Sorelle

  • Scritto da Alan Nalix il 16/07/2020 - 18:20
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Caro Alan,

ho tradito mia moglie. Più volte, e continuo. Non ne posso fare a meno.

E' da molto tempo che volevo sfogarmi con qualcuno e raccontare tutta la mia storia, così ti scrivo queste righe per farti capire che ho solamente lasciato andare gli eventi e seguito il mio istinto.

Il sesso è come una calamita e, forse sto esagerando ma non penso di sbagliarmi di molto, esso fa girare tutte le cose attorno a noi. Siamo attratti dalla voglia di godere, di trarre appagamento dall'atto sessuale. Forse è anche questo l'amore. E io amo. Ma amo più di una persona...

 

Mia moglie, Chiara, ha due cugine. Sorelle, single per scelta. Vivono assieme in un appartamento non molto distante da dove abitiamo noi. Un posticino piccolo, ma accogliente e teatro di più di una festa passata in allegria.

Rebecca, la più grande e la più smaliziata, ha avuto un paio di storie, ma di solo sesso, a quanto si racconta in famiglia. L'altra, Irene, ha frequentato qualche anno fa un ragazzo che l'ha lasciata dopo solo due settimane. Ora, non  sappiamo se abbiano mai consumato o fatto qualcosa; sta di fatto che quell’esperienza l'ha lasciata con parecchio amaro in bocca, tanto da arrivare a convincersi di detestare tutta la compagine maschile, indiscriminatamente. Per un periodo abbiamo anche pensato che fosse diventata lesbica, ma alcune sue battute avevano tradito la voglia di maschio ancora latente in lei.

La bionda ossigenata Rebecca è un po' sovrappeso, ma con un seno enorme e generoso. La sua volgarità nell'atteggiarsi e nel vestirsi la fanno apparire come se fosse leggermente zoccola e questo, non so perché, mi ha sempre attratto a lei. Oltre ovviamente alle sue grazie abbondanti. In ogni occasione, tipo pranzi di Natale, Pasqua, ricorrenze, eccetera, si presenta sempre in abiti succinti con incredibili scollature. E' a caccia e non si preoccupa di farlo notare. Con lei, al principio, ho fatto dei viaggi di fantasie erotiche indimenticabili.

 

Mi ricordo ancora: era il Natale di cinque anni fa. Rebecca si presenta al pranzo con un abito attillatissimo rosso brillante, che le mette in evidenza le forme al limite dello strappo. La balconata davanti esibisce due meraviglie rosa, gonfie e strizzate nel reggiseno troppo piccolo. Si è truccata pesantemente ed emana un'allegria contagiosa. Le sue battute decantate ad altissima voce irrompono nella sala, travolgendoci tutti. Ma la mia attenzione è catapultata solo verso le sue bocce immense.

Al settimo bicchiere, la mia mano virtualmente si è già posata su una di quelle mammelle. Così morbida e grande...

Il mio massaggio ha attirato la sua attenzione, facendola voltare verso di me.

“Ma che cazzo fai, furbone?”

“Ehm...niente. Non ho resistito a palparti una tetta...scusa, forse ho bevuto troppo”.

Stranamente non sono per niente imbarazzato. Anzi. Continuo a palpare.

“Ti piacciono le mie tette, eh? L'avevo capito già da tanto, sai?”

La fisso negli occhi per capire dove vuole andare a parare. Non sembra infastidita, però. E questo mi eccita.

“Fammele vedere”.

Nel mio sogno lei si fa scendere il vestito e si slaccia il reggiseno. Attorno a noi il tempo si è fermato, nessuno si muove. C'è un'atmosfera calda e rassicurante.

Rebecca ha una sesta, a giudicare dalle due bellezze a forma di goccia che mi svettano addosso. Il bambino che è in me ritrova la voglia di attaccarsi al seno, quindi sono già che lecco i grossi capezzoli marroni. Procedo baciando tutta la forma del seno, non dimenticandomi di tralasciare un solo centimetro di pelle. Sento il forte profumo dolciastro che si è spruzzata, misto all'acre del suo sudore. Ho qualcosa che si muove in mezzo alle gambe...

“Wow, lecchi bene, ciccio!”

Senza neanche accorgermene, il mio pene si trova tra le sue dita.

“Ti piace così? Vuoi che ti faccia una sega?”

Beh, non è proprio quello che ho in mente, ma è pur sempre un inizio. Faccio di “si” con la testa, continuando a palpare e leccare le sue morbide mammelle.

E' veloce. Usa entrambe le mani: con una mi blocca l'uccello alla base e con l'altra lo masturba, sputandoci sopra di tanto in tanto per lubrificare. Mi ritraggo, appoggiandomi con la schiena sulla sedia e adottando una posa stravaccata, a gambe aperte. Mi gusto la vista del mio membro prigioniero di quella masturbazione eccitata. Ora è diventato davvero duro e al massimo della sua lunghezza.

“Voglio mettertelo dentro”.

“Ancora un po', dai. Mi piace vederti soffrire!”

Ride a squarciagola. Poi, ancora con la bocca spalancata, si precipita sopra il mio glande, facendolo sparire tra le sue fauci.

“Ohhh...che bello...”.

La sua gola è calda e umida. Le sue labbra gommose mi accarezzano l'asta, avvolgendola in un morbido piacere. La sua testa si muove su e giù con la stessa irruenza di prima, quasi che voglia staccarmi l'uccello a suon di succhiare. Me l'ha fatto diventare durissimo, ora, quasi al limite del dolore. Poi, all'improvviso, si stacca, lasciando una scia di saliva come ponte tra l'angolo della sua bocca e la cappella del mio cazzo.

“Ora sei pronto. Va bene, accomodati”.

Si alza il vestito, arrotolandolo fin sotto al seno. Io quindi le scosto gli slip di lato e le pianto la mia verga dritta dentro la sua fica. Accogliente e larga. Entro fino in fondo. Penso che quella patatina allenata aveva già ospitato abbondantemente, se non cazzi, vibratori di ogni forgia!

Mi cavalca come una forsennata, gustandosi tutti i miei centimetri ogni volta che scende e si scontra contro il mio pube.

“Vai, vai, vai...scopami come una matta!”

Le sue tette mi ballano davanti, ipnotizzandomi con i movimenti circolari dei suoi capezzoloni di marmo. Sento l'impulso di succhiare e...hoplà! Mi trovo una delle sue mammelle tra le labbra e con le bocca spalancata cerco di infilarmela tutta dentro. Le bacio i bottoncini alternativamente, mentre lei continua a martellarmi il cazzo andando su e giù all'impazzata.

Sto per venire. Le afferro forte i fianchi e l'accompagno negli ultimi affondi decisivi.

“Così...così...e...ohhh!”

Fine del sogno.

 

 

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