Tre per volta
Erano ormai sei mesi che tradivo regolarmente mio marito, due volte al mese, con tre ragazzi venuti in Italia per l’Erasmus ed ospitati in una stanza al secondo piano di un vecchio edificio in un vicolo seminascosto del centro; ci ero capitata per caso una sera che ero in giro in preda ad una voglia matta di scopare perché ormai guardavo quasi con terrore a quella che la sera avrei fatto con mio marito.
Non che mi scopasse male o controvoglia o per un qualsiasi limite delle sue prestazioni, per carità!; eravamo sposati ormai da venticinque anni e nostro figlio si stava per laureare; lui mi aveva sverginato, in mano in bocca in culo e in figa, nell’ordine, quando avevo sedici anni, più o meno; mi aveva sposato che avevo solo diciannove anni e a venti avevo avuto mio figlio; in un quarto di secolo non aveva mai smesso di apprezzare il culo, la figa, le tette, tutto il corpo che adorava.
Passava molto tempo e farsi succhiare, per poi leccarmi e alla fine scoparmi sborrando abbastanza presto e addormentandosi subito dopo; proprio questa routine sempre uguale a se stessa, negli ultimi tempi, mi aveva esasperato ed avevo avvertito il bisogno di una scopata più dura ed intensa; quando avevo cercato di parlargliene apertamente, mi aveva quasi deriso; mi trascinavo quindi quella carenza che mi assillava, caricandola forse di eccessivo valore.
Quella sera, trovandomi in quel vicolo per caso ed essendo stata fatta oggetto di una corte elegante e discreta dai tre ragazzi, mi misi a sculettare volontariamente e li provocai con frasi ad effetto, in un inglese rabberciato; per fortuna uno dei tre parlava correttamente italiano e gli proposi, fuori dai denti, di passare una bella serata di sesso a go go; non si fecero pregare e, dopo un poco, eravamo su, nella loro camera.
Erano universitari, poco più grandi di mio figlio, e non avevano nessuna remora a scoparsi la Milf che si offriva così apertamente; in un attimo mi trovai distesa sul letto, tutta nuda, con intorno tre ragazzi armati di cazzi di notevole dimensione; misi in atto tutta la mia lussuria e me li scopai alla grande; il primo a saltarmi addosso fu, naturalmente, quello che parlava italiano e che quindi era il più pronto a cogliere le indicazioni e e le sollecitazioni a scopare.
Mi si attaccò ai seni che evidentemente lo attirarono molto per il volume carnale che aveva la mia quarta taglia e in un attimo lo sentii abbarbicato ai capezzoli che succhiava con passione profonda e con una certa abilità; gli altri due, incoraggiati dall’esempio, mi infilarono lingue e mani nella figa e nel culo; godevo da tutte le parti ed ebbi non so quanti piccoli orgasmi prima che il ‘leader’ del gruppo mi infilasse il cazzo in bocca.
Mentre lo succhiavo con golosa partecipazione, sentii che un altro dei due, il più dotato, mi accostava la cappella alla figa e mi infilava in un sol colpo, fino all’utero, un cazzo assai piacevole da mungere; il terzo del gruppo si accontentò di portare sulla sua mazza la mia mano per farsi masturbare; in quel primo round, che mi preoccupai di far concludere senza sborrata per non ridurre ai termini della scopata coniugale quell’incontro eccezionale; mi gustai le mazze con sapiente lentezza.
Si scambiarono di posto e di nuovo ebbi in mano, in bocca e in figa i tre cazzi di cui assaggiai con piacere la diversa sollecitazione in relazione alle dimensioni di ciascuno; in quel caso, lasciai sborrare solo quello che mi prendeva in figa e impedii agli altri due di concludere, per rinviare a dopo le sborrate; intanto, sentivo che qualcuno mi lubrificava il culo con i miei stessi umori, con la sborra del primo e non so se con qualche crema; non ero preoccupata perché da anni prendevo il cazzo nel culo.
Quando il più giovane, e più dotato, si stese supino sul letto, capii l’antifona e mi distesi su di lui infilandomi il cazzo in figa; sporsi indietro il culo e sentii che un altro entrava direttamente nell’intestino con un solo colpo; il terzo venne su di me e mi piantò il cazzo in bocca; mi scoparono in triplice funzione per un lungo tempo e alla fine li sentii sborrare insieme a me; mi gustai molto il sapore della sborra in bocca e provai un piacere intenso quando lo spruzzo colpì l’utero e l’intestino.
Mentre ci rilassavamo dallo sforzo di quella prima scopata, mi spiegarono che due di essi erano sul piede di partenza per termine del soggiorno; al loro posto sarebbero subentrati altri due; questo avveniva regolarmente ogni due settimane; chiesi a quello che parlava in italiano se potevo contare sulle loro ‘prestazioni’ due volte al mese e mi assicurò che non ci sarebbero state difficoltà perché tutti i ragazzi che arrivavano per quel corso erano arrapati e una Milf come me era la benvenuta.
Quella sera mi scoparono ancora due volte, individualmente e in gruppo; ed io ottenni sborrate che mi sarebbero servite per i quindici giorni successivi; tornata a casa, pensai che forse mio marito doveva essermi anche grato perché, col ricordo delle scopate recenti, lo montai con molta più voglia di sempre e riuscii ad ottenere anche da lui una scopata come non ne avevamo mai fatte in tutta la nostra lunga convivenza.
L’esito di quella serata mi galvanizzò e mi organizzai perché due volte al mese, al ‘cambio della guardia’ fossi presente nella loro camera a scoparmi quello che rimaneva del trio precedente e due nuovi; mi spupazzai con gioia un infinito numero di maschi dell’età di mio figlio che mi diedero gioie paradisiache con i loro cazzi giovani sempre duri e con la voglia matta di figa che si portavano dietro dai paesi di origine, forse sperando proprio di incontrare in Italia una situazione come quella.
Non feci molto caso ad un gruppo di ragazzi che più volte vidi appostati quasi a spiare i miei movimenti; gli attribuii una voglia di voyeurismo che puntualmente andava delusa, perché entravo nel palazzo e perdevano il contatto; mi impressionò, una volta, il commento aspro che sentii alle mie spalle, con dure attribuzioni a me ed al mio comportamento; ma mi sentivo così logica e coerente che nemmeno ci badai; in fondo, dal mio punto di vista, stavo salvando il matrimonio e il sesso coniugale.
Una sera che ero andata per il mio appuntamento quindicinale, raggiunsi, dal parcheggio, il vicolo a piedi e, prima di riuscire a salutare i ragazzi che mi aspettavano, vidi spuntare dal portone del palazzo mio marito.
“Che diavolo ci fai tu qui?”
“Quello che ci fai tu lo so io e lo sai tu perfettamente; non sei ancora stanca di riempirmi di corna?”
Mi prese per un braccio e mi trascinò quasi a forza verso la piazza dove avevo parcheggiato e dove aveva lo studio; fermai con un gesto i ragazzi che si erano avanzati aggressivi e lo seguii in silenzio; arrivati nel suo studio, mi spinse su una sedia davanti alla scrivania e mi sbatté sul tavolo una cartella con documenti.
“Firma qui!”
“Cosa vuoi che firmi? ... ‘Separazione consensuale’? Io non voglio separami! Ho sbagliato e anche molto; ma non posso accettare che tu getti in uno sciacquone venticinque anni di vita e una famiglia con un figlio grande!”
“Cara la mia schifosissima moglie, lo sai questo cosa è? ... E’ un nerbo di bue; sono certo che sai bene cosa è a che cosa serve; se tu adesso firmi senza storie la richiesta di separazione consensuale, io faccio appello al mio buonsenso e ti lascio andare; se fai obiezioni, uso il nerbo di bue; se, dopo avere firmato, ti rimangi la firma che adesso metti qui, uso il nerbo di bue; se porti la causa in tribunale non mi limito a mettere in piazza i tuoi comportamenti laidi, uso il nerbo di bue; se non vuoi che ti faccia male, rassegnati alla separazione, firma.”
“Va bene, firmo; ma credo proprio che dovresti parlare con me un poco, prima di prendere una decisione così drastica; ti ho fatto le corna, lo so; sono stata infedele e perfida più di Giuda; ma per venticinque anni sono stata la moglie migliore che potessi chiedere; non pensi, poi, a quello che dovrai dire a nostro figlio?”
“Di mio figlio non mi preoccupo per niente; è adulto e vaccinato; può affrontare con lo stesso coraggio che devo avere io la nomea di cornuto e di figlio di puttana che gli hai inciso addosso a caratteri di fuoco!”
“Ti prego, non esasperare il senso di una stupidaggine; ho scopato, questo è tutto; è stato un errore clamoroso, una scelta infelice, un capriccio da bambina perché non mi sentivo soddisfatta dai nostri rapporti, perché volevo qualcosa di più; tu non hai voluto parlarne seriamente e adesso la fai diventare un reato da condanna; arrivi a passare la ruspa sulla nostra vita; non puoi accontentarti di una separazione in casa, in attesa di chiarire meglio i termini del contrasto?”
“Tu a casa mia non ti sognare di portarci più la puzza dei tuoi tradimenti, la sborra che ti fai scaricare dappertutto da ragazzi dell’età di nostro figlio; non ti permettere nemmeno di pensare di venire a casa MIA, ti è chiaro, troia?”
“Dio mio, dove vado adesso?”
“Se reciti ancora la parte della vittima piangente mentre vieni da un mancato appuntamento con i tuoi amanti, giuro che ti mando al cimitero, a colpi di nerbate. VATTENE. Vai dove vuoi, da qualche puttana come te, da qualche amante con un cazzo cavallino che ti faccia godere come vuoi; vai dove ti pare ma sparisci dalla mia vista!”
Non potevo fare niente per ammorbidirlo; l’avevo fatta grossa, oggettivamente, e le corna gli pesavano troppo; capivo bene, visto che venivo dalla stessa cultura, il riferimento al nerbo di bue; non era casuale; sapevo che era l’arma contro le adultere nella cultura arcaica del nostro mondo contadino; mio marito era in grado di usarlo bene, avendo imparato a rotearlo da ragazzo; decisi che potevo solo stare zitta e andare via; forse, a bocce ferme, con un po’ di calma, potevo tentare qualche recupero.
Per il momento, dovevo solo cercarmi un alloggio per quella notte e forse per qualcun’altra nei giorni seguenti; intanto,non avevo con me nemmeno un cambio e non sarebbe stato facile, senza l’aiuto di mio marito, trovare uno straccio di alloggio a prezzo accessibile; l’unica persona a cui potevo chiedere ospitalità, forse fino a che mi fossi sistemata, era la mia collega di insegnamento, Marilena, che aveva una casa grande e la mie stessa taglia, poteva quindi anche aiutarmi coi vestiti.
Recuperai l’auto dal parcheggio e andai dalla mia amica che mi accolse allarmata dal tono della mia voce al telefono; accennai a grandi linee che mio marito mi aveva cacciato di casa perché aveva scoperto le corna che gli facevo da qualche mese e le chiesi aiuto ad uscire dall’impasse in cui mi ero cacciata; l’unico consiglio che poté darmi fu di chiedere l’intercessione di nostro figlio perché il padre mi consentisse di restare da loro fino alla soluzione dei problemi.
Il suggerimento mi parve assai opportuno; certamente mio figlio sarebbe stato più disponibile e poteva fare pressioni su mio marito perché accettasse quanto meno di tenermi in casa il tempo necessario a sistemare la mia ‘cacciata’; sapevo che mio figlio frequentava un bar del centro e che sicuramente lo avrei trovato lì, a quell’ora; ci andammo insieme, io e Marinella, ansiosa come me di trovare una soluzione più morbida al problema; lo individuai subito, accanto al bancone, e ne richiamai l’attenzione
“Stronza, anche qui vieni a sbattermi in faccia che sono il figlio di una puttana? Bada, non ‘figlio di puttana’ come concetto astratto ma concretamente figlio di una troia che si è scopata, due volte al mese, per sei mesi, ragazzi della mia età e che si nascondeva pudica, grande stronza, al figlio che si masturbava coi suoi slip!”
“Alessio, ma ti sembra corretto parlare così a tua madre?”
“Oh, la cara amica Nicoletta; dimmi, sei stronza come lei o ti limiti a favorirla e a coprirla?”
Solo in quel momento notai il gruppetto di ragazzi che, in un angolo, ridacchiava, faceva sberleffi ed accennava al gesto di scopare, alla lingua per leccare.
“Sta zitta, per favore, Nicoletta ... Sono i tuoi amici, quelli che hanno riferito a tuo padre?”
“Neppure lo conoscono, papà; no, hanno preso per culo me, dicendomi che mia madre era una lurida puttana che andava a caccia di studenti dell’Erasmus e se ne scopava tre per volta in un vicolo della piazza; me lo hanno comunicato avvertendomi che ero figlio di una puttana e non in gamba, come si intende qualche volta ‘figlio di puttana’ in senso positivo ... “
“Che posso dirti? Anche se è perfettamente inutile, posso solo dire che mi dispiace; però tu, se io avessi ucciso qualcuno e mi avessero condannato all’ergastolo, ti rifiuteresti di venire a trovarmi?”
“Se avessi ucciso mio padre, la persona più buona del mondo, non solo ti dimenticherei ma ti cancellerei totalmente dalla mia memoria; la troia che ha distrutto e ridotto a macerie venticinque anni di serenità familiare, che ha calpestato tutta la mia vita, non mi ispira nessun sentimento di umanità; non solo non verrei a trovarti ma chiederei di cambiare la costituzione e ripristinare, solo per te, la condanna a morte ... “
“Quindi, mi offri, come unica chance, buttarmi sotto un treno o gettarmi a fiume?”
“Come potresti chiudere la tua ignobile esistenza, lo lascio decidere a te; hai scelto tu come rallegrare la vita; scegli come procurarti la morte; forse è l’unica prospettiva che ti resta; se lo preferisci, c’è un bordello molto frequentato, verso la collina; cercano sempre carne fresca e forse una tardona, ancora valida per qualche anno, la prendono volentieri; puoi sempre proporti; ma non troverai solo ragazzi di vent'anni a consolare la vecchiaia che, da quel che capisco, ti ha ossessionato fino a farti sballare; lì alle puttane come te impongono di tutto, vecchi e giovani, brutti e belli, educati e violenti ... “
“Grazie per l’indicazione, ma sono in grado di sopravvivere anche alle maledizioni di un figlio boia e di un marito giudice senza appello; spero che l’attributo di orfano di puttana lenisca il tuo dolore; io il mio lo affogo a fiume, adesso!”
“Stai scherzando, spero; quello che hai fatto è indegno; ma non vale la pena di ammazzarsi, anche se i tuoi amati non accettano di perdonare!”
“Nicoletta, meglio il salto dal ponte che continuare a fare i conti con me stessa, prima che con gli affetti gettati via!”
“Mamma, se continui su questo tono, ti tiro una sberla che ti fa ruotare gli occhi dietro la testa; ma ti rendi conto che, ancora una volta, manchi di empatia? Ti sei spaventata a vedere che invecchiavi, forse, ed hai seguito i pruriti di figa facendoti scopare da ragazzini per sentirti più giovane; adesso parli di suicidio come se non ci fosse chi dalla tua morte resterebbe segnato per sempre ... Non credi di avere abusato abbastanza del tuo egoismo, finora?”
“Oh, mi perdoni maestro di comportamento e di empatia; la sua lurida mamma non è in grado di capire, perché è una povera deficiente, che ha fatto soffrire, col suo egoismo, le persone a cui teneva di più; se può servire alla tua analisi aggiungici che questa povera deficiente aveva sbroccato perché giudicava troppo di routine le scopate con suo marito; ha cercato di vivacizzarle facendo sesso con ragazzi che l’avevano corteggiata, cosa che tuo padre ha dimenticato da anni.
Per avere un quadro completo, forse tuo padre potrà testimoniare, perché è una persona onesta, che negli ultimi sei mesi siamo stati molto più caldi e appassionati, a letto; io lo attribuivo al calore che derivavo dalla mia ‘vita sessuale alternativa’; lui non so come se lo sia spiegato; sono un’imbecille sognatrice; addirittura mi illudevo di fare il bene della famiglia che amo assai più di quanto tu possa valutare adesso.
Perché, mio caro, io so cosa sia stato per oltre vent'anni occuparmi di un figlio, amarlo come solo una madre può fare; guardare, per esempio, con preoccupazione le sue ansie di sesso incestuoso e dovermi frenare per non uscire dal seminato; anche le mie sono perversioni della mente, sai; scopare con giovanotti, sì; farlo col proprio figlio, no perché lo vieta la religione; è il classico caso dei due pesi e delle due misure.
Esattamente come fate tu e tuo padre in questo momento; bravissimi a parlare di mancanza di empatia per una madre puttana che si occupa dei pruriti di figa e non delle corna di marito e figlio; vero, verissimo; condannatemi; ma quanta empatia dimostrate voi che vi siete seduti sullo scranno del giudice e avete già condannato senza un minimo di dibattito e che adesso vi trasferite sul patibolo per trasformarvi in boia?
Figlio meraviglioso, ti auguro più successo di tuo padre, in amore; quanto meno di non dovere fare i conti con una puttana capricciosa e illusa; ma di lui dovresti pareggiare almeno i venticinque anni di vita comune e serena; la bambina stupida e capricciosa ha voluto ravvivare il suo letto buttandosi su altri? Condanna a morte! Cerca di capirla, tua moglie, tra un quarto di secolo; si sbaglia per ingenuità, per raptus, per insipienza, per mancanza di guida.
L’unico mio grande errore è stato non costringere a parlare delle mie difficoltà, senza limitarsi alla facile ironia, l’unica persona di cui mi fidassi, l’uomo che amo da sempre, mio marito; non un briciolo del nostro amore è stato sprecato in copule selvagge e senza dignità; forse dovevo insistere a farlo parlare, prima di lasciarmi andare; ho sbagliato; ma gli errori si discutono, tra persone vissute d’amore, se c’è davvero empatia; i bellimbusti che ti danno del ‘figlio di puttana’ o del ‘cornuto’, provassero ad approfondire le nobili gesta delle madri; poi ti saprebbero dire.
Non sto attentando alla tua serenità se minaccio di chiudere male la mia esistenza; sto solo ammettendo la mia sconfitta; la colpa di sei mesi ha vinto su una vita d’amore e di dedizione, perché qualcuno ha chiuso una saracinesca sul passato e mi ha lasciato, anzi mi ha cacciato, fuori dalle vostre vite; è vostro diritto e forse anche vostro dovere punire la reproba; ma, visto che non vi decidete ad eseguire la sentenza finale, forse se lo faccio io stessa vi risparmio una sofferenza ... “
“Mamma, smettila con la dialettica; è vero; anche in noi ci sono pecche terribili, ma ammetterai che sei mesi di corna non si digeriscono facilmente ... “
“Potremmo discutere fino a domani se si tratta di corna o di stupidità infantile; ma non è questo il punto; io sono stata sleale e insincera con tuo padre; questa è l’unica vera colpa; che sia durata sei mesi o una settimana, conta poco; è il principio che conta e dovevo essere leale con l‘uomo che amo al di là di quel che ne pensate voi; ma lui si sta comportando da talebano; mai visto tuo padre accanirsi così contro qualcuno; forse è l’amore calpestato che lo rende feroce.
Una separazione in casa poteva servire a molte cose, soprattutto non mi privava di colpo di rumori, odori, abitudini, piccole stupidaggini che fanno la vita quotidiana; non parlo né di amore né di sesso; parlo di quotidianità, delle battaglie per il telecomando, del commento a un libro letto, degli scherzi sugli strafalcioni nei compiti dei miei alunni, delle preferenze per un cibo; tuo padre sa che è stato questo a costituire la nostra famiglia.
Cacciarmi è stato soprattutto chiudere la saracinesca su questo; ho paura che mancherà anche a voi, almeno finché non avrete costruito una realtà alternativa; chiedevo di esaminare le cose con calma, a bocce ferme; non ha voluto forse perché è incazzato con me; risolverò in qualche modo; a quarantacinque anni non sono da buttare; a ripensarci, non ho voglia di morire; vedi come sono bambinesca, quando non ho l’equilibrio del mio uomo a controllarmi? Ma forse anche in questo devo crescere, e da sola.
Non so se insistere ancora a chiedere l’elemosina di un dialogo umano o se mandarvi al diavolo e fare da sola; non sei tu l’interlocutore che devo affrontare; neppure sospettavo che fosse stato originato da te l’astio di tuo padre nei miei confronti; avevo provato a contattarti per avere una spalla di appoggio per recuperare il salvabile; se ho sbagliato, scusami e ... buona fortuna.”
“Mamma, perché non ti fermi un momento? Mi pare che stiamo giocando a chi la fa più grossa, la figuraccia, tu accampando scuse che non giustificano niente anzi aggravano le colpe, noi arroccandoci in un integralismo di bassa lega; possiamo provare una volta a cercare i pochi frammenti utili a ricostruire una realtà disintegrata? Non puoi negare che quello che hai fatto supera ogni possibilità di comprensione e, quindi, di giustificazione.
Scopare ogni quindici giorni con tre ragazzi sconosciuti è assai peggio che avere un amante fisso o diversi amanti distribuiti nella settimana; in sei mesi ti sei passata una trentina di cazzi diversi in tutto, dalla nazionalità alla maturità nell’uso; non so se hai pareggiato una prostituta di professione, ma sei andata al di là di qualunque adulterio classico; sperare che questo venga dimenticato, non dico che è utopia ma richiede una lunga riflessione e un sincero pentimento.
Anche la risposta, mia prima che di mio padre, è stata al di là di qualunque logica; non ci siamo preoccupati di chiederci perché e forse di capire; abbiamo sentito umiliato il nostro ruolo di maschio alfa e abbiamo condannato senza appello; anche questo va corretto; ma non so se riuscirà a farlo papà, anche se ha apertamente dichiarato che comunque è innamoratissimo di te ed ha colto, come hai sottolineato, che il periodo ‘di corna’ ha corrisposto a quello di maggiore enfasi amorosa.
Anche lui vorrebbe trovare un percorso per ricucire, ma è frenato da oggettive riserve mentali difficili da abbandonare; il punto è che cosa potete chiedere l’uno all’altro e come posso aiutarvi io a ritrovare una bussola che al momento sembra perduta ...”
“Alessio, ti ho cercato perché penso che tu possa mediare tra due nemici feroci che in questo momento si odiano per motivi assurdi; tuo padre esagera nella valutazione di qualche scopata ma è giustamente offeso dalla slealtà che ho dimostrato; io non sopporto che si comporti ancora come suo nonno di fronte alle cosiddette ‘corna’ che tanto gli danno fastidio e non usa invece la sua solita razionalità per arrivare, se lo ritiene giusto, a cacciarmi e distruggere una vita trascorsa insieme e in armonia.
Io spero che ti lasci parlare ed accetti la proposta di passare qualche mese insieme, da separati in casa; lui fa la sua vita, io la mia; se dovessimo renderci conto che siamo incompatibili, ben venga il divorzio meno traumatico possibile; se invece trovassimo che forse la bolla è più effimera e gonfiata di quanto pensiamo adesso, potremmo riesaminare la possibilità di riprendere da dove interrompiamo; pensi che voglio la luna?”
“Non riesco a capire come per qualche mese possiate resistere alle voglie di sesso, visto quanto ne facevate insieme e quanto altro supplementare ne hai fatto tu, fuori del matrimonio!”
“Non cercare di provocare ad ogni costo, per favore; separati in casa significa che tuo padre rimane padrone della camera e si porta le amanti che vuole, se sente il bisogno di pareggiare le ‘corna’; io non ho nessuna intenzione di fare ancora sesso, per quel periodo di ‘quarantena’, né con mio marito né con nessuno; comunque, se proprio dovessi avere voglia di cazzo, me li andrei a cercare fuori, come ho fatto in questi mesi; ma, se fossi costretta ad ammettere che non mi sento disposta ad accettare la monogamia come scelta mia di libertà e non come imposizione di qualcuno, vuol dir che il matrimonio non fa più per me ed è meglio se si rompe ... “
“Quindi vi limitate a rinviare una rottura inevitabile?”
“Non fare il fesso per non pagare dazio, ragazzo mio; se sono qui, è perché ho preso coscienza dei miei errori e voglio ricominciare da quella fedeltà e da quella lealtà che ho calpestato; parlavo solo per eventuali desideri di rivalsa di tuo padre, se si sente defraudato di qualcosa; io so bene di essere debitrice di lealtà e sincerità; la mia quarantena avrebbe quei caratteri di base; ma sono certa che tuo padre è assai intelligente e non ha bisogno di spiegazioni per cogliere il senso delle parole.
Portagli questa proposta; se si può fare, basta che mi contatti a scuola o a casa di Nicoletta; io voglio tornare ad essere tua madre, anche concretamente, e la moglie di mio marito anche senza talamo condiviso, in attesa di giorni migliori; se lui ci sta, possiamo ricominciare senza troppi danni, per fortuna.”
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