia inondò lo stesso punto. I loro umori erano sparsi sul suo addome e in gran parte proprio sulla sua erezione. Natasia si avvicinò strofinando il suo glande gocciolante contro lo stesso punto di Mario, sentì i brividi in quell'istante. Se lo strizzò facendo cadere le ultime gocce di crema sulla cappella del ragazzo già sporcata dalle loro suole in precedenza.

Salirono nuovamente sul suo pene comprimendoglielo e contemporaneamente mescolando i loro liquidi spalmandoli lungo tutta la sua erezione. Ancora una volta fu la situazione a eccitarlo a tal punto da farlo esplodere sotto i loro piedini.

Non si erano nemmeno fermate dal calpestarglielo nemmeno quando si accorsero che si era lasciato andare sotto i loro piedi, anzi, avevano continuato eccitandolo ancora. Apprezzava la loro vena sadica, sfogandola su quell'erezione che amavano schiacciare.

Sembrava come se dovessero mettere una crema a Mario, i loro umori, e farla assorbire dalla pelle utilizzando i piedi al posto delle loro mani. Niente di più piacevole ed eccitante per lui che apprezzava tutte queste attenzioni.

 

Natasia soddisfatta si era pulita il suo giocattolino con dei fazzoletti che aveva chissà dove nella borsetta, ritornando a sedersi sul sedile, mentre Lilly sembrava non averne mai abbastanza continuando a calpestarglielo a piedi nudi ancora eccitata, fermandosi più volte spostandosi dall'erezione verso le cosce di Mario giusto il tempo per fargli un'altra spruzzata per poi continuare a spalmare la crema.

 

Aveva smesso di piovere, o almeno, aveva smesso di farlo forte. Le gocce che cadevano, le più grandi, provenivano dalle piante che nelle loro foglie avevano accumulato acqua. Era calato il buio della notte attorno a loro, la luce che entrava nel van era quella dei lampioni del parcheggio.

 

Sembrava esaurita anche Lilly, o forse no, prese le sue calzine appoggiate sul divanetto, ne infilò una ricoprendo il pene di Mario ancora abbastanza rigido, utilizzando la calza se fosse una sorta di preservativo e iniziò a masturbarlo con una mano, infilò poco dopo anche l'altra continuando con il movimento con entrambe le mani.

Continuò il movimento delle sue mani continuando a massaggiarglielo con movimenti lenti e profondi, poi con una sola mentre con l'altra si toccava, si avvicinò accovacciandosi vicino a quello che aveva in mano, si toccò ancora per un po' e nuovamente spruzzò bagnando le calzine, vedendo quello che faceva la ragazza, Mario, si sentì autorizzato a lasciarsi andare ancora una volta bagnandole anche lui. Non fu uno spruzzo copioso come quello sotto i loro piedi, ma fu sufficiente a passare il cotone delle calzine apparendo in superficie.

 

Lilly si alzò in piedi salendo nuovamente su quell'erezione, avvolta nelle sue calzine bianche, che sembrava averle tolto qualche soddisfazione durante quella serata.

Quando fu contenta e soddisfatta, ordinò a Mario di fargliele indossare così com'erano. Restò nella sua posizione dominante che aveva sul suo pene per tutto il tempo della vestizione.

Allo stesso modo, si fece aiutare a indossare gli stivali, rimproverandolo quando l'aveva appoggiato sul terreno piuttosto che sulla sua erezione per farlo. Spinse con forza con il piede per farlo scendere all'interno dello stivale bagnato, sembrava faticare a indossarlo, e quando passò la parte critica sentì come un calcio colpirgli piacevolmente il pene che stava sotto. Anche nell'indossare l'altro accadde la stessa cosa continuando in seguito a schiacciarglielo.

Si fece passare la minigonna allontanata in precedenza e restando in piedi sul camerino improvvisato impersonato da Mario la indossò tranquillamente.

 

Anche Natasia volle lo stesso servizio dopo aver piacevolmente guardato la scenetta dei due. Si alzò dal sedile del passeggero sul quale era seduta, mettendosi in piedi tra le gambe di Mario in attesa che la collega si spostasse. Prese lei stessa i suoi sandali, li appoggiò tra le gambe divaricate di Mario con il tacco rivolto verso di lui.

"Metti qui!" ordinò la ragazza dandogli le spalle. Appoggiò il piede sull'erezione abbassandola tanto da farla appoggiare sulla soletta del suo sandalo. In quel modo gli fece capire le sue intenzioni.

"Infila" ordinò di nuovo, con un po' di pressione del piede sul pene. Mario capì che doveva farlo passare sotto il laccetto, che avrebbe avvolto il tallone della ragazza, così fece in attesa di altri ordini che non arrivarono.

Non servì altro, infatti, la pressione del piede sul suo giocattolino, all'interno della scarpa, compresso tra la soletta e il piede nudo della ragazza era fantastica, l'altezza del tacco dava una curvatura al sandalo verso la punta abbastanza arcuata, il peso di Natasia lungo tutta la sua erezione, glielo schiacciò tanto da fargli seguire la forma della soletta. Quella specie di contorsione l'aveva eccitato parecchio facendoglielo gonfiare sotto il piede della ragazza che a fatica era riuscita a infilare. Non contenta, alternava lo schiacciamento alla masturbazione di quel pene contorto sotto la sua pianta del piede, muovendolo avanti indietro come se glielo stesse tenendo in una mano, quel movimento ancora una volta lo stava portando all'estasi.

Non ci volle molto, era troppo piacevole per lui, non si trattava solo del movimento e della pressione del piede della ragazza a eccitarlo, era tutto l'insieme di cose, più che altro la situazione in cui continuava a trovarsi. Sentirsi schiavizzato dai loro piedi, sottomesso al loro volere, gli sembrava di impazzire in un paradiso di sensazioni uniche. Spruzzò ancora qualche goccia nella scarpa, sembrava essere esattamente quella l'intenzione di Natasia.

Si guardò il piede vedendo le dita sporche di quel liquido lattiginoso, le mosse leggermente apprezzando quella sensazione, sorrise soddisfatta e gli consentì di sfilarlo alleggerendo la pressione che stava effettuando. Se avesse continuato a comprimerlo, non sarebbe mai riuscito a farlo di sua spontanea volontà.

 

Una volta tolto era pronto a metterlo nell'altro sandalo così da farselo schiacciare nuovamente. Lilly, impaziente gli era salita in piedi sull'addome mentre Natasia indossava anche l'altro sandalo fornendo lo stesso trattamento. Benché fosse eccitato non riuscì ad accontentarla bagnando di più la sua calzatura di quanto non lo fosse stata dalla pioggia. Nonostante questo continuò ancora a schiacciare fin quando non fu soddisfatta nella speranza di strappargli qualche altra goccia.

Le due ragazze si erano ripulite le parti intime dai loro umori, senza fare lo stesso con i piedi, come se fosse per loro, un piacevole ricordo di quanto avevano fatto insieme.

Entrambe uscirono dal van, a prendere un po' d'aria fresca evitando accuratamente il lago che si era formato nel parcheggio, colpiti da qualche goccia che ancora cadeva dalle foglie sopra di loro. Mario si rivestì seguendole nel parcheggio, le sentì parlare tra di loro qualche passo più distante dal van.

"Volete un passaggio a casa?" domandò gentilmente Mario interrompendole. Le due ospiti lo guardarono sorridendogli e ripresero a parlare tra di loro, lui si voltò verso il van per consegnar loro gli ombrelli prima che li dimenticassero.

 

Stavano guardando l'ora mentre Mario consegnò loro gli ombrelli, Natasia era impegnata a scrivere messaggi al cellulare mentre Lilly raccontò brevemente a Mario la loro situazione.

Le due ragazze, si erano trasferite da poco da quelle parti, e condividevano un piccolo appartamento con un'altra quindicina di ragazze e ladyboy, così le aveva definite Natasia avvicinatasi ai due. Tutte dedite alla stessa occupazione durante le sere nelle quali non erano di turno in un'azienda manifatturiera nei paraggi.

Natasia chiamò qualcuno al cellulare, e insieme a Lilly parlarono nella loro lingua in vivavoce così che entrambe potessero sentire il loro comune interlocutore.

Mario lasciò loro la privacy della chiamata, anche se non avrebbe capito nulla di quando si stessero dicendo, andando a sedersi sul gradino all'ingresso del van.

 

Stava ricominciando a piovere e non solo le gocce cadute dagli alberi sopra di loro e considerando i lampi che illuminavano il cielo in lontananza era evidente che fosse in arrivo una seconda ondata di pioggia.

Si avvicinò Lilly, lui la guardò negli occhi, l'illuminazione del parcheggio creavano un certo riflesso che l'affascinava.

"Se volete, vi porto a casa" propose lui ancora una volta.

A causa dell'ora tarda, spiegò la ragazza, non c'era nessuno disposto ad aprir loro fino alle 6 del mattino. Una spiegazione poco chiara, qualcosa era evidente che non quadrasse. Mille domande affollarono la sua testa, infiniti perché s'incrociavano riguardo alla coppia di ospiti, voleva far loro domande cercando delle motivazioni per cui non potevano tornare a casa e non solo.

"Continuiamo" propose lei dopo aver rifiutato di nuovo il passaggio. La sorpresa alle sue parole fece scomparire ogni domanda che affollava la sua mente.

Si avvicinò a lui e alzò il piede come per offrirlo nuovamente a lui. Le prese delicatamente la caviglia e si abbassò ulteriormente per baciarle lo stivale elegantemente.

 

Natasia si avvicinò dopo aver chiuso la chiamata, sembrava aver trovato una soluzione. Le due parlarono a lungo tra loro, sembravano non essere del tutto d'accordo sul da farsi. Accettarono quindi il passaggio offerto da quel ragazzone gentile e premuroso che le accompagnò precisamente dove avevano chiesto.

Durante il viaggio Lilly volle avere il numero di cellulare di chi le aveva ospitate in quell'occasione.

Titubante, Mario, non era certo di volerglielo lasciare, in fondo dei conti c'era parecchio nei loro racconti che non capiva. Dicendo una cifra per volta, lo diede comunque fidandosi di lei, lei subito fece squillare per lasciargli il suo e per essere sicura che non la prendesse in giro dandone uno sbagliato di proposito.

Natasia ringraziando per il passaggio scese dal van avviandosi. Lilly si attardò ringraziandolo con un bacio sulla guancia, poi con passo veloce, scese dal portellone per raggiungere l'amica.

 

Dopo averle lasciate, Mario, ritornò al parcheggio del parco affrontando le strade allagate che aveva percorso in precedenza per accompagnare le due ragazze orientali. L'intensità della pioggia era aumentata proprio nel momento in cui raggiunse il parcheggio, occupando il posto che aveva in precedenza.

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