Tutti i mail non vengono per nuocere.

  • Scritto da Luisa il 10/11/2024 - 22:07
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Tutti i mali non vengono per nuocere, per attaccare bottone basta niente, anche solo un a scatola di siringhe un flacone di alcool ed un pacchetto di cotone. Avevo appena fatto 25 anni, stavo aspettando un posto di lavoro in ambulatorio come promesso e quello che voglio raccontarvi è nata per caso con una coda che……non so come si risolverà, ero in fila alla cassa del Supermercato dove lavora mamma. Lei era a casa, davanti avevo 5/6 clienti, con in mano il necessario per le iniezioni ed andava lenta, il primo (non trovava la tessera, il pos non funzionava) la Signora davanti a me vedendomi con solo due articoli, mi invita a scavalcarla aveva una carrellata di spesa cestelli d’acqua e detersivi, con la scusa ho cercato di attaccare bottone e si è subito data disponibile, (alta quasi come me, una bella terza una taglia 48, con la coda di cavallo, pantaloni lunghi una giacca nera, un paio di occhiali alla moda, chiede se erano per me quello che avevo in mano rispondo di no però servono a me per farle, lei: buono a sapersi. Viene il suo turno paga ed inizia a sistemarsi la merce nelle borse, io con solo due pezzi faccio in un attimo, usciamo insieme con una stupida scusa mi propongo di aiutarla ad andare dalla macchina ed accetta ben volentieri. Ci salutiamo vado a prendermi lo scooter come lo metto in moto, si avvicina abbassa il finestrino dice: [se non ho il tuo numero come faccio a rintracciarti] ed è vero, dice il suo ed io faccio uno squillo. Da quella mattina tempo ne è passato; un pomeriggio stavo aspettando di finire il turno in croce giocavo con il cellulare, arriva una chiamata sotto il nome fittizio coda di cavallo era memorizzata la signora misteriosa gentile incontrata mesi addietro, rispondo, ti ricordi di me? Sono Laura mi avevi detto se avevo bisogno eri a disposizione, ti mando l’indirizzo, poi ti spiego. Quello che serve ho tutto” Prontamente non mi sembrava vero: dieci minuti finisco il turno ed arrivo, non sapevo di cosa si trattava. Abitava in una via nuova ancora senza numero in una villetta a schiera; è al balcone indossa uno scamiciato lungo fino alle caviglie color fantasia quasi non la riconoscevo mi vede mi fa segno con la mano, io posteggio. Apre salgo, fuori dalla porta due paia di scarpe vedendo le scarpe sull’uscio tolgo le mie infilo un paio di pantofole bianche (come quelle che danno negli alberghi di lusso) la casa, una reggia era uno specchio non certo come casa mia facendomi strada mi porta nell’openspace, sulla consolle dell’ingresso due fotografie: un uomo in divisa con cappello da alpino con piuma bianca, e l’altra una signora, mi spiega che il babbo era mancato appena raggiunta l’età pensionabile mentre la mamma era venuta a mancare di infarto una settimana prima del [per quello che era vestita di nero, in segno di lutto] nostro incontro in quel market. Seduti al tavolo mi ha raccontato un po' della propria vita: ha 38 anni è una Dirigente Scolastica era stata trasferita mamma l’aveva seguita per esser lei vicino e tante altre piccole storie, per stemperare la situazione mi offre una bibita fresca o un caffè freddo accetto volentieri il caffè freddo molto buono, arriviamo al personale continuava e che non ha mai avuto rapporti con altro sesso sinceramente e non sentiva il bisogno, [tra me e me, non sa quello che ha perso] chiedo se avevano abusato di lei in qualche maniera risponde di no però nel corso della vita aveva trovato uomini grezzi che non meritavano attenzioni e di salute non ha mai accusato alcun malessere, questa la prima volte che doveva ricorre al medico di famiglia per una brutta cervicale e visto lo stato in cui si trovava aveva anche bisogno di una cura ricostituente finito quella della cervicale, mentre continua a raccontare apre il cassetto della consolle prende la borsa della farmacia, me la porge, dentro due scatole di iniezioni Diclofenac e Plasil, ed il necessario chiedo dove posso lavarmi le mani mi accompagna nel bagno adiacente la stanza (lo chiama di servizio) mi lavo esco socchiudo la porta Laura rimane dentro; ritornando indietro vari diplomi appesi alle pareti uno il suo con scritto Laura G. nata il 10/9/1975, sento tirare lo sciacquone vado in cucina apro le scatole e apro le fiale e preparo la siringa, a dir il vero che si presentasse senza veli, non sarebbe la prima e neanche l’ultima, chiedo dove preferisce farla, prima di decidere sembrava in trans, tergiversava come se avesse paura, non sapeva decidersi dove mettersi, prima sul divano poi appoggiata al tavolo non andavano bene, sul finire dopo tante prove decide per la camera si butta sul letto lasciandomi l’arduo compito di alzare il vestito ed abbassare le mutandine, che hanno le ali, guardandomi con una faccia dispiaciuta per rincuorarla “è la natura che decide, non noi” le abbasso il necessario per pungerla come con il cotone imbevuto la tocco si irrigidisce, con tutta la mia calma le chiedo di darmi retta massaggio con delicatezza la parte destra, e quando sono pronto chiedo di fare un forte respiro ed io zac buco un leggero sussulto, finisco di iniettare lentamente e tolgo l’ago sempre con delicatezza massaggio per una infinità di tempo poi lascio il batuffolo, dopo qualche minuto arriva massaggiandosi il sedere e ringrazia, la seconda e la terza iniezione sono state le fotocopie della prima, l’unica variante era la tuta oppure il pigiama nel contempo abbiamo avuto modo di conoscerci meglio: per me che studiavo è servito conoscere altre persone non solo nell’ambito familiare, >e prima di andar via mi ha dato le chiavi di casa quelle destinate alla persona di servizio, praticamente senza il padrone non poi entrare<. La quarta iniezione è stato il top, eravamo rimasti che alle 18,00 ero da lei quel pomeriggio per un servizio ho ritardato venti minuti, mi chiama io ero già in dirittura di arrivo per correttezza prima di entrare in casa suono il campanello e mi tolgo le scarpe, entro chiamo non mi risponde, in cucina non c’è neanche nelle camere, la trovo immersa con le cuffie nella vasca da bagno addormentata, sulla lavatrice reggiseno e mutandine con l’assorbente pulito era un buon segno, mi siedo sulla tazza del wc la guardo senza disturbarla. Di colpo si sveglia mi vede e la prima cosa: è tanto che mi guardi, mento; sono appena arrivato, la stavo osservando, immobile nell’acqua. Chiedo se vuole che le lavo la schiena, accetta subito. Dall’acqua dira fuori una spugna e mi dice vediamo cosa sai fare non mi sono perso d’animo ed essendo che con mamma facevo la stesso ho iniziato con delicatezza e mi spronava a fare con più energia non conoscendola la paura di far male lo impediva. Finito si alza mi chiede l’accappatoio appeso lo indossa e l’aiuto ad asciugarsi. Spiego il motivo del mio ritardo, mi dice che mi aspettava per entrare in vasca per evitare che se fosse venuta la visita fiscale a rispondere c’era qualcuno, non hanno suonato e andata, mi chiede di preparare l’intruglio indossa le calze anti scivolo e si butta sul letto, questa volta alzando l’indumento era come mamma l’aveva fatta, la rosellina diceva mangiami bella rosa e senza appendici, la patata con quei peli l’avrei mangiata, la buco come esco l’ago dalla culatta gira la testa verso lo specchio dell’armadio ed assiste al mio massaggio dopo diversi secondi esordisce dicendomi se avevo finito o se lo facevo per vederle il suo lato B, mentendo dico che ero sopra pensiero che stavo pensando quando iniziamo la cura di ricostituente come facevo a far stare altri 15 buchi per parte. Vado in cucina sistemo e butto via il tutto. Mentre arriva con l’accappatoio aperto che lascia vedere il seno e la phiga si avvicina mi abbraccia e mi bacia a stampo io [tra di me mi son detto o la va o la stacca dovevo rischiare] metto la lingua in bocca e la limono, nel mentre un feroce presentimento era diciamo nuda, chiedo che si metta almeno un pigiama o la tuta era ancora in tempo di visita fiscale, mentre va in camera a vestirsi suonano alla porta non era il medico, la vicina di pianerottolo che quando apro chiede se Laura risponde di si. Cristina cosi si chiama le domanda se ha qualcosa per il mal di schiena, dice che al massimo può offrirle una fiala di Dicoflenac, la guarda, la ringrazia della gentilezza chiede Cristina la posso anche accettare; mio marito non è capace, non saprei, Laura senza peli sulla lingua si gira verso di me e dice di preparare la puntura, Cristina rimane brasata non pensava di rientrare in casa con il sedere bucato, Laura la abbraccia e tira su la giacca della tuta ed abbassa i pantaloni lasciando alla mia visione un bel mappamondo, finito di bucarla lascio il cotone a Laura che la massaggia ancora qualche minuto e le alza la tuta. Cristina ringrazia mille volte, e dice che domani va dal suo medico a farsi prescrivere la cura e restituisce la fiala. …………………

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