Susanna era sempre più audace, sfrontata, a tratti spudoratamente perfetta e lui si sentiva preso, attratto in quel vortice di essenza femminile che lei emanava da tutto ciò che faceva...
Era rapito dal suo intelletto, rapito da quelle parole in Greco antico che lei scriveva nei loro messaggi, quando poi le spiegava che voleva dire-Ti voglio...
O -Ti amo...Una sera prendemmo a parlare di cosa e come ci saremmo desiderati prendere...le foto in mezzo al discorso si susseguivano a tamburo battente, (foto,che lui adorava,adorava guardarla,aprire le foto,come se potesse toccarla,ispezionando ogni cm di lei) foto e messaggi che li eccitavano come bambini, lui mentre leggeva si toccava da sopra i pantaloncini in quell'estate torrida, e leggeva eccitato, lei a sua volta disse ad un certo punto
-Ti prego continua amore, continua che vengo-
Lui continuò a martellarla di messaggi e spiegazioni con posizioni sconce fino a che lei non disse...-Sono venuta, che bello-
Lui era al settimo cielo, si sentiva bene, aveva fatto godere "La sua donna"
si era sfogata, era entusiasta e contento...
Ma ora mai mancava quel qualcosa che tutti e due loro chiedevano a gran voce in un silenzio che era un urlo di vita,d'amore,di sesso...
La sera in bagno da solo mentre rifletteva si ritrovò a ordinare le foto di Susanna, che bella pensò,foto di lei al mare, di lei con i nipotini, di lei che sorride(come amava vederla sorridere) di lei allo specchio con il suo culetto bianco e la linea dell'abbronzatura...E no, si disse, così mi fai morire, la linea dell'abbronzatura era una cosa che lo eccitava particolarmente, sui glutei o sui seni che lui adorava, e mentre guardava il cazzo chiese di essere accarezzato...mentre le foto di lei scorrevano sulla cartella denominata "Lei" la mano scese, fino ad impugnare quel cazzo duro, nodoso e gonfio che ammirava Susanna...guardava le foto e la mano percorreva l'asta dura, che sega aveva iniziato...toccava la cappella e sui sussultava, il filetto dell cazzo ora mai rotto da 50 anni e più, andava avanti e indietro sulle foto di Susanna aprendole in modo da vederne i capezzoli scuri e porosi, perfetti, quei capezzoli che lo facevano andare in brodo di giuggiole, si prendeva le palle in mano doloranti e le massaggiava dolcemente, con gli occhi che non perdevano nessun particolare, in quella foto dove lei si apriva le labbra della figa, la sua giugia come amava chiamarla, che giugia meravigliosa, con quel suo pelo da donna matura, quella figa che sapeva di esperienza, anche se Susanna non era una donna di mondo, ma una donna studiata che stava esplodendo dopo anni di snobbamenti da parte del marito, della vita, del mondo che sentiva non appartenerle più...
Susanna come il vulcano della sua città"Il Vesuvio" non era morta, ma ardeva dentro, in lei c'era fuoco, magma vivo e bollente pronto a schizzare in ogni dove senza preoccuparsi del dopo, di che cosa sarebbe potuto accadere...
Susanna era fuoco sotto la cenere...
Il cazzo mi scoppiava e cambiando foto arrivo a una foto del suo viso, lei con la lingua fuori in una smorfia da bambina monella, una faccia da porca che sorrideva dicendo...ti voglio....
ESPLOSE sborrando a fiotti cremosi bianchi bianchi tutto ciò che poteva, senza staccare gli occhi dalle sue foto che si susseguivano come pagine d'un libro...mentre sborrava tutta la voglia che aveva di lei...le foto, se non fosse stato per quello avrebbe potuto distrarsi, ma quelle foto birichine che lei le inviava le ricordavano che lei era lì...pronta, lei era sua, doveva solo andare a prenderla....
(continua)
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