Voglio premettere, nessuno obbliga nessuno anche a leggere, non sono una scrittrice provetta, certamente ci sono persone che scrivono meglio,ed alcune incomprensibili …………
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…………. Mentre aspetto, mi arriva un messaggio whattsap: Enrica, mi scrive quando posso dedicarle una mezz’ora domani mattina, concordo alle undici. Aspettandola, lavo i piatti e mi faccio una doccia, poi divano, dopo una mezzora arriva, Marco è fra le braccia di Morfeo. Si siede affianco e racconta di Elisa, e sono rimaste che in settimana vanno a mangiare una pizza. Andiamo nel letto ed hanno inizio le danze, si può immaginare il mio stato, dopo aver bucato una diciottenne bisognosa di cure, Anna che prova l’intimo. Il mio gigio basta sfiorarlo ed è subito in tiro, anche la gigietta non si fa mancare nulla è bastato toccarla che è bagnata come se fosse appena uscita dalla doccia. In silenzio ci coccoliamo per una buona ora, stanchi sfiniti ci addormentiamo nudi. Mattino sveglia presto anche se il sabato uno preferirebbe rimanere a letto, alle sette e quaranta prima di andare in Croce devo scendere a bucare Elisa, mi accompagna Anna che sveglia Mattia perché ha scuola, porto tutto il necessario, mentre si alza e va in bagno io preparo, aspiro il liquido delle fiale nella siringa, preparo il cotone con il disinfettante, sono pronto. Elisa, abbassa prima i pantaloni rosa del pigiama poi la mutandina nera con i bordi pizzo. Anna si siede sulla sponda accanto tenendole la mano. [Decisamente il lettino singolo è molto più pratico di quello matrimoniale], massaggio bene pizzicotto, infilo l’ago nella morbida carne faccio l'iniezione, collabora, finisco lo tolgo e mentre massaggio si gira e mi bacia sulla guancia, con le mutandine abbassate mi lascia vedere la phica di una ragazzina. Anna, controlla che Mattia e li salutiamo. Io saluto Anna che mi chiede a che ora penso di arrivare a pranzo, l’ideale sarebbe verso le tredici. Con lo scooter rientro in casa per prendermi la maglietta. Sul portone di casa incontro Enza, con la figlia più piccola Cristina che ritornano da una corsa in tuta da ginnastica e scarpette sudate, vedendomi mi ferma: “Ti ho cercato ieri, o tua mamma per lasciarti un messaggio, non era in casa. Ho bisogno che mi controlli, come possiamo fare?” “sono fino alle dieci sono Croce ti aspetto, poi ho un altro appuntamento”, Enza: ”Ok”. Arrivo in Croce nemmeno il tempo di prendere un caffè, si deve uscire una donna caduta in casa che ha bisogno di essere portata al pronto, si parte. Al rientro due anziani che aspettano per misurare la pressione. Finito, sistemo l’ambulatorio per prepararlo per le analisi di lunedì, e lo studio medico, Enza aspettava seduta in sala d’attesa. Da quando si era trasferita sotto di noi, io ero poco più che bambino e con la scusa dell’ampio terrazzo nelle giornate si sole non perdeva l’occasione di mettersi in reggiseno (qualche volte quando dava la schiena di toglierlo, o innaffiare i fiori con le maglie con un ampio decolté, sempre vestita di nero, ancora oggi: giacca di pelle nera corta, vestito aderente sopra il ginocchio senza maniche un paio di stivaletti neri con un leggero tacchetto. [Molto provocante e vederla farebbe resuscitare un morto, diciamo che non mi dispiacerebbe mastruzzarla un pò]. Entra nello studio, ci sediamo io alla scrivania, mi espone il suo problema abbassando la sguardo ed inizia : “Facendosi la doccia giovedì sera, e giocando con le labbra su quella interna sx ha sentito come un cecio molliccio, specchiandosi, una pallina giallastra”. Chiedo; quando è stata dal gyne, la pallina di sebo non esce nel giro di un anno almeno come quello che dice di grandezza, dall’ultima visita è trascorso almeno son sei anni e dopo nulla più. “Era tra l’incudine ed il martello, era ancora in tempo ad andare via, però non si poteva tirare indietro la pallina la preoccupava ed anche il seno aveva bisogno di esser controllato ”, dal cassetto prendo il foglio anamnesi per accompagnare il vetrino, le domande mettono in vergogna me a farle prima di Lei, scoprivo la sua intimità, divento tutto rosso se ne accorge fa finta di nulla. Nome: Enza Cognome:…… Anni 55, Primo ciclo: 15 anni Aborti: nessuno Figli: 2, non fumo e no alcool, Ultimo rapporto non ricordo (almeno tre anni) Inizio menopausa: 49 anni Perdite: nessuna Caldane Presenti. ecc:…………Cure in atto: nessuna Prelevo un vetrino e scrivo il suo nome. Con molta discrezione [e calma interiore], la invito a spogliarsi dietro il paravento, si spoglia completamente, io nel mentre ho fermato la porta (con il suo consenso), sulla sedia le dico” se vuole ci sono i gambali per non appoggiare i piedi per terra” lei: ”grazie li ho visti immaginavo” siamo alla fine dell’estate ed i vestiti sono ancora pochi, sono pronto, preparandosi per sistemarsi sulla sedia mi dice ”lavandomi sotto il seno destro toccandolo ho la percezione di sentire un nodulo” Io: ”ok, controllo” faccio sedere sulla sedia indossa solo i gambali, si massaggia la mammella, controllo la destra, effettivamente c’è qualcosina, palpo la sinistra sono dure come il marmo si rilassa ed emetti dei lamenti, si gira si sistema con la gamba sinistra alzo la staffa poggia destra, il suo corpo profuma di pesca molto invitante, si posiziona ha una phica pelo corto ben curata, per sistemarla bene metto le mie mani sotto il sedere la porto sul bordo, mi avvicino lo sgabello indosso i guanti, prima di iniziare allargo le labbra e vedo sotto quella piccola sx la pallina gialla effettivamente grossa come un fagiolo, dal cassetto sotto il lettino, e prendo uno speculum medio apro le labbra con la sinistra ha la bava come le lumache (segno che durante la visita al seno si è eccitata) lo infilo e; vedo la pallina che è come un fagiolo, infilo, ha un collo dell’utero bello rosa, da far invidia ad una vergine, con la spatola faccio il prelievo, finito striscio il campione prelevato sul vetrino, tolgo, disinfetto il labbro, con la sinistra tengo la pallina e con la siringa preparata in precedenza buco come pungo con l’ago la rosa del sedere si contrae, la guardo un’espressione di dolore che sparisce subito, ed aspiro il sebo in un attimo si riempie, prima di toglierla faccio un secondo buco per permettere eventuali residui di uscire. Tiro fuori l’ago e premo non esce più nulla. Chiede come fare: può lavarsi, deve medicarsi. Dico: “se vuoi solo se ha voglia di farsi vedere lunedì o martedì per controllare un eventuale possibile arrossamento. Abbasso la staffa per scendere con la destra prendo il suo polpaccio e l’aiuto. Una visione di una phica, che mi lascia senza respiro. (Vede la mia faccia e sospira) Si riveste, sistemo il lettino e butto il materiale che mi è servito, tolgo il fermo dalla portale scrivo su un post stick il mio numero di telefono ed usciamo. Porgo le chiave dello studio medico alla Libe, Enrica aspetta il mio rientro a casa. Uno squillo di telefono per avvisarla, mentre salgo le scale l’ascensore si ferma al quarto piano, suppongo che sia Lei, lascio le mie chiave appese alla porta e preparo un asciugamano grande sul mio lettino per non bagnare di acqua e sapone di Marsiglia Bio, (Enrica, è incinta da sette mesi la gravidanza benissimo, unico problema di molte signore con l’aumentare del peso del bimbo/a, l’intestino è diventato pigro) bisognava aiutarlo per evitare, le pomate sono state un valido aiuto fino al settimo mese, regolarmente Enrica mi chiamava per l’applicazione. Anche se più volte ci fosse presente Paolo, non ha mai voluto imparare, anche perché non voleva, non aveva la mano leggera. Bussa ed apre la porta, toglie le chiavi e le poggia con le sue ed il cellulare sul mobiletto dell’ingresso, viene in soggiorno e si siede, sto ancora armeggiando con il sondino vaginale da avvitare (decisamente più comoda per permettere di far defluire il liquido); finisco e con il braccio destro mi blocca, sospira: “sono stanca, e devo ancora aspettare due mesi”. Dai; il caldo sta per terminare. Aspettando che si raffreddi l’acqua passiamo un quarto d'ora di brillante conversazione, mi chiede: ”dove lo facciamo”- io: ”ho preparato in camera mia”, aiutandola a togliersi lo scamiciato la canotta viene, per velocizzare non ha indosso le mutande, reggiseno non lo porta perchò stringe, ripasso la canotta vedo i seni turgidi, capezzoli scuri pronti a dispensare il latte. Nuda dall’ombelico, il pelo della phica in bella evidenza. un sedere che farebbe resuscitare anche un morto; chiedo di distendersi sul fianco sinistro avendola sacca appesa, alla sinistra, con la mano allargo le chiappe per riuscire a mettere un po’ di detergente sulla rosellina e con l’indice destro la penetro con delicatezza (sentendola sospirare) togliendolo al suo posto metto la cannula, nonostante tutto ho dovuto faticare non poco per farle assorbire tutta ... .. l’acqua saponata. Lei con la mano si massaggiava la pancia anche perché il bimbo/a, che era dentro la pancia continuava a dare calci come un asinello. Mentre il liquido entrava ed essendo soli, mi dice: ”devo chiederti una cosa, devi promettermi che non ti metti a ridere e che non lo dici a nessuno” – io ”dimmi”- lei: ”Vorrei dare il buchetto a Paolo, ho paura che mi faccia male e che quando chiedo di smettere lo faccia”- io: ”dopo questo lavaggio potrebbe essere il momento giusto” nel mentre la sacca si svuota, chiudo la chiavetta. E con la sonda dentro cerchiamo di stare ancora qualche minuto sul letto, non riuscendo più a trattenerla andiamo in bagno come si siede sulla tazza la tolgo, e butta acqua e feci a non finire, soddisfatta lei: ”ci voleva proprio”. Con sacca e sonda vado nel secondo bagno e lavo con cura il tutto. Mi chiama e mi chiede di lavarsi, le do il sapone intimo ed un asciugamano mi avvio in cucina, nel giro di qualche secondo arriva con a sola canotta, mi viene dietro mi abbraccia all’orecchio mi sussurra: ”me lo provi a mettere dietro?” Rimango a dir poco fulminato ed io balbettante “sei sicura, sicura” lei ”si, sono da parecchi giorni che voglio farlo” cerco in bagno una crema per le mani quella usate da mamma, Enrica seduta in soggiorno su una sedia, mi avvicino armeggia con la cintura dei miei pantaloni la molla, il suo telefono squilla essendo in piedi per prenderlo mi cadono e rimango in slip, il gigio è in tiro, lo passo a lei che con una mano risponde e con l’altra me li toglie, lei; risponde a Paolo che vuol sapere come va, “tranquillo ha quasi finito di entrare,” e chiude. Prende il mio gigio fa due considerazioni con quello che ha in casa e con il tubetto della crema lo spalma bene, si alza si appoggia al tavolo, lo stesso faccio io con il buco e lo appoggio, alla prima un piccolo segno di lamento e poi essendo pulito è entrato, e così che Enrica in men che si dica a ricevuto due clisteri al prezzo di uno. Va ancora una volta in bagno e le passo lo scamiciato che lo indossa e mi saluta mettendomi la lingua in bocca, augurandomi un buon sabato e ringraziandomi
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