Un figlio

  • Scritto da geniodirazza il 12/11/2023 - 11:01
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Un figlio

Maria e Gigi si conoscono da sempre, praticamente; s’incontrano all’Università, dove lui è tenacemente impegnato a mantenere il ritmo per seguire i corsi e sostenere gli esami secondo il piano di studi dell’Ateneo; lei invece preferisce di gran lunga i soggiorni al bar e gli aperitivi, le feste e la goliardia; ed è in grave ritardo.

Quando una multinazionale decide di aprire una fabbrica in città, si propongono ambedue; ma Gigi, forte della recente laurea col massimo dei voti, la spunta nel concorso a dirigente e nel giro di un paio d’anni realizza la scalata al posto più alto; Maria, col solo diploma di liceo, è costretta ad accettare un posto da operaia.

La differenza non pesa, quando decidono di sposarsi; per qualche anno le cose vanno benissimo, specialmente nei rapporti interpersonali e, particolarmente, in quelli intimi.

Sin dai primi ‘pruriti’ sessuali, Maria si è scoperta vivacemente calda, disponibile e disinvolta; senza scivolare nella smodatezza, non arretra di fronte a nessuna esperienza; quando Gigi la porta a passeggiare nel parco e la bacia, impiega assai poco ad apprendere il piacere di usare la lingua per eccitarlo e per eccitarsi; la sua mano scivola quasi naturalmente sul sesso e impara presto a manipolarlo per una sapida masturbazione.

La stessa cosa avviene quando lui le propone, tacitamente, di usare la bocca per stimolare e la fellatio diventa un punto di forza del suo modo di fare sesso; le prime masturbazioni di lui le esplodono nel cuore, nel cervello e nel ventre e tardano poco a diventare una necessità a cui provvedere volentieri anche da sola; quando lui le succhia per la prima volta un capezzolo, si rende conto del potenziale di piacere che vi è racchiuso e lo mette in pratica continuamente.

La verginità anale è sacrificata assai presto, come surrogato alla copula; l’approdo alla vulva arriva abbastanza tardi, quando già sono all’Università; ma per lei si apre un mondo infinito di piacere, sia facendosi praticare interminabili cunnilingui sia facendosi penetrare ed imparando a godere nell’utero, apprendendo a proteggesi immediatamente, prima con preservativi, poi con la pillola; da quel momento, Maria diventa un’amante sfrenata, dolce e intensa.

Col lavoro conquistato senza molti problemi, arriva anche il matrimonio, che le consente di esprimere la sua calda sensualità ogni volta che possono; a favorirla, c’è anche la disponibilità massima di Gigi che, per natura, ha una dotazione assai interessante che rende enormemente piacevole ogni tipo di rapporto; ma si aggiunge una capacità istintiva a portare a lungo le manipolazioni, sicché, durante un amplesso, sfoga tutta la sua libidine, ma fa godere infinitamente la sua Maria.

Dopo una decina di anni di matrimonio, si può dire che sono una coppia perfettamente assortita, che ama molto copulare e godersi la vita; l’unico tarlo, è l’invidia che stupidamente rode lei, quando osserva la differenza di stipendio tra loro due, che la mette nella necessità, per soddisfare certi capricci personali anche piccoli, di ricorrere al marito che la surclassa decisamente nel reddito; la cosa, nel tempo, scava un solco invisibile.

Quando partecipano alla festa di fine d’anno organizzata in fabbrica, Gigi si sente totalmente sereno e non fa quasi caso all’assenza di Maria dalla sala comune per un lungo periodo; d’altronde, mai potrebbe o vorrebbe immaginare che la sua amatissima moglie si perda dietro l’affabulazione e i modi da conquistatore maschilista di Ottavio, operaio di linea che ha frequenti turni in comune con Maria; lei invece si perde lentamente in quella passione.

Quella sera, quando lui la invita ad andare fuori per prendere un poco d’aria, Maria lo segue volentieri; non ancora ha maturato l’idea del tradimento; ma trovarsi da sola con lui, al fresco del giardino, ancora adirata perché Gigi ha protestato per la somma spesa in un rossetto, da un calcio al mondo e non reagisce quando lui le passa una mano in vita e va a carezzare il seno dall’altra parte; si gira verso di lui e lo soffoca in un bacio da idrovora.

Non hanno molto tempo, e lo sanno; quindi lei porta subito la mano sulla patta e va a verificare che cosa si materializza dietro le belle parole; il fallo non è superiore a quello di suo marito che prende in tutto il corpo quotidianamente, ma la situazione di adulterio la eccita moltissimo e si dedica alla manipolazione quasi con amore, tirando fuori la bestia dal pantalone e masturbandola con perizia.

Guardarlo intensamente in tutta la sua dimensione e abbassarsi a leccarlo in punta è questione d’un attimo; in breve ha la mazza per metà in bocca e si prepara ad accoglierla tutta, fino a sfiorare con le labbra i peli del pube; la sua fellazione è di solito irresistibile e Ottavio si rende presto conto che lo farebbe godere troppo in fretta; la prende per le ascelle e la fa sollevare; dimostrando molta più forza di quanto pare, la solleva in alto, finché il pube di lei è all’altezza della sua vita.

Maria intuisce le intenzioni, solleva la balza della gonna, sposta il semplice laccetto del tanga, afferra la mazza e l’accosta all’imbocco della vagina; lui la fa abbassare lentamente e l’asta la penetra fino alla testa dell’utero; saltellando con l’aiuto di lui e appoggiandosi alle spalle, Maria riesce a copulare in quel modo, sollevata a mezz’aria e ricadendo sui testicoli; Osvaldo è carico al massimo e impiega poco a versarle in vagina una lunga eiaculazione.

Lei lo maledice con tutte le sue forze, urlandogli parolacce perché non le ha chiesto niente, prima; poi si raccomanda di accertarsi sempre che lei possa accoglierlo liberamente; lui le sorride e commenta che, quindi, lei non considera conclusa in una sveltina la storia, ma che pensa ad un seguito; la loro storia, infatti, va avanti per due anni, inizialmente con molte cautele, poi via via sempre più disinvoltamente e, purtroppo, pericolosamente.

Quando Gigi ritrova sua moglie nella sala non ha nessun sospetto e, ad una certa ora, la invita a tornare a casa; lei ha un’aria felice, assai più di quando sono andati, e lui si rallegra ritenendo sfumata la nuvola che si era accampata sulla loro vita serena; un poco si meraviglia quando, a casa, lei inventa strane scuse per sottrarsi alle sue profferte amorose, ma attribuisce la cosa al litigio sul rossetto e preferisce non dare peso.

Per un paio di mesi, i due fedifraghi cercano di inventarsi situazioni prudenti per incontrarsi; tra vecchi magazzini, angoli di parco non illuminati ed altre soluzioni d’emergenza, riescono a fare sesso almeno una volta alla settimana, perché Gigi può agevolmente controllare le eventuali assenze e i ritardi di sua moglie; poi cominciano a diventare più arditi; lei si inventa degli incontri con amiche sconosciute e passa intere serate fuori casa.

Trovano un motel poco distante dalla città e diventano in qualche modo habitué; come succede sempre, Maria la fa fuori dal vaso, perché usa per pagare la carta di credito che Gigi le ha fornito e che fa aggio su un suo conto personale; quando gli arriva il resoconto trimestrale, lo colpiscono immediatamente le somme versate al motel, del quale lui ignora totalmente l’esistenza.

Verificato che le cifre sono addebitate ogni mercoledì, è facile aspettare nel parcheggio la settimana successiva, fotografare col telefonino l’arrivo di Maria e andarsene indisturbato per non creare uno scandalo che si sarebbe ritorto contro; non va a casa, ma pensa di rifugiarsi da Ofelia, una collega dirigente con la quale ha una certa dimestichezza, al punto che lei lo ha messo al corrente di una sua irresistibile voglia di maternità cui contrasta la sterilità del marito, sopraggiunta per un incidente.

Risponde al primo squillo e, appena lui accenna il problema, gli impone di passare a prenderla perché è cosa da parlare di persona; si incontrano al bar sotto casa di lei; senza dargli tempo di reagire, l’amica lo abbraccia e lo bacia.

“Non stare a meditare stupide vendette o simili; faresti solo danni e guai, a te e all’azienda, col rischio di bruciare la tua bella carriera. Se vuoi rendere pan per focaccia, noi ora andiamo a casa tua, perché io non sono donna da motel, e facciamo l’amore fino a scioglierci in sudore e orgasmi. Ti va?”

“Lia, se carico su un piatto della bilancia lo schifo che provo per quella troia e la passione che da tempo sento per te, sull’altro piatto, c’è solo una grande serata d’amore, ma io sono una persona leale e non posso dimenticare che hai un marito … “

“ … al quale ho detto che venivi a prendermi e che avremmo fatto l’amore; mi ha chiesto solo di non lasciarlo; lui sa di non potere fare niente per me e per la mia sessualità; ma non vuole perdermi; chiede solo che gli stia vicino e gli dia tutto l’affetto; ho promesso che non mi sarei svenduta per sesso, ma che avrei accettato un grande amore, quello che adesso provo per te; gli ho assicurato che non lo lascerò mai, nemmeno se tu mi coprissi d’oro.

Posso anche fermarmi fino alla ore piccole, ma domani mattina mi deve trovare accanto a lui, quando si sveglia.”

“Ti prometto che a mezzanotte sarai a letto accanto a lui … “

“… ma fino ad allora mi farai morire di piacere!”

Vanno a casa sua e Gigi prova un piacere sottilmente perverso mentre guida l’amica verso la camera; intanto, le accarezza la schiena e le natiche, le stimola un capezzolo da sopra il vestito; Lia allunga una mano sulla patta ed esclama.

“Non ti hanno mai fermato per porto abusivo di arma impropria?”

“No, perché si tratta di arma d’amore.”

“Mi farai male?”

“Ti porterò a vedere le stelle e, se ci riesco, gli angeli.”

“Sono autorizzata a dirti che ti amo?”

“Se autorizzi anche me.”

Il bacio che si scambiamo ai piedi del letto gli ricorda i primi che dava da ragazzo, pieni di impaccio e di ormoni scatenati; si rende conto improvvisamente di desiderarla più di quanto riconosca; il sesso gli balza su impazzito e va a piantarsi contro la vagina, fra le cosce che lei ha aperto golosamente; la lingua le inonda la bocca, le mani vagano affannosamente sul corpo e afferrano, a casaccio, seni e natiche, vulva e cosce; sente che non si controlla.

Ma lei non è da meno; fin da quando hanno varcato la soglia della camera, ha aperto la patta, ha infilato la mano e gli tiene il sesso duro come acciaio; lo bacia con pari intensità; senza staccare le labbra, gli sussurra ‘ti amo, ti voglio, ora’ e Gigi sente le farfalle agitarsi nello stomaco; la spoglia quasi con ferocia, mentre lei lo masturba con enorme libidine; quando scopre i seni, si fionda vorace e li bacia su tutta la superficie.

Gigi è quasi scatenato, si attacca ai capezzoli e li succhia quasi a volerne spremere il latte che non c’è; Lia lo blocca e, semivestita, si accoscia davanti a lui e ingoia l’asta quasi per intero; poi si calma e prende a leccarla delicatamente, dalla peluria del pube alla cappella a cui si dedica appassionatamente; spinge in gola l’asta e la lecca mentre la succhia; sembra possederla come qualcosa di suo, a lungo attesa ed ora rientrata.

“Ti prego, fammi sentire l’amore nel ventre; poi prenderai tutto di me; ma adesso ho bisogno di sentirti parte di me.”

Gigi si denuda rapidamente e si sdraia sul letto; lei è anche più lesta a liberarsi dei vestiti, gli si sdraia a fianco e se lo tira addosso, guida l’asta e comincia a penetrarsi lentamente, cautamente quasi, come per non farsi male; in realtà sta gustando con tutta la vagina il lento possesso della mazza, che accompagna con dolci gemiti e suoni inarticolati che seguono la cappella fino a che urta la cervice dell’utero.

“Adesso ti posseggo tutto; fermati; lasciami gustare questa sensazione di pienezza.”

Lui si ferma e lascia che sia la vagina a risucchiare dentro l’asta, stringendola in una morsa di piacere che gli provoca lampi improvvisi di goduria; Lia gli avvolge i lombi con le gambe e si schiaccia contro il suo ventre; non c’è spazio tra i due corpi e lei cola come un rubinetto rotto; lui sente il sesso totalmente madido e si perde in un fiume di orgasmi non dichiarati; muovendosi come un serpente lei fa scivolare il corpo avanti e indietro imponendo al membro un movimento esaltante di piacere.

“Amore così mi fai godere … “

“Cosa credi che voglia? Il tuo sperma, la tua vita, la tua enorme mascolinità; vienimi dentro!”

“Sei protetta?”

“No, ma non sono fertile; il giorno che vorrò un figlio da te, non lo saprai se non accetti di volerlo con me.”

L’eiaculazione arriva quasi senza che Gigi lo voglia; ma la frase di lei lo ha colpito; mentre si rilassano, incollato come col vinavil, le chiede.

“Cosa intendevi con ‘accettare di volerlo’?”

“Non mi fare il terzo grado e ascoltami soltanto. Mio marito non può darmi un figlio e accetta che sia un altro ad ingravidarmi; io voglio che sia tu; se sei d’accordo, lui accetta di riconoscere che è nato fuori del matrimonio e che la paternità è di un altro; ma vuole essere padre putativo e tutore del mio bambino; se sarai tu a ingravidarmi e vorrai riconoscerlo, sarà tuo figlio ma lo alleveremo come nostro; se la cosa ti turba, io mi farò ingravidare da te a tua insaputa; il figlio sarà solo mio, ma lo alleveremo comunque insieme.”

“Lia, è la prima volta che facciamo l’amore. Non credi sia prematuro?”

“Primo, non è necessario che siano tante le volte se si vuole un figlio; basta scegliere i momenti. Secondo, sei stato tu a porre il quesito se ero protetta e ti ho detto la verità. Terzo, questa è la prima volta, ma non sarà l’unica; non te lo consentirò. Quarto, io voglio un figlio e lo voglio da te; se non te la senti, dimmelo e non ti farò correre rischi.”

“Lia, non prendere cappello; un figlio è una responsabilità enorme; la troia non ne vuole e si protegge in ogni modo; io lo voglio ma non so se mi piacerebbe sapere che è un altro ad esercitare il diritto di farlo crescere secondo suoi principi; ho capito che sarà la madre a decidere; ho capito che tuo marito è un uomo di qualità che voglio conoscere; so anche che finché ci ameremo non mi allontanerai da mio figlio; ma, per favore, mi dai il tempo di assorbire la cosa?”

“Che cosa ti impedisce di cominciare a farmi fare l’amore come tu dici che lo sai fare? Il pensiero del figlio, la stanchezza dovuta all’età o l’avere smaltito la rabbia e non avere più bisogno di me?”

“In questo momento ti odio; mi fai innamorare come un ragazzino, mi fai fare l’amore come non ho mai fatto in vita mia, mi scarichi addosso l’ipotesi di un figlio e mi prendi pure in giro. Adesso saprai quanto amore ti posso dare … “

“Ricorda che mi hai promesso le stelle e gli angeli … “

“Non ti basta l’amore?”

“Ne sono piena; sono felice; ma voglio sentire le tue labbra che mi succhiano l’anima dalla vulva, le tue mani che scavano nel mio intestino in attesa di penetrarmi analmente, voglio sentire che mi possiedi da dietro, da sopra, da sotto, dal cielo; ti voglio, amore mio.”

Per tutta la sera lui non si stanca di baciarla, di accarezzarla, di leccarla, di succhiarla in ogni dove; la accarezza e si infila in tutti gli anfratti con le dita che stimolano più di un sesso; la fa girare in tutte le fogge e la penetra continuamente, in bocca e in vagina; la succhia e si fa succhiare in un sessantanove epico; le fa fare l’amore in tutti i modi possibili, ma risparmia volutamente l’ano; quando si rendono conto che mezzanotte è vicina, lui la sollecita a rivestirsi per rispettare i tempi.

“Perché mi hai risparmiato il coito anale?”

“La prossima volta non vuoi fare niente di nuovo?”

“Avremo un’altra occasione?”

“Non posso nemmeno dire che sei la mia amante perché tuo marito sa e mia moglie non esiste. Posso dire che sei il mio amore? Se si, è chiaro che il tuo amore lo voglio da oggi alla fine del mondo; ho un bel salottino, nel mio ufficio; lo possiamo promuovere ad alcova?”

“No; sarà il nostro nido d’amore segreto; l’alcova sa di tradimento; io non tradisco nessuno.”

La riaccompagna a casa, la lascia sul portone e torna alla sua abitazione; infila il pigiama e va a letto; Maria rientra, facendo il minimo rumore, che sono ormai le tre; Gigi dorme e, se per un attimo si sveglia, è solo per girarsi sull’altro fianco e riprendere a dormire; nel dormiveglia prende coscienza che una bella storia è finita, che lui ha perso sua moglie ma che lei ha distrutto il matrimonio.

Il giorno seguente chiede alla banca di cambiare tutti i codici delle carte e, quando la moglie gliene chiede conto, l’avverte che ha visto voci di spesa inspiegabili come soggiorni in motel di cui non aveva nessuna avvisaglia e sui quali sta facendo indagare; lei farfuglia qualcosa per spiegare, poi si rifugia nel silenzio più cupo.

Per alcuni mesi le cose procedono quasi per routine, se così si può definire; lei cerca di evitare contatti a letto e lui non la cerca più, anche perché con Lia sono amplessi epici, quelli che si svolgono nel salottino privato del dirigente; Maria non ha più accennato alle carte di credito, anche se è evidente che le sue scelte si sono ridotte al minimo essenziale che le consente il suo salario da operaia; il suo rancore nei confronti del marito cresce con la presa di coscienza della debolezza economica.

Intanto, continua ad incontrare il suo amante facendo salti mortali; hanno scelto una nuova location per i loro incontri del mercoledì sera, un motel più modesto abbordabile per i loro salari e lontano qualche chilometro; in quelle occasioni, Gigi e Ofelia continuano a incontrarsi nel talamo di lui sempre più sottilmente felice di profanarlo in assenza della moglie; in uno di quegli incontri, lei decide di vivere il momento cruciale del loro rapporto.

Non consente a lui di penetrarla immediatamente in vagina, come ama fare, o, negli ultimi tempo, analmente, come le risulta meraviglioso; lo tira addosso a sé e gli offre la vulva da leccare, succhiare, titillare, dalle grandi labbra alle piccole fino al clitoride che si rizza sempre superbo; quando ha raggiunto il terzo orgasmo che la svuota di ogni energia, se lo tira addosso e Gigi si prepara come al solito a copulare; ma Lia lo ferma.

“Amore, ho scelto apposta questa sera; è il momento della mia massima fertilità e, spero, della migliore ricettività; se eiaculi in vagina, domani stesso un tuo spermatozoo sarà il figlio che partorirò tra nove mesi; adesso la scelta è solo tua; non abbiamo preservativi e ti impedirò di venire fuori; se vuoi darmi il figlio che desidero, entra in vagina e scaricami la tua mascolinità che domani diventerà nostro figlio; se hai ancora dubbi o paure, lì sotto c’è l’ano, penetra lì e dimentichiamo questa mia follia.”

“Tuo marito sa di questa decisione?”

“Sì; è d’accordo; ha giurato che sarà il padre putativo più amoroso che noi possiamo desiderare per nostro figlio; se lo vorrai, tu sarai il padre legittimo più presente; io non ho avuto, non ho e non avrò problemi a gestire l’amore infinito che provo per te e l’affetto dolcissimo che ho per mio marito; inutile dire che il figlio sarà soprattutto mio e che sarà sua madre a guidarlo e a proteggerlo

Adesso decidi se vuoi un amplesso come sempre o se questo momento è il più significativo della nostra storia, a casa tua, nel tuo letto, con tutto il mio amore per te, con tutto il mio affetto per mio marito, con tutto il mio desiderio di un figlio nostro, NOSTRO, capisci?”

Gigi le divarica le caviglie, si stende su di lei e appoggia la cappella alla vagina; Lia cerca di inserire una mano; lui la blocca.

“Questo figlio è mio, lo procreo io insieme a te, ma stavolta non sarai tu a possedermi come fai sempre; voglio essere io a decidere che voglio questo figlio con te; che ti amo, che amo la tua determinazione, che accetto e approvo la tua scelta, che voglio con te questo nostro figlio; quindi, per favore, almeno questa volta, lascia che sia io a penetrarti; se proprio devo ingravidarti, lo voglio fare io e , in questo modo, giurarti che ti amerò sempre, indipendentemente da tutto.”

Lia lo abbraccia, lo bacia e sente la penetrazione come se fosse totalmente vergine; sta piangendo mentre lui le entra nel canale vaginale, si spinge fino all’utero, si accascia su di lei e lascia che la vagina faccia la sua parte, succhiando dall’asta lo sperma che stenta ad uscire, tanto sono emozionati; poi d’improvviso esplode; lei lo riceve piangendo e ridendo, godendo e amando con tutte le sue forze.

Lui si sente improvvisamente svuotato; lei si tiene le mani sulla vulva e sembra voler impedire che anche un solo spermatozoo possa sfuggire alla corsa per la vita; sorride al suo amore e le sue labbra sembrano sussurrare come un mantra ‘ti amo, per sempre’ che a Gigi suona come una melodia dolcissima; non ha mai provato tanto rancore per sua moglie che lo ha privato, tra le tante cose, anche di quel momento assolutamente irripetibile.

Quando riescono a riprendersi, lui si sfila lentamente da lei; si stende al suo fianco e le prende una mano; sembra quasi che una cappa d’amore sia calata su quel letto; nessuno dei due osa dire una sola parola; poi Lia si alza, va in bagno, torna strofinandosi con un asciugamano la vulva e sembra meravigliata; lui le chiede cosa sia successo.

“Niente di particolare, ma è strano che, solitamente, trovo sperma nel bidet e sull’asciugamano; stasera niente; comincio a credere davvero che da domani sarò in attesa di nostro figlio.”

“Non ne eri certa?”

“Sei certo di qualcosa, tu, in questo campo? Si naviga a vista.”

“Quando saprai?”

“Se salterò il prossimo ciclo, comincerò a fare i test di gravidanza. Diciamo che forse occorreranno due mesi circa.”

“Quando lo hai detto sembrava così sicuro e facile … “

“Fare un figlio non è mai facile … e neppure sicuro; per questo, è un evento che ha del miracoloso … “

“Santa Lia il miracolo lo farà … “

“Sciocco, dovrei dire anche San Gigi, allora; eravamo in due, ricordi?”

“E chi dimentica? …. Posso dire una cosa? …. TI AMO, per sempre.”

“Non vale, mi rubi le battute; è tutta la sera che te lo ripeto.”

“Andiamo, sta per scoccare mezzanotte.”

Nel mese successivo è prevista una delle feste sociali che gli operai organizzano di tanto in tanto; da una di quelle feste è cominciato il calvario del suo matrimonio; i due fedifraghi protervamente continuano ad incontrarsi ogni mercoledì, per quello che lui sa, almeno; per uno strano intreccio di pettegolezzi viene a sapere che una delle ragazze della signora Dolores, che gestisce un’agenzia di escort, è stata contagiata di una brutta malattia venerea e che si sta curando.

Per vie traverse ottiene il suo recapito e la va a trovare; le propone un accordo a dir poco perfido; poiché quella festa è in maschera, le propone, pagandola profumatamente, di parteciparvi, a sue spese per tutto, dal vestito alla tariffa per prestazioni speciali; l’unico suo incarico è concupire Osvaldo e di indurlo a fare sesso non protetto; lei lo avverte che è pericoloso per lui; le confida che è l’amante di sua moglie e che gli ha distrutto il matrimonio; accetta.

La sera della festa, passa a prenderla, la accompagna al negozio per ritirare il vestito e la maschera che ha ordinato e vanno insieme alla festa; naturalmente, scatena la curiosità di tutti; uno dei più ferventi ammiratori è Osvaldo, che proprio ci deve provare un gusto particolare, a rubare quello che è suo; lo indica alla ragazza che non impiega molto ad irretirlo e a portarselo fuori in giardino, esattamente dove lo tradì con sua moglie.

Appena rientra, la ragazza gli fa cenno che tutto è andato come previsto; mentre la riaccompagna a casa, gli racconta che, appena uscita in giardino, è stata accostata dal tipo che non ha perso tempo e l’ha baciata, le ha strizzato un poco il seno e, giustificandosi con la necessità di fare in fretta, l’ha penetrata selvaggiamente, da dietro, in piedi, appoggiata a una finestra; in pratica, è stata una ‘sveltina’ assolutamente da dimenticare.

Rientrato alla festa, incrocia Maria che vaga alla ricerca del suo amante; le passa di nascosto una scatola di preservativi e le sussurra.

“Ho visto che non prendi la pillola; non portarmi bastardini in casa!”

Lo guarda con occhi feroci ma prende la scatola; subito dopo, Gigi decide di tornare a casa e lascia che lei si cerchi un passaggio; nel dormiveglia, avverte i passi felpati di lei che rientra, accende la luce nella stanza degli ospiti e va in bagno; l’orologio segna le tre del mattino; si rotola su un lato e riprende a dormire; si risveglia che il sole è alto, va in cucina per prepararsi il caffè e qui arriva sua moglie scarmigliata; cerca di parlarle ma incontra un muro.

E’ chiaro che sono alla guerra aperta; per un paio di mesi, Gigi si dedica al lavoro, intervallando con diversi ‘briefing’ che organizza nel salotto dietro l’ufficio, in cui si incontrano solo lui ed Ofelia, con lo scopo di fare l’amore almeno tre o quattro volte la settimana; il mercoledì sera, imperterriti, continuano ad amarsi nel letto di casa sua fino a mezzanotte; Maria appare sempre più in difficoltà economiche; ma tenacemente insiste a fare la sua vita.

Un giovedì mattina, che ancora reca le tracce della lunga seduta amorosa che hanno vissuto la sera precedente nel talamo di lui, Ofelia si presenta in ufficio e chiede a Gigi se accetta di pranzare con lei e con suo marito, per conoscersi per lo meno, visto che condividono i sentimenti della stessa donna; lui comunica in direzione che si tengono libero il pomeriggio ‘per problemi familiari’ e le dice che usciranno insieme, con la macchina di lei; avverte Maria che le lascia l’auto.

Al termine del turno mattutino, Lia passa a prenderlo e vanno insieme a casa; Gigi le chiede se hanno previsto un ristorante dove pranzare; lei lo rassicura che ha provveduto ad ordinare il pranzo al ristorante; si incontreranno a casa loro, perché Riccardo, così si chiama il marito, lo preferisce; Gigi si limita a carezzarle il viso per non disturbarla mentre guida nel traffico cittadino, intenso a quell’ora.

C’è un piccolo imbarazzo, quando si guardano in faccia per la prima volta; ma tra due persone della loro classe, i disagi si fa presto a superarli e Riccardo mette immediatamente le carte in tavola, chiarendo che è perfettamente al corrente di tutto quello che li riguarda, che è completamente in sintonia con sua moglie e che lo considera ‘di famiglia’ e non un avversario o un competitore per l’amore di lei.

Solo, non riesce a capire perché Gigi continui a tenersi la ‘palla al piede’ di un matrimonio decisamente sballato e pesante da gestire; gli spiega che, in parte per sensi di colpa, visto che lui intrattiene una relazione ‘pesante’ con Ofelia; in parte per un senso di pietà verso una povera ‘scombinata’ che sta lottando contro mulini a vento che vede solo lei; ma soprattutto per dieci anni di vita vissuti con amore, contro due di follia pura, non riesce a decidere di dare a Maria il benservito.

Si siedono a tavola e gustano volentieri quanto preparato dal ristorante e fatto consegnare in ceste da ragazzi del locale; dopo il caffè, Lia li invita a sedersi in poltrona con un cognac che ha servito, tira fuori un documento e lo mostra ai due.

“Questo è il test di maternità; sono incinta di te, Gigi; è il momento della verità; adesso dovete dirvi quello che avete in animo!”

Riccardo scatta in piedi l’abbraccia con evidente amore; lei risponde con altrettanto affetto.

“Amore, sono felice per te; adesso avrai il figlio che desideri, spero che mi consentirete di amarlo come mio.”

Gigi prende la donna per la mano e la fa sedere sulle sue ginocchia; la bacia delicatamente sulla guancia.

“Se non ho pessima memoria, tutto sta andando esattamente come volevamo noi tre; tu avrai il tuo bambino, io sarò il padre legittimo e pretendo sin da ora di potere esercitare, in armonia e in affetto, questo mio diritto; tu sarai il padre putativo e tutelare e ti occuperai di nostro figlio soprattutto nel suo interesse. Non credo che ci sia niente da aggiungere … ”

“… a meno che non vogliate celebrare facendo l’amore, per la prima volta nel nostro letto … “

“Riccardo, non credo che sarebbe giusto importi la nostra felicità … “

“Gigi, lo dico ora ma valga per sempre; ho avuto, ho ed avrò sempre a cuore, al di sopra e prima di ogni altra cosa, la felicità di Ofelia; prima dell’incidente, le potevo garantire tutto; dopo l’incidente, lei ha sofferto molto, rinunciando a una parte della sua vita; lo ha fatto per me; se il vostro amore completa la sua gioia di vivere, io sono felice di guardare da vicino il suo godimento, la tua capacità di darle l’amore che mi racconta.

Sappi che sarei lieto anch’io se potessi amare, con gli occhi e con una stretta di mano, mia moglie mentre si prende da te la felicità che il tuo sesso può darle; non fartene nessun problema; se avrete voglia di fare l’amore nel nostro letto, non lo riterrò un’offesa, ma un omaggio all’amore che ci siamo scambiati e che anima il nostro rapporto. Quando nostro figlio nascerà, forse dirotterò su di lui gran parte del mio amore, ma Lia resterà sempre regina del mio cuore. Mi spiace per te, ma non rinuncio.”

Baciano insieme, sulle due guance, la donna che amano, felice come non mai; e brindano alla bellissima notizia; proprio in quel momento squilla il telefonino di Gigi che legge sul display che si tratta di Maria; risponde tempestivamente; lei parla con voce stravolta, vuole vederlo perché ha da chiedergli qualcosa di vitale, gli domanda dove sia; Gigi le dà il recapito di Lia e dopo una decina di minuti si presenta trafelata alla porta.

“Ho bisogno dei tuoi maledetti soldi, ne ho una necessità urgente, immediata!”

“Buongiorno, signora, io sono Riccardo, il marito di Ofelia … “

“Scusatemi, è vero sono una grande scostumata; ma, credimi Gigi, è questione di vita o di morte … “

“Senti, Maria, adesso ti calmi, ti siedi e mi spieghi; non ho capito niente … “

“Devo farmi ricoverare immediatamente in una clinica specialistica molto costosa, per una cura anch’essa molto costosa; non ho un centesimo e se non paghi tu rischio di morire … “

“Senti, bambina mia, soggetto, predicato e complemento, se non spieghi dall’inizio e non presenti l’argomento, io non sono in grado di capirti e non posso decidere che soldi impegnare, a favore di chi, per quale motivo.”

“Sono stata contagiata … “

“Hai toccato scorie nucleari?”

“No, che diavolo dici? Forse ho contratto una malattia venerea pericolosa!”

“E come, se sono mesi che non ti fai toccare?”

Esita, balbetta, poi esplode.

“Ho un amante, da due anni ti tradisco, ti faccio le corna!”

“Perfetto! E vorresti che in cambio delle corna io ti pagassi la cura per la malattia venerea che il tuo amante ti ha trasmesso?”

“Sei l’unico pilastro a cui aggrapparmi, l’unica spiaggia dove potrei approdare … “

“Il lupo stanato dal cacciatore chiede asilo alla pecora … “

“No, una donna imbecille, che ha disprezzato il suo uomo perché si riteneva oppressa dal suo potere economico, ora invece ha bisogno proprio di lui e dei suoi soldi per non morire.

“Era questo che intendevi quando dicevi che mi avresti ridotto sul lastrico?”

“Dicevo la prima imbecillità che mi veniva in mente … “

“Gigi, scusami se mi intrometto, ma come psicologo credo di poter leggere meglio le situazioni. Questa che ti implora è una donna che, a quanto pare, ha commesso errori gravissimi, apparentemente imperdonabili; ma nella vita ci sono momenti in cui ti fai chiarezza, specialmente in prossimità di un grave pericolo; in quel caso qualcuno riesce a rivoltare la sua vita come un calzino.

Io credo che Maria stia cercando di dirti quanto si è pentita delle sue scelte e che vorrebbe che tu facessi un gesto estremo di umanità, di amicizia, di affetto, di amore, perfino, visto che per dieci ani avete vissuto in amore, da quel che dice; l’unico problema è se tu senti dentro di te la voglia di darle fiducia, di offrirle una seconda occasione per riscattarsi. Tu ce l’hai questa umanità, perché solo quella ti può sostenere, una profonda umanità. E bada che sono io a dire a te queste cose.”

“Riccardo, la tua tesi è chiara e giusta. Però qualche dubbio che mi assilla è altrettanto plausibile e necessario. Abbiamo capito che tu sei una persona estremamente leale, che anch’io sono aperto e leale fino in fondo, Lia ci dà dei punti a tutti e due con la sua enorme capacità di amore, di responsabilità, di onestà. Per Maria, chi giurerebbe? Io non me la sento; è stata sleale, infida, cattiva, troia fino in fondo.

Mentre si dichiarava ribelle ad una tirannia plutocratica che vedeva solo lei, si rendeva succuba della violenza ferina di una bestia che la sbatteva come uno zerbino e lasciava al povero cornuto, come gli piaceva definirmi, il compito di mantenerla, di tutelarla, di proteggerla; per un piccolo rimprovero sui pochi soldi di un rossetto ha scatenato una guerra proditoria che ha portato fino alle estreme conseguenze di mettere a rischio l’incolumità sua e di chi avesse l’ingenuità di volerla amare.

Quale affidamento può dare una donna che va a copulare col suo stallone e usa una carta di credito che è sotto il mio diretto controllo? Capisci che è stata lei a dirmi, indirettamente, che mi stava facendo le corna? Ti rendi conto che è stato per reagire a quell’umiliazione che mi sono trovato innamorato di Ofelia? Tua moglie ci ama lealmente tutti e due, aspetta un figlio che definiamo ‘nostro’ perché è così; chi ti assicura che la signora, avuti i soldi per curarsi, non tradirà ancora?”

Maria è sconvolta.

“Tu e Ofelia avete una storia? Ed è cominciata quando io ho pagato il motel con la tua carta? Tu aspetti un figlio da Gigi e tuo marito è d’accordo? Ma cosa mi state raccontando?”

“Carissima moglie, ti racconto una storia di corna che danno vita ad un immenso amore, di quelli che tu nemmeno potresti sognare; ti racconto la storia di un amore che rende ancora più squallido il tuo ingenuo tentativo di ingannarmi; ti racconto la storia di persone oneste e leali che vivono l’amore come chiarezza e libertà vera.

A te fa comodo dimenticare; infatti non mi hai dato nessuna risposta su quei conti arrivati dal motel che non conosco; sei quasi arrivata a laurearti, se non avessi perso il treno per la tua smania di preferire gli aperitivi al bar invece che lo studio sereno che ti proponevo di fare insieme; eppure non riesci a capire che è bastata una piccola indagine della banca per sapere che con la mia carta era stato pagato il debito di un signor Osvaldo Marini e signora.

Quanto ci vuole per stabilire che è l’operaio della tua stessa linea col quale frequentavi il motel a scadenza settimanale, a spese di tuo marito, che lui definisce ‘il cornuto’ e, per la sua storia lavorativa, io sono in grado di metterlo sulla strada con una firma; quanto ci vuole a capire che, essendo la carta in tuo legittimo possesso, la ‘sua signora’ era l’ineffabile mia dolce e fedele mogliettina? Davvero hai creduto di combattere il mio conto in banca facendolo usare dal tuo stallone?

Quando l’ho scoperto ho chiesto consolazione ad un’amica di cui ero vagamente innamorato; l’ho trovata così dolce, così bella, così amorevole che me ne sono innamorato; ti fa specie? Mentre tu ti facevi sbattere da un maiale violento e maschilista in un motel da prostitute, io l’amavo con la dolcezza che conosci nel nostro letto, quello che era mio e tuo e che ora è diventato mio e suo, perché ti sei negata e ti sei ritirata nella camera degli ospiti.

Non sognarti neppure di pensare a Riccardo come al cornuto contento che tanto vi fa ridere, te e il maiale tuo compagno; hanno avuto un problema, lui non può più darle sesso ma si amano infinitamente, al punto che lui le concede di fare l’amore con me, perché anche di me Lia è innamorata, e si accontenta di essere chiari e leali, senza tradimenti; questo è amore puro, cara la mia mogliettina.

Vale anche per il figlio che nascerà; tu sai che lo voglio un figlio, ma ti sei negata recisamente, sempre; lei voleva un figlio e Riccardo non può darglielo; invece di ricorrere alla banca del seme, hanno scelto, insieme capisci, che glielo avrei dato io, riconoscendolo come mio; e sappi che lo riconoscerò, qualunque cosa accada; lui sarà il padre tutelare e putativo, ma soprattutto Lia sarà la madre di suo figlio innamorata dei due padri.

La tua intelligenza che, finché ti ricordo con amore, era brillante, ci arriva fino a questo punto? Credi davvero di avermi umiliato o sei sotto un cumulo di macerie da cui solo i miei deprecati soldi ti possono far risorgere? Ti accompagno alla clinica, ti faccio fare la cura e me ne assumo tutto l’onere, perché sei ancora mia moglie e non ho dimenticato dieci anni d’amore vero; ma non ti garantisco di continuare ad amarti come prima; anche a mezzadria, Lia mi è molto più cara di un’infedele moglie troia.”

“Mi dai un poco del tuo cognac, per favore? Ne ho veramente bisogno, adesso … Gigi, ti ho chiesto di pagare la mia imbecillità; Riccardo che deve essere molto bravo nel suo lavoro oltre ad essere l’uomo di grande nobiltà che mi hai raccontato tu, ha capito che sono venuta qui a piangere da donna pentita delle sciocchezze commesse, a chiedere che tu sia il mio riferimento, la mia salvezza; perché ho solo te e ti avevo buttato nella pattumiera.

Ma Ofelia ha avuto il buonsenso e il coraggio di riprenderti e di riportarti all’amore, alla fede in te stesso; ce la fai ad avere per me la stessa umanità che lei ha avuto per te? Non ti chiedo amore, perché so che il tuo cuore ancora sanguina; ti chiedo pazienza e capacità di accettarmi; non mi proporre la separazione e il divorzio; non ce la posso fare e non solo o non tanto perché economicamente non reggerei.

Ma perché sarebbe il mio cuore a scoppiare; ci va già vicino, davanti al mio unico vero amore che mi dice chiaramente che ama un’altra; davanti a mio marito a cui ho negato un figlio e che ora lo sta aspettando dal suo amore; davanti ai miei mulini a vento che non sono giganti da combattere; ce la fate, tutti e tre a questo punto, a darmi un’altra occasione per rimediare? Riesci ad abbassare ancora un poco il tuo orgoglio per scendere al mio livello e perdonare?

Non è solo un problema di soldi; le cifre sono spaventose, per me; per te sono abbordabili; Osvaldo è malato conclamato e ne avrà per mesi in un nosocomio di pubblica assistenza; io non ho una malattia conclamata perché quella sera, forse lo ricorderai, ebbi l’unico sprazzo di buonsenso ed usai i preservativi che mi avevi dato; ma, per controllarmi, devo essere ricoverata per qualche giorno in una clinica specializzata che costa molto.

Mi hanno detto che c’è una cura che dura minimo cinque anni, la durata di incubazione della malattia, con controlli periodici e astinenza totale da qualsiasi attività sessuale; per cinque anni non posso fare sesso, neppure con mio marito, per non coinvolgerlo nel mio male; se hai ancora abbastanza pazienza, ti chiedo di farmi vivere nella nostra casa per questo periodo e di sostenere le spese delle mie cure, che non sono piccole.

Io, in cambio, non posso prometterti niente perché non posseggo niente; il mio patrimonio era l’immenso amore che ho provato per te dal primo momento e che niente ha mai messo in discussione; è vero che un maschio ottuso e maschilista mi ha sbattuta come uno zerbino, ma era solo contro il corpo che infieriva; l’amore mio resti tu, anche se hai difficoltà a crederci; a questo punto della mia vita, posso solo offrirti la mia cieca fedeltà.

Se tu mi accetti, voglio essere per te quello che mia madre è stata per mio padre o mia nonna per mio nonno, l’angelo del focolare che se ne sta nell’ombra e ti guarda mentre riempi d’amore la tua amata, la madre di tuo figlio; posso solo aspettare che, dopo cinque anni, col figlio già grandetto, con suo marito che la adora, col lavoro che la impegna, Lia sia costretta a raffreddare il suo impeto d’amore per te e che io, ripulita dalle scorie, possa tornare ancora a cercare di essere la tua donna, oltre ad amarti come ti amo da sempre. Decidi tu, adesso.”

“Senti, Gigi, lascia che ti parli ancora da psicanalista; avete riassunto in poche battute una vita intera, protagonista una ragazza che commette l’errore di non seguire il fidanzato quando la invita a studiare; finisce in serie C quando trovano lavoro; quando vede lui crescere, anziché recitare il ‘mea culpa’ gli attribuisce tirannie inesistenti, cerca di combattere e finisce contagiata. Ha detto bene; l’ultima parola spetta a te, arbitro del suo destino mentre sta sul ciglio del burrone.

Ma un’altra verità l’ha accennata, proiettandosi da qui a cinque anni; Lia non mi lascerà mai, lo so bene; sarà super impegnata tra lavoro, marito e figlio; dovrà accantonare l’amore o l’amante, se preferisci, anche perché la libido calerà; senza di lei, ti troverai a cercarti compagne occasionali o a inseguire un grande amore sempre meno probabile.

In cinque anni Maria sarà cambiata; te l’ho detto; lei è nella condizione di chi guarda in faccia la morte, si fa l’esame di coscienza e stabilisce che deve cambiare tutto; lei vuole cambiare e il modello è la moglie che avevi un paio d’anni fa; non la cacciare, se posso darti un consiglio; è l’unico faro per te, per quanto labile, sempre unico, come tu lo sei stato per lei.”

“Gigi, io non nessuna difficoltà, davanti a tua moglie e davanti a mio marito, a dirti che ti amo infinitamente; ma molte cose vere sono state dette che è il caso di ribadire; le mie priorità, in ordine sparso, sono il lavoro, mio marito, mio figlio e tu; se vi metto in ordine di importanza, finisci all’ultimo posto perché amo il lavoro che mi rende libera ma m’impegna tutto il giorno; ho un amore antico per mio marito cui mi dedico molto; sono presa già da mio figlio; l’amore per te completa la mia gioia di vivere.

Tra cinque anni, quando Maria tornerà ad essere la moglie bellissima che avevi, nostro figlio sarà un bambino bisognoso di attenzioni da tutti, mio marito sarà ancora più esigente e il lavoro sarà ancora cresciuto se non voglio essere travolta; la mia libido calerà e tu dovrai cercarti un amore complementare … ti prego non diventare patetico e parolaio; questi sono fatti, non ipotesi; se le cose coincidono, come sempre succede, per tua buona sorte, avrai bisogno di tornare a innamorarti di tua moglie.

Se non te la senti di amarla adesso, cerca di volerle bene e di aiutarla; poi imparerai ad amarla di nuovo, saremo tutti più felici, tra qualche anno; io ne sono certa; tu, convincitene.”

“Posso parlare anch’io? … Riccardo, da professionista, sai che le cose che dite erano già presenti in me; ho detto che pago tutto quello che ci sarà da pagare; non ho minacciato di cacciare nessuno e neppure di chiedere la separazione; aspettavo quest’impegno di Maria che, perdonami Lia, non ha mai smesso di essere il mio vero grande amore, anche quando la odiavo per quello che mi faceva; ho piacere di sentire che siamo in sintonia.

Ora io accompagno mia moglie alla clinica; se ci sbrighiamo, torniamo per cena, se tardiamo, ci salutiamo qui; tutti d’accordo?”

“Gigi, guarda che ho già parlato a lungo con la clinica; mi devo fermare almeno un paio di giorni per accertare che sono ‘pulita’; ti ho dovuto interpellare perché non volevo stare sola e dovevo spiegarmi con te, prima di affrontare la prova; ho già preso quel che può servirmi per un paio di giorni; poi spero che verrai a prendermi e che mi porterai alla nostra casa.”

“Allora, la cosa migliore è che l’accompagniamo in corteo, la salutiamo e andiamo a mangiare qualcosa da qualche parte … “

“Grazie, Riccardo; non sai che gioia mi dà sapere che venite con me.”

Escono tutti e quattro e vanno alla clinica; Gigi sistema le incombenze amministrative, mentre Riccardo parla col direttore di cui è amico, per avere spesso offerto consulenze all’ospedale; Maria viene affidata ad un infermiere che chiama una lettiga; quando lei è sdraiata, avvertono che oltre la porta del padiglione, per la contagiosità di alcuni degenti, non possono avanzare; si salutano lì e Maria manda al marito un bacio sulla punta delle dita con un ‘ti amo’ sussurrato, i tre sia avviano all’uscita.

“Qui accanto c’è un ristorantino non male; mangiamo qualcosa?”

“Riccardo, è presto per la cena; io avrei un’idea migliore; hai detto che ci avresti visto volentieri fare l’amore sul vostro letto, mi pare … “

“Si; ed ho anche aggiunto che amerei starvi a guardare; hai qualche idea?”

“Cari i miei furfanti, ho capito, l’amore coi miei due amori con tutte le varianti possibili della doppia sollecitazione; state pensando a qualcosa del genere?”

“Ti preoccupa?”

“Se non fossimo in mezzo alla strada ti farei controllare che la mia sorellina, all’idea, sta già piangendo a fontana … i miei due amori, insieme, per me, nello stesso letto … da piangere tutta la vita.”

Andando a casa, comprano biscotti e vin santo per cenare a letto, mentre si riposeranno dopo l’amore, o anche mentre faranno l’amore.

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