Volevo dar piacere a mio marito soddisfacendo una sua fantasia, così Valeria fu un facile spunto.
Lo feci sdraiare e mi inginocchiai accanto a lui. Il suo pisellone era già duro come il marmo. Normalmente, per masturbarlo, faccio un mix di gel all’ylang-ylang con un po’ di olio per bambini: insieme raggiungono una consistenza ottimale che permette il massimo della scorrevolezza assieme ad una resa prolungata. Ma oggi era un’occasione speciale, per cui recuperai il barattolo del gel giapponese, che costa una follia ma è il massimo per la masturbazione, grazie alla sua consistenza simile all’albume dell’uovo, completamente trasparente e inodore.
Immersi quattro dita nel barattolo e le portai velocemente sul suo membro premurandomi di distribuirglielo bene. Mi limitai ad impugnarlo senza muovere la mano: volevo fargli raggiungere livelli di libidine inusuali e nel frattempo godevo nel vederlo bramare la mia masturbazione.
Gli chiesi di botto: “Amore, ti faresti Valeria?”
E lui: “Sì, certo!”
“Ehi! Ma me lo dici così netto, senza preamboli o distinguo di qualche genere?” Sbottai sorpresa con la gelosia che in un istante mi era divampata.
“Amore, ma non mi hai lasciato concludere… stavo per aggiungere che me la farei a due condizioni: la prima è che non dovrei averti conosciuta né tantomeno stare insieme a te. Io non mi farei mai nessun’altra, lo sai, tanto meno una tua amica, nemmeno se mi implorassi o se tu volessi fare uno dei nostri giochi. Seconda condizione: Valeria dovrebbe essere single. Non farei mai un torto a Marco, così innamorato della moglie e ora anche mio ottimo amico.”
La mia gelosia si dissolse a queste sue parole e dolcemente replicai: “Bravo amore mio, questa è la risposta che mi aspettavo. Hai vinto una fantasia con Valeria. Dai raccontamela, se ti va.”
“Sei sicura di volerla ascoltare? Poi non ti tornerà la gelosia?”
“No amore, vai tranquillo.”
Continuavo ad impugnare il suo pisello senza ancora muovere la mano.
“Allora, vediamo… il contesto: ho conosciuto Valeria in quanto l’azienda di cui è titolare aveva affidato alla mia agenzia un lavoro piuttosto elaborato e di non facile sviluppo. Ci eravamo impegnati molto e gli abbiamo fornito un eccellente risultato rispettando i tempi previsti. Lei e il suo staff rimasero molto soddisfatti, così mi chiamò per ringraziarmi. Durante quella conversazione mi disse che sarebbe dovuta venire a Milano qualche giorno e che le sarebbe piaciuto conoscermi di persona, anche se durante le ultime settimane avevamo avuto modo di conversare frequentemente in merito al progetto affidatoci.
Per ringraziarla, le dissi che sarei stato lieto di omaggiarla del soggiorno presso un lussuoso hotel di Como, per cui le prenotai una Deluxe Suite.
Arrivò il venerdì sera e andai a prenderla con l’auto sportiva. La avvisai del mio arrivo circa dieci minuti prima. Parcheggiai davanti all’hotel e la attesi nella hall.
Scese quasi subito e mi venne incontro: era veramente splendida… ti va se la immagino vestita come era sabato scorso?”
“Va bene amore, immaginatela come più ti piace… sei tu che devi fartela!”
Ripresi: “Valeria mi fece un sorriso smagliante, mi posò le mani sulle spalle a mi baciò tre volte sulle guance come se ci conoscessimo da sempre. La scena avvenne davanti al banco della reception: i due concierge presenti, un uomo e una donna, si guardarono con intesa e la donna poi guardò me con aria di ammirazione. Valeria ed io facevamo veramente una bella coppia.
Uscimmo e la accompagnai al lato passeggero dell’auto. Lei si complimentò per il mio gusto in fatto di automobili, le aprii lo sportello ed attesi che salisse. Fu costretta ad alzarsi leggermente il miniabito per poter entrare più agevolmente, dato che la seduta è molto bassa e lei ha delle gambe lunghissime. Lo fece con molta naturalezza, senza malizia o altro.
Entrai in macchina e lei sedeva con aria veramente regale, tenendo le gambe unite. Notai che non si era abbassata la gonna dopo essere salita, pertanto mi offrì la visione di buona parte delle sue cosce e feci di tutto per non farle notare che gliele guardavo.”
“Ma brava la mia bella Valeria, che inizia a mandare i suoi segnali e a giocare le sue carte!”, puntualizzai io, inserendo la mia complicità nella fantasia di mio marito e iniziando a segarlo molto lentamente.
“Avevo prenotato in quel ristorante che ha una terrazza che domina la città e il lago. Lei rimase molto impressionata dal panorama stupefacente di cui si gode. I clienti e il personale del ristorante rimasero invece incantati dalla vista di Valeria. Da lì potemmo anche ammirare lo splendido tramonto che ci regalò quella tersa giornata.
Dopo cena tornammo in città per fare una passeggiata sul lungolago. Dopo pochi metri che camminavamo, Valeria mise la sua mano nell’incavo del mio braccio, aggrappandosi a me. Prima di all’ora non avevo osato avere alcun tipo di contatto fisico con lei, anche se durante la cena eravamo entrati in confidenza e ci eravamo informati vicendevolmente che eravamo entrambi single.
Passeggiammo ancora per parecchi minuti ammirando il lago e lo spettacolo della città illuminata che vi si rifletteva. Ad in tratto lei si fermò, mi fece girare tirandomi dolcemente il braccio al quale era attaccata e, con molta sicurezza, portò le sue labbra contro le mie…”
“E vai amore! Hai fatto breccia nel suo cuore!” Esclamai io raggiante.
“Ricambiai il bacio con altrettanta dolcezza. Sentivo il sangue che ribolliva nelle vene come se ci fossero disciolte le bollicine. Ci guardammo negli occhi senza dire niente e riprendemmo a camminare. Dopo poche decine di metri arrivammo in un luogo un po’ più defilato in corrispondenza dei giardini pubblici. Questa volta fui io a fermarla, mi appoggiai alla balaustra che costeggia il lago e la trascinai a me, baciandola nuovamente con trasporto. Lei ricambiò molto intensamente.
Sentivo i suoi seni premere contro il mio petto e il suo ventre appoggiato al mio pacco. Continuammo a baciarci per parecchio. La tenevo abbracciata sulla vita e non potei fare a meno di notare che Valeria muoveva il suo bacino quasi impercettibilmente. Capii che in quel modo cercava di sentire di più il mio pisello ormai durissimo.
Prendemmo un po’ di fiato continuando a guardarci negli occhi, ma lei non staccò il suo corpo dal mio.
Con sguardo ammiccante mi chiese: “Ti andrebbe di chiamare l’hotel e chiedere se hanno un posto sicuro dove parcheggiare il tuo bolide per la notte?”
“Grande, amore!”
“Compresi le sue intenzioni che manifestò con una domanda un po’ indiretta, dietro la quale volle celare il suo desiderio e anche un certo pudore.
Ci avviammo verso l’auto e nel frattempo ricevetti dalla reception le indicazioni per accedere al parcheggio dell’albergo.
Dopo aver sistemato l’auto, passammo nella hall a prendere la chiave della camera dove salimmo, baciandoci ancora in ascensore. Valeria mi ringraziò ancora per la scelta della camera che era splendida.
Le squillò il telefono: “Ciao mamma, come stai?... Bene, bene… no, non riesco a venire a dormire da te stasera, sono a Como con un mio carissimo amico… Manuel… no, no, è italianissimo… va bene, te lo saluto… ok, mamma, grazie… ciao mamma, buona notte anche a te, a domani.”
Chiudendo la telefonata, mi disse: “La mia mammetta. Povera, quando sente che pronuncio un nome maschile spera sempre che finalmente sia il mio fidanzato. Sono vent’anni che non ho un uomo degno di esserle presentato come tale.” Nelle sue parole lasciò trasparire un fondo di amarezza. Quello che disse della mamma era anche quello che provava lei: da vent’anni non aveva un uomo su cui fare affidamento e condividere i suoi sentimenti.
Posò il telefono, venne verso di me e mi abbracciò. Poi riprese la sua aria pimpante e mi disse che avrebbe bevuto volentieri qualcosa e si diresse verso il bagno.
Tornò e bevemmo i nostri drink, poi riprendemmo a baciarci appassionatamente. Avevamo voglia l’uno dell’altra. La feci girare con le spalle verso di me, la strinsi incrociando le mie braccia sul suo ventre, la baciai avidamente sul collo e dietro le orecchie, lei teneva le mani sopra le mie quasi a volere che la stringessi ancora più forte.
Il mio desiderio di toccarla crebbe, per cui mossi le mie mani verso i suoi magnifici seni che accarezzai prima dolcemente, anche soppesandoli, poi mi feci più audace e infilai una mano dentro alla scollatura.
Valeria si era lasciata andare completamente e si abbandonava ad ogni mia carezza, assecondandola e favorendola.”
“Cavolo amore, anche con lei hai saputo toccare i tasti giusti, come facesti con me. Ti va se accelero in po’ il ritmo della sega?” Ero ansiosa che proseguisse la narrazione della sua fantasia che stava veramente intrigandomi.
“Spostava lentamente il suo peso da una gamba all’altra, così da imprimere ai suoi glutei un movimento ondulatorio che le permettesse di sentire bene il mio membro strusciarci in mezzo. Non resistetti oltre e delicatamente feci scorrere le mie mani ancora verso il suo ventre, poi sul suo pube. Attraverso il sottile tessuto del vestito sentii nettamente delinearsi sotto le mie dita la forma del suo Monte di Venere. Si godette la mia mano per un po’, poi si staccò per dirigersi verso il letto senza voltarsi.
Nel tragitto di qualche metro si sfilò il vestito, poi si distese a pancia in giù e gambe unite. Il suo corpo statuario era splendido e invitante. La raggiunsi e presi a baciarle le gambe, salendo verso i suoi glutei marmorei, poi mi spostai al punto dove si congiungevano e lì indugiai un poco. Ripresi a percorrerla lungo la schiena ed arrivai al collo. La sua pelle aveva un profumo inebriante di femmina e mi venne istintivo darle dei piccoli morsi sulle spalle.
A questo punto mi chiese: “Domani cosa racconterò alla mia mamma quando vedrà i segni dei tuoi morsi?”
“Dille che finalmente ti sei fidanzata con Manuel!”
Sul profilo del suo viso la vidi aprirsi un grande sorriso.
Mi spogliai velocemente rimanendo con solo i boxer. Mi misi a cavallo delle sue gambe all’altezza dei suoi polpacci e ripresi a percorrere, questa volta con la lingua, l’interno delle sue cosce. Valeria non esitò a schiudere le sue gambe concedendomi l’accesso alla sua intimità. Dopo i primi colpi di lingua mi favorì maggiormente protendendo il suo bacino verso l’alto, al che ebbi finalmente la visione del suo splendido e carnoso sesso. Mi ci immersi con la bocca voracemente e profusi tutte le mie capacità per portarla velocemente al piacere. Valeria accompagnava la mia lingua con lievi movimenti rotatori del bacino e profondeva una notevole quantità di umori profumati.
Misi la sua resistenza a dura prova, tant’è che dopo breve tempo sentii vibrare il suo corpo, inarcò ancora di più la schiena e fu attraversata dal suo orgasmo che venne accompagnato da in certo numero di schizzi del suo miele.”
“Cosa ti dicevo amore? Valeria squirta! Ti piacciono le donne che squirtano?” Ne approfittai per aumentare l’intensità della sega che gli stavo facendo e che avevo un po’ trascurata perché ero rapita dal suo racconto e volavo con la mia fantasia cercando di immaginarmi le scene.
“Sì, mi piacciono abbastanza, purché la quantità di liquido non sia eccessiva. Qualche schizzo va bene, ma allagare il letto e renderlo inservibile proprio no.”
“Dai amore continua a farti Valeria…”
“Mi coricai accanto a lei e avvicinai il mio viso al suo. Mi diede parecchi baci, poi si alzò, mi fece sdraiare bene, mi sfilò i boxer e si mise alla cavallerizza. Il mio pisello scivolò facilmente dentro di lei. Era caldissima e la visione di quella donna così imponente sopra di me mi diede una piacevole sensazione di sottomissione che comunque sapevo non essere tale, perché Valeria, se nel lavoro era molto decisa e diretta, nell’intimità mi era finora sembrata una gattona piuttosto docile e talvolta anche timida.
Prese a cavalcarmi in modo deciso ma non eccessivamente veloce, mettendo in pratica tutto il repertorio di tecniche che hai descritto in precedenza. Intanto la accarezzavo ovunque: adoravo guidare i suoi movimenti su e giù trattenendola per i fianchi e per la parte superiore dei glutei, oppure prendevo i suoi bellissimi seni tra le mani e quasi non riuscivo a staccarle da essi.”
“Vero che anche Valeria è una brava amazzone?”
“Si amore ma, almeno nella mia fantasia, non riesco ad immaginarmela farmi quello che invece riesci a farmi tu.”
“Abbi pazienza amore, ma era la prima volta che facevate l’amore, magari non c’era ancora tutta la complicità necessaria, oppure lei aveva timore di sembrarti troppo zoccola.”
“Sarà, ma per me la Regina delle Amazzoni, sei e rimarrai solo tu!”
“Quanto sei dolce amore… dai finisci di raccontarmi la tua fanta-scopata con Valeria.”
“Ad un certo punto volle cambiare posizione chiedendomi: “Ti va di venirmi sopra?” Confermando la mia tesi che nell’intimità le piace essere dominata. Ci girammo e io mi adoperai a non interrompere la penetrazione.
Sdraiata con le gambe divaricate, Valeria aveva un aspetto magnificamente lussurioso. La scopai per un po’ mantenendo il mio busto eretto mentre lei si pastrugnava i seni e assecondava i miei affondi. Poi allargò le braccia a volermi abbracciare. Mi piegai su di lei e mi feci stringere. Iniziammo a baciarci e ad intrecciare le nostre lingue, il che mi provocò un notevole avvicinamento all’orgasmo.
Lei se ne accorse e mi disse: “Sto per venire anch’io, amore. Non ti fermare.”
La sua richiesta di venire riempita dal mio seme mi fece perdere ogni controllo e dopo qualche potente e profonda pompata esplosi in lei che, subito dopo i miei primi due abbondanti getti di sperma, venne a sua volta con profondi sospiri. Sentii chiaramente che la base del mio pisello e il mio pube venivano investiti dagli schizzi del suo miele.
Volle infine farmi adagiare su di lei; nel tempo che ci riprendessimo, mi baciava incessantemente il viso e mi passava le dita tra i capelli.”
“Era già innamorata di te, amore. La conosco, lei fa così solo quando ama veramente l’uomo con il quale ha fatto l’amore. Adesso, mio caro, dopo che con la fantasia ti sei fidanzato con la mia amica e vi siete fatti una bellissima scopata per suggellare la vostra unione, devi tornare alla realtà, dove c’è la tua dolce compagna che sta impugnando il tuo turgido pisellone e che non vede l’ora di svuotarlo alla grande.”
“E allora vai amore, fammi godere come solo tu sai fare.”
Non indugiai oltre. Durante la narrazione avevo impugnato il cazzo di mio marito, seppur dolcemente e lentamente.
Ora era il momento che mettessi in atto tutte le mie tecniche e la mia esperienza per fargli fare una di quelle godute che avrebbe ricordato a lungo, e magari narrato in uno dei nostri racconti.
La viscosità e l’incredibile scorrevolezza del gel giapponese furono indispensabili per masturbarlo intensamente senza provocargli possibili traumi.
Iniziai mettendo il pollice e l’indice a mo’ di anello, facendoli scorrere lungo tutta l’asta. Il suo pisello era durissimo e mi fu facile applicargli i movimenti più fantasiosi, indugiando molto sul glande. Poi cambiai, facendo gli stessi movimenti ma con indice e medio messi a ‘V’ e con il pollice che gli massaggiava anche il centro delle palle. In seguito tornai ad impugnarglielo fermamente facendo ruotare il pollice su tutto il glande. Successivamente, a movimenti lenti e profondi, alternai sequenze di 4 o 5 segate veloci concentrate nella parte alta. Queste si erano sempre rivelate fatali per la sua resistenza che quel giorno mi sembrò essere particolarmente prolungata, per cui decisi di aggiungere anche uno stimolo emotivo che lo avrebbe fatto capitolare definitivamente.
“Ti piace amore? Senti quanto sono brava?”
“Oh sì amore, sei bravissima…”
“Non ti sei mai chiesto come ho fatto a diventare così brava a masturbare un uomo? Quando mi hai conosciuta ero già così brava… non ti sei domandato come mai?”
“Non saprei amore… avrai letto qualche manuale o visionato qualche porno.”
“No amore, queste tecniche si imparano solo con la pratica assidua.”
“Cosa intendi per “pratica assidua”?”
A mio marito questo gioco nel quale accenno al mio passato sessuale lo fa letteralmente impazzire dall’eccitazione… “Intendo che, se quando mi hai conosciuta ero già una così abile masturbatrice, avrò pur fatto molto esercizio e, non essendoci ancora tu…”
Accelerai ancora il ritmo delle segate.
“Ti sei esercitata con qualche banana o fallo di gomma?”
Risi per questa sua ironia. “No, amore, ho masturbato un sacco di uomini che avevano piselli delle più svariate forme e dimensioni. Certi avevano un cazzo veramente massiccio che quasi non mi stava tutto nella mano.
Specialmente questi ultimi cercavano di resistere alle mie vigorose e potenti segate, ma non c’è mai stato niente da fare. Alla fine nessuno ha mai resistito alla mia tenacia e tutti, proprio tutti, hanno sparato sborrate gigantesche. Ho ancora davanti agli occhi diverse situazioni nelle quali i fiotti di sperma venivano sparsi ovunque, andavano ad impiastrarsi sulle lenzuola e sui cuscini. Oppure, se eravamo in macchina, lo sperma impastava i sedili, il volante, il cruscotto; in diverse occasioni finiva perfino sul parabrezza!
Per non parlare di quando le spruzzate arrivavano addosso a me. Mi arrivava sborra in faccia, sulle tette, sulle braccia, sul vestito, sulle cosce inguainate dal collant…”
L’immagine delle mie gambe inguainate schizzate di sperma fece arrendere la sua resistenza. Sentii il suo potente orgasmo e portai la velocità della sega al massimo possibile. Il mio amore esplose in modo incontrollato, inarcando la schiena e urlando il suo godimento, riversando una quantità incredibile di crema che anche in questo caso fu sparata ovunque, con la complicità di alcuni movimenti “a bandiera” che impressi al suo pisello e che favorirono lo spargimento incontrollato del suo seme in ogni dove.
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Monica cura maniacalmente il proprio aspetto fisico e il proprio abbigliamento, che descrive sempre con dovizia di particolari per il piacere dei più raffinati feticisti, attirando su di sé le attenzioni e le bramosie degli uomini che incontra, mantenendo continua e vivissima la tensione erotica anche con suo marito che la coinvolge in alcune esperienze che nemmeno lei, che in fatto di sesso ne ha visti di tutti i colori, si sarebbe mai immaginata di vivere specialmente dopo sposata e con lui come regista delle sue trasgressioni.
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