Una strana partita 2

  • Scritto da geniodirazza il 19/09/2023 - 03:53
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Una strana partita 2

Una strana partita (Il punto di vista di Nicoletta)

Sono ormai dieci anni che siamo sposati, io ed Enzo; e non abbiamo nessun motivo di recriminazione l’uno per l’altro; tutto è andato come nei nostri desideri e nelle previsioni di tutti; eppure, stasera, nel villaggio dove siamo ospiti in Calabria, qualcosa sembra frizzare nell’aria che non riesco a controllare.

Il primo elemento ‘diverso’ è la corte serrata che questo ragazzo, Andrea, animatore del villaggio, mi sta facendo sotto gli occhi di tutti e senza nessun rispetto per la correttezza e per l’educazione.

Mio marito sembra non accorgersene o addirittura provarci gusto, quasi che si divertisse a vedermi in difficoltà; e a me, per la verità, le sue sollecitazioni non dispiacciono affatto, visto che, mentre mi stringe oltre ogni lecito in un ballo lento che è solo una scusa per limonare in piedi, mi ha piazzato fra le cosce nude una mazza, coperta però dal bermuda, di dimensioni assolutamente imprevedibili per me, che tra l’altro ho conosciuto finora solo la verga di Enzo, mio marito, e non ho quindi termini di riferimento; lo strofinio di quell’asta contro la mia vulva, coinvolgendo direttamente il clitoride che è sollecitato in maniera pazzesca provocandomi brividi infiniti, mi ha portato ormai assai vicino ad un orgasmo epico che raggiungo trattenendo a stento un urlo feroce; non posso impedirmi però di sentirmi illanguidita fino quasi a svenire e Andrea mi deve sorreggere per non farmi cadere.

Quando mi lascia e torno da Enzo, sono rossa come un peperone, lo guardo incavolata perché non ha fatto niente per intervenire e glielo dico; mi risponde che dovevo solo respingerlo, che non l’ho fatto forse perché mi piaceva, come si è visto; ed in fondo, perché non pensare che lui si fosse eccitato proprio guardando quella scena.

“Se la metti così, vuol dire che domani lo porto a casa a cena e ci copulo davanti ai tuoi occhi!”

Dovrebbe essere una boutade, una falsa minaccia per costringere mio marito ad essere più rigoroso; lui ne ride quasi assai divertito, mi porta a casa e mi fa fare l’amore tutta la notte con grande entusiasmo.

“Adesso però ti faccio vedere io se ridi ancora, quando te lo porto in casa e mi faccio sbattere!”

Penso tra me e me; ed anche questa dovrebbe essere un’idea assurda, da dimenticare immediatamente.

Ma non è più un’idea assurda, la mattina dopo, quando vado a cercare Andrea, a bella posta, per invitarlo a cena nel nostro bungalow; lo dico ad Enzo e lui continua a ridere pensando ad una mia battuta infelice.

“Maledetto imbecille, vedrai se non cedi e non chiedi scusa, che cosa ti combino stasera. Giuro che mi faccio sbattere come un tappetino in tutti i buchi; poi saranno ca…voli tuoi, con le corna che ti troverai.”

Penso queste enormità; e non prendo neppure per un attimo in considerazione l’ipotesi di parlargli apertamente; ormai voglio solo che si penta di avere riso di me; alle nove, Andrea si presenta puntuale ed Enzo lo accoglie anche con cordialità ed amicizia.

“Cornuto, imbecille; vedrai che ti succede, tra poco!”

Ormai è guerra aperta, per me; ma lui neppure lo sa; e non mi rendo conto che sto sbagliando davvero tutto!

La cena scorre semplice e divertente; Enzo si allontana per qualche minuto, per andare a prendere altro vino al bar, Andrea mi incantona nel bagno, sposta soltanto il pareo e lo slip del costume; la sua mazza enorme mi è dentro la vagina ed io la accolgo con immensa gioia e goduria, mentre i tessuti del mio utero sembrano dilatarsi per accogliere il nuovo ospite; Andrea si sfila dalla vagina, mi fa girare e, senza lubrificazione, mi pianta la mazza nel retto; urlo dal dolore ma lui continua imperterrito a percorrere il canale intestinale finché i testicoli battono sulla vulva, perché è tutto dentro; scarica una lava di sperma nel mio intestino e si ritira rapidamente, troppo rapidamente, maledetto, quasi mi lacera mentre esce, e scappa via; uscendo vedo Enzo in un angolo; non so da quanto tempo sia lì e che cosa abbia visto, ma non me ne frega.

“Adesso sarai contento, cornutone! Peggio per te!”

Dico fra me e me, ma non riesco a dare ordine ai pensieri; so che potrei mettere tutto a posto semplicemente parlando, perché spesso mi ha detto che certe cose perdono peso se si fanno lealmente, insieme; ma da una parte non mi va di eseguire i suoi ordini, dall’altra mi vergogno troppo della mia stupidità; e taccio.

Peggio ancora, quella notte mi nego a lui; la mattina seguente vado in cerca di Andrea e mi faccio ancora possedere come una volgare baldracca; per tutta la settimana, non faccio che copulare con tutti gli animatori e con alcuni ospiti, senza requie, senza rispetto per nessuno, respingendo ogni avance di mio marito; sono ormai fuori dalla grazia di dio e l’unica cosa che so pensare è che non mi ha chiesto scusa di aver riso di me e di avermi invece fatto capire che voleva essere fatto cornuto; ed io lo accontento volentieri.

Quando torniamo in città, non c’è neppure bisogno di parlare; il solco che si è scavato tra di noi è ormai un abisso e non si può risanare; ogni giorno cerco di fargli capire che lo amo con tutta l’anima e che mi ha offeso il suo atteggiamento, ma lui evita qualunque contatto, insiste a chiedermi di parlare ed io, per risposta, lo faccio cornuto col primo che passa.

Non bastano le settimane e neppure i mesi; per tre anni vado avanti a farmi sbattere da qualunque imbecille mi passi davanti; il mio unico obiettivo è che Enzo si renda conto che ho bisogno del suo amore, cancelli con un colpo di spugna tutto quello che è successo a partire dalla Calabria e mi ricollochi nel ruolo di moglie affettuosa e devota che avevo; se non lo fa, io lo riempio ancora di corna fino a che non si arrenderà; lui continua a parlare di leggi, di morale e di divorzio; ho fatto sesso con un giovane avvocato che mi ha sbattuto ben bene e mi affido a lui per le pratiche che ritardino senza fine il divorzio; intanto, ci copulo con grande gusto fino a farlo diventare il primo dei miei amanti.

Per la verità, anche lui, mentre mi monta con grande perizia e con passione smodata, suggerisce di abbassare la guardia e di dialogare con mio marito; ma la condizione pregiudiziale, per me, è che lui ceda le armi, passi la spugna e mi rimetta sul trono della moglie fedele; anche il mio avvocato è convinto che chiedo l’impossibile e che alla fine mi ridurrò male; mio marito è straricco e può permettersi tutti i lussi che vuole, senza darmi un centesimo al momento del divorzio, perché non ci sono figli, perché non abbiamo proprietà o titoli in comune e soprattutto perché, alla luce degli eventi, sono stata io a scatenare la rottura; dopo la sentenza mi troverò su una strada senza lavoro, senza reddito e senza marito; gli dico di non preoccuparsi perché sono convinta che, alla fine, il cornuto abbasserà la cresta.

Enzo però deve aver preso altri percorsi, perché una notte, rientrando a casa dalle mie scorribande sessuali che non hanno ormai soste, lo trovo nudo davanti alla camera da letto che mi impone con ferocia di chiudermi nella camera degli ospiti perché sta facendo l’amore e non mi vuole tra i piedi.

“Maledetto, anche questa ti metterò nel conto, quando ti costringerò ad implorarmi di tornare ad essere la tua mogliettina affettuosa.”

Mi dico tra me e me; ma ormai sono solo io a credere che questa evenienza sia possibile; l’opinione più convinta è che perderò tutto, anche la libertà e la dignità, perché i miei mi hanno quasi ripudiata e non posso tornare da loro, un lavoro non l’ho mai fatto e l’unica strada sarà fare la prostituta su un marciapiede; ma sono disposta a tutto per massacrarlo, anche a farmi massacrare o a buttarmi sotto a un treno; tutto, purché si arrenda e mi ridia il mio posto; io l’amo e non può ignorare il mio amore, dopo averlo calpestato proponendomi di trasgredire con lui; neanche per un momento guardo alle infinite, enormi, vergognose trasgressioni che sto commettendo io; sono tutte nella logica, per me validissima, della vendetta!

“Hai optato per una prostituta?”

Chiedo ironica al mattino, a colazione.

“No, quella l’ho cacciata dalla mia vita; queste sono donne che mi danno sesso e si prendono amore!”

“Amore!?!?!? Come osi, vigliacco, parlare d’amore a me che per amore ti sto odiando; nemmeno devi pronunciarla quella parola, se non è per riabbracciarmi, dimenticando quello che è successo in questi ultimi anni!”

Se solo avessi avuto un barlume di buonsenso, avrei smesso di scontrarmi con un muro che mi stava sfasciando; nel desiderio di fargli del male, con le corna che gli piantavo e che ormai non interessavano neppure i pettegolezzi delle ‘comari’, io mi prendevo sanguinose sberle morali che mi facevano diventare lo zimbello di tutti, la prostituta che sfruttava il marito per umiliarlo e cornificarlo.

La seconda volta che mi incontro con lui nel corridoio di casa va ancora peggio perché addirittura sta facendo l’amore in tre nella nostra camera da letto.

“Porca miseria, adesso ci incontriamo ogni mese, anche in casa? Dio, che sto facendo? Che sta succedendo? Ho distrutto tutto? Come si può rimediare?”

Non so che pesci pigliare, per la prima volta mi vedo perduta di fronte all’abisso che io stessa ho scavato; ma non riesco ancora ad uscire dalla logica perversa che, se non cancella gli ultimi anni e mi accoglie a braccia aperte, non smetto di offenderlo, umiliarlo, cornificarlo.

Stavolta devo parlargli, perché mi arrivano in continuazione messaggi e telefonate con cui mi chiedono quanto prendo per certe pratiche sessuali a casa mia; pare che da un sito porno risulti che faccio la prostituta in casa e che sono molto richiesta; l’avvocato mi ha suggerito di parlargli perché, essendo la casa di sua proprietà, viene chiamato direttamente in causa e con quella situazione, precipitano le possibilità di rinviare il divorzio, per l’oltraggio che viene arrecato, per mia responsabilità oggettiva, a mio marito e al suo buon nome.

Non so niente, naturalmente, ma non mi crede e mi accusa di ogni bassezza; in pratica, io sono veramente una meretrice, non solo per i ricchi regali che alcuni amanti mi fanno, ma soprattutto perché vivo parassitariamente alle sue spalle mentre lo riempio di corna; e questo è vero, in buona sostanza; ma io aspetto ancora che cancelli in un solo colpo i danni fatti da me e mi riprenda con se per l’amore che gli porto; rifiuta di parlare con l’avvocato e impone che mi rivolga al suo studio legale, che si limita a documentare le mie colpe e chiede al giudice di accelerare i tempi della sentenza di divorzio.

Ormai è tempo di smettere con il sesso ad oltranza che ho praticato, senza risultato, per tre anni e più; decido che divento casta e morigerata per riguadagnarmi il suo amore e convincerlo a prendersi il mio, che conservo intatto solo per lui, ed a restituirmi il ruolo di moglie che, nella mia logica, è solo mio.

Invece, in quel periodo mi trovo a dover constatare che si è piantata in casa un’estranea, una tale Consuelo, con la quale mio marito ha una particolare frequentazione, specialmente nel letto dove vive notti infuocate di cui devo sostenere i rumori e le urla che mi arrivano fino alla camera degli ospiti dove sono stata costretta a ‘rifugiarmi’ se non voglio essere cacciata via a forza dalla casa che non è mia e da dove può buttarmi fuori facendomi passare tre giorni fuori casa e denunciandomi per abbandono del tetto coniugale; non ho neppure le chiavi di casa e, se uscissi per decisione autarchica, rischierei di rimanere fuori per sempre.

“Povera stupida, almeno ti fossi costruita un’alternativa, con uno dei tanti tori da cui ti sei fatta sbattere.”

Adesso nessuno è disposto ad aprirmi la casa, se ne avessi bisogno; l’unico su cui posso sperare, per la sua bontà, per la sua nobiltà di spirito, per la sua generosità, è mio marito, non so ancora per quanto tempo; io mi sono illusa di obbligarlo a riprendermi con se, nella sua casa, nel suo cuore, nel suo letto, nella sua vita; e adesso devo impuntarmi per non farmi buttare sul marciapiede, a rischio veramente di fare una brutta fine.

Ormai sono alla canna del gas; ma, tragicamente, il tarlo di averla vinta sul ‘maschio oppressore’ non mi abbandona; e continuo a crogiolarmi nella mia tigna, mentre perdo sempre più terreno.

Invece, il rapporto tra Consuelo ed Enzo è saldo e ricco anche nella vita quotidiana; ormai lei possiede le chiavi delle sue scelte; lo ama molto, anche se si rifiuta di ammetterlo, forse per non bruciarsi con una disillusione; ma anche lui è particolarmente coinvolto; non so dire se l’ama più di quanto ama me, ma certamente ne è pazzo e farebbe qualunque cosa per lei.

“Maledetto imbecille, perché non concedi a me un poco di quello che a lei dai con tanta larghezza? Perché non sei buono, come sei con lei, anche con me che per dieci anni ti ho amato come la luce dei miei occhi? Dimentica le corna di questi anni e proclamami tua moglie a tutti gli effetti; giuro che ti amerò per sempre!”

In questi miei vaneggiamenti, dimentico che Consuelo gli fa fare l’amore come a lui piace, raccontandogli episodi di copule sue con la dolcezza di chi parla a un guardone e lo rende partecipe delle sue emozioni, come se fossero in tre a copulare.

Io questo l’ho escluso preferendo fargli le corna e trasgredire per conto mio e non accetto affatto, nei miei vaneggiamenti di ripresa del ruolo di moglie, di fare l’amore in quel modo che lei realizza con tanto amore!

Ci incontriamo con buoni esiti, io e Consuelo, e riesco a diventarne amica; non mi perdona niente, neanche lei, degli errori commessi; e più volte mi sollecita ad essere più ‘compagna di vita’ e più ‘innamorata’ di mio marito, se davvero voglio fermare il corso della pratica di divorzio; ma anche a lei contrappongo la determinazione, per lei completamente campata in aria, a vincere la guerra contro il ‘maschio maschilista’ e ridurlo a più miti consigli; mi dice fuori dai denti.

“Carissima, tu ne hai combinate così tante che altri uomini ti avrebbero fatto ammazzare da un killer se non volevano finire in galera per averti ammazzata. Dici cose senza capo né coda, senza prospettiva. Se non scendi dalla torre, cadi male.”

Naturalmente, non mi arrendo e cerco di giocare di fino, inducendola a coinvolgermi nei loro giochi amorosi; ingenuamente, aderisce alla richiesta e per ben due volte mi fa stare con loro sul letto di camera, mentre si preparano a fare l’amore; una prima volta, quando mi invita a prendere in bocca il fallo che Enzo le teneva piantato nella vagina, oppongo che io non faccio certe trasgressioni; naturalmente, mi dimostrano che mento; mio marito sa bene cosa ho fatto con lui ed ha sentito voci di quel che ho combinato con altri; la seconda volta, cerco di prendere in bocca il membro, mentre lui amoreggia con la sua donna; mi caccia via irritato e mi obbliga a chiudermi nella camera per gli ospiti; inutile dire che la mia rabbia diventa ancora più feroce e che, testardamente e stupidamente, minaccio, tra me e me, di caricare tutto su un conto che so benissimo non sarà mai nemmeno presentato.

Una mattina che siamo andate al supermercato, vediamo una signora che, all’ingesso, chiede l’elemosina di qualche bene di consumo soprattutto per i tre figli; poco più in là, un uomo male in arnese cerca di nascondere il viso quanto può; riconosco in lui uno dei piccoli imprenditori che mi hanno posseduta nei primi tempi delle mie ‘folli giostre’; lo sussurro a Consuelo che si rivolge quasi amorevolmente alla donna chiedendole se era la moglie che io ho cornificato, insieme a suo marito; la poveretta dice che è stato Enzo a ridurli sul lastrico, dopo aver saputo che cosa abbiamo combinato; solo allora, forse, mi riconosce e mi guarda con schifo, come si guarda un essere viscido e ripugnante.

Consuelo prende il telefonino e parla a lungo; alla fine, da alcune banconote alla donna e le dice di andare all’ufficio di mio marito che risistemerà le cose, in nome dei bambini; la invita a perdonare a quell’imbecille del marito e a dimenticare un piccolo episodio che non deve rovinare una famiglia; l’altra non smette di baciarle le mani e di piangere come una fontana.

Quando ci siamo allontanate, le chiedo cosa è successo; mi dice che veramente Enzo, persa la pazienza per le mie intemperanze, ha cominciato metodicamente a martellare tutti quelli che si sono resi colpevoli, con me, delle sue corna; un gran numero di persone è letteralmente scappato dalla città perché il ‘maglio della vendetta’ ha prodotto situazioni come quella che abbiamo visto, di fallimento totale delle attività che ha preso di mira; molti sono ridotti sul lastrico e si vocifera addirittura di suicidi, per non parlare di famiglie sicuramente distrutte dal vento di vendetta; io non mi sono mai resa conto del reale potere di mio marito; solo adesso ne ho una qualche visione ed ho paura, tanta paura, di avere svegliato un gigante buono che diventa molto cattivo.

A tavola, Consuelo prende di petto Enzo e lo accusa di disumanità, di miseria morale, del massacro di mogli e bambini vittime, come lui, dell’imbecillità di una sola persona; vorrei reagire, perché vengo caricata di tutte le colpe; ma preferisco tacere, perché stavolta ad essere nera come la pece è la sua donna, contro la quale non posso vantare niente se non la mia inesperienza e l’imbecillità di cui, appunto, mi accusa.

La cosa più sorprendente è che Enzo le da perfettamente ragione e, anzi, chiama il capo del suo ufficio legale per imporgli di fermare tutte le iniziative di vendetta che colpiscono bambini e mogli, di operare per creare il massimo dell’offesa ai colpevoli e il minimo del danno agli innocenti; nella mia ottusità, mi ostino a chiedermi perché sia così tenero con lei e così duro con me, senza neppure valutare per un attimo che io quelle cose non le farei mai, perché non so farle e perché non sono capace di pensare in armonia con mio marito; quando decidono di riappacificarsi facendo l’amore, mi aggrego e chiedo di stare almeno a guardare.

Consuelo si mette a ridere.

“Insomma, chiedi di fare tu quello che lui aveva chiesto a te, in armonia, in amore, in complicità. Ti rendi conto di quali assurdi sei capace di costruire? Speri ancora veramente che lui deponga le armi perché tu continui a sparare imbecillità?”

Naturalmente, mi offendo e me vado nella camera degli ospiti da dove li sento fare l’amore con un entusiasmo, con una libidine, con un piacere urlato a squarciagola che non ho mai né vissuto né sentito raccontare; li odio con tutte le mie forze e mi auguro che possano morire facendo l’amore; poi mi rendo conto che non è una maledizione, ma un augurio e non so più cosa pensare; mi appisolo sulla visione di Enzo che mi possiede da dietro, a pecorina, mentre io succhio un membro sconosciuto; ma non riesco a prendere sonno, perché in camera da letto la giostra corre ed io la sento distintamente.

Mi denudo, vado da loro, salgo sul letto e mi abbarbico, da dietro, ad Enzo che sta succhiando i capezzoli a Consuelo, tutti e due stesi di lato; gli pianto la vulva contro il coccige sul quale struscio il clitoride in cerca dell’orgasmo; lei si stacca un momento da lui e gli chiede se vuole il racconto di quella volta che tradì Bernardo, il suo compagno, facendo un casino; Enzo, senza staccare la bocca dal capezzolo che succhia, le fa cenno che gli piace molto; non appena lei comincia a parlare, mi prende un autentico tremore, in primo luogo perché vedo dal vivo come lei riesce a dargli l’amore ‘trasgressivo’ che lui chiede, ma anche perché sospetto che voglia fare dei riferimenti a noi.

Infatti Consuelo dice che sono in un villaggio turistico in una località balneare; capisco subito che è la Calabria; e senza dubbio lo coglie anche Enzo; che lei si è presa una sbandata per un animatore e, visto che Osvaldo l’ha provocata ad una trasgressione leggera, lei ha invitato a cena l’animatore e ci ha fatto sesso, in piedi, nel bagno, facendosi penetrare anche analmente; che il compagno l’ha rimproverata per quella sciocchezza e che lei, per ripicca ha cominciato a tradirlo con chiunque incontri per strada, che l’ha cacciato dal suo letto e dal suo cuore; punta sul vivo dalla narrazione, concludo io.

“Scommetto che da allora lo hai riempito di corna e che non riesci più a trovare il bandolo per sciogliere il garbuglio dei sentimenti e degli eventi!”

“Già! Adesso bisognerebbe sapere dove porteranno la tigna, la stupidità, l’orgoglio; se io volessi superare l’impasse con il mio uomo, basterebbero la chiarezza, l’umiltà e l’amore; se invece voglio far vincere la testardaggine, lo scontro, l’imbecillità, da un giorno all’altro arriverà la sentenza del tribunale e il mio matrimonio sarà un inutile ricordo, perso in milioni di ricordi meravigliosi o squallidi.”

Il commento di Enzo è semplice e lapidario.

“Mi sai dare molta più eccitazione e amore con i tuoi racconti da escort che con queste false tragedie di seconda mano!”

Mi intima di uscire dalla camera e mi ritrovo di nuovo da sola; per la prima volta in tutta la faccenda, ho la certezza che avrei perso tutto e cado in uno stato desolante di prostrazione; dormo poco e male.

La convocazione del giudice arriva inattesa e sorprendente, anche se era risaputo che mancavano giorni, forse ore; ci sono tutti in tribunale, anche Consuelo che giuridicamente non ha nessun ruolo, ma che Enzo considera la sua vera compagna alla quale si appoggia anche per le sue decisioni; mio malgrado, devo ammettere che merita la fiducia; bastano pochi minuti per dare lettura delle conclusioni del giudice che dichiara sciolto il matrimonio senza nessuna pretesa dalle parti; il mio avvocato, alla luce anche di quanto è capitato ad altri occasionali amanti, sparisce in un baleno; mi accorgo di essere rimasta assolutamente sola; le uniche persone che mi rimangono come riferimento sono quelle che hanno più diritto ad odiarmi, mio marito e la sua nuova compagna.

Le lacrime mi rotolano dagli occhi incontrollate; la paura di dover finire a prostituirmi sui marciapiedi è un mostro in agguato, fuori della porta del tribunale; Consuelo mi vede, mi abbraccia, appoggia la mia testa sulla sua spalla e mi sussurra.

“Vedrai che non ti lascerà sola; abbi fiducia e spera. Se ci riesci, amalo; ne ha bisogno, ma nel modo che piace a lui.”

“Non ci riesco; non voglio fare quello che lui vuole, ma solo quello che decido io.”

“Che Dio ti aiuti. Io non posso più!”

“Oh Dio, perché sono così str …? Sto cacciando via l’unica persona che poteva aiutarmi? Perché mi comporto così, maledetta me? Non potevo stare zitta e aspettare un altro momento per chiarire?”

L’ho pensato con un attimo di ritardo, perché ormai il tarlo arriva prima di me; e perdo puntualmente le occasioni della vita; ora rischio di fallire completamente, come quel signore al supermercato ridotto all’elemosina da che era un imprenditore!

“Consuelo, adesso mi vuoi sposare?”

“Dio mio, lo ha detto! NOOOOOOOOO sono io tua moglie, sono io che ti ho dato la verginità, che ti ho amato per dieci anni, basta solo che ti arrendi e mi ami come una volta, cancellando qualche corno. Non sposare quest’altra; ama solo me!”

Lo dico solo dentro di me; ormai sono folle e non ragiono più; nell’aula del tribunale dove il mio matrimonio è stato cancellato, ancora mi ostino a credere di essere l’unico grande amore di mio marito che invece può ora stesso far celebrare il suo matrimonio da un giudice di pace. Dio, dio, che devo fare?

“Enzo, sei assurdo, nel tribunale dove ora stesso un tuo matrimonio è stato cancellato chiedi di avviarne un altro? Io ti amo e sono certa che tu mi ami; perché dobbiamo farlo certificare da un foglio con timbri e marche da bollo, se poi possiamo cancellarlo quando non ci convincesse più? Ti sposerei se potessi avere un figlio tuo e potessimo affidare a lui il compito di testimoniare il nostro amore; ma io non posso avere figli; quindi, perché sposarci? Io ti amo da morire e sono certa del tuo amore; che bisogno abbiamo di certificarlo con un atto pubblico? Forse perché vuoi legarmi al tuo potere economico? Io non lascio, per il momento, la mia attività; poi, vedrò cosa fare ma non sarò mai la moglie asservita al marito ricco!”

Enzo si rivolge al capo del suo studio legale che non lo lascia nemmeno parlare.

“Capito! Domani un’indagine interna farà sapere quale ruolo può essere affidato a tua moglie con garanzia di stipendio idoneo al ruolo sociale; vuoi che ci occupiamo anche della tua ex moglie?”

Interviene Consuelo.

“Si, avvocato, per favore; provveda anche per Nicoletta; poi le darò qualche indicazione. Enzo, non so se e quando ci sposeremo; ma io sono e resto la tua compagna; scusami se qualche volta usurpo il tuo potere; non puoi amare Nicoletta e non la amo neanche io; ma non lasciamo nessuno solo sul marciapiede; poi ti presento l’idea che mi sono fatta. Possiamo andare a casa, finalmente? Nicoletta può venire a stare con noi, finché si sistema?”

Mi avvio con loro; camminando, prendo una mano di lei e me la porto alle labbra; mi sposta indignata.

“Che ca…volo fai? Sembri una bambina indecisa e piagnucolosa; sii donna e affronta la vita.”

“Se ho ancora una vita, me lo consenti solo tu …”

Entriamo in casa ed io schianto di peso sul letto, piangendo tutte le lacrime che mi restano; sento che i due parlano, in cucina e mi metto ad ascoltare; Consuelo chiede se c’è posto tra il personale della fabbrica costruita vicino al paese dove abitano i miei; Enzo risponde che, se non c’è, si inventa; lei allora gli fa presente che tornare al mio paese e lavorare lì sarebbe la soluzione ideale per tutti; all’obiezione che i rapporti tra me e i miei si sono interrotti all’inizio delle mie ‘giostre’, che i miei vissero come un affronto a loro a al loro buon nome, Consuelo risponde che comprare la casetta in cui vivono e regalarla come testimonianza dell’affetto di un ex genero, che non si sente umiliato dalle corna della loro figlia, li ammorbidirà molto e risolverà i problemi.

Ho paura che la maledetta abbia ideato la soluzione ideale per farmi fuori e restare padrona del campo; ho ancora una sola freccia, al mio arco; e decido di giocarmela.

“Che pensereste se ti chiedessi di farmi fare un figlio e di tenermi con voi come madre di tuo figlio? Non era questo che avevi proposto prima?”

“Per fare un figlio, bisogna essere in due e metterci tanto amore.”

“Io ti amo, da sempre e senza cambiare mai; sono certa che anche tu mi ami …”

“Ancora insisti a imporre la tua interpretazione come unica possibile? Per fare un figlio, non basta amarsi, bisogna FARE l’amore, io devo entrare dentro di te e immettere tanto amore, tu devi prendermi dentro di te e darmi tanto amore.

“E allora?????”

“Hai visto come mi fa fare l’amore Consuelo? Credi di riuscire a farlo anche tu?”

“Con le trasgressioni? Neanche a pensarci …”

“Ecco perché non ci penso e ti invito a non pensarci; accontentati del posto di lavoro e torna al paesello; forse ti rifai anche una verginità e trovi chi ti ama come preferisci tu.”

Sono passati più di due anni, quando torno in quella casa; l’occasione è stato un incontro di maestranze dello stesso pool di aziende di cui fa parte il gruppo di Enzo; mi sono ritrovata, quasi per caso, a fianco di Consuelo, ormai dirigente di una sezione importante della fabbrica in cui siamo state assunte insieme, e lei mi ha detto del figlio che hanno avuto tramite una ragazza, ex escort anche lei, che ha accettato di farsi inseminare da Enzo, con l’assistenza diretta della ormai moglie, che ha seguito da vicino la gestazione e il parto ed ora è la madre più affettuosa del mondo.

Dopo il parto, la ragazza si è ritirata nella tenuta che ha acquistato coi soldi dell’utero affittato e Consuelo è felice di essere la madre legittima e putativa, anche se non può essere naturale, del loro Francesco, per il quale Enzo stravede.

Inevitabilmente, le devo chiedere perché con me non ha funzionato e cosa ha invece fatto funzionare l’affitto.

“Per ottenere l’inseminazione, Enzo e Teresa hanno fatto l’amore per più di due mesi, prima che lei rimanesse incinta; tu se preferisci dici pure che hanno fatto sesso o che hanno copulato, visto che si trattava di una escort; io che ero presente ti assicuro che hanno fatto tanto amore da rendermi gelosa; e non sono una che si perde facilmente!; per dare tanto amore, Teresa gli ha parlato a lungo e molte volte dei suoi rapporti mercenari, lo ha fatto eccitare come uno stallone infuriato, al punto che anche io mi sono masturbata, ascoltandola, ed ho avuto una serie infinita di orgasmi, quasi senza accorgermi che stava facendo l’amore col mio uomo, con mio marito, con il sesso che ora è mio e che ho prestato a lei perché si inseminasse e potrei prestare, con molto rammarico, solo a te e al tuo amore, se diventasse compatibile col mio uomo. Questa è stata la chiave che ha reso possibile l’affitto. Ma con te è come parlare del sesso degli angeli; non ci capirai mai niente, se non è successo qualcosa che ti ha cambiato.”

“Posso parlarti col cuore in mano? Non è successo niente; saranno tre anni che non ho nessuna pulsione sessuale; ecco, forse in questo qualcosa è cambiato; sono diventata fedele alla memoria di mio marito; se qualche volta in questi tre anni mi sono masturbata, è stato perché ricordavo l’amore che mi faceva fare Enzo quando eravamo felici; di quello che è successo dopo, forse vigliaccamente, ho cancellato anche la memoria; ma di lui, del suo fallo soprattutto, di noi che ci amavamo e lo facevamo in ogni momento e dappertutto, ho un ricordo nitido e carissimo; scusami se possono disturbarti queste cose, ma mi hai chiesto e ti ho risposto. Non è cambiato quasi niente; anzi, una settimana fa mi è capitata una cosa strana. Un ragazzo dell’ufficio, di quelli da copertina, che fa sbavare tutte le donne, mi tampina da mesi e vorrebbe che facessimo l’amore; lui non sa cosa vuole dire fare l’amore per una donna che l’ha fatto con Enzo anche una sola volta. Insomma, ci prova; ma io non ho nemmeno l’idea più lontana di farlo con qualcuno che non sia tuo marito; lo amo ancora troppo. Mentre si sforzava di stuzzicarmi, è arrivato a dire che l’avrebbe fatto con tutto il cuore anche se gli avessi imposto di farlo in coppia col mio amore; lui mi avrebbe penetrato da dietro, a pecorina, ed io avrei masturbato il mio amore; lui avrebbe eiaculato nel preservativo e, una volta uscito, di lui non sarebbe restata traccia e forse neppure un vago ricordo; invece, avrei fatto eiaculare il mio amore sulle tette, così dopo mi sarei spalmata lo sperma su tutto il corpo e mi sarei leccata anche le dita. Vedi; se come l’ho raccontato a te adesso, lo avessi raccontato a mio marito anni fa, oggi io sarei ancora felice con lui e, purtroppo, non ci sarebbe niente per te; invece, tu sei felice con lui e non c’è niente per me.”

“Ti è capitato di pensare che, nonostante tutto, questo racconto potrebbe essere la cucitura della crepa tra te ed Enzo? Hai mai pensato di fare l’amore con me e con lui insieme? Ti fanno ancora rabbrividire le nostre ‘trasgressioni’?”

Sono stanca di passare per stupida; non le rispondo; mi avvicino e cerco di abbracciarla per dimostrarle che, per esempio, non mi fa paura l’amore saffico; ma Consuelo pare non disposta a concedermi spazio; si sottrae e mi allontana con garbo ma con decisione.

“Che diavolo ti succede? All’improvviso sei tu che ti comporti da talebana?”

“No, cara, non puoi neanche sognarti cosa è la vita sessuale mia e di Enzo, ora che può dare sfogo alle sue ‘turpi voglie’, per dirla con Guccini, ma soprattutto ora che può contare su una compagna esperta, disponibile, premurosa e attenta ai suoi bisogni. Il problema sei sempre tu e la tua mutevolezza; tra dieci minuti starai di nuovo reclamando il tuo diritto alla tua visione della fedeltà, della castità, dell’amore. Ti conosco e devo dirti; vai per la tua strada e facci fare la nostra. Ti abbiamo salvato dall’abisso, ti abbiamo offerto una prospettiva; sei in salvo e stai bene. Il nostro compito si esaurisce qui. Adesso ci dobbiamo occupare di noi, di Enzo soprattutto, che ha già sofferto tanto per colpa tua. Tu non ce la fai a capire; ma certe mazzate lasciano un segno dentro, che non si vede ma ti logora con gli anni. Lui non è ancora guarito, perché il tempo non è stato ancora sufficiente. Non ti voglio impedire di incontrarlo; ma se rinunciassi mi faresti un piacere e lo faresti soprattutto a te e al tuo orgoglio, perché non ancora ha dimenticato e non vuole perdonare. Sai bene cosa succede quando decide di fare male a qualcuno; nel caso, chiedi al tuo avvocato che adesso è addetto alla fotocopiatrice nell’ufficio legale di Enzo.”

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