Tornando all’attuale, ho un lungo agitato colloquio con P. Non vuole assolutamente continuare a vivere senza sesso.
Mi ha lasciato vivere una bella vita di felici trasgressioni. Non mi ha fatto mancare un amore stupendo, appassionato che ha superato anche forti avversità. Mi sento in debito con lui e alla fine con la morte nel cuore devo dargli ragione.
Il giorno dopo lo riaccompagno a casa; ci sono anche i nostri due figli Franco ed Anna. Comunico loro il desiderio del padre; piangono, ma essendo essi stessi felicemente dediti ad una vita senza restrizioni, con loro gran dispiacere concordano che ha ragione.
Lui sta sul letto. Mi chiudo in camera con lui e stabiliamo un piano d’azione.
Due sere dopo vengono a casa Ornella e Marco. Ha dell’incredibile come Ornella alla sua età sia ancora una gran fica; è stata per P. quello che Massimo è stato per me; gliene sono grata.
Ceniamo insieme con Franco ed Anna. Mi sono vestita come una puttana di bordello di altri tempi: calze nere con reggicalze nero, un piccolo body sempre nero con reggipetto tutto traforato che non nasconde nulla facilmente abbassabile a liberare i meloncini; anche le mutandine sono tutte traforate e lasciano vedere tutto. Non ho alcuna gonna. Ho voluto mettere su una coscia una di quelle giarrettiere elastiche stile cocotte di inizio novecento di colore rosa che richiama la parrucca rosa che da cinquantanni era stata messa via e che ora ho rimesso per un solo istante. Sono vicina agli ottant’anni, ma come commenta P., sono “un’arrapante sacerdotessa del sesso”.
Marco è emozionato “Carissimo P. non ho mai scordato le tue parole di conforto, che mi aiutarono a sopportare e a godere le prime corna della mia amata. Stasera vedrò di interpretare al meglio il ruolo di bull che vuoi da me. Te lo devo.”
Finita la cena P. si sistema sul divano senza spalliera che acquistammo apposta per le scopate. Ornella tira fuori il cazzo a Marco che per tutta la sera è stato arrapato. Ha fatto anche lui le iniezioni per l’ingrossamento della cappella e lo erge maestoso. Ornella lo succhia mentre io gli lecco lo scroto e il buco del culo. Mi abbasso e tolgo le mutande che lancio a P.; le annusa. Sbatto la fica in faccia a Marco Mentre Ornella continua a succhiarlo.
Franco e Anna si sono messi ai lati del padre; si baciano sopra il suo viso; lei tira fuori il cazzo paterno che si sta ergendo. Ma non lo sega, si limita a carezzargli le palle dopo avergli baciato la cappella.
Io mi metto in ginocchio sul divano e mi appoggio alla spalliera. Marco mi si piazza alle spalle e Ornella guida il suo cazzo alla mia passera. La grossa cappella si fa strada e scivola in me che ho un brivido di piacere. Inizia la monta. Marco è abile e ha una grande esperienza. Sa far godere una femmina durando a lungo. Si muove quel tanto che serve a tenermi su di giri. Ornella alterna la sua fica tra la mia bocca e quella del marito.
Guardo verso il mio amore: mi sta fissando arrapatissimo con le mie mutandine in bocca, mentre Anna gli carezza le palle e contemporaneamente sega il fratello. Nel corso degli anni si è sempre più adeguato alle corna. Sono decenni che ne gioisce; quel dispiacere che precede l’eccitazione c’è sempre, ma è talmente sotterraneo che è come se non ci fosse più.
In realtà non è mai diventato un vero cuckold. Non ha mai cercato le corna attivamente, ma ha serenamente e con piacere accettato quelle che gli facevo di mia iniziativa sia in presenza sia in assenza. Quando, lontano da casa, mi capitavano occasioni, l’ho sempre avvertito prima e, se avevo qualche dubbio, ne parlavo con lui. Così non ci sono stati più problemi che non fossi in grado di gestire. Le occasioni sono state proprio tante, ma le ho colte solo in parte: ho privilegiato la qualità alla quantità e non ho avuto rimpianti. Da quando ha avuto il primo infarto non ho più avuto voglia di mettergliele, nonostante lui mi incitasse e nonostante, dimostrando parecchi anni meno di quelli che ho, riscuotessi ancora tanta ammirazione e desiderio. Semplicemente lo amo pazzamente e sento tanta voglia di stargli vicino.
Mi sto facendo scopare perché lui, nell’occasione, diversamente dal solito mi ha chiesto di farlo cornuto ancora per una volta. Vuol vedere un’altra volta il mio volto travolto dal piacere e goderne. Cambio posizione e mi metto supina; Marco mi prende a missionaria e Ornella si siede sul mio volto a farsi leccare.
Una mano di lui mi tormenta un capezzolo, mentre una mano di lei tormenta l’altro. Sento che il piacere sta salendo e ansimo forte. Ornella si allontana per non ostruire la visuale a P. Ondate di piacere mi colgono trasformandosi in piacevoli contrazioni di tutto il mio corpo. Finisco per coinvolgere Marco che si libera in me con un lento lamento.
P. è estasiato. So quanto gli piace osservare il volto di una femmina che gode e se quel volto è il mio il suo piacere diventa enorme. Con l’ausilio di una sedia Franco ora scopa la sorella a smorza candela. Mi avvicino a P. “Quanto sono dolci i nostri figli!..Ti ricordi che belle le scopate per ingravidarmi?” “E come potrei scordarle … e che bello quando le ho tolto la verginità mentre tu le accarezzavi la testolina!” “E quando ho fatto scopare Franco la prima volta: durò un minuto, ma subito dopo si rifece montandomi altre cinque volte. Dai che ci sono venuti proprio bene!”
“Ora che vuoi fare?” “Adesso mi farò sborrare in bocca sotto il tuo sguardo ravvicinato. Lo so che è una cosa che ti smuove assai; è quel che ci vuole prima del tuo finale.” Ci scambiamo un lunghissimo bacio d’amore.
Marco ha fatto venire Ornella con la bocca. Mi riavvicino a lui, mentre Ornella entra in un rapporto a tre con i nostri figli.
Appoggio la testa sul ventre di P. con il mio corpo tra le sue gambe. Grazie ai progressi della medicina (futura) il cazzo di Marco è di nuovo carico. Mi viene a cavalcioni sul petto. Cominciamo una lunga spagnola. Le mie tette sono state rassodate vent’anni fa (regalo di P. per un nostro anniversario).
Mi ha sempre fatto molto piacere lo scorrere di un pisellone tra le mammelle. Con una mano le tengo raccolte sul suo cazzo che va avanti e indietro. L’altra mano è stesa sotto di lui fino a titillarmi il clitoride.
Quando spinge in avanti, la cappella arriva nei pressi della mia bocca e con la lingua riesco a carezzarla. Godo nonostante da oltre venticinque anni sia in menopausa. Non ho mai preso delle pause dal sesso, né fisiche né mentali, e continuo a goderne.
Marco comincia ad andare su di giri. Gli prendo il cazzo in mano e me lo porto in bocca. Si muove a scoparmela con penetrazioni lunghe e totali; sento la cappella entrarmi in gola. Sensazioni stupende!
Guardo P. Mi rimanda un arrapato sguardo carico di amore. Marco è alle strette. Passo a tenere in bocca solo la cappella segandolo con la mano e roteando la lingua sulla punta.
Sta ansimando sempre più forte; sono eccitatissima. È questione di attimi. Apro la bocca più che posso, appoggio la lingua sul labbro inferiore e lo sego.
“Ti sborro in bocca, troia …” Con un lamento di goduria mi spara in bocca diversi schizzi di sperma denso e cremoso. Qualcosa finisce appena fuori le labbra. Mi accarezza i capelli in segno di ringraziamento. Con la bocca piena e aperta mi giro verso P.; è in estasi; davanti ai suoi occhi chiudo la bocca e deglutisco; sta mentalmente godendo il mio godere. Questo è amore. Prendo dal tavolo un bicchiere di vino e lo mando giù pulendomi la bocca. Mi butto tra le braccia del mio amore che mi stringe forte e mi bacia in profondità.
“Ora?” “Ora!”
Getto lo sguardo intorno. Tutti capiscono che è il momento.
I nostri figli vengono a salutare il padre. Anna e Ornella versano qualche lacrima. P. con un diniego del capo fa loro capire che non vuole tristezze.
Si siedono tutti a semicerchio intorno a noi due. Rimane una luce sola sopra di noi mentre il resto della stanza è in penombra. Sono tutti in silenzio a guardare lo spettacolo. Gli ho calato i calzoni fino alle caviglie.
Gli riempio di bacini la parte bassa del ventre, poi passo all’interno delle cosce, e quindi al perineo.
“Godi, amore …” mentre strofino i capezzoli sul suo attrezzo.
Ha capito che gli voglio praticare un pompino lento e mentre io continuo mi parla:
“Grazie amore,
grazie di essere stata una moglie troia e fedele,
grazie per le corna e anche per i dispiaceri perché far la pace è stato ancor più bello,
grazie per la vita piena che mi hai dato,
grazie per questi magnifici figli,
grazie per il godimento, per la sborra che hai tirato fuori dai miei coglioni,
e grazie per il gran piacere che mi stai dando ancora.”
Lo sto lavorando ai fianchi dell’asta e poi salgo in cima a solleticare il buchino e di nuovo percorro il filetto con la punta della lingua. Faccio tutto con lentezza, non c’è fretta.
Gli succhio i capezzoli; mi prende la testa tra le mani e mi bacia ancora.
“Ti son piaciute le ultime corna?” “Fortemente mia amatissima troia” e ancora “Godi mio cornuto …”
Mi molla la nostra carezza. Mi smuove al punto da farmi avere un orgasmo. Contraccambio la carezza. Mi sorride.
Torno alle parti basse. Incomincio a prenderlo tra le labbra roteando la lingua sulla punta. Ha un’erezione di pietra. È un vero piacere lavorare il suo cazzo a prescindere dall’immenso amore che gli porto.
Adesso comincio a dargli qualche succhiatina alla cappella. Lo sento fremere leggero e carico di desiderio. Comincio a dargli qualche succhiata più profonda; mi accarezza i capelli. Non mi prende la testa per mandarmela su e giù come fanno molti; non gli è mai piaciuto: ha sempre voluto che io fossi libera di fare quello che volevo con la bocca senza costringermi. Ed ha ragione perché ho sempre intuito i suoi desideri e ne è rimasto sempre felice.
Sono anni che non si fa più ingrossare la cappella con l’acido ialuronico. Questo rende più facile a me il prenderglielo in bocca totalmente fin dentro la gola. Ed è proprio a questo che arrivo dopo un po’ causandogli un gemito di piacere.
“Brava la mia troia succhiacazzi! Stai facendo godere alla grande il tuo cornuto”. Credo che in questo momento sia felice.
Adesso lo pompo con succhiate e su e giù che vanno dalla sommità al pube e ritorno con studiata lentezza. “Dimmi quando vuoi venire” “Gioca ancora un poco con il mio cazzo”. Gode come un maiale; ci manca solo di sentirlo grugnire.
Dopo un bel po’ “Ora! Fammi sborrare ancora una volta nella tua bocca …”. Aumento progressivamente la velocità; prendo a carezzargli le palle con i polpastrelli; massaggio con la lingua il frenulo: succhio forte.
Lo sento raggiungere il punto di non ritorno. Emette un lamento di goduria e scarica un primo fiotto di sborra tra le mie labbra serratissime. Sta immediatamente male. Il suo corpo è attraversato da spasmi di dolore al petto e spasmi di piacere al cazzo. Ha ancora la forza di carezzarmi la testa e crolla esanime.
È morto a cazzo dritto, come voleva. Verso un diluvio di lacrime sul suo ventre. Ho la sua ultima sborra in bocca; la assaporo lungamente prima di mandarla giù.
È la più buona che abbia mai succhiato.
FINE
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