Erano passati quasi tre anni da quando Simone l’aveva lasciata, o sarebbe meglio dire “non viveva più con lei”. Carla aveva impiegato un po’ di tempo per digerire il cambiamento del loro rapporto, da coppia ad amici. Ogni tanto compariva nel suo spaccio, dopo che si erano lasciati, con la scusa di comprare qualcosa, e il suo primo istinto era sempre quello di buttarlo fuori dalla sua tenuta a calci. Poi, però, lui iniziava a parlare e lei ritrovava i vecchi sentimenti, e finiva per invitarlo a casa sua. Lui si lamentava di Margherita, del lavoro, le chiedeva consigli come se il tempo in cui lei era la sua compagna e la sua datrice di lavoro non fosse mai esistito. Lei soffriva in silenzio e dava conforto e consigli, come una buona amica avrebbe fatto. Alla fine, lui se ne andava con il sacchetto della spesa, pronto per la cena con l’altra. Puntualmente, il mattino dopo, la prima cosa che faceva Carla era pregare Aurora, la commessa, di dire che lei era uscita quando Simone veniva a cercarla. La ragazza annuiva, ma a quanto pare la sua memoria a lungo termine aveva un baco.
Anche quel giorno lo vide spuntare dal sentiero, diretto verso di lei anche se ancora non poteva scorgerla: Aurora gli aveva certamente dato indicazioni. Carla sbuffò seccata e continuò a lavorare fino a che non la raggiunse.
“Lavanda! Stai cambiando business?”
Lei rispose, conscia che quella fosse una domanda solo per rompere il ghiaccio.
“Ciao Simone. Diciamo che è un esperimento, vediamo come va. Avevo pregato Aurora di dire che ero impegnata.”
“È una ragazza romantica, non la sgridare. Lo fa perché spera che ci rimettiamo insieme.”
“Povera illusa. Come sta Margherita?”
Lui rispose guardando un ciuffo viola di lavanda.
“Bene, come sempre.” poi cambiò argomento accarezzando i fiori profumati della pianta “Avrai bisogno di altra manodopera e di attrezzatura.”
Lei si alzò un attimo per fissarlo negli occhi.
“È difficile trovare manovalanza in questo periodo.”
“Non puoi chiedere ai tuoi dipendenti se conoscono qualcuno che possa aiutarvi per qualche settimana?”
“Ho chiesto a Malam, mi presenterà suo fratello.”
“L’africano? Ti fidi di lui al punto da prenderne un altro?”
“Sì.”
“E pensi di ospitare anche suo fratello da te? Nonostante tutte le chiacchiere che girano?”
“Che me lo scopo perché ha un cazzo enorme?” fece una lunga risata “non me ne frega niente di cosa dice la gente. Malam è una brava persona e un gran lavoratore, ed è italiano. Lo ospito per evitargli cento chilometri di viaggio tutti i giorni, oltre al fatto che mi conviene: la mattina può iniziare a lavorare presto e la sera rimanere sui campi fino a tardi. Non ho ancora deciso per suo fratello, prima voglio vederlo e farci due parole.”. Fece una breve pausa, durante la quale lo osservò attentamente, cercando di intuire il motivo per cui aveva introdotto quell’argomento. Poi provò a sondare “Salvo che tu non abbia qualcosa di meglio da propormi.”
“No, no. È che non sembri te stessa. Pazienza uno ma ospitare addirittura due sconosciuti a casa tua … da sola.”
Carla abbassò lo sguardo per un attimo, poi riprese a lavorare dicendo in tono disgustato.
“Ti è diventato duro. Stronzo, sei come tutti gli altri!”
Lui gli aveva sempre contestato la decisione di ospitare Malam, che Carla aveva preso alcuni mesi dopo la sua uscita dalla casa. Nonostante quello, diverse volte, mentre faceva sesso con Margherita, fantasticava di Carla tra le braccia del nero, proprio come in quel momento.
“Non ci credo che non hai mai pensato di fare sesso col nero.”
Scosse la testa sconsolata, e poi decise di cambiare discorso, non aveva tempo da perdere.
“Adesso dovrei tornare al lavoro.”
Lui incalzò.
“Io e Margherita ci siamo presi una pausa.”
Un paio di anni fa, a quella notizia avrebbe fatto i salti di gioia, in quel momento temette un ritorno del figliol prodigo, proprio quando era finalmente riuscita a metterci una pietra sopra.
Simone, non vedendo alcuna reazione, passò al vero motivo della sua visita.
“Vorrei invitarti a cena fuori, una sera.”
Rispose senza entusiasmo.
“Certo. Sentiamoci per metterci d’accordo.”
“Sabato! Che ne dici? Conosco un localino in centro, così potrò farti vedere il mio nuovo appartamento.”
Carla imprecò dentro di lei. Si metteva male ...
“Ti farò sapere.”
“Ci conto!”
Simone se ne andò felice, sorvolando con una mano le piante profumate poste in fila lungo il passaggio.
[…]
L’uscita con il suo ex fu un vero disastro. Come previsto, le aveva proposto di tornare insieme. Era un momento che nel profondo del suo cuore aveva atteso da molto tempo, non tanto perché lei volesse riaverlo con sé, quanto per potergli rinfacciare che, decidendo di lasciarla, aveva fatto una scelta irreversibile, perdendo un’occasione di cui doveva pentirsi per il resto della sua vita. Quando, però, Simone le prese le mani e glie lo chiese, lei non trovò la forza di reagire e rimase in silenzio, manifestando una incertezza che stupì anche lei.
Tornò a casa a notte inoltrata. La luna piena illuminava la campagna e le fece venire voglia di addentrarsi nel campo di lavanda. L’estate era alle porte, Carla sfilò i sandali e indossò dei più comodi zoccoli; quindi, passeggiò apprezzando il silenzio che si spandeva su tutta la sua terra. Camminava accarezzando i fiori di lavanda ormai quasi pronti per la raccolta. Il profumo la inebriava, un toccasana necessario dopo una serata da dimenticare. Volse lo sguardo verso un filare di alberi a lato del campo e si accorse che c’era qualcosa che si muoveva; quindi, si abbassò e rimase a osservare, immobile. Distinse qualcuno che camminava nella sua direzione, ma riusciva a vedere solo una t-shirt bianca. Le ci volle qualche secondo per capire che si trattava di Malam. Non fosse stato per la maglia, pur in quella notte luminosa, la sua pelle scura lo avrebbe reso completamente invisibile. A quel punto, sollevata che non fosse uno sconosciuto in giro per le sue terre, si alzò e attese che lui si avvicinasse.
“Malam, come mai in giro a quest’ora?”
“Faccio sempre una passeggiata, soprattutto nelle notti di luna piena come questa. Bello, vero?”
“Già.” Rispose con orgoglio.
“Com’è andata la serata?”
“Sono uscita a cena con Simone, il mio ex.”
Non chiese altro per pudore, capendo che quella discussione stava diventando troppo personale. Fu lei, invece, a continuare di propria iniziativa: aveva bisogno di confidarsi con qualcuno.
“Mi ha chiesto di tornare insieme con lui.” Fece una pausa per pensare, non certo per attendere un consiglio da parte dell’uomo che la ascoltava “Non so cosa fare, da un lato il solo pensiero mi dà la nausea. La mia ragione mi ricorda, però, che sono una donna sola e non più giovane, ho bisogno di qualcuno al mio fianco …”
I due rimasero in silenzio per qualche minuto ad ascoltare il silenzio, poi Malam si decise a parlare.
“Non si dovrebbe mai fare qualcosa controvoglia, soprattutto se l’istinto ci dice che è una cosa sbagliata. Tu sei una donna piena di risorse, bella e intelligente. Puoi trovare di meglio.”
Le strinse dolcemente una mano, era così piccola che riuscì a racchiuderla completamente dentro il palmo della sua. La guardò negli occhi e aggiunse.
“E non sei sola.”
S’interruppe rendendosi conto di essere uscito dai suoi binari. Lei sorrise per ringraziarlo dei complimenti. Percorse con l’indice le dita lunghe e callose; pur essendo inerti in quel momento, rendevano comunque conto della grande forza che sapevano esprimere. Poi la prese e la portò su una guancia invitandolo ad accarezzarle il viso. Non riusciva a vedere bene il suo ma percepì comunque il turbamento di quel momento così intimo.
Lui aveva capito da quando era entrato a lavorare in quella tenuta che lei si sentiva sola e aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, e aveva coccolato per molto tempo l’idea di proporsi, desistendo infine con la convinzione di non essere alla sua altezza. In quel momento, inaspettatamente, lei gli stava dando una possibilità.
“Mi spiace per essere entrata in casa vostra senza suonare, questa sera, non accadrà più.”
Poche ore prima, infatti, era passata dai vicini per avvisare che sarebbe uscita. Questi, non aspettando visite, erano stati colti mentre giravano mezzi nudi.
“Tu sei la benvenuta, la porta è sempre aperta. Faremo più attenzione quando giriamo per casa.”
Carla commentò con voce tremante.
“No, non voglio, anzi … fate pure.”
Sentì il calore della passione che tornava a espandersi dal petto, guardò l’uomo negli occhi e si avvicinò, lui portò una sua mano alle labbra e le baciò. Carla appoggiò l’altra sul suo petto, sentì i muscoli tesi, avrebbe voluto infilare la mano sotto la maglietta, toccare la sua pelle, ma ebbe paura per quel desiderio che la stava travolgendo.
“Adesso è meglio che vada. Buonanotte.”
“Buonanotte,” rispose Malam.
Attese immobile che scomparisse, inghiottita dall’oscurità, poi proseguì la sua passeggiata con il sorriso stampato in volto.
[…]
Malam era sempre più nei suoi pensieri. Poi ecco che Jorge, in un momento in cui non c’erano clienti, l’aveva presa in disparte confessando la sua attrazione. Continuava a ripetersi che era solo un ragazzino, di vent’anni più giovane di lei. Non che Malam fosse molto più vecchio, il suo fisico muscoloso e la sua aria sempre seria, però, lo facevano sembrare molto più maturo. Nonostante quello, però, era andata in crisi.
Quella notte si rigirò nel letto per ore, torturata dalle confidenze del ragazzo, e alla fine decise di uscire per fare due passi per svuotare la mente, ma anche per verificare se le parole di Jorge celavano un invito. Malam le aveva detto che passeggiava nella proprietà, quando la luna illuminava i campi, come quella notte. Era confusa, adesso sapeva che lui la desiderava. Rivedendo a posteriore i suoi comportamenti, la cosa le sembrò addirittura ovvia. La sera dell’uscita con Simone poi, lei si era lasciata andare, mandandogli dei segnali di disponibilità dei quali, però, a distanza di pochi giorni, non era più certa. Si sentiva attratta da Jorge, un sogno impossibile che teneva chiuso a chiave in un cassetto della sua mente, ma che il ragazzo aveva scassinato confessandole che l’attrazione era reciproca, anche se rimaneva defilato per non fare un torto al fratello. Un vero casino e una sola certezza: aveva bisogno di un uomo, subito.
Raggiunse il filare di alberi da dove lo aveva visto arrivare, quella sera in cui lo incontrò, fece un respiro profondo e disse sottovoce.
“Questa è la più grande cazzata della mia vita.”
Subito dopo, tolse la camicia da notte e gli slip, rimanendo nuda. Era eccitata e agitata allo stesso tempo, poiché non aveva mai camminato nuda per le sue terre, nonostante avesse fatto sesso lì con dei ragazzi quando era giovane. La brezza tiepida di fine primavera le accarezzava la pelle, provocandole però più agitazione che tranquillità. Rimase immobile per diversi minuti, tenendo le braccia conserte e scrutando il buio. Lentamente, i suoi occhi si abituarono alla luce tenue, la tensione si allentò e azzardò qualche passo, apprezzando il senso di libertà in quell’atto apparentemente così assurdo ma necessario. Era convinta che con Malam non sarebbero bastate mille parole per esprimere ciò che sentiva dentro e che, una volta uscite dalla sua bocca, sarebbero apparse insensate anche a lei. Quel gesto, invece, esprimeva tutto, immediatamente.
Un fruscio di foglie la fece trasalire, qualcuno si stava avvicinando; istintivamente coprì i seni e lo chiamò.
“Malam?”
Una voce profonda rispose.
“Sì.”
La voce proveniva da sinistra, vide un’ombra nera avvicinarsi, si girò e rilassò le braccia lungo i fianchi. Anche lui era nudo, teneva i vestiti su una mano. Vedendolo avanzare così, nella semi oscurità, sembrava ancora più imponente e muscoloso. Abbassò lo sguardo ammirando il pene circonciso, lungo e monocromatico che pendeva tra le sue gambe, i testicoli grossi, le cosce muscolose.
Anche lui si soffermò a osservarla: i seni avevano una bella forma tonda e soda, alla loro sommità spiccavano le areole scure e i capezzoli che aveva già intravisto in passato. In quel momento erano, però, sporgenti e turgidi al punto da fargli venire voglia di tastarne la durezza strizzandoli con le dita. Abbassò lo sguardo verso il pube folto e peloso. Erano ciuffi castani che s’interrompevano appena sotto il clitoride. Lei gli aveva concesso il privilegio di vederla nuda, mostrandogli le parti del suo corpo proibite, fino a quel momento. Con la bocca socchiusa per lo stupore che stesse veramente accadendo, lasciò cadere i vestiti a terra e si avvicinò. Quindi, rimase immobile, in attesa.
Senza parlare, lei allungò una mano e la appoggiò sul suo petto, lui contraccambiò toccando i suoi capelli biondi. Lei sorrise e guardò il suo pube dicendo.
“Li tingo.”
Malam, però, era troppo teso a non fare qualcosa di sbagliato per cogliere l’ironia di quella frase, quindi non sorrise. Senza staccare la mano da lei, iniziò a girarle intorno per ammirarla, facendo scorrere le dita dal collo alle spalle. Carla chiuse gli occhi concentrandosi sul rumore delle foglie calpestate dai piedi nudi dell’uomo, si sentiva connessa al suo mondo, a lui. Quando li riaprì, lui era tornato davanti a lei, si avvicinò al punto che i loro corpi nudi quasi si sfiorarono, mentre le loro mani continuavano ad accarezzarsi in modo sempre più ardito. Le sue enormi mani poggiarono sui suoi seni, percepì le dita ruvide e forti che graffiavano la pelle liscia e sensibile. Chiuse una mano sul suo pene e la fece scorrere avanti e indietro, l’asta ebbe un sussulto e lui sospirò: gli piaceva. A quel punto fece un passo indietro e s’inginocchiò guardandolo negli occhi. Aveva la testa in pallone, il cuore le batteva all’impazzata, sentì sussurrare il suo nome, lentamente avvicinò il glande alle labbra.
Scoprì che il sapore del suo amante di quella notte le piaceva, al punto da chiedersi come mai non lo avesse fatto prima. Capì tutti i segnali che in quegli anni, da quando lo aveva assunto, il suo corpo le aveva mandato e che lei aveva sempre ignorato, troppo presa dal non fare quello che non sarebbe stato bene e avrebbe rovinato la sua reputazione. Si era sbagliata e, pur sapendo che lui non era il fratello che avrebbe voluto lì in quel momento, lo preparò per l’amore; quindi, si alzò appoggiandosi su un albero a gambe divaricate, e attese. Ebbe un brivido quando le sue mani le ancorarono i fianchi, poi sentì la punta strisciare lungo le labbra e le gambe iniziarono a tremarle, al punto che lui si fermò, temendo di farle male, al punto che dovette incitarlo. Ansimava.
“Continua.”
Quando la penetrò, i primi istanti furono dolorosi. La sua vagina non era sollecitata in quel modo da molto tempo, fece dei respiri profondi e attese che il corpo si abituasse al suo amante.
Lui fu dolce, si mosse con la stessa cautela con cui faceva ogni cosa, lei avrebbe voluto maggiore vigore ma preferì lasciarlo fare a modo suo, per non rovinare il momento. Avrebbe voluto gridare per dare sfogo a quel piacere carnale che per troppo tempo era rimasto ingabbiato, nessuno l’avrebbe certamente sentita, ma avrebbe rotto la pace di quel mondo sospeso, preferì quindi lasciarsi coccolare dal silenzio e dal tepore della notte che scorreva.
Alla fine dell’amplesso, Malam scomparve così com’era apparso. Carla si appoggiò all’albero con la schiena e rimase per diversi minuti immobile a godere della pace interiore che sembrava aver finalmente ritrovato. I pensieri che le avevano tolto il sonno erano scomparsi, non aveva idea di cosa avrebbe fatto l’indomani, su come avrebbe gestito quella relazione così insolita, ci avrebbe pensato a tempo debito.
D’un tratto sentì di nuovo un fruscio tra le foglie.
“Malam?”
“No.”
Riconobbe la voce di Jorge e subito raccattò la camicia da notte, aggrovigliata per terra, e la indossò.
“Cosa ci fai qui?”
Il ragazzo si avvicinò, era anche lui nudo, Carla apprezzò la notevole erezione che lui manteneva viva con una mano.
“Sei bellissima, ti voglio.”
Carla si alzò e disse con tono imperativo.
“Vattene.”
[Tratto da “Sola (con due uomini)”, di Massimo Nilaz, ebook Kindle]
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