Ho deciso, questa volta, di narrare, romanzandola un pochetto, una vicenda raccontatami da un amico con cui condivido la passione per il travestitismo.
Si chiama Carlo, ma quando si trova in "en femme" si presenta come "Carlotta", ha ventidue anni, un corpo glabro e flessuoso, assai più simile a quello di una ragazza che di un uomo e dei lunghi capelli tinti di biondo che, nella vita di tutti i giorni, tiene legati in una crocchia. Vive solo in un bilocale di una città universitaria. La lontananza dalla famiglia gli permette di dedicarsi al cazzo, per il quale nutre una autentica venerazione. Talvolta succhia cazzi a pagamento o vende foto su un noto sito web. La sua omosessualità, evidente sin dal fisico, è sempre stata accettata dalla sua famiglia, borghese e progressista. Nessuno, però, sospetta quanto Carlotta sia troia, quanto ami non solo essere scopata, ma sottomessa, umiliata, presa a schiaffi o cinghiate. Una volta mi ha confessato che adora sentirsi un "preservativo", un sacchetto da riempire di sperma e gettare via una volta utilizzato.
A causa di un intenso mese di studio, non aveva avuto scopate soddisfacenti. Una sera decise di rimediare. Sciolse i capelli e li acconciò al meglio, modellando una frangetta sulla fronte, che le dava un'aria da tamarra; si vestì da puttana: tacco rosa shocking con plateau, autoreggenti nere a rete a meglie strette, minigonna in pelle del colore delle scarpe, una camicetta bianca che le lasciava scoperto l'ombelico adornato con un piercing (che ha anche ai capezzoli) e un giubbottino di pelle anch'esso rosa shocking. Si truccò abbondantemente. Aveva la pelle del volto liscia e lucida come quella di una bambola. Rossetto rosa e volumizzante alle labbra. Indossò anche un collarino con su scritto "fuck toy".
Uscì di casa lasciandosi dietro una scia di profumo dozzinale. Prese la sua automobile e guidò fino al quartiere malfamato della città. Era pronta per quello che lei chiama, ridendo scioccamente, il suo "stupro-giro". Quando la sua voglia di cazzo supera una certa soglia, allora non le basta più spompinare un divorziato conosciuto su una chat erotica, ma vaga per le strade di luoghi equivoci alla ricerca di qualcuno che se la carichi in macchina per andare a sbattersela in un cesso pubblico o contro un muro. Insomma, un uomo rude che la tratti come una puttana e la usi per svuotasi le palle.
Quella sera, Carlotta aveva davvero voglia di succhiare un cazzo. Desiderava inginocchiarsi con la sua gonna corta e le sue autoreggenti davanti ai pantaloni gonfi di uno sconosciuto, slacciarglieli, tirare giù la cerniera con le sue unghiette smaltate e vedere il cazzo dello stallone puntare dritto alle sue labbra. Come sua solito, si sarebbe poratata la mano alla bocca e avrebbe esclamato con finta preoccupazione: "com'è grosso". Per una femminuccia come lei, succhiare il cazzo non è un preliminare ma il fine. Il pompino stabilisce una gerarchia: il macho si colloca a un livello superiore, lei a uno inferiore. Accovacciata tra le gambe di un uomo, inginocchiata a bordo strada o nei bagni di una discoteca, svende la sua residua mascolinità e si riduce a bambola gonfiabile.
Carlotta camminava, si muoveva piano sui marciapiedi, la gonna era troppo attillata e i tacchi molto alti. Aveva il cazzetto duro. Improvvisamente si trovò davanti a un cinema a luci rosse. Erano anni che non ci andava. Entrò. La biglietteria era vuota, dunque proseguì verso la sala. Entrò facendo rumore coi tacchi e si sedette nei posti centrali. Voleva essere vista e scopata. Dopo pochi minuti si avvicinò un uomo, odorava di dopobarba, era alto e ben piazzato. Si collocò sulla poltroncina accanto e disse:
"Sembri la Barbie. Sei una donna o un trans?"
"Un travestito"
"Meglio. Andiamo in bagno".
L'uomo, che doveva avere una cinquantina d'anni, la condusse nei bagni del cinema. Odoravano di disfettante ed erano scarsamente illuminati. Carlotta si genuflesse tra due orinatoi a muro, slacciò la patta dei pantaloni dell'uomo, estrasse il cazzo e, mentre lo impugnava, prese a elogiarlo come una porno attrice: "uh, com'è bello, com'è grande, mmmmh". Lo stallone si stancò in fretta del teatrino di Carlotta e glielo infilò nella bocca, provocandole un singulto. Con le labbra faceva su e giù lungo l'asta, cercando di metterlo tutto in bocca, fin nella gola, e intanto gli accarezzava i testicoli gonfi e ricoperti da una lieve peluria. Ogni tanto, lo sconosciuto, dava dei colpi di reni. Mentre la mia amica ciucciava, un altro uomo si avvicinò e, come se nulla fosse, si mise a pisciare in uno degli orinatoi. Schizzi di urina la centravano in volto, ma continuò a succhiare. Infine le venne in bocca. Ingoio tutto. Poco dopo torno l'uomo che aveva pisciato. Sbottonò anche i suoi pantaloni e gli diede piacere con la bocca. Infine, rimase inginocchiata ancora un po' tra i due cessi, godendosi il sapore dello sperma e dell'umiliazione; la saliva ai lati della bocca e la consapevolezza di essere un contenitore di sborra. Poi si mise in piedi, si aggiustò il rossetto sbavato e uscì in strada.
Carlotta non era pienamente soddisfatta. Decise di andare, sempre a piedi, in un locale per gay e trav che si trovava lì vicino. Entrò e si lanciò nella pista da ballo. Si mise a sculettare a ritmo e venne notata da un maschione sulla quarantina. L'uomo, che lei trovava piacevole, si avvicinò e le propose di bere qualcosa. Si sedettero su un divanetto, davanti ai loro cocktail, Carlotta recitò la sua parte da troietta. Con gli uomini si comporta sempre da "bimbette", ossia da oca sciocca e sottomessa. Fedele alla sua teoria secondo cui ogni uomo, indipendentemente dal luogo, desidera un pompino, iniziò a fargliene uno sul divanetto, dove poteva essere vista.
Imbarazzato, il quarantenne la condusse nel bagno del locale, sussurrandole all'orecchio che voleva il suo culo. La sbattè contro il muro, sollevò la gonna e iniziò a penetrarla con fatica. Carlotta aveva del lubrificante nella pochette, lui lo prese e, finalmente, la minchia dell'uomo cominciò a scorrere nel retto della puttanella. Mentre la fotteva, facendo sbattere il suo basso ventre contro le chiappe di lei, le teneva la testa premuta contro il muro. Le eiaculò dentro. Prima di andare via, il maschio le sputò in faccia.
Come suo solito si tenne il seme dell'uomo all'interno. Le piaceva camminare e avere il culo gocciolante. Era soddisfatta. Tornò alla macchina.
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