Dopo la festa di laurea di Lizzy, non riuscivo a pensare ad altro. La serata che doveva essere un momento di pura gioia si era trasformata in un caos emotivo. Riccardo, il fidanzato di mia figlia, era qualcuno che conoscevo fin troppo bene. Quei ricordi, le due notti condivise anni fa, che avevo nascosto in fondo alla mente, erano riemersi con una violenza inaspettata. Ogni sorriso, ogni sguardo tra lui e Lizzy durante quella festa mi aveva pugnalata. Non ero sicura di cosa provassi di preciso: senso di colpa, rabbia, o entrambe le cose. Ma sapevo che dovevo allontanarmi.
Due mesi dopo, come un dono dal cielo, arrivò l’invito di Lucrezia. "Sto inaugurando un agriturismo in Umbria. Devi venire, sarà bellissimo. Voglio rivederti," aveva scritto. Lucrezia era stata la mia migliore amica durante il liceo. Non ci vedevamo da anni, ma quel messaggio mi toccò. Mi sembrava una scusa perfetta per fuggire dalla città, dai pensieri che mi tormentavano, da tutto.
Il viaggio verso l’Umbria fu lungo ma rilassante. Attraversare le colline verdi mi faceva sentire come se stessi entrando in un mondo diverso, un mondo dove avrei potuto lasciarmi tutto alle spalle. Quando arrivai al casale, il sole stava tramontando. Lucrezia era sulla soglia, mi abbracciò forte, come se non fossero passati anni dall’ultima volta che ci eravamo viste.
Lucrezia non era cambiata, ma al tempo stesso sembrava essere diventata una persona diversa. I suoi capelli rosso fuoco, ricci e leggermente più corti rispetto ai tempi del liceo, cadevano delicatamente sulle spalle. Le sue lentiggini, che una volta cercava di nascondere, ora sembravano che rendessero il suo viso più radioso. I suoi occhi verdi, che avevano sempre avuto una luce vivace, ora sembravano più profondi, quasi inquieti, come se avessero visto e vissuto molte cose in più rispetto a quella giovane donna che avevo conosciuto. Era slanciata, ma il suo corpo aveva acquisito una naturale sensualità, con curve morbide che non nascondeva, anzi, sembrava che le accarezzasse con ogni movimento. Un’aria di grazia e fiducia la circondava, come se fosse diventata una donna consapevole della sua bellezza, dentro e fuori.
Lucrezia mi guardò e sorrise, gli occhi brillanti. "Sono così felice che tu sia qui. Spero che ti sentirai a casa."
La sua voce calda mi accoglieva come un abbraccio.
"Finalmente sei arrivata!" disse con entusiasmo. "Aspetta, ti presento Marco."
Lucrezia si voltò verso l’interno della casa, chiamando con un sorriso naturale: "Marco, vieni un attimo, la nostra ospite è arrivata!"
Pochi istanti dopo, Marco ci raggiunse. Era alto e massiccio, con spalle larghe e un portamento che parlava di forza fisica e presenza. I suoi capelli castano scuro, appena striati di grigio, aggiungevano un tocco di maturità al suo viso deciso. I suoi occhi castani avevano una calma disarmante, come se fosse sempre tranquillo, ma allo stesso tempo riusciva a scrutarti nel profondo. Un sorriso accogliente faceva sembrare ogni suo gesto calcolato per metterti a tuo agio.
"Benvenuta," disse Marco, avvicinandosi e stringendomi la mano con un sorriso caloroso. "Siamo davvero felici che tu sia venuta."
La serata passò in fretta. Lucrezia aveva preparato una cena sontuosa, con piatti tipici umbri e vino rosso che sembrava scorrere senza fine. Parlammo dei vecchi tempi, di come la vita ci avesse portato in direzioni diverse. Ma c’era qualcosa di diverso in lei, una sicurezza e una libertà che non ricordavo. Mi sentivo al sicuro con lei, ma allo stesso tempo, percepivo una tensione sottile nell’aria, come se stessimo danzando attorno a qualcosa di non detto.
Dopo cena, quando gli altri erano già andati a letto, restammo solo noi tre a sorseggiare l’ultimo bicchiere di vino sotto il cielo stellato. Marco stava zitto, ma i suoi occhi dicevano tutto. Era evidente che lo attraevo fisicamente. Ogni volta che mi guardava, sembrava che stesse studiando ogni mio movimento, ogni mia reazione, come se aspettasse qualcosa ma non volesse essere troppo diretto. E io, lo ammetto, ero completamente imbarazzata. Non riuscivo a nascondere il mio disagio, ma allo stesso tempo, c'era una parte di me che non riusciva a distogliere lo sguardo.
Quando finalmente mi ritirai nella mia stanza, il sonno tardò ad arrivare. I miei pensieri erano confusi, ma tutti erano rivolti a Lizzy e al mio compagno. Nonostante la bella serata, non riuscivo a smettere di pensare a loro. Mi rigirai nel letto per ore, cercando di calmarmi, finché decisi di alzarmi e fare due passi per la casa. Volevo schiarirmi le idee, ma ciò che trovai cambiò tutto.
Passando davanti a una porta socchiusa, vidi Marco sdraiato sul letto. Era nudo, il corpo rilassato come se fosse appena uscito da un sonno profondo. Rimasi pietrificata. Il lenzuolo era scivolato via, lasciando poco all'immaginazione. Il mio primo istinto fu di scappare, ma qualcosa mi trattenne. Lo osservai per un istante che sembrava infinito, cercando di capire cosa stessi provando. Nonostante l'imbarazzo, continuavo a fissarlo. Il suo membro, semi eretto, era un chiaro indizio di un'attività sessuale appena conclusa.
"Ehi," sussurrò una voce alle mie spalle. Mi voltai di scatto e i miei occhi incrociarono quelli di Lucrezia. Indossava una vestaglia di seta che scivolava sul suo corpo con elegante disinvoltura, i capelli sciolti le incorniciavano il viso, e nei suoi occhi brillava un'espressione nuova, intrigante.
"Ti ha incuriosita?" domandò con un sorriso enigmatico, mentre i suoi occhi scorrevano sul mio corpo. "Vieni, non devi preoccuparti di nulla. Siamo amiche, possiamo condividere tutto, ricordi? Non c'è spazio per sensi di colpa."
Le parole mi si incastrarono in gola, mentre un brivido mi percorreva la schiena. Lucrezia mi prese per mano e mi guidò nella stanza. Marco aprì gli occhi, e al mio apparire un sorriso complice gli illuminò il volto. Lei si sedette accanto a lui, accarezzandogli i capelli con un gesto intimo, e mi guardò, invitandomi con lo sguardo a unirmi a loro.
Mi avvicinai al letto, il cuore in gola. Marco era disteso lì, tutto muscoli e sudore. Mi sentivo un po' nervosa, ma anche eccitatissima. La vestaglia scivolò via, rivelando il mio corpo. Lo guardai, poi lui guardò me. Sorrise, un sorriso lento e sicuro. Lucrezia ci osservava, un sorrisetto malizioso sulle labbra. Mi inginocchiai, sentendo il calore del suo corpo.
Marco mi afferrò il mento, alzando il mio sguardo. "Sei bellissima," sussurrò, la voce roca. "Non vedo l'ora di assaporarti tutta." Lucrezia rise, un suono leggero e sensuale. "E io non vedo l'ora di unirmi a voi."
Mi avvicinai, lui mi prese tra le braccia. Mi baciò, un bacio appassionato che mi fece tremare. Le sue mani esploravano il mio corpo, e io mi lasciai andare. Lucrezia si unì a noi, le sue mani erano calde e sicure. Sentivo il suo respiro sul mio collo, mi eccitava.
"Cosa ne pensi di lei, Lucrezia?" chiese Marco, gli occhi fissi sui miei. "È perfetta," rispose lei, accarezzandomi i capelli. "Proprio come pensavo."
Mi sentivo come un oggetto del desiderio, ma mi piaceva.
Le nostre lingue si intrecciarono in un vortice di passione, mentre le nostre mani esploravano ogni centimetro di pelle. Lucrezia, con un sorriso malizioso, si avvicinò e, con delicatezza, iniziò ad accarezzare il mio seno. La sua mano calda e esperta mi fece fremere di piacere, intensificando l'eccitazione.
I suoi fianchi premevano contro i miei. Sentivo il suo membro, prima indolente, ora pulsare con una forza incontrollabile contro le mie cosce. Un brivido di eccitazione mi percorse la schiena. E proprio in quel momento, Lucrezia, con un'audace mossa, intrecciò la sua lingua alla nostra, creando un tripudio di sensazioni che mi lasciava senza fiato.
A quel punto, presi coraggio e chiesi alla mia amica il permesso di fare sesso con suo marito. La sua reazione fu inaspettata. Con un gesto autoritario, mi tirò più vicina a sé e mi sussurrò all'orecchio: "Non hai capito niente. Sarò io a decidere cosa farai. E tu, mio cara, farai esattamente come ti dico." Sentii un brivido percorrermi la schiena. La sua voce, prima dolce e ammaliante, ora era diventata roca e sensuale. Con un movimento rapido, prese in mano il pene di suo marito e lo istruì. "Entra in lei," e senza esitare, mi feci penetrare da quel bellissimo pene.
Il nostro respiro si fece affannoso, i nostri corpi sudati si muovevano all'unisono. Sentivo il suo membro pulsare dentro di me, un ritmo che si sincronizzava con i miei battiti cardiaci. 'Così bella', sussurrò Marco, gli occhi pieni di desiderio. Lucrezia, seduta ai piedi del letto, annuiva lentamente, un sorriso enigmatico sulle labbra. Una mano carezzava la sua coscia, l'altra era posata sul mio seno, stringendolo delicatamente. 'Così perfetta,' mormorò, gli occhi lucidi di emozione. 'Sei l'uomo più straordinario che conosca.' In quel momento, mi sentii come al centro di un vortice, sospesa tra due amanti, un marito e una moglie che esploravano nuovi confini del piacere. Eppure, non avrei potuto desiderare altro. Il suo tocco su di me, il suo sguardo su di noi, creava un'atmosfera di complicità e desiderio che mi travolgeva completamente.
In quel momento, Lucrezia si alzò, avvicinandosi a noi. Il suo sguardo si posò su di me, poi su Marco. Con voce più ferma e sicura di prima, disse: "Voglio che mi lecchiate, entrambi. Voglio sentire le vostre lingue sulla mia pelle, voglio sentire il vostro desiderio." Un brivido mi percorse la schiena. Non avevo mai visto Lucrezia così dominante, così sicura di sé.
Marco e io ci scambiammo uno sguardo, sorpresi ma eccitati dalla sua proposta. Senza esitare, ci avvicinammo a lei, le nostre lingue pronte a esplorare il suo corpo.
Le nostre lingue si muovevano in sincronia, esplorando ogni centimetro del suo corpo. Lei, con un sorriso malizioso, alzò una gamba, invitandoci a seguirla. Ci lasciammo guidare dai suoi tocchi, dai suoi gemiti, sempre più presi dal gioco perverso che si era creato. Sentivo il suo potere su di noi, la sua capacità di manipolarci con un semplice sguardo.
Lucrezia, gli occhi lucidi di desiderio, mi fissò intensamente. 'Ingrid,' strillò, la voce potente, 'voglio solo la tua lingua, solo te!' Marco, in quel momento, si alzò con un'andatura decisa. La luce soffusa della stanza accentuava l'ombra che il suo corpo proiettava sul muro, creando un'atmosfera intima e sensuale. Con uno sguardo intenso, mi fissò mentre si avvicinava. Il suo pene, turgido e pulsante, era in bella mostra. Il mio cuore batteva all'impazzata nel petto, mentre sentivo la sua presenza invadere ogni centimetro dello spazio all'interno della mia passera bagnata.
Il suo membro trafiggeva il mio corpo con una forza bruta, mentre la mia lingua serpeggiava lungo il collo di sua moglie, lasciando una scia umida. Mi abbassai verso la sua intimità, accolta da un caldo abbraccio. La mia lingua esplorava ogni centimetro, gustando il sapore proibito del suo corpo. In quel momento, il tempo sembrava sospeso. Il mondo esterno svanì, lasciando spazio solo a questo vortice di sensazioni.
Mentre la mia lingua esplorava la sua intimità, i suoi seni, morbidi e invitanti, scivolavano dalla scollatura della vestaglia. Accarezzandoli con delicatezza, ne sentivo il tremore sotto le mie dita. Nel frattempo, il suo compagno, con un tocco audace, mi infilo le sue dita nel culo, donandomi un piacere ancora più profondo.
Per la prima volta in mesi, provavo una sensazione così intensa, così completa. Un'ondata di piacere che mi travolgeva, portandomi in un vortice di sensazioni mai provate prima. Era strano trovarmi in questa situazione, con loro due, ma in quel momento mi sentivo viva, autentica. Un misto di eccitazione, paura e piacere mi pervadeva, facendomi capire che c'era molto di più in me di quanto avessi mai immaginato.
Lucrezia, il respiro affannoso che le gonfiava il petto, alzò leggermente il mento, incrociando lo sguardo con quello di Marco. 'È il mio turno adesso', sussurrò, il tono imperioso. Lui, come un soldato obbediente, si inginocchiò ai suoi piedi, arcuando la schiena, esibendo con orgoglio la sua virilità. La mia amica si arrampicò su di lui, regina indiscussa del loro piccolo mondo. Inarcò la schiena, esibendo con orgoglio le curve del suo corpo. I suoi seni, tondi e sodi, mi catturarono lo sguardo. La pelle lucida di sudore lo rendeva irresistibile. Non potei fare a meno di avvicinarmi, di toccarlo, di assaporarlo.
Lucrezia, con aria di padrona, mi accarezzò i capelli mentre avevo la testa immersa nel suo seno. Sollevandomi il viso, mi baciò con passione e mi sussurrò all'orecchio: 'Dai, troietta, fammi leccare”.
Come resistere a una simile bellezza? Mi alzai sul letto, inarcando la schiena. Con un gesto lento e provocante, gli offrii il mio corpo. I suoi occhi si socchiusero mentre la sua lingua esplorava ogni centimetro. Poi, con lentezza, mi posi su Lucrezia, che mi accolse con un'avidità inaspettata. Le sue labbra sfiorarono le mie parti intime, un bacio profondo e intenso. Poi, mi leccò al ritmo dei colpi che suo marito infliggeva con forza.
In quel preciso istante, travolta da un'intensità inaspettata, raggiunsi l'apice del piacere. I miei sensi si offuscarono e, in un gesto spontaneo, scaricai il mio liquido e una piccola quantità di urina sul suo volto, in un'esplosione incontrollabile. Lucrezia, con un ghigno soddisfatto, mi strinse le gambe, impedendomi di muovermi. Chiuse gli occhi e, con la lingua, iniziò a esplorare il liquido che scorreva sul suo viso, gustandolo con evidente piacere. La mia umiliazione sembrava eccitarla ancora di più, e si strinse a me con forza, come per suggellare la mia completa sottomissione.
Mentre l'eco del mio orgasmo si attenuava, osservavo Lucrezia e Marco immersi in un vortice di passione. Un'ondata di calore mi percorse, ma insieme ad essa si insinuò un senso di distacco, quasi di sollievo. La loro intimità era così intensa, così perfetta, che mi rendevo conto di non avere più posto in quel quadro. Con un sospiro, mi alzai dal letto. Lucrezia aprì gli occhi, un'espressione di sorpresa dipinta sul volto. 'Non andare', sussurrò, cercando di afferrare la mano. Ma io, con un nodo alla gola, mi liberai dalla sua presa e mi diressi verso la porta. La lasciai socchiusa, un'ultima occhiata ai loro corpi intrecciati, e uscii. Era la decisione giusta, lo sentivo dentro di me.
La mattina dopo, la casa era silenziosa. Mi svegliai con una calma che non provavo da mesi. Mi aspettavo imbarazzo o rimorso, ma non c’era nulla di tutto ciò. Solo una sensazione di leggerezza, di accettazione. In cucina trovai Lucrezia e Marco che preparavano il caffè, come se nulla fosse accaduto. Mi sorrisero, e in quel sorriso c’era una comprensione che non avevo mai trovato in nessun altro.
Ripartii qualche giorno dopo. Il viaggio verso casa fu diverso: non stavo scappando più, ma tornando. Non avevo tutte le risposte, ma avevo trovato una parte di me che pensavo di aver perso. E per ora, questo bastava.
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