Sorelle nel Sesso: Sono lesbica? - 17

  • Scritto da italsex il 05/03/2023 - 05:05
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La mattina dopo mi svegliai che era già tardi, allungai la mano, cazzo i miei avevano chiamato sei volte, messaggi in quantità da parte di Silvì, ecco, ora mi toccherà la ramanzina da parte di tutti, fortuna che non sono stata svegliata dalle forze speciali che allertate dai miei si sono calate come nei film di guerra dagli elicotteri sfondando le finestre.

Fortuna che Silvì mi aveva scritto che aveva raccontato una palla coprendomi e dicendo ai miei che ero a qualche cineforum per l’uni. Santa subito.

Le finestre erano aperte, strano, solitamente se entra un pò di luce mi sveglio subito, mi sono addormentata mezza vestita, il lenzuolo buttato a piedi del letto, mi sento uno schifo, ho le gambe che neanche dopo venti chilometri di corsa le sentirei così doloranti. Che cazzo ho fatto…..

Ho poco tempo per pensarci, Gianna ,come un fulmine mi venne in mente lo stato in cui mi ero presentata a casa ieri, ed ora che le racconto? Mi alzai a fatica, mi spogliai e mi coprii con il telo per la doccia, una doccia ci vuole, ero appiccicosa, uscii dalla stanza ed andai in cucina, Gianna era lì,

Gia:”ehi divertita ieri”

Io:” si ho fatto tardi”

Tra me e me mi domandavo cosa avesse intuito o cosa le avevano casomai raccontato.

Gia:” mi dispiace averti lasciata cosi, ho incontrato un amico e ci siamo fatti un giro, spero che sia andata tutto bene” In quel momento volevo urlare dalla gioia, non sapeva e non aveva intuito nulla.

Gia:” ti dispiace se la settimana prossima ospito per un paio di giorni mia sorella? Ti prometto che darà poco fastidio, i miei vanno da mio fratello e lei non può restare sola e non vuole andare da nonna”

Io:” ma certo nessun fastidio”

Il solo sapere che non aveva capito nulla mi aveva ridonato le forze, mi buttai sotto la doccia come rinata.

Mi vestii di corsa per andare da Silvì, nel tragitto chiamai i miei e risposi ai messaggi whatsapp.

Camminando ci stava un tipo intento a scrivere, ma come si fa? Per poco non prendeva un palo in pieno. Io invece camminando camminando mando messaggi vocali e chi se ne frega se gli altri sentono. Salii le scale velocemente, arrivata sul pianerottolo vidi uscire un ragazzo dalla porta di casa di mia sorella, rimasi interdetta, chissà forse il ragazzo di qualche coinquilina, anche se non l’avevo mai visto.

Entrai in casa, dentro regnava l’ombra ed il silenzio, andai in camera sua, la porta era semplicemente accostata, lì capii, Silvì era nuda sul letto aveva i capelli spettinati e un viso appagato, dormiva profondamente. Mi sdraiai vicino a lei, sedendomi sul letto si svegliò

Silvì:” ehi”

Io:” ehi, che hai combinato”

Silvì:” l’hai incontrato?”

Io:” quel tipo che andava via da casa tua?”

Silvì:”si, l’ho incontrato sul pianerottolo”

Io:”perché? E Matteo?”

Silvì:” Lui non conta nulla, è stata solo una volta”

Io:”ma perché, tu ami Matteo”

Silvì:” Si che lo amo, è capitato, nulla di serio, non giudicarmi”

Io:”non ti giudico, è solo che vi vedo cosi affiatati e poi…… poi questo”

Silvì:” è stata solo una scopata amichevole”

Io:” tu sai”

Ci abbracciammo, un ennesimo segreto che avremo custodito, tagliai corto, non volevo farla indispettire e non volevo farla sentire giudicata. In quel momento sentivo come una stretta allo stomaco, non capivo questo comportamento e vedendola sempre cosi innamorata non capivo questa sua tranquillità nel tradire Matteo.

Io:” faccio il caffè?” Silvì:” si ci vuole proprio”

Mi alzai ed andai in cucina, Silvì si presentò poco dopo coperta solo da una maglietta, aveva ancora i capelli tutti arruffati e il viso di chi aveva dormito poco.

Io:”dalla faccia ti ha stravolto”

Silvì:” devo dire che si è fatto valere”

Scoppiammo a ridere, non credo fosse più il caso di parlarle di quanto mi era successo la sera prima. Passammo la giornata senza far nulla, tra televisione e mangiando patatine sul divano.

Verso le cinque la sera mi scrive Gia “ehi Giammarco mi ha chiesto il tuo numero, gliel’ho dato spero di aver fatto bene” mi gelò il sangue, neanche metabolizzato che mi arrivò un messaggio da un numero che non conoscevo, cazzo era lui.

Iniziò a scrivermi, a riempirmi di complimenti con le solite frasi idiote. In verità non volevo rovinare in momento con mia sorella e dopo poco lasciai la conversazione. Continuavo a farmi delle domande. Che voleva da me? Cosa poteva mai volere uno con cui avevo fatto una cosa a tre sapendo a malapena il suo nome?

Ehi, ci arrivo anche io, ma volevo uscirmene almeno lasciando le prove che non era mai successo.

Passai la serata con il magone certa di aver fatto una cazzata e che mi si stava ritorcendo contro.

Tornai a casa e passai quasi l’intera notte in bianco, da quel messaggio avrò detto forse una o due frasi di senso compiuto. La mattina dopo mi svegliai e di corsa all’università con la speranza che Giammarco non mi avrebbe più cercata. Ma ecco puntuale come la sfiga mi arrivò il suo messaggio al quale rispondo che non posso parlare che sto all’uni e lui che continua a scrivermi chiedendomi che sto seguendo ed io come una cretina che gli risposi anche, non so se lo faccio più per paura o perché vorrei cancellare tutto quello che è successo.

Fatto sta che uscita dall’uni me lo ritrovo avanti, cazzo, ma sono l’unica che fa una strozzata, una ed una sola e deve trovarsi in questi casini?!?!?!?

Giam:” ehi, lo so che mi eviti, ma ti prego parliamo” Io:” e di cosa vuoi parlarmi”

Giam:” dai andiamo in un bar e parliamo”

Io:” ho poco tempo”

Gia:” tranquilla ti prenderò poco tempo”

Andammo in un bar vicino, mi propose anche di allontanarci con la sua moto, ma proprio non volevo fidarmi di lui. Arrivati al bar trovammo un tavolino abbastanza isolato, avevo i nervi a fior di pelle, quando ci sedemmo quasi mi avventai

Io:” che cazzo vuoi, per chi mi hai preso? Non perché ho fatto certe cose sono una zoccola!”

Gli sputai quelle parole con rabbia quasi a volerlo aggredire per spaventarlo.

Giam:”no, forse ti sei fatta una strana idea, ieri abbiamo bevuto tanto e non credo che tu sei una zoccola, al di la di tutto ciò che è successo, mi piaci, sei una bella ragazza e quando abbiamo parlato mi sono trovato bene”

Entrai in confusione, mi prendeva per cretina, voleva qualcosa, non sapevo cosa pensare.

Io:”e quindi cosa vuoi?”

Giam:”nulla se non conoscerti”

Io:”perché?

Giam:” facciamo cosi, l’altro ieri non è successo nulla, abbiamo parlato, ballato e poi nulla più. Partiamo da questo e da ciò ti voglio chiedere di conoscerci meglio.”

Io:” ma sei scemo?” Giam:” si forse lo sono. Ma che ci posso fare, mi piaci e vorrei solo conoscerti”

Io:” lo sai che non succederà mai più?”

Giam:”si lo immagino, ma non mi interessa, anzi, ti chiedo di conoscerci e ti prometto che non ci sarà nulla, ma nulla nulla, neanche un bacio, non proverò nessun approccio fisico con te. Promesso” Non sapevo cosa dirgli, da un lato tante belle parole, dall’altro la paura di essere sputtanata, anche se parola mia contro la sua, o meglio contro la loro.

Io:” ok Giammarco conosciamoci ora però devo andare si è fatto tardi” Giam:” ma almeno il caffè”

Io:” scusa, ma è tardi”

Corsi dritta a casa, non sapevo cosa dire e non volevo certo andare in giro a raccontare di ciò che era successo e parlarle con Silvì non mi andava dopo quello che avevo scoperto.

Mi buttai sui libri, la sera Gia preparò la cena e passammo la serata allegramente, tra battute risate e tanto vino, ma tanto tanto, alla fine ridevamo come due sceme con lei che ripeteva ubriachiamoci ore che la settimana prossima devo fare la sorella responsabile.

Ed ecco l’ennesimo messaggio di Giammarco, sarà stato l’alcol, ma da quella sera mi aprii dimenticandomi delle mie paure, scoprii che era un ragazzo intelligente e che avevamo tanti interessi comuni, mi addormentai tardissimo e stranamente felice.

La mattina seguente continuai a rispondergli ai messaggi, mi propose anche un caffè, ma rifiutai dicendogli che era troppo presto, da un lato iniziava proprio a piacermi dall’altro avevo paura. Il telefono manteneva quella giusta distanza di sicurezza, continuammo a scriverci tutta la settimana ed il fine settimana che passai a casa.

Tornai a Napoli in Martedì, un giorno prima di quanto avevo detto a Gia verso ora di pranzo, non avevo avvisato Gia, arrivata sul pianerottolo sentii della musica alta provenire da casa, pensai che Gia si era data alle grandi pulizie, aperta la porta invece trovai la sorpresa, una ragazzina nuda sdraiata sul tavolo da pranzo con un ragazzo che potevo vedere solo di spalle.

Potevo vedere lei nuda con il suo seno che danzava sotto le spinte di lui e con le gambe incrociate dietro la schiena di lui che la teneva per i fianchi.

Non sentirono che aprii la porta e neanche fecero caso a me per i due tre secondi che stetti a guardarli e non sentirono neanche che chiusi la porta.

Scesi le scale ed andai da mia sorella, quando mi vide scoppiai a ridere e le raccontai quando avevo visto.

Io:” hai capito la ragazzina”

Ridemmo per tutto il tempo. Dopo pranzo tornai a casa e trovai Gia e la sorellina tranquillamente a tavola a pranzare.

Gia mi presentò la sorellina, Daniela.

Daniela è una ragazza minuta bassina, ma con un bel seno, direi almeno una terza, con capelli castani ed un bel viso ed uno sguardo che potrebbe sembrare quasi assente. Diventai rossa dalla vergogna, fortuna mi squillò il cellulare, Giammarco, andai in camera e ci passai più di mezz’ora a parlargli a telefono.

Verso mezza notte sentii bussare alla porta, era Gia, Gia:” spero che non ti dia fastidio Daniela, è piccola, ma indipendente, poi si trattiene solo una settimana.

Ve lo giuro non sapevo cosa dirle, potevo mai dirle vedi che la piccolina oggi si dava da fare con uno sul nostro tavolo da pranzo ed il tipo non mi sembrava della sua età e la sorellina piccolina piccolina mi sembrava anche a suo agio. Vabbè le risposi che non ci stavano problemi. Dopo poco che usci annunciandomi che andava a fare la doccia e avrebbe occupato il bagno ribussano alla porta, la piccola Danielina,

Dan:”ehi, scusa per stamattina”

Io:” mi hai vista” Dan:” si, grazie di non aver detto nulla a mia sorella”

Io:” ma chi era?”

Dan:” l’ho conosciuto in chat è di Napoli e stamattina l’ho incontrato”

Io:”e neanche lo conoscevi e te lo sei portato a casa nostra e subito hai….”

Dan:” e daiii sono cose che capitano, non sono una e poi non lo rivedrò più”

Io:”ma sa dove abiti”

Dan:”tranquilla non tornerà sa che non è casa mia e non darà problemi”

Io:”ma è tanto più grande di te”

Dan:” si molto, quelli della mia eta non ci sanno fare”

Io:”non mi piace che ti porti sconosciuti in casa, se vuoi fare certe cose falle fuori di qua”

Depo questo mi salutò ed andò via. Hai capito la ragazzina……

Nei giorni seguenti passai il tempo tra casa e telefono, il venerdì riuscii a ritagliarmi un pochino di tempo per andare a correre. Giammarco mi scriveva sempre più spesso, mi contattava quasi ad ogni ora, mi svegliavo e mi riaddormentavo con il suo saluto.

Gia venne in camera poco dopo pranzo dicendomi che doveva vedersi con il tipo della sera della festa e che sarebbe tornata prima delle otto. Non mi feci molti problemi, ed anche se Daniela rimaneva sola mi aveva promesso che non avrebbe portato altri ragazzi a casa. Mi preparai come al solito, pantaloncino nero e top arancione, oramai correre con poco addosso era il mio anti depressivo preferito. Uscii dalla stanza ed incontrai Daniela

Dan:”ehi dove vai?”

Io:”a correre”

Dan:”cosi vestita?”

Io:”si perché?”

Dan:”perché sei a rischio stupro”

Io:”ma daiii è un completino normale”

Dan:”lasci poco alla fantasia”

Io:”la malizia è in chi guarda”

Dan:”sul lungo mare?” Io:”si faccio via Caracciolo andata e ritorno”

Dan:”peccato verrei anche io, ma non ho nulla”

Io:”se vuoi ti presto qualcosa”

Non se o fece ripetere, andammo in camera e le prestai dei pantaloncini ed una maglia, scelsi qualcosa di meno audace, ma mentre li sceglievo dal cassetto le cadde l’occhio sul “famoso” pantaloncino bianco, lo prese al volo e disse metto questo, la guardai sgranando gli occhi, Io:”ok, ma l’ho preso e mai usato per correre” (mentendo spudoratamente)

Dani:”perchè?”

Io:”è troppo sottile e appena sudi un pò diventa trasparente”

Dani:”cosi non sfiguro vicino alla tua nudità”

Scoppiai a ridere, corremmo quasi per tutto il tempo parlando un pochino di tutto, riusciva anche a tenere il mio passo, fu una delle poche volte che non mi interessavano gli sguardi anche se come al solito me li sentivo addosso quasi ad accarezzare la mia pelle, tornammo a casa che ancora ridevamo commentando i fischi e gli “inviti” che avevamo ricevuto. Le dissi che poteva andare a farsi la doccia, lei come se nulla fosse si levò i pantaloncini ed il top davanti a me che eravamo ancora nell’ingresso,

Dani:”tanto non è che fa tanta differenza” Io:”a si dai, denigra i miei completini, intanto quei fischi sono merito loro”

E giù di risate La vedevo camminare per casa nuda con solo le scarpe da ginnastica, era veramente mingherlina, più bassa di me, ma con un seno molto più che generoso e con una faccia da stronzetta ed un sguardo sveglio di chi sa cosa vuole.

Mi ritrovai a guardarla mentre con una mano si appoggiava al tavolo con una gamba incrociata e appoggiata sulla punta mentre beveva dalla bottiglia, quella posizione metteva in risalto il suo ventre piattissimo che finiva con i muscoli a formare una “V” perfetta come ad indicare la sua figa completamente rasata e il seno, una terza abbondante con dei capezzoli piccoli e chiari,

Io:”dai vai a farti una doccia che se prendi un raffreddore tua sorella mi uccide”

Dani:”tranquilla vado”

Sparì in bagno mentre io raccoglievo i pantaloncini ed il top, ma se si è levata tutto, dove sono gli slip? Hai capito la ragazzina……. Uscii dal bagno coperta dal telo per le mani legata alla vita, Dani:”non ho trovato un telo ti dispiace ho usato questo” Io:”tranquilla è il mio, dopo ne metto un’altro” Entrai in bagno, e mi buttai sotto la doccia, iniziai a passare la spugna, appena iniziai a sfiorarmi quasi mi si piegarono le gambe, ero eccitata, ma questa volta non per gli sguardi, gli apprezzamenti o gli insulti, ma per colpa di quella ragazzina, l’immagine di lei che si sfila tutto rimanendo nuda davanti a me, lei che con naturalezza si siede nuda sulla sedia mettendo le gambe sull’asse delle gambe sulla sedia, mostrandomi la sua figa, tutto questo mi entrò dentro come un fulmine, tutte quelle immagini si accavallano nella mia testa, senza che me ne accorgessi mi ritrovai con la schiena inarcata all’indietro con le spalle pigiate alle mattonelle della doccia e la mia mano sul mio clitoride mentre il getto dell’acqua mi colpisce sul seno.

Era la prima volta che mi capitava di masturbarmi pensato ad una ragazza, continuai a darmi piacere, le gambe mi tremavano, staccai il doccino e mi inginocchiai, quasi mi misi a gattoni, con una mano tenevo il doccino dirigendo il getto d’acqua sul mio clitoride mentre con l’altra mi mantenevo al muro, venni, venni varie volte.

Quando uscii dalla doccia mi coprii con il telo una rapida asciugata e mi diressi verso camera. Daniela mi aspettava nel corridoio, indossava un pantaloncino corto largo ed una maglietta con un teschio Io:”tutto ok?”

Dani:”si tutto bene, finito di masturbarti?”

Io:”cosa?”

Daniela si avvicinò, mi spinse con le spalle al muro si avvicinò lentamente il suo volto al mio e mi baciò, sulle prime chiusi le labbra, ma le bastò poco per vincere la mia resistenza, schiusi le labbra ed accolsi la sua lingua, mentre mi baciava con una mano scostò il telo che cadde ai miei piedi, una sua mano scivolò sul mio fianco fino a raggiungere la mia figa, senza troppi convenevoli mi infilò un dito dentro mentre con il medio trovò facilmente il mio clitoride trovandomi completamente bagnata poi si scostò e con un sorrisetto beffardo mi mostrò il medio ed il pollice bagnati dei miei umori

Dani:”cosi eccitata per me?”

Ero completamente nel pallone mi uscì solo un flebile “si”

Dani:”io sarò una troia, ma come vedi lo sei anche tu, ma io non desidero le ragazzine”

Mi tremavano le gambe, mi aveva scoperto, le stavo per rispondere, ma un rumore di chiavi interruppe il movimento delle mie labbra, era rientrata Gia,

Dani:”tranquilla è un nostro segreto e poi non mi è dispiaciuto” Si girò e si diresse verso la porta quasi urlando un “bentornata” Io mi fiondai in camera recuperando il telo da terra.

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