The Handyman (Cap 12) – Il party finale

  • Scritto da Lizbeth il 13/08/2020 - 08:41
  • 729 Letture

Il lavoro si faceva sempre più insopportabile, pure il sesso era diminuito e lo facevo contro voglia. Sembrava proprio che non avevano più bisogno di me. In più ogni tanto comparivano, sulla bacheca, le polaroid della mia prestazione nell’appartamento 3C, ecco cosa era quello strano rumore che sentivo ogni tanto. Probabilmente le foto le appendeva Silvie per farmi capire cosa fossi io per loro.

Una semplice puttana.

Finalmente arrivò il Natale e mi presi una settimana per me, lontano da tutti e da tutte. Il problema fu il ritorno, mi toccava subire ancora quelle torture.

Appena parcheggiato la macchina in garage e sistemato le mie valigie, mi accinsi a ritirate la posta che si era accumulata durante la mia assenza. La prima cosa che vidi, però, furono cinque enormi valigie accatastate all’ingresso.

“Bene, bene queste sono le ultime due. Per favore mettetele con le altre” – Entrarono due facchini seguiti da una bella mora sui trentanni. Direi sopra i trentanni. Indossava una tuta con pantaloni lunghi a zampa, una evidente scollatura a V e maniche lunghe trasparenti decorati con borchie. Quelle che spiccavano di più era le due tettone.

La riconobbi subito, era sempre sui rotocalchi di gossip, Monica Salverini, la moglie del famoso imprenditore edile. Era la prima volta che l’incontravo.

“Tu sei Alexander, vero?” – Aveva un leggero accento romagnolo.

“Certo signora”

“Ahahha, signora è mia madre. Chiamami pure Monica” – Poi guardando le valigie – “Dai tesoro aiutami a portarle di sopra”.

Scattai sull’attenti come un soldato – “Certo signora”

“Me l’avevano detto che eri un cretino”

Usai il solito montacarichi per portare tutte le valigie nell’attico, fu una faticaccia, anche perché la sua idea di aiutare era che dovessi fare tutto io.

“Amore, grazie per il tuo aiuto” – Si arricciò i capelli – “Senti Ale il 31 farò una piccola festicciola con i miei amici del condominio, mi aiuterai vero?”

“Certo, ogni suo desiderio per me è un ordine” – Ora non so perché parlassi così, ma lei mi ispirava molta simpatia.

 

I giorni che intercorsero prima di capodanno furono un totale casino. Ero stato mandato in ogni punto della città per organizzare la festa nel miglior modo possibile. Praticamente ero solo al suo servizio, probabilmente se lo poteva permettere.

Giunti alla sera di capodanno, misi il mio vestito delle cerimonie, con tanto di cravatta, e raggiunsi l’attico per le 21. La tavola era già imbandita. Salutai Monica. Era vestita esattamente come l’avevo incontrata la prima volta. Si vede che quella tuta le piaceva. Dopo avermi dato delle brevi istruzioni, iniziarono a giungere i primi invitati.

Aprii la porta e, con mia grande delusione, vidi Silvie con suo marito, non vedevo Riccardo, questo era il suo nome, dal giorno del colloquio. Devo confessare che la stronza in quel vestito asimmetrico aderente stava proprio bene.

Stranamente mi salutò cortesemente, non so forse era la presenza di suo marito o forse non voleva fare drammi davanti a Monica.

Dopo 5 minuti arrivarono pure gli ultimi invitati. Come sospettavo erano Marina, sempre sensuale nei suoi vestiti bianchi, e suo marito Andrea, che mi diede una pacca sulle spalle – “Amico mio credo che ci divertiremmo”.

Io continuavo a guardare alle loro spalle. Marina mi sussurrò all’orecchio – “Ovvio che te l’ho portata”. Finalmente la vidi, Sabrina, era bella come sempre. Con la sua camicia bianca, una minigonna svolazzante e il cravattino sembrava una studentessa.

“Ale, per favore, chiudi la porta” – Eseguii gli ordini e mi misi al posto a me assegnato dalla padrona di casa. In piedi dietro di lei, che era seduta a capotavola. Davanti a lei si era seduto il proprietario dello stabile, sul lato destro Silvie e Sabrina e su lato sinistro Andrea e Marina.

Durante la cena ci furono piacevoli chiacchierate, Sabrina sembrava la più imbarazzata di tutti e se ne stava al suo posto silenziosa. Si spostarono tutti in salotto, servii loro da bere e accesi lo stereo.

“Alexander, le signore qui presenti mi dicono che sei molto dotato. Sono curiosa, fammi vedere”

Che vi posso dire, in questi mesi ne avevo passate di tutte, quindi mi spogliai senza lamentarmi.

Rimasi lì in piedi con il cazzo a penzoloni. Monica si avvicinò. Me lo accarezzò.

“Uhnn come mai non è già duro, forse non ti piaccio”

Ovviamente era bellissima, ma io pensavo solo a Sabrina, infatti continuavo a fissarla.

Lei se ne accorse – “Forse ho capito” – Indicò il mio amore – “Tu ragazzina vieni qui”.

Sabry prima guardò Marina, poi si avvicinò alla padrona di casa.

“In effetti è molto carina” – Le palpò le tette – “e pure molto dotata, quasi come me”.

La fece inginocchiare – “Ora tesoro succhialo” – Io feci una timida protesta – “ E tu zitto, lasciala fare”.

Sabrina me lo afferrò in mano, me lo sego con maestria. Apri la bocca e se lo infilò in bocca.

Ovviamente il mio pene si indurì.

Monica mi baciò - “Marina vedo che con la ragazzina hai fatto un ottimo lavoro”.

Come faceva a essere così ben informata. Fece uscire le tette e mi ordinò di leccarle. Erano le tette più esplosive che avessi mai visto in vita mia. I suoi capezzoli erano due chiodi e li leccai.

Diedi uno sguardo sul divanetto e vidi Silvie e Marina che leccavano il cazzo del proprietario, il quale accarezzava la testa ad entrambe. Invece Andrea per ora se ne stava in disparte a masturbarsi. L’orgia era iniziata.

“Grazie tesoro ora faccio io” – Monica allontanò Sabrina e prese il suo posto, infilandosi il mio cazzo tra le tette – “Dicono tutti che qui dentro sia il paradiso” – Non avevano tutti i torti.

Il sul seno era molto sodo e la sua lingua molto esperta.

Sabrina fu portata al cospetto di Riccardo, il quale la baciò. Silvie fissò me e fece accomodare la mia ex sul cazzo di suo marito. Ebbi un impulso di gelosia, provai a impedirlo, ma la padrona di casa mi teneva bloccato con la sua bocca, letteralmente. Porco zio come succhiava, sembrava nata per farlo. Si alzo lentamente passando la sua lingua sul mio corpo fino a infilarmela in gola.

“Non vedo l’ora di sentire il tuo cazzo”

Si diresse verso Andrea, si mise a 90, gli prese il cazzo in bocca, lo succhiava con passione. Intuii subito le sue intenzioni. Non mi feci pregare. Le slacciai i pantaloni. Calarono fino ai piedi. Lei se li scalciò via. La troia non portava le mutande. Gli lo sbattei dentro con decisione. Lei gradi molto.

Sopra di me c’era uno specchio e potevo vedere quello che succedeva alle mie spalle. Sabrina sobbalzava sul cazzo del proprietario. Intanto Silvie le stava sbottonando la camicia per farle uscire. Marina era seduta davanti alla stronza e gli la stava slappando. In meno di dieci secondi, la mia Sabrina rimase con il seno scoperto. Riccardo gli lo leccava, Silvie gli lo accarezzava.

Marina prese dalla borsa uno strap-on e, dopo averlo indossato, lo spinse nelle figa di Silvie. Anche se era ovvio da tempo,ebbi la certezza che quel condominio era pieno di pervertiti.

“Oh si cosi sbattimi Ale.” – Aveva in mano il cazzo duro di Andrea – “Si spingimelo fino in fondo e palpami le tette, quel coglione di mio marito non è capace di farmi godere”

Le sue tette erano così grosse che facevo fatica a trattenerle.

“Ora tesoro vai a fare divertire le mie invitate” – Si mise a cavalcioni di Andrea, lo stava soffocando con le tette.

Non persi tempo, mi avvicinai all’altro gruppo. Dove Marina faceva godere Silvie. Mi misi dietro alla bionda e spinsi il mio cazzo nel suo culo.

Lei mi mise una mano dietro alla nuca - “Dai tesoro si inculami”

Con il mio cazzo le davo il ritmo per fottere la mia boss. Dovevo ancora vendicarmi di quello che era successo ad Halloween, quindi sussurrai a Marina di spostarsi.

Era il momento giusto, Silvie teneva gli occhi chiusi. Sostituì il cazzo di gomma con il mio. Lei se ne accorse subito, ma non protestò. La scopai come la grande troia che era. Le morsi le tette. La insultai. Intanto con la mano sfioravo il corpo di Sabrina.

Marina si mise in piedi sulla faccia di Silvy e gli ordinò di leccargliela. Lei esegui subito e pure io le diedi una mano. Silvie era una furia – “stronzo fottimi, preparami per mio marito”.

“Fermi tutti” – Era Monica – “ora ho una gran voglio di farmela leccare dalla ragazzina”

“Avete sentito la padrona di casa” – Era il mio capo che aveva parlato.

Baciò la piccola e le indicò Monica, che si era seduta sul divano a gambe aperte in attesa della sua venuta. Sabrina si diresse verso di lei, le accarezzo la passera, la baciò e le infilo due dita nella figa. Intanto Andrea si era avvicinato a noi e aveva sbattuto il cazzo in bocca a Silvie.

Ora la puttana aveva il mio cazzo in figa e l’altro in bocca.. gemeva come una porca.

Marina scese dal divano, si sedette sul cazzo di Riccardo mostrandogli la schiena, se lo infilò nel culo e lo cavalcò con decisione. Una volta che Andrea vide sua moglie in quella posizione, sfilo il cazzo dalla bocca di Silvie e penetrò la moglie costringendola in una doppia spettacolare.

In quella stanza alloggiava un odore di sesso inebriante.

La mia capa mi afferrò per il collo – “Che aspetti vai a far godere il tuo amore” – Quelle parole suonavano strano. Sfilai il cazzo dalla sua passera e mi diressi verso Sabrina, la quale in quel momento stava scopando Monica con i suoi capezzoli.

La padrona urlava come una dannata. Baciai entrambe. Sabry alzò leggermente il culetto, gli leccai la figa, mentre lei faceva la stessa cosa con la nostra ospite.

In questi mesi, il cambiamento di Sabrina era evidente. Infilò la sua mano intera nella figa della tettona. Monica urlò immediatamente. La baciò e il loro seno si scontrarono. Finalmente penetrai la figa della mia ex. Con lei mi diventò di marmo.

“Oddio amore era ora che mi fottessi” – Quelle parole mi illuminarono.

Sempre guardando nello specchio di prima, notai che dietro di me le coppie si erano costituite in modo naturale. Ognuno fotteva la consorte.

Palpavo le tette sia di Sabrina sia quelle di Monica.

“Voglio sentire il tuo cazzo, sto per avere l’orgasmo, voglio che vieni dentro di me” – questa che parlò non fu la mia ex, ma la padrona di casa.

La piccolina si scostò, mi lasciò il posto, e spinse la sua giovane passera in faccia a Monica.

La penetrai come aveva comandato. Avemmo l’orgasmo quasi in simultanea, esattamente quando scoccò la mezzanotte. Lei stramazzò sul divano e si palpava il corpo sudato.

Notai che tutti erano distratti, diciamo così. Afferrai Sabrina, le feci abbottonare la camicia. Mi ero stancato dovevo andarmene da quel posto e dovevo portare lei via con me.

“Tesoro, ora vieni con me”

“Dove andiamo”

“Scappiamo lontano da qui”

Lei mi guardò, mi baciò – “Ok, ora sono pronta. Anche grazie a Marina”

Non capii quello che mi aveva detto. Ma prendendola in braccia, la portai verso la porta d’ingresso. Dove purtroppo ci aspettava Silvie.

“Tu dove pensi di andare”

“Ho deciso mi licenzio”

“E lei”

“L’amo e la porto via con me”

Ero pronto agli insulti ma sorprendentemente mi baciò – “Finalmente, hai dimostrato di avere le palle” – Mi lasciò passare.

Non capivo esattamente cosa fosse successo, ma in quel momento il mio unico pensiero era di andarmene con Sabrina. Ci rivestimmo decentemente. Feci partire la macchina e c’è ne andammo nella notte.

 

Quando tornai, qualche giorno dopo, fui scioccato. L’edificio era scomparso e gli abitanti con lui. Era stato tutto un sogno?. Non credo. Io avevo vissuto quelle situazioni assurde. Alcune persone con cui avevo interagito erano reali e negli anni trovai tracce di alcuni di loro.

La giornalista sportiva, aveva partorito un bel bambino, e si era rimessa con il suo ex. Quel figlio era mio. Bho poco mi importa.

Titi e Fifi erano diventate due influencer famose in Francia.

Antonella aveva un suo programma in TV, dove parlava di fitness.

Il famoso artista, era morto pochi mesi dopo la mia fuga, mi dispiacque moltissimo.

Monica lasciò suo marito per un famoso calciatore.

Degli altri non seppi più nulla.

E io e Sabrina?. Beh ci sposammo esattamente un anno dopo. Avemmo due figli e ora è morta.

Si è morta qualche giorno fa e per questo ho deciso di scrivere questo racconto, per ricordarla e per ricordare come ci siamo conosciuti e grazie a chi ci siamo messi assieme.

Lo so tutto questo può sembrare assurdo, ma questo è stato il mio primo lavoro e lei è stata il mio primo e unico amore. Ora vi saluto perché le parole si stanno facendo pesanti e io ho già sofferto abbastanza. Addio.

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.