– Dieci minuti e son pronta, faccio subito! – urlo dalla porta prima di chiuderla.
Non perse tempo. Aprì il getto d’acqua del lavandino e comincio a guardarsi allo specchio. Doveva riconoscerlo a tutti i suoi compagni che facevano apprezzamenti sul suo seno: era davvero ben fatto.
Cominciò a palparlo vigorosamente, tenendo sotto controllo i movimenti della sua mano dallo specchio.
Ma non aveva tempo.
Si calò le mutandine alle ginocchia e la sua mano corse sul basso ventre. Trovò una folta peluria ad ostacolarne la discesa. La accarezzò, pensando che l’estate era in arrivo ed era arrivata quasi l’ora di dare una sistemata. Pensava alle sue amiche che dicevano di depilarsi lì tutto l’anno. Chissà, forse era più comodo, ma tanto sua madre non glielo permetteva, nonostante i suoi ormai diciannove anni.
Continuò la sua avanzata fino alle grandi labbra, continuava a guardarsi allo specchio mentre con la mano si accarezzava il pelo che circondava le sue intimità.
Ma non aveva tempo.
L’indice del suo dito andò a cercare l’ingresso tra le piccole labbra, ma non lo trovò. Non era ancora abbastanza bagnata ed aperta. Come aveva imparato, si aiutò aprendo tra indice ed anulare il fiore che aveva tra le gambe, per poi andarne a cercare il nettare con il medio.
Si assicurò di inumidire per bene l’intero solco che conduceva dal suo piccolo buchetto al suo clitoride, in modo che le dita potessero scorrere senza procurarle dolore, o fastidio.
Andò a pescare nuovamente dalla fonte, risalendo questa volta velocemente fino a quella piccola zona che tanto piacere riusciva a darle.
Cominciò a stuzzicarlo, a girarci intorno, andando a rinnovare i preziosi succhi quando necessario.
Prese a sfregare delicatamente, ma con energia, il suo bottoncino mentre immaginava ragazzi ideali che le procuravano quel piacere in un modo a lei ancora sconosciuto.
Aveva smesso di guardarsi allo specchio, gli occhi erano ora chiusi e sognanti.
Le dita, frenetiche avevano aumentato il ritmo.
Aprì gli occhi tutto d’un tratto e la bocca si schiuse, trattenendo a stento qualche gemito. La schiena inarcata e la mano che quasi si fondeva con il pube.
Conosceva benissimo quella sensazione, eppure ogni volta riusciva a sorprenderla
– Rebecca datti una mossa o rischiamo di far tardi per la laurea di tua sorella – urlò una voce.
– A-Arrivo – rispose, le gambe ancora le tremavano.
Si diede alla fine una rinfrescata, chiudendo finalmente il rubinetto che complice le aveva permesso di non destare sospetti.
Vestitasi, si preparò per quella giornata di festa che non avrebbe più dimenticato.
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