Una strana partita 3
Una strana partita (Il punto di vista di Consuelo)
Non sono affatto una ragazza ‘semplice’, a quindici o sedici anni; anzi, vivacissima e solare, ma anche tenace e volitiva, pronta a cogliere le occasioni per godersi la vita.
Bernardo entra nella mia esistenza come un ciclone, all’improvviso; e non mi da scampo, col suo amore aggressivo e prepotente, caldo e irresistibile.
Ci perdo la testa, prima, poi le verginità, tutte, perché non riesco a dirgli quei ‘no’ che con tanti ragazzi mi sono apparsi semplici e decisivi.
Quando mi blocca sulla spiaggia, vicino ai pattini arenati e mi bacia, sento rivoltarmisi le budella, il mio corpo freme e si sconvolge, il mio amore sembra esplodere di voglia, di piacere, di sesso; non l’ho mai fatto e non so neppure esattamente cosa sia, ma l’idea che stia per farmi fare l’amore mi brucia le capacità razionali; voglio che mi prenda, che lo faccia subito, qui, adesso; sento la sua verga contro la vulva e comincio a colare come non mi è mai capitato; sento la sua mano scorrere le mie natiche, stringere i glutei e infilarsi nel vallo, alla ricerca del buchino che raggiunge, carezza, solletica con la punta di un dito e poi penetra con forza; dalla vulva continuano a venir giù fiotti di umori incontrollati, forse sto squirtando, ho paura che sto facendomi addosso la pipì ma non voglio fermarmi.
Lo voglio dentro, voglio che mi spacchi tutta, voglio che mi apra fino al cervello e mi faccia sua; ma riesco solo a sussurrare ‘ti amo’ e lo sento irrigidirsi ancora di più, avverto che la sua asta preme sulle grandi labbra; ha spostato lo slip ed ora il suo sesso è lì all’imbocco della vagina, che preme per entrare; lo abbraccio con forza e lo bacio con amore; lui spinge un poco verso l’alto, una fitta bruciante dentro e lui è penetrato in me; una vampa di calore mi inonda e mi brucia i sensi; credo di avere perduto i contatti con la realtà, mentre affondava nella vagina fino all’utero; vedo il cielo ruotarmi addosso e farmi volare nell’infinito; lo amo da morire, è mio e sono finalmente tutta sua.
Ha solo quattro o cinque anni più di me, ma già è maturo come un adulto e capace di gestire la sua vita, quelle di alcune aziende per cui lavora e quelle di alcuni amici che a lui si appoggiano fiduciosi che non darà mai un consiglio sbagliato o un esempio cattivo.
Non sono in grado di negargli niente; quando mi fa piegare in ginocchio e mi offre la verga, dura come un palo, davanti alla bocca, invitandomi a succhiare, non accenno a nessuna reazione; semplicemente apro le labbra e faccio entrare la cappella, la lecco un poco, poi ci gioco con la lingua perché sento che freme e si agita mentre lo faccio; mi penetra fino al limite e copula con la mia bocca fino a spruzzarmi in gola il suo seme; quando, qualche giorno dopo, mi fa girare e piegare a novanta gradi davanti a lui so, da quel che mi hanno detto, che vuole prendersi la mia verginità anale; gliela do, con tutto il cuore, con l’anima, con tutto l’amore di cui sono capace; capisco che sono totalmente e solamente sua.
Mio padre, soprattutto, ma anche mia madre e mio fratello, cercano in tutti i modi di impedirmi di fare scelte forse troppo rapide e decisive; ma sono irrefrenabile e, in capo a pochi mesi, vado a vivere con lui nella ‘casetta dei nani’, come mi diverto a definirla nei nostri giochi amorosi, che si è fatto costruire alla periferia estrema della città, dove l’abitato sparisce di colpo nella campagna incolta, prima delle zone coltivate.
Più volte, in quei pochi anni, pensiamo seriamente di sposarci, per dare un assetto alla nostra vita, specialmente dopo che raggiungo la maggiore età e posso assumere quella decisione liberamente; ma bastano ogni volta pochi elementi di riflessione per renderci conto che non è necessario; o perché al nostro amore non servono documenti pubblici; o perché l’atto stesso diventa un documento di sfiducia verso la tenuta del rapporto; o perché non cambia niente, se l’amore si esaurisce; insomma, preferiamo il ruolo di ‘compagni di vita’ a quello di ‘marito e moglie’.
Bernardo lavora come libero operatore per conto di molte aziende per le quali cura i rapporti con l’esterno, preoccupandosi tanto dell’immagine quanto dei servizi di comunicazione esterna; questo lo rende molto dinamico ed agile nei rapporti con tutti, specialmente con molte agenzie che si occupano di incontri, convegni e simili; in particolare, mi affascinano i rapporti con le agenzie che forniscono escort, figure mitiche per la mia giovane età; spesso chiedo a Bernardo di accompagnarlo quando, per particolari convegni, incontri e riunioni o simili, è prevista la presenza di escort, soprattutto quando ci sono quelle che costano un occhio della testa per l’alta qualità.
Ad affascinarmi è soprattutto la vita privata delle escort, quasi sempre studentesse universitarie, talvolta anche di ottima famiglia, che si prestano, per qualcuno si prostituiscono, a quel lavoro per il gusto di acquistare un vestito firmato o un particolare accessorio; molte cercano di guadagnare per mantenersi agli studi e non mancano quelle che devono anche aiutare la famiglia; tutte, comunque, hanno dietro una storia che mi diverto ad indagare.
L’altra cosa che mi sollecita è la provenienza; tutte o quasi abitano in città; ma l’agenzia ha sede in un altro centro lontano molti chilometri; e le ragazze svolgono il lavoro in alberghi disseminati lungo la piana, spesso anche molto lontani tra di loro; la perfetta organizzazione dell’agenzia fa sì che possano raggiungere le destinazioni agevolmente, con auto dell’agenzia stessa, quando necessario; o con mezzi di trasporto pubblici e spese rimborsate.
Quasi inutile dirlo, mi affascina soprattutto la loro vasta cultura, che consente di parlare diverse lingue perché i convegni sono sempre internazionali, come i visitatori - clienti, di muoversi con eleganza, di conoscere le regole di comportamento; paradossalmente, almeno rispetto alla nostra opinione, non sono particolarmente esperte nell’arte amatoria, anche se i rapporti sessuali pagati fanno parte del ‘pacchetto’ offerto dall’agenzia.
Le prime volte che le incontro, mi incanto e cerco di studiarmele; tra le altre cose, godo di una grande rapidità di apprendimento e, dopo poche occasioni, sono in grado di utilizzare movenze, linguaggi, espressioni, formule al loro stesso modo; insomma, sono potenzialmente un’ottima ‘escort in nuce’ che però il mio Bernardo non ha nessuna intenzione di far emergere, benché gli abbia chiaramente detto che quella esperienza potenzierebbe di molto la mia autostima; per i rapporti sessuali, è il classico caso in cui ‘una lavata, un’asciugata e non pare neppure usata’ come recita il detto popolare.
L’occasione che ci fa ‘ladri’ è l’improvvisa défaillance di una ragazza proprio un fine settimana in cui è ospite un’importante delegazione americana che rappresenta per tutta l’economia del territorio un elemento imprescindibile di riferimento per il rilancio dell’export; dopo decine di tentativi di sostituzione, Agnese, la titolare dell’Agenzia, chiede a Bernardo se me la sarei sentita di fare quel salto; lui risponde molto reticente, io dico semplicemente che, se la sente lei di rischiare e se mi da le giuste dritte, posso affrontare l’impegno con energia e buona volontà; la cosa più difficile è persuadere il mio compagno; ma, in quell’operazione, ho troppe frecce all’arco; mi basta commentare che, in fondo, solo di qualche copula si tratta e che il nostro amore non viene assolutamente sfiorato; deve cedere per forza, anche perché ne va del suo lavoro, innanzitutto.
Mi viene affidata una persona assai avanti negli anni, oltre gli ottanta, che però è anche la più autorevole e determinante del gruppo; sicché, le cautele e le attenzioni di Agnese non si contano; pare che il vecchio abbia indicato proprio me come accompagnatrice e devono accontentarlo; per tutto il venerdì sera, quando vengono a cena, sono io a preoccuparmi di lui e riesco a farlo arrivare in camera ormai ubriaco, perdutamente innamorato dei miei seni e dei miei fianchi coi quali minaccia di fare sfracelli; tra jet lag da viaggio lungo, eccesso di alcool tra aperitivi e cena, peso degli anni e stanchezza, il vecchio John riesce a malapena a sdraiarsi sul letto e a lasciarsi spogliare.
Non ha una brutta dotazione inguinale; anzi, per un anziano è anche ben fornito; allora mi prendo carico io di fargli assaggiare tutto il mio corpo strusciandogli sotto il naso, sul sesso, sulle mani, soprattutto le mie parti più ‘odorose’ che appositamente non lavo anche quando vado in bagno, sicché i miei afrori lo convincono che sta possedendo, e a lungo, la più bella donna d’Italia, con gemiti fanciulleschi che si odono per tutto il corridoio, anche perché forse gli piace comunicare quanta gioia sta prendendo dal mio amore; riesco anche a farmi penetrare, a smorza candela, perché la grossezza del membro mi consente di infilarne in vagina una buona parte; lascio correre sul lenzuolo il suo sperma perché le tracce, l’indomani, gli diano la certezza di avermi posseduto come sta sognando nei fumi dell’alcool.
Dormo saporitamente, quella notte, e mi sveglio alle prime luci dell’alba, perché non ho chiuso le finestre e non sopporto la luce, quando dormo; è un bene, perché ho il tempo per fare in bagno le mie funzioni corporali e tutti i lavacri di cui ho bisogno; quando il mio ‘vecchietto’ accenna a svegliarsi, lo aggredisco con una fellatio; per Bernardo è un risveglio angelico che mi chiede ogni volta che può; immagino che il vecchio John ne sarà felice; ma non posso prevedere che vada in brodo di giuggiole come in realtà fa; e, appena sveglio e ristorato da un’abbondante colazione, annuncia al mondo di essere stato nel paradiso terrestre; Agnese mi guarda con un’aria interrogativa; sfiorandola, riesco a sussurrarle.
“Solo una copula stentata ieri sera e una fellatio stamane; ma lui crede molto di più!”
Mi rifila uno scappellotto sul sedere per comunicarmi la gioia; la giornata trascorre nell’inerzia più totale perché i delegati sono in visita a strutture industriali e la nostra assistenza non serve fino all’ora di cena, quando metto in atto la stessa manfrina della sera precedente e lo porto in camera che quasi dorme; anche la domenica scivola via, perché una visita agli scavi lo debilita abbastanza, ma è arcifelice dell’esperienza culturale e, soprattutto, di quella amatoria; al momento di salutarmi con tanto di lacrime agli occhi per la grande gioia che gli ho fatto provare, mi accorgo che la busta contiene diecimila dollari, assai più di quanto mi aspetti e di quanto concordato con l’Agenzia.
Ne parlo con Agnese che non sembra meravigliata; il vecchietto che mi è stato affidato è uno dei più ricchi imprenditori americani, uno al quale i milioni escono dalle orecchie, abituato forse a pagare fior di bigliettoni per prostitute di scarsa qualità e che si è esaltato quando si è visto proporre una ragazzina quasi verginale, per di più attenta, disponibile e che, a suo avviso, gli ha anche dato amore; mi suggerisce di tenermi cari quei soldi, ma di non illudermi che sia sempre così; la fortuna del principiante viene una sola volta; comunque, mi dice, a nessuna delle ragazze è andata male e quasi tutte hanno guadagnato sui tremila dollari.
“Senti, Agnese, checché ne dica Bernardo, se ti capitano di questi colpi, ricordati che hai a disposizione una ragazzina apparentemente semivergine che ti fa fare un figurone. Io ci sono, se ti serve.”
Capita ancora che Agnese mi chieda di partecipare a un fine settimana di convegno, tre o quattro volte nei due anni successivi che trascorro con Bernardo; ed ogni volta la paga è straordinariamente ricca; poi la sorte sembra cambiare direzione fino a quel maledetto giorno che la polizia arriva a casa a comunicarmi che Bernardo è stato travolto da un carico sbilenco in un cantiere e che non ce l’ha fatta.
Anche se non ci siamo sposati, mi trovo nella condizione della vedova a soli vent’anni; anzi, peggio, della vedova non ho nessun diritto perché non mi spetta niente delle liquidazioni dal servizio e dalle assicurazioni, devo lasciare la ‘casa dei nani’ che viene presa dai familiari; e rischio di finire sotto i ponti se, al funerale, Agnese non mi avvicinasse, offrendosi di ospitarmi per il tempo necessario a riprendermi e mi proponesse di fare da professionista l’attività in cui mi ero cimentata, con successo, da dilettante; le dico di sì su ogni fronte le chiedo un po’ di tempo per riprendermi; mi è vicina come una madre.
Sfruttando tutte le possibilità che quel lavoro mi offre, in pochi mesi riesco ad affittare l’appartamento in centro dove vivrò a lungo, a garantirmi una vita serena per un po’ di tempo ed a risparmiare anche qualcosa per eventuali incertezze future; quattro o cinque giorni a settimana, lavoro per Agnese o per altre Agenzie simili; un paio di clienti ‘speciali’ me li riservo per incontrarli a casa mia, con la massima discrezione; il trand della mia vita si assesta su un binario buono e prosegue con quel ritmo per alcuni anni, durante i quali rimango quasi una sconosciuta nel mio stesso condominio dove si parla di me come di una ‘signora’ di cui si sa assai poco.
Quando, aprendo la porta al suono del campanello, mi trovo di fronte l’inquilino dell’appartamento sotto al mio, mi viene quasi un colpo; non mi sono preoccupata di vestirmi, perché ho un appuntamento di lì a poco; e la mia vestaglia non copre niente, anzi lascia ammirare tutto, come dimostra l’imprenditore del quinto piano che sbava sul mio seno in bella vista; lo faccio accomodare e cominciamo a parlare di una storia complessa e difficile dalla quale preferirei restare fuori, se non sapessi che quel signore è uno dei più grossi industriali della zona, uno per il quale Agnese e gli altri organizzano quasi ogni mese incontri internazionali di altissima qualità.
La vicenda di cui mi parla non tocca però l’attività di escort o quella industriale ma la sfera privata sua e quella di sua moglie, una tipa tutta da capire, stando a quello che mi dice; in sostanza, alla fine ci accordiamo che possiamo anche collaborare in molte direzioni; quella strettamente sessuale, perché ha bisogno di fare l’amore in un certo modo, stuzzicandosi con la presenza fisica di altri maschi, o con il racconto di altre mie copule; quella più generalmente emozionale, perché vuole che lo renda partecipe del mio lavoro in veste di segreto guardone, salvo subito dopo copulare, ma lui insiste nel dire ‘fare l’amore’; sul piano dei suoi casini personali, spostando la mia attività ‘domestica’ nel suo appartamento, per incastrare in un’accusa di prostituzione la sua infedele mogliettina.
Forse mi risulta immediatamente simpatico; forse non voglio respingere un personaggio di cui so che ha molto potere nel territorio; forse prendo immediatamente in odio sua moglie che, dietro un atteggiamento talebano, nasconde una spudorata trivialità che la porta a riempirlo di corna sbandierandole a tutta la città; forse mi diverte molto l’intricata complessità di quelle vicende; sta di fatto che accetto la collaborazione e, addirittura, cambio l’appuntamento col mio cliente e lo sposto all’appartamento inferiore, con lui che fa da spettatore segreto.
Esaurisco nella nuova location le due ore fissate col mio cliente, con lunghissime copule e diversi orgasmi a cui corrispondo ufficialmente con due dei miei, di cui uno è decisamente artefatto; dopo la mia attività standard, mi dedico a lui che sceglie di fare l’amore in cambio dell’ospitalità; trovo fra le sue cosce un randello di rara grossezza, con mia enorme sorpresa, perché l’atteggiamento della moglie mi aveva suggerito una scarsità quasi patologica.
Enzo, così si chiama, non solo è ben dotato, ma è anche eccitatissimo per avermi visto copulare con gusto e si eccita fino all’impossibile, a mano a mano che, come abbiamo concordato, gli parlo delle mie copule professionali, descrivendogli organi, attività, sensazioni ed emozioni; l’orgasmo che gli esplode è così potente da scatenare anche il mio, che non è frequente, specie dopo una sessione lunga con orgasmo compreso, esattamente come è avvenuto poco prima.
Quando lo saluto, si fa promettere che lo avrei invitato ad un rapporto a tre, a casa sua; non ho difficoltà a promettere perché so che periodicamente viene a trovarmi una persona che ama quel genere di incontri e che non avrà nessuna difficoltà a farlo in un ambiente nuovo, purché la sua identità rimanga protetta; qualche mese dopo, riesco a mantenere l’impegno; ma a quel punto siamo già entrati in una particolare intimità per cui posseggo anche le chiavi della sua casa e mi muovo liberamente tra i due appartamenti; solo la moglie, e mi appare fin troppo strano, non mi capita di incrociarla, benché talvolta usi la loro casa quasi per l’intera giornata.
Ogni volta che ‘lavoro’ in casa sua, avverto preventivamente Enzo che, quando a sera rientra dall’ufficio, mi viene a chiamare in casa mia, se non sono già nella cucina di casa sua; ci trasferiamo in camera e fornichiamo per tutta le serata; gli ho suggerito di montare un’attrezzatura da ripresa per avere le immagini dirette delle mie performances sessuali; ma mi oppone che ascoltare dalla mia voce è il massimo del godimento che vuole realizzare, perché significa partecipare più intensamente alle mie emozioni; infatti, i suoi grandi orgasmi e le sue eiaculazioni più belle li registro quando gli racconto nei particolari le copule della giornata; rivivere quei momenti è per lui ancora più che essere con me mentre lo faccio, e il mio racconto, talvolta perfino emozionato, per lui vale infinitamente di più; intuisco che si sta innamorando di me; e forse anche io di lui.
Dobbiamo addivenire alla conclusione che forse è più semplice e logico che mi trasferisca con lui, rischiando anche di incrociare sua moglie; ma ne è tanto felice che la moglie si rivela addirittura un non-problema; lo facciamo e, dopo una sorta di ‘rodaggio’ per le improvvise incursioni di Nicoletta, sua moglie, arriviamo alla determinazione che si vive in tre sotto lo stesso tetto, che io ed Enzo siamo padroni dell’appartamento intero per tutte le nostre esigenze, compreso il mio lavoro da escort; e che a lei è riservata solo la camera degli ospiti, visto che non cucina e che non ha nessuna idea circa la conduzione di una casa; lei esce la mattina per andare dai suoi amanti, Enzo va in ufficio, io resto padrona di tutto; a sera, io e lui facciamo gli sposini e ci amiamo veramente mentre ceniamo in cucina; raramente partecipa Nicoletta; poi dormiamo nel letto grande, lei si sistema nella camera per gli ospiti.
Finché arriviamo ad un decisivo faccia a faccia, nel corso del quale non manco di dire a Nicoletta tutto intero il mio pensiero sulla assurdità del suo punto di vista, delle sue prospettive, delle sue attese; lei continua ad affermare che il ‘maschio maschilista’ prima o poi dovrà arrendersi al suo amore e lei tornerà ad essere la moglie fedele ed amata; ribadisco le mie riserve sulla fattibilità del suo sogno, ma restiamo sulle posizioni individuali; quando arriva l’avviso che sarà emessa la sentenza sul loro divorzio, la mogliettina è ancora in attesa che il suo maschio ceda le armi e le conceda il trionfo; quando il giudice legge le conclusioni e dichiara sciolto il matrimonio, l’unica cosa che sa fare è cadere in una crisi depressiva decisamente grave, ma senza provare neanche per un attimo a cambiare il suo pensiero dominante.
Di fronte alla solitudine a cui la vedo condannata per la fuga di tutti, amanti ed amici, che adesso sono terrorizzati da una sorta di grande vendetta di Enzo contro ciascuno di quelli che sono stati complici della moglie a fargli le corna, mi sento intenerire e chiedo espressamente a quello che adesso è apertamente e convintamente il mio uomo di non lasciarla sola, per favore; quando mi chiede di sposarlo, davanti a tutti, gli spiego che non ho motivi per farlo, perché il mio amore non ha bisogno di carte bollate; perché la fiducia e l’amore sono le uniche guide per la nostra vita; perché lo farei solo se potessi dargli un figlio, ma non posso perché sono sterile; infine perché sono economicamente debole e subalterna e non voglio che il matrimonio diventi una schiavitù al marito ricco.
Seduta stante, ordina che mi sia assicurato un posto degno nelle sue aziende; chiedo che la stessa cosa faccia per la sua ex moglie, per la quale decidiamo la sistemazione nel vicino paesello dei genitori, presso i quali lei torna a vivere, ‘addolcendone’ la rabbia, scattata per le intemperanze della figlia, con il regalo del loro appartamento dall’ex genero che non rimprovera più niente a Nicoletta; qualche tempo dopo, mi accordo con Teresa, una giovane escort dell’Agenzia, perché accetti di essere inseminata da Enzo, in cambio di una tenuta dove andrà a vivere dopo il parto; nasce Francesco che diventa a tutti gli effetti nostro figlio; a quel punto ci sposiamo con convinzione e comincia per lui una nuova vita, con la paternità, con la nuova moglie e, grazie anche a lei, con una vita sessuale intensa, con le trasgressioni da sempre desiderate e che avevano provocato la rottura con Nicoletta, oppostasi ferocemente alle sue richieste per andare invece a praticare, alle sue spalle, una libertà sessuale equivoca e ingiustificabile.
Ho smesso la mia vecchia attività, sia quella privata in casa, sia quella delle Agenzie; mi resta tutto il tempo che voglio per dedicarmi ad una sessualità che costruiamo insieme, io mio marito; forte delle mie esperienze precedenti, non ho difficoltà a cogliere i suoi desideri, ancora prima che li manifesti; e, poiché io amo molto sia il mio uomo che il sesso in tutte le possibili declinazioni; decidiamo insieme di avviarci a pratiche che gli consentano di sfogare tutto il suo desiderio di rapporti ‘diversi’; dal momento che mi sono familiari tutti i posti dove si può fare l’amore in allegria e sicurezza, diventiamo frequentatori abituali di locali, dove il piacere è il pilastro della stessa esistenza.
La prima volta che andiamo in un club privè, Enzo è assalito da mille dubbi, primo fra tutti la possibilità di essere riconosciuto e di sollevare uno scandalo; basta però dimostrargli che, in certi ambienti, tutto avviene al coperto di una maschera che garantisce anonimato; si scioglie in un sorriso godurioso che indica chiaramente quale aspettativa abbia costruito intorno all’ipotesi di una ‘serata brava’.
Entriamo prima di cena e passiamo le prime ore al ristorante, dove si cena anche meravigliosamente; subito dopo, su sua precisa sollecitazione, accetto di farmi trasportare da un ragazzo molto ben dotato su una pista da ballo dove si limita a limonare con me fin quasi a penetrarmi in piedi, ambedue vestiti, poco, ma vestiti; lo fermo con decisione e, rivolta ad Enzo, gli chiedo che intenzioni abbia, quali preferenze e con chi; mi puntualizza che non vuole fare niente senza di me e che si affida a me per ogni decisione; lo guido ad una sala semplice, con un grande letto al centro e tante persone sedute intorno, nude; mi spoglio in un attimo e mi stendo sul letto, invitandolo a venirmi addosso; esita un poco, poi si denuda, sale sul letto e mi penetra in vagina, quasi a freddo; sorrido e lo accarezzo facendogli osservare che non mi ha neppure ‘scaldato’ un minimo, poi gli circondo la vita con le gambe che intreccio sulla sua schiena; ma in quella posizione, non è possibile sbizzarrirsi gran che.
“Amore, se vuoi che io faccia sesso almeno con un altro, in questa posizione non posso fare molto; preferisci prendermi in vagina, nell’ano o in bocca?”
Sembra quasi stordito dalla domanda e sono costretta a spiegare.
“Vedi, amore, in questa situazione, io supina e tu bocconi su me, ho libere le mani e la bocca per prendere un’altra mazza; tu hai idea di che cosa vorresti fare? Vuoi sempre che faccia sesso con un altro, insieme a te?”
“Si, si; è questo che voglio; amore a me e sesso ad un altro!”
“Perfetto; cerca una posizione che mi consenta di darmi anche ad un altro, per favore.”
Finalmente prende coscienza, si sfila da me, si sdraia supino e mi invita a gesti a cavalcarlo da sopra; quando mi calo sulla sua asta ormai allo spasimo dell’erezione, mi bacia appassionatamente e mi suggerisce.
“Scegli chi ti deve prendere analmente; non farti male; scegli con gusto e buonsenso.”
Mi viene da sorridere per le superflue preoccupazioni di lui; ma capisco che sentirsi all’improvviso arbitro del mio corpo lo porta ad un eccesso di premure; individuo un ragazzo con una dotazione non eccessiva e gli faccio cenno; si avvicina, sale sul letto, si lubrifica e mi penetra nel retto, già ingombro, indirettamente, della mazza di Enzo che mi riempie la vagina fino all’utero; non posso fare a meno di lasciarmi andare ad una passione che mi assale di colpo.
“Enzo, amore mio; sono piena di te, mi stai riempiendo da ogni parte, ti ho nel ventre, davanti e dietro; fammi godere a lungo, riempimi d’amore; poi, se vuoi, fammi anche morire, ma lascia che goda questo momento così intenso!”
Lui non riesce a parlare, tanto è evidentemente emozionato; si limita a baciarmi; sento le sue mani su tutto il corpo che mi trasmettono amore attraverso l’epidermide, sento la passione liquida scivolarmi come saliva dalla sua bocca alla mia e dalla mia alla sua; sento di amarlo come non ho mai amato.
“Sei mio, amore; e io sono tua, contro qualunque logica, contro qualunque principio; ti appartengo e mi appartieni; giuro che ti uccido se non mi ami così tanto fino alla fine dei giorni!”
“Amore, sto per scoppiare; sto per scaricarti dentro tutto il mio amore.”
“Aspetta, Enzo; prima ti faccio godere nell’intestino; ecco, stai per godere da tutte le parti, ed io sto godendo con te oooooooraaaaaaaaa!”
Esplodiamo insieme, io e loro; spingo via il ragazzo e mi dedico al mio amore, senza consentirgli di staccarsi da me; godermi il suo corpo dopo l’orgasmo è una cosa che avevo quasi dimenticato, ma che con Bernardo facevo sempre ed era il segno distintivo delle nostre copule; con mio marito, adesso, è il sigillo ad un amore tanto intenso da bruciarmi il cervello.
Impieghiamo un poco a riprenderci, tanto è stato violento l’impatto con questo primo orgasmo; poi gli indico un gabbiotto dove è possibile darsi una sciacquata e dove io mi libero dei residui di sperma in tutto il corpo; mentre lo guido lungo i corridoi del privè, gli chiedo come vuole continuare a possedermi insieme ad un altro o ad altri; non ha molta esperienza e devo precisargli che, saltando le sale di sesso estremo, non ci restano che quelle di scambio, dove le possibilità di avere un altro che mi possieda mentre lo fa lui sono abbastanza limitate, perché ci sarebbe un’altra lei da soddisfare; quelle di libera copula dove lui potrebbe non accettare che io ne goda altri quattro, addirittura, mentre faccio l’amore con lui; o il glory hole dove il viso dell’altro non compare perché nascosto dietro una parete; sceglie quest’ultima soluzione e fino all’alba non facciamo che fare l’amore e giocare col sesso fino alla noia; usciamo però esaltati dall’esperienza che ripeteremo molte volte.
Due anni dopo, ad un incontro di dipendenti, incrocio di nuovo la ex moglie, anche se avrei preferito farne a meno; per altro verso, però, mi fa comunque piacere parlarle e la invito a casa dove conosce nostro figlio Francesco; sembra rendersi conto finalmente che l’elemento di ostacolo alla felicità di mio marito era proprio lei; ma ho una paura fottuta che si sia presentata per tentare, come ha fatto per anni, di riprendersi quello che ritiene il suo posto dopo avervi rinunciato disprezzando, offendendo, umiliando, sporcando tutto; cerco di farle presente che non c’è più spazio per le sue stupide illusioni, in un mondo ormai stabilizzato e felice; ma non esita a far capire che vuole tornare all’attacco, sperando in una qualche debolezza di mio marito.
Quando cerca un approccio saffico con me, per tentare di convincermi che, essendo cambiata, ora può tornare alla carica con le sue pretese di vittoria sul ‘maschio maschilista’, la sposto con fastidio e le dico con chiarezza che non ce n’è più, che siamo felici e che forse sarebbe meglio se non incontrasse Enzo per non turbarne l’equilibrio; ma, ovviamente direi, lei ha già deciso che quello è il suo obiettivo e non si ritirerà senza provare, almeno, di riconquistare il ‘suo’ amore.
Enzo arriva all’ora di pranzo, ma non è da solo; rimane molto sorpreso quando vede Nicoletta; fa comunque le presentazioni, del nuovo direttore della filiale dove lavora la sua ex moglie, quindi in pratica, il diretto capo di lei; Nicoletta non ha esitazioni e sferra diretta il suo attacco.
“Sono venuta per chiederti se mi fai fare un figlio tuo!”
Mio marito, pur rendendosi conto che la matta fa sul serio, cerca di sdrammatizzare.
“Ti prego di non scherzare su questi temi. Fare un figlio è una cosa seria e delicata.”
“Perché? Se hai affittato un utero per averne uno, perché non dovresti concedere a me la gioia di averne uno dal mio eterno grande amore?”
Vedo che Enzo sta telefonando; ad alta voce chiama la polizia e avverte che la sua ex moglie, in condizioni di alterazione, sta disturbando la quiete nostra e di nostri ospiti con accuse terribili quanto inverosimili.
“Lo ha detto Consuelo che l’hai fatto con una ragazza compiacente!”
E’ il nostro ospite, suo dirigente da domani, a riprenderla.
“Signorina, lei può anche ignorare la legge perché per il suo lavoro non serve una laurea; ma l’italiano lo deve conoscere ed anche bene, per stare allo sportello; utero in affitto è una accusa di reato; ragazza compiacente è un’indicazione morale.”
“Consuelo, ma non sei stata tu a parlare di utero in affitto?”
“Come sempre, sei talebana e vale solo quello che capisci tu; ho volgarizzato un concetto per abbassarlo ai tuoi livelli di comprensione; tu lo fai diventare un’accusa di reato. Sei ignobile, moralmente tarata, incapace di qualunque relazione umana. Non ti dico quello che provo nei tuoi confronti, altrimenti lo fai diventare un reato!”
E’ arrivato intanto un commissario di polizia che si scusa, quasi, con mio marito e chiede conto dell’accaduto.
“La signora ha detto che il figlio che hanno è nato da una ragazza che non c’entrava e che è stata pagata per questo!”
“Signora, si rende conto che sta muovendo un’accusa assai grave e che se non può dimostrare le sue affermazioni, rischia la galera per diffamazione?”
“Ma lo ha detto lei …”
Enzo è andato nel suo studio; torna con un faldone, estrae dei documenti e li illustra al commissario.
“Questo è l’atto di nascita con l’indicazione della madre e del padre naturale; queste sono le dichiarazioni giurate mia e della madre da cui risulta che il bambino è frutto di una breve relazione extraconiugale; questa è la sentenza del giudice che attesta che il bambino è frutto di una libera relazione tra cittadini consenzienti; e questa è la deliberazione con cui la madre naturale sceglie di non tenere presso di sé il bambino che viene affidato a me, padre naturale, e a mia moglie, madre putativa. Vede qualcosa di illegale in questi documenti?”
“Ingegnere, capisco la situazione della signora, moglie divorziata che, di fronte alla sua nuova moglie, ha perso le staffe ed ha detto la prima cosa che le è passata per la testa. Ora sta a lei decidere se denunciarla per diffamazione o soprassedere come mi risulta che ha fatto per anni.”
“Io sono convinto che Nicoletta dovrebbe ricorrere alle cure di un centro specializzato in psichiatria; ma questo non lo possiamo decidere né io né lei e soprattutto non qui. Temo però che la storia non sia finita; se non agisco con determinazione, questa signora verrà ancora a tormentarci con le sue pretese e con le sue accuse, per coprire l’ignobile comportamento di cui è stata protagonista. E’ possibile per lo meno diffidarla dall’avvicinarsi a noi e darci fastidio?”
“Anche questo deve deciderlo un giudice, sulla base di una denuncia; presenti la denuncia e la faccia diffidare. Forse la forza della legge la dissuaderà; altrimenti, sarà il caso di chiedere il ricovero coatto in un clinica per malattie mentali.”
“Ingegnere, ritiene che sia opportuno che la signora occupi l’impiego che ha, coi problemi evidenti di equilibrio mentale che non riesce a risolvere?”
Intervengo io.
“Nicoletta non si tocca, il suo lavoro è la precondizione del nostro matrimonio; già è stata isolata nel magazzino dove non ha contatti col pubblico e vede solo pochi colleghi. Se la dichiareranno pazza, dio abbia pietà di lei; fino a quel momento è la tua ex moglie e non si tocca. Ho sbagliato io ad invitarla a casa; si è sentita provocata ed ha reagito come al solito. Purtroppo non è pazza, è solo una povera donna che paga a caro prezzo un errore di gioventù. Enzo, capisci che chi ha fatto la sua stessa vita, ma in condizioni diverse, oggi è felice; lei che ha sbagliato qualche gesto, ora è irrimediabilmente sconfitta. Aspettiamo che prenda coscienza.”
Come sempre, Nicoletta mi spiazza.
“Grazie, mia meravigliosa nemica; se ti riesce, perdonami; per ora, non chiedermi ancora di arrendermi; lo farò; giuro che entro sei mesi ti invito al mio matrimonio, anche se oggi meritavo di essere ammazzata, specialmente da te.”
Stranamente, stavolta mantiene la sua promessa; come se un ciclone, quella mattina, avesse spazzato via tutti i mali, torna al paesello vivace e disponibile come mai era stata negli ultimi cinque anni; in capo a un mese, la si vede frequentare un bravo collega di lavoro e, in capo a sei mesi, come aveva promesso, ci manda l’invito al matrimonio.
Ci limitiamo ad un sontuoso regalo dall’ex marito e dalla nuova moglie di lui; ma non andiamo alla cerimonia, forse nel timore di turbare il giorno più bello della sua vita.
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